31 ottobre 2006

"The Wonderful Wizard of Oz" in Pot Pourry!


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Dandapì è andata a trovare il Mago di OZ!

Con lei non c'erano nè lo Spaventapasseri, nè il Taglialegna, nè il Leone. Le scarpe d'argento le aveva lasciate a Dorothy, e invece del bacio sulla fronte dalla Strega del Nord come benedizione protettiva, lei aveva ricevuto in tempi remoti un bacio sulle labbra dalle Streghe di "Io Sono Mia!", cosa che, al contrario di proteggerla, l'esponeva piuttosto alle ire e ai timori del piccolo uomo nascosto dalle sembianze del grande e potente Mago della Città di Smeraldo.
Anche la nostra voleva chiedere al famoso Wizard of Oz, un cervello (come lo Spaventapasseri di paglia), un cuore (come il Taglialegna di latta), e il coraggio (come il Leone, re della foresta, dall'animo pavido); avendolo saputo, il Mago di Oz provava disagio ed agitazione, percepiva l'energia del bacio delle Streghe di "io sono mia", e ciò lo innervosiva oltremodo. Sentiva le loro vibrazioni nell'aria, e si poneva già in uno stato d'animo ostile nei confronti della donna visitatrice...
Mentre era intento a cercare un nascondiglio ed un travestimento per non farsi riconoscere, ecco far capolino da dietro una tenda verde, del suo verde palazzo, il verde volto di Dandapì... Ah, era stato colto di sopresa! Si sentì con le spalle al muro. Effettivamente dietro di lui c'era solo una parete e neppure una porta da cui fuggire.
"Che vuoi?", si sbrigò a chiedere rifugiandosi dietro ad un paravento. Poi, occultato dalla sua copertura, salì su di una sedia apparendo così molto alto con la testa che superava lo stesso paravento, e ottenendo l'effetto desiderato che Dandapì lo pensasse un gigante.
"Mi hanno detto che tu puoi regalarmi ciò che donasti anche allo Spaventapasseri, al Taglialegna e al Leone: un cervello, un cuore e il coraggio.", rispose lei.
"Non preferiresti le scarpe d'argento? Così potresti tornare a casa...E potresti perfino utilizzarle per andare a ballare, non è più allettante?", suggerì il Mago.
"Mi serve un cervello!", insistè Dandapì, "Un cervello per inventare, costruire e pensare! Per formare parole e discorsi senza arrivare alle mani! E mi serve un cuore! Un cuore per amare e per provare emozioni; sono come il Taglialegna, fatta di pezzi di latta, che sostituiscono ciò che sono andata atrofizzando e tagliando via in me. Infine mi serve il coraggio! Per affrontare la vita! Senza il coraggio come potrei amare in un mondo in cui il maggior valore è la guerra? Dove il valore risiede nel potere di chi usa la prepotenza e cerca di vincere con la forza? Questa è codardia, invece io voglio essere coraggiosa. Affrontare e non rinunciare!"

Il mago di Oz restò basito. Scese dalla sedia, uscì da dietro il paravento, mostrandosi così come era.
Con gli occhi sgranati, ma a denti stretti, rispose: "Tu hai già ciò che sei venuta qui a cercare! Se ti mancasse il coraggio non saresti qui! Se dentro di te non battesse un cuore, non ti dispiacerebbe vivere in guerra, nè sarebbe importante per te sentire le emozioni! Infine, se non possedessi un cervello, avresti preferito la via più comoda e avresti accettato le scarpe d'argento di Dorothy e la mia offerta. Occorre coraggio, sentimento e saggezza per riuscire a guardare oltre ciò che cade sulla propria comodità, per non fermarsi in uno scopo a breve distanza, come quello di tornare a casa ed accontentarsi! ...Hai già tutto. Non vedo perchè sei qui!"

"Sono venuta perchè il mondo di Oz mi ha sempre affascinato, e perchè volevo visitare la Città di Smeraldo e vedere la sua luce verde. E... perchè non mi ero accorta di possedere i tre beni che ti ho chiesto. Il viaggio mi è stato utile, e prezioso questo colloquio con te. Voglio farti anch'io un regalo...", fece una breve pausa infilando una mano nella tasca dei jeans ed estraendone un pezzo di carta, "Prima di partire per venire qui, ho strappato una pagina da un libro, per portare con me le sue parole. Il loro contenuto mi risuonava come una poesia, un sogno, un avvenire da desiderare... Questa pagina ora la regalo a te. Il libro da cui l'ho tolta ha un bel titolo, e il nome di colui che lo ha scritto è... Non lo ricordo...! ...Te lo racconterò in un sogno."
Dandapì allungò la mano per porgergli la pagina strappata e spiegazzata, quindi si chinò sulla fronte dell'omino e gli impresse un bacio.
Il Mago di Oz l'osservò mentre se ne andava camminando nei suoi jeans verso la porta del palazzo. Si accorse che indossava scarpe con tacchi color arcobaleno.
La porta si chiuse. Lui abbassò lo sguardo sul foglio iniziando a leggere:

Sarà possibile, sì, sarà possibile ...

«un tempo in cui le cose, ritenute comunemente deboli, saranno le più forti; quando l’ultimatum delle margherite, portato da un grillo con un inchino, farà tremare chi lo riceve. La violenza del chiaro di luna: le porte e le finestre si spalancano al suo soavissimo e irresistibile premere come all’urto di un ciclone. I bambini in fasce, con un giro degli occhi ancora liquidi, daranno comandi ai quali sarà impossibile disobbedire. “Formidabile” volo di colombi, al di sopra dei tetti; aquile trepidanti. Chi ha un becco, un rostro, un’unghia, se li nasconde per non farsi fischiare. Il gallo con gli speroni, ficcando la testa coronata entro un piccolo buco, chiede al verme che gli faccia un po’ di posto. Dall’alto della corazzata, guardando dietro al telescopio, l’ammiraglio dà alla flotta l’ordine di tornare indietro perché dalla riva nemica sporge il capo un prato di violette. S’avanzano i piedi nudi, e volgono in fuga i piedi con gli stivali. Il delicato suono del violino vince il chiasso delle trombe. Re del mondo un uomo perbene che si frega le mani al pensiero che ha un amico a colazione».

L'omino si sentì improvvisamente leggero e colorato... Stava galleggiando nell'aria come una mongolfiera...
Fu felice. Non era più verde, ma di mille e mille colori.

(citazione da "i piaceri", Vitaliano Brancati)

"Il Mago di Oz"
Trama, personaggi e leggeri approfondimenti, sul link
(cliccando il titolo)


30 ottobre 2006

@@@@@ d@LL' ALBumM dEllE FoTTTogRaFie @@@@@




Saturday's
night fever


Occasione offerta dal compleanno di Serena, esordio dei suoi trent'anni!

Abbiamo ballato, cantato -pure "Roma non fa la stupida stasera" con autentica goliardia!-, ci siamo impegnati persino a scoppiare alcuni palloncini, presi dalla foga del ballo collettivo... Divertiti! Divertimento per voglia e scopo ultimo e spensierato di giocare!

In finale: foto di gruppo in un interno.

Nella foto siamo tutti composti, nessuna traccia di scatenamento, gruppo in posa per lo scatto. Tra le due neo trentenni, l'una a destra (Serena) l'altra a sinistra (linkata per Blodelance ), ci sono capitata io: esattamente come i cavoli a merenda!

Per l'intera serata ho sfuggito le fotografie; a questa non ho potuto sottrarmi... Purtroppo alla visione di quelle in cui sono stata catturata (a tradimento, Ah!)...momenti svengo - No! sono svenuta sul serio!

Ad appunto di cronaca per i posteri: in tale ammucchiata sono presenti svariati artisti come attori e attrici, cantanti, musicisti, ballerine, scrittrici... Al loro estro, spesso sofferto, dedico il pensiero per un cuore capace di sprigionare infanzia eterna e mai paga di gioco...

In epilogo: un Grazie di cuore con splendidi auguri a Serena, e un ampio abbraccio ai miei amichetti!

26 ottobre 2006

chi ricorda: "IO SONO MIA!" ?


La storia.

La storia va componendosi in azioni che dal presente, il presente quotidiano, pongono, mattone su mattone, la costruzione del nuovo.

La storia si forma in un'evoluzione lenta ma profonda, mentre le cose vanno cambiando...Seppure ciò non accade sotto lo sguardo immediato! Ci vogliono anni ed anni affinchè il processo di trasformazione mostri segnali di quello che il battagliare è riuscito ad incidere...

Con tenacia, attraverso una lotta fatta di parole, grida, proteste, rivoluzione di pensiero, un lieve movimento di trasformazione si è innescato nei modi, usi e costumi, nei condizionamenti, fra le inibizioni, le paure, e nei confronti degli abusi e delle violenze, spessissimo invisibilmente mentali e psicologiche, ma talvolta anche fisiche...

"Ah, la femminista!", che bell'epiteto, quale etichetta! E quante volte me lo sono sentita sbattere in faccia nell'ostentazione di un presunto aspetto ridicolo per il mio infiammarmi, difendermi, attaccare... Da parte chi? Scontato che non fosse una donna a gettarmi addosso dalla sua alta statura tale manifesto!

Mi sono imbattuta in questa novità: una mostra! Una mostra intitolata "io sono mia", titolo che evoca un'epoca e il suo contenuto ribelle ed agguerrito.

E' una mostra flash, tre giorni. E' solo per chi può sentirsi ancora coinvolto? Bastano tre giorni allora, chissà, forse ce la faccio a fare un salto! Sono curiosa di vedere quali foto ci siano, e cosa raccontano le immagini scelte... Un salto nel passato, di quando nelle piazze si urlava: "io sono mia!". Un salto indietro, nella memoria di sapori ribelli ed agguerriti, ed un confronto col presente, a contare la strada fatta: se veramente appare questo stacco tra il sociale di allora e quello dell'oggi, tra l'intimo di allora e di ora... ..."C'è?"

22 ottobre 2006

""""""" Sono """""""



Sono una bambina
Negli occhi ho campi verdi
Pianure e distese infinite
Nelle orecchie allegre risate
Nelle narici profumi confusi di erbe.

Sono una donna
Che gioca a fare la bimba
Sono una bimba
Che gioca a fare la mamma
Sono una mamma
Che gioca con l’adolescenza
Sono un’adolescente
Che gioca ad essere donna.

Sono una bimba
di diciotto anni,
sono una giovane
donna di trent’anni.
Sono una ragazza madre
Sono una donna sposata
Sono uno stato civile,
un ruolo
una figlia.
Sono un essere
di sesso femminile.

Io sono
Una
Donna.
Sono una bambina adulta,
un’adulta bambina.
Sono una strega.
I miei capelli neri
La bocca rossa e polposa
La pelle color dell’oliva
I fianchi tondi e generosi.
I miei sguardi scrutano
La mia voce incanta.

“Voglio il rosso
dell’amore,
il rosso del fuoco
che arde, che brucia,
fuoco che scalda il gelo
del mio sangue.
Sangue rosso.”

Sono una donna strega
Senza padre né madre
Sono una strega bambina.

La mia bambola
È una fatina
L’ho chiamata
Yasmina.

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"Sono" è una pesia scritta molti anni fa...

La rispolvero come qualcosa che si recupera fra le scartoffie dimenticate: eccola qua!

21 ottobre 2006

"la realtà / il sogno ... lo struzzo"



Penultimo anno di liceo. La professoressa di matematica fa l’appello, intanto con attenzione scruta sul Registro la situazione di ciascun alunno scendendo lungo l’elenco alfabetico. Il suo dito continua a scorrere, e scorre, scorre seguendo la linea verticale, quando, con lo sguardo giunto in fondo, la voce possente esplode agghiacciante:

- VERDI!! -, fiato mozzato della platea per l'inaspettata breve pausa, riprende: - Una, due, tre, quattro….22 assenze! –

In realtà non ho memoria del numero preciso, ma ricordo che le contò una per una davanti alla classe che restava in silenzio - nessuno fiatava davanti a lei, la più temuta, una Generalessa imponente nella corporatura e nelle corde vocali! - .

Ultimato tale conteggio alzò gli occhi e mi fissò, lasciando intendere senza ombra di dubbio che erano state maggiori le assenze delle presenze durante il secondo quadrimestre. Eravamo ormai a maggio…

Avevo 18 anni compiuti da poco, la libertà che mi accarezzava come l’aria, la primavera nel sangue, la voglia di correre e bruciare le mie energie nel sole della primavera….
Quante volte ero arrivata oltre l’orario limite concesso, i soliti famosi cinque minuti in più: 8 e 35, e avevo trovato la porta dell’aula chiusa, liscia e in linea di continuità con la parete. Impossibile entrare: chi ritardava saltava la lezione. Punto. La Prof era categorica e ferma, ed io una ritardataria sin dalle elementari e così per il resto della mia esistenza!
Altre volte, non avendo studiato, l’assenza era la celebre -in gergo- “Sega” a scuola: vagavamo con tranquillità adolescenziale sotto il tiepido sole primaverile per i vicoli di Campo di Fiori, tra una puntata in latteria, e una chiaccherata con i freackettoni di piazza Navona, in un tempo senza meta e senza ansia.

Si erano così accumulate le ore che lei, con militare meticolosità, stava adesso contando…
Quello sguardo, quell’enumerarmi una per una le mie assenze, quella ghigliottina che andava disegnandosi nell'etere pronta ad affilarsi sul mio collo, così concreta e così poco immaginaria, mi lasciarono nel sospeso di una vita che mi apparteneva, sul lato che mostrava la mia colpa, ma che in definitiva non mi apparteneva affatto a causa dei miei debiti; io dovevo rendere ciò che avevo sottratto! (A chi avevo rubato? Alla scuola? Ai genitori? Alla prof? Avevo rubato il tempo che non mi apparteneva!! Ladra, ladra!) Rimasi sospesa nel respiro, sospesa a mezz’aria nell’aula, sospesa sulle teste dei miei compagni, nell’interrogativo di cosa dovessi fare, cosa rispondere, di come dovessi muovermi, o di cosa avrei potuto fare per riparare a quelle mancanze a cui mi si richiamava come davanti al Giudizio Universale!

Fui rimandata a settembre in tutte e due le materie della Generalessa: matematica e fisica.
Per l’intera estate ebbi l’incubo di studiare Fisica, che mi era terribilmente antipatica (e che, mettendomi a disagio con le sue regole, mi faceva sentire pure stupida!)… Matematica non mi preoccupava, ma Fisica sì!
Finì tutto.
Gli esami di settembre superati, l’ultimo anno di liceo, la maturità, poi il resto della vita… L’università, i viaggi, l’andare a vivere per fatti miei, la nascita di una figlia…

Passarono gli anni.
Spesso mi capitava, svegliandomi la mattina, di accorgermi d’aver di nuovo ripetuto lo stesso sogno, la stessa immagine che da tempo riappariva durante il sonno notturno. Ancora lei, la Professoressa di Matematica, che incideva il mio cognome nell’aria, ad alta voce, in modo stentoreo, iniziando a contare tutte le assenze fatte durante l’ora di Fisica: “Una, due, tre, quattro… venticinque!”, mentre mi fissava al di sopra degli occhiali, ponendosi come un Gendarme al confine di passaggio: “Qui dovevi giungere alfine, e oltre non vai, devi sdoganare!”.


Possibile che un episodio così remoto tornasse a perseguitarmi?
Possibile che quella donna potesse incutermi ancora tanto timore?
Possibile che, nel turbamento che il sogno lasciava, rimanesse un conto sospeso?

Gli esseri umani sono nel profondo dotati di genialità! Se si pongono domande, le risposte infine giungono, magari sotto il fumettistico aspetto di lampadine illuminanti…
Il sogno stava suggerendomi qualcosa.

Nel mio vivere continuavo ad accumulare assenze: invece di affrontare andavo per scappatoie, ritardi, fughe, compromessi. Non me ne accorgevo, non volevo vederlo, era scomodo guardare la realtà in faccia, ma nessuno mi avrebbe fatto uno sconto, il sospeso aumentava, e la mia vita mi stava chiedendo insistentemente presenza!

Da quella piccola illuminazione, dopo tanta iterazione, finalmente la Prof di matematica e il suo enumerarmi senza indulgenza le mancanze, scomparvero dai miei sogni notturni, limitando la loro immagine ad un lontano e sfocato ricordo scolastico, non più un incubo persecutorio ed insistente.

La signorina Verdi sgusciò con la testa dalla sabbia, allungò l'agile collo snello, e smise di fare lo struzzo. Almeno ci provò!

20 ottobre 2006

LE FAVOLE DEGLI ANNI TRENTA!



Le favole attuali non hanno nulla da invidiare a... LE FAVOLE DEGLI ANNI TRENTA!

La fantasia, l'immaginazione, lo spaziare... !

un Harry Potter che combatte usando la grande magia...

...contro un bambino degli anni trenta che deve imparare solo ad essere buono?

...................................................

- piccola premessa al Post! -

Cantine, soffitte, bauli ed armadi di una casa molto vecchia dove si conservava di tutto. E di tutto ne è saltato fuori: le foto dei Savoia, alcune medaglie degli Alpini, tazzine da tè anni ’60, mangiadischi e dischi a 45 giri, centrini, vestiti vecchi, … polvere, polvere, tanta polvere… e fra le tante cose: libri e libri, di tutti i tipi e di tutte le annate. Uno fra questi:


“Mondo Bambino” di Mario Giusti. Con 150 disegni di Bruno Caluri. Seconda Edizione: Pia Società San Paolo – Roma. 1937-XV.

Da postare ho scelto una favola –di questo libro- fra le più brevi, ma anche tra le “meno pesanti” nella loro insita e palese intenzione di trasmettere perpetuamente insegnamenti educativi affinché si crescesse “buoni” e “ben educati”.


Aggiungo una chicca: alcune righe della Prefazione, l’inizio e la fine (in realtà è lunghissima!).

“Sapete un po’ cosa vi dico marmocchi? Quando il tempo è cattivo, piove o tira vento, e non potete correre all’aria aperta, a far salti mortali e capriole od a marciare, impettiti e fieri, come Balilla o Figli della Lupa, cioè come veri piccoli soldatini della nuova Italia imperiale, l’avete a smettere di limare sempre la mamma, e la tata, ed il nonno, perché vi raccontino delle storielle e vi facciano dei giochetti buffi per tenervi allegri. La mamma deve star dietro alle sue faccende, ed ai benedetti vestitini, che, troppo spesso recano tracce delle vostre monellerie, come dei… sette, delle frittelle, e simili. […]
[…] Beh, ora basta con le chiacchere; se la proposta vi alletta, pronti! tutti a cecce qui intorno, con tanto d’occhi sgranati e di orecchie protese (senza doppi sensi!).
E attacchiamo subito.”

"IL MOSCERINO SUPERBIOSO"

Una volta un moscerino, avendo sete, si avvicinò ad un vaso pieno di vino. Lo vide una mosca e gli disse di non accostarsi troppo a quel luogo pericoloso, perché tanti altri moscerini, spinti dall’arsura come lui, erano andati a bere lì dentro ma non erano più usciti.
Il moscerino si rivolse alla mosca dicendo:
- Ti compatisco, perché non sai che io sono stato anche nelle botti, dove del vino ce n’è per affogare tutti i moscerini e tutte le mosche del mondo! Come vuoi che io non beva in questo minuscolo vaso, dando ascolto al tuo stolto consiglio? Se gli altri non sono più tornati, vuol dire che erano degli sciocchi e dei buoni a nulla!
La mosca non osò ripetere: il moscerino si accostò al vaso, vi entrò dentro e bevve, bevve tanto che si ubriacò. Quando fece per volar via, non poté e cadde nel vino, dove affogò.
La mosca aspetta aspetta, non vedendolo più tornare, se ne andò per i fatti suoi e corse a raccontare alle altre mosche il triste caso del moscerino testardo.
Dice il proverbio: “Chi fa di testa, paga di borsa”.

17 ottobre 2006

"dedicato a Max"




Zorro (ex Humphrey Bogart) e Valentina alla festa di Max.

Si ringrazia Max senza il quale molti eventi non esisterebbero, e per la sua creatività, estrosità, amicizia, e cuore grandeeee!!!

Eppure ...

...eppure opino che lui si deve essere sentito onorato per la presenza di due ospiti così famosi... e questo dimostra che la filosofia buddista dice il vero: la vita è eterna!

E quando l'essere bambino si coltiva nell'anima, invece di cacciarlo nelle cantine più sotterranee, allora la vita è ancora più eterna!

parola di Betty Boop!

15 ottobre 2006

PITI-PITI-PITI...PITICOSCIENZA!

Ero appena scesa dall’auto, e avevo scaricato dal portabagagli due sedie di legno pieghevoli che mi ero trascinata dal Veneto per non lasciarle nella casa venduta dei miei bisnonni. Con le due sedie sotto braccio, un po’ affaticata dal peso, mi ero avviata per attraversare la strada quando mi accorsi di un signore di una certa età, col cappello, che sopraggiungeva, e sembrava guardarmi e sorridermi…
D’istinto mi volsi per controllare dietro di me, forse stava sorridendo a qualcuno ed io ero in errore nel pensarlo focalizzato su di me… Invece no, il signore sorrideva a me! Intanto mi si avvicinava mentre io rallentavo il passo per non essere scortese tagliando dritta…
A quel punto il signore mi fu davanti, si tolse il cappello, abbozzò quasi un inchino piegando il collo in avanti, e mi disse:
- E’ un onore incontrare la piticoscienza della donna in cui si infutura l’archetipo prototipo dell’anticonformismo… -
Restai a bocca aperta.
Lui mi fissò sorridendo ancora, e io, appoggiando le gambe delle sedie sul marciapiede, istintivamente chiesi:
- Come? ...Scusi…non ho capito… -
- Lei incarna il futuro: è una donna, e come tale è in lei, nella sua piticoscienza, che è deposto l’archetipo dell’anticonformismo con cui l’intera società si libererà dai giochi di potere massonici e politici del pragmatismo legiferante dell’elite conservatrice che, con mano destra o sinistra, comunque, non sa più come dar scheletro e spina dorsale ad un paese che ha un’economia fatta solo di fumo e niente arrosto… -
La bocca mi era rimasta aperta, e invece di respirare dal naso, aspiravo aria direttamente in gola, sforzandomi di seguire quel discorso delirante…Il signore col cappello aveva solo lasciato una pausa, ed ora riprendeva:
- Le donne… Le donne sanno dare sostanza! Non hanno un pragmatismo legiferante, bensì una coscienza pragmatica che le spinge ad inventare per risolvere! A creare, invece che distruggere, ad immaginare prima di agire! Questa è la piticoscienza femminile che incarna il futuro roseo di un paese finalmente libero, anticonformista, dove non ci si baserà più sulle regole e la forma, ma sulla creazione e la sostanza! …Per questo mi sono fermato, per inchinarmi a Lei che rappresenta il seme di questo processo…-
Si riappoggiò il cappello sui pochi capelli grigi ed iniziò a incamminarsi, mentre girandosi verso di me, aggiungeva:
- Si ricordi… lei è il seme, lei contiene il futuro, lei rappresenta la piticoscienza della donna…un ruolo fondamentale! –
- Ma… -, provai a dire. Il signore però si era già allontanato.
Avrei voluto chiedergli: “Scusi, ma lei, che ha già un suo percorso storico, cosa ne sa della piticoscienza e dell’anticonformismo?”… di solito le persone di una certa età detestano l’anticonformismo! (E della piticoscienza, poi, che ne sanno??)
Nonostante fossi lì impalata col mio desiderio di interrogarlo, il signore col suo cappello, col passo tranquillo nel completo grigio, erano già dall’altra parte del marciapiede ed io, che avevo una sedia per ciascun braccio, non potevo inseguirlo!
Va bè”, pensai, “certamente è uno un po’ matto, anche se ben vestito e ben educato!”.
Se fosse stato ricoperto di substrati di stracci e cappotti, e pieno di cartoni trascinati, intriso di fetido e penetrante odore d’urina, avrei potuto archiviarlo come uno dei tanti fuori di testa che vagano apolidi per la città, vagheggiando ad alta voce in monologhi interiori…
Invece era un signore dal completo grigio chiaro, con un cappello in tinta, come si vestiva mio nonno…
Decisi di andare. Abbassai lo sguardo verso le sedie per riprenderle a braccetto, e l’occhio mi cadde su un biglietto. Anzi, era una bustina bianca: una busta da lettera in miniatura, di quelle con cui si accompagnano i regali. Era candida, non calpestata, come se fosse appena scivolata da una tasca, o uscita da un cappello.
La raccolsi, e sollevai il lembo triangolare aperto: conteneva un biglietto da visita, su cui era scritto con calligrafia obliqua, da un inchiostro blu nero caratteristico di una penna stilografica:
Si ricordi: l’archetipo prototipo dell’anticonformismo si infutura nella piticoscienza femminile. Ossequiosamente, Pasquale Coriolano”.

Infilai la bustina nella borsa, inforcai le due sedie, e finalmente attraversai la strada per raggiungere casa.

Da: Alice nel Paese delle Meraviglie, ovvero: il NonSense.
ma sarà poi veramente NonSense??

14 ottobre 2006

°°°° MoM'sProuD °°°°


un sorriso incantevole,
due occhietti vivaci...
irresistibile non postare
questo volto!
...e poi:
senza parole...
-mom's proud-
ma "Quando e Se"
Elle visiterà il mio blog,
trovandosi postata,
mi decapiterà!
...o mi denuncerà
per uso improprio
dell'immagine sua?

13 ottobre 2006

La sinistra o La destra? To Be or Not To Be..........



Destra e Sinistra.
Sinistra e Destra.
A destra la Sinistra.
A sinistra la Destra.
Viaggiando per blog sono incappata in un post che mi è piaciuto MOlTO!
Vivi i commenti, vivi i dubbi, vive le riflessioni ironiche, e i panegirici astratti composti di surrealismo iperrealistico...!
Mi è piaciuto così tanto
che voglio creare un link ed invitare chi transita qui a visitare quel Blog e leggere il post dal titolo "Che Amarezza", ma soprattutto i commenti a tale post!
La Storia dell'Italia è passata per il ventennio fascista, per i partigiani, per la caduta della monarchia, fino alla democrazia...
...poi è accaduto molto altro ancora...
La memoria di una destra e di una sinistra oggi è utile quando si va a votare?
Nel 2006 c'è una Destra e una Sinistra?
Gli esseri umani, maggioranza uomini, che legiferano e portano avanti la Polis di questo paese: (ma) come si muovono? ...interessi...mumble mumble...da salvaguardare, nel nostro pantano, interessi di chi?
bah,
boh ,buh!
"che amarezza" o quale caos totale è la mia ultima battuta...
cliccare sul titolo o "link"

11 ottobre 2006

LLLLL " L'Amore Protratto " OOOOO



il post che segue, dal titolo "Un Viaggio", è un estratto dal racconto:

"L'Amore Protratto"...

Stavolta non ho rubato alcunchè ad alcuno, il racconto è di Setalend, o danDapit, fa lo stesso.

E' solo un segmento del racconto, l'inizio...

E anche se l'avvio parla di viaggi,

il suo titolo è altro!

qui faccio solo una Premessa che mi sembrava "dovuta"...

Premessa dovuta a chi da queste parti passa e legge,

e, riguardo al post "Un Viaggio",

frammento dovuto a dandapit!

ovvero al mio blog!

10 ottobre 2006

... ... un viaggio ... ...



Un viaggio…

La vita è un perpetuo viaggio…

Inevitabile imbattersi in bivi ove è necessario scegliere.

Allora con timore, con amarezza, o con orgoglio, si è costretti a preferire, preferire una via, la via sulla quale proseguire.

Rifletto.

Guardando me stessa allo specchio, provo a scrutare il percorso della vita da una carrozza impolverata, che attraversa paesaggi ai miei occhi ora quasi distanti.
È possibile vivere senza condurre il viaggio?

Avrei potuto avere un’indole incline a far poche scelte, indole che avrebbe mirato a non deviare dalla strada maestra, la conosciuta e preferita, per mantenere sotto controllo sgradite sorprese, in un movimento limitato. Il mio spirito, al contrario, è stato segnato dal bisogno di trasformare l’itinerario nella ricerca costante di qualcosa, che pur cercando e cercando, è rimasto difficile trovare; come un tesoro da disseppellire la cui mappa è mal tracciata e a tratti illeggibile, in un’esplorazione colma di insidie e tranelli.

Forse ambiguità ammiccanti, che allettano, allontanando dalla meta.

Trent’anni.
Sono passati trent’anni.
Ero diciassettenne, di strade allora non ne conoscevo.
Oggi sorrido nel guardare quella diciassettenne, da qui, da questo luogo nella selva di un bosco, dove ogni ramo è intrecciato all’altro, i viottoli si nascondono nel fogliame, tutto ciò che è stato si confonde, rendendo ambiguamente oscuro l’inizio di ogni nuova via.
La diciassettenne invece è in piena luce, tutto è sgombro davanti a lei, ogni accesso è libero, vergine, la sua energia è un sole appena sorto, ha la sua vita in mano, e non lo sa.

Adolescenti al colmo dell’estate, le tende accampate nella pineta, trent’anni fa guizzava fra me e te, fiammella sconosciuta, l’attrazione. Da lontano, senza parole senza contatti, ci seguivamo, osservando spostamenti, sorrisi, gli interessi nello sguardo, tentando, con l’estrema vaghezza della timidezza, una velata occasione d’avvicinamento. Ci si confondeva nel gruppo degli amici, nelle suonate di bongos e chitarre attorno al fuoco sulla spiaggia, quando tu, con guizzanti occhi neri e silenti, inseguivi la muta mimica dei miei movimenti per la scelta d’un posto dove sedermi, mentre io, con ingenuità sensuale, miravo a pormi sulle tue ginocchia… Una sera, per sottile caso che sagace aleggia sulla scacchiera del fato, ci trovammo nella stessa tenda.
Infinite parole, nello scoprirsi, fluirono per l’intera notte, crebbero nell’intreccio di pacate voci sussurrate, s’infittirono nello stupore dell’intimità verbale, finchè la pelle ormai scottante si sfiorò nella carezza, e le labbra si unirono nel palpito dell’attrazione ermetica e taciuta.
Eravamo adolescenti. Il tocco delle nostre mani non si trasformò nel linguaggio di corpi adulti.

Accadde nel tempo remoto.
Ora ciascuno conosce la sua grave porzione di viaggio nella vita.
Eppure da allora sei rimasto in un ricordo di calore e dolcezza, memoria di qualcosa di sfumato e mai compiuto, nell’inspiegabile enigma di sentieri verdeggianti che appena emersi, vengono ignorati, ricoprendosi, e volgendo già in chiusura.

Mistero insondabile del vivere.

... .... (estratto)

04 ottobre 2006

Salinas: " Io Non Posso Darti di Più "


"LA VOCE A TE DOVUTA"
è la raccolta delle poesie
da cui la presente è tratta,
e ringraziando Vincenzo
che mi ci ha condotto,
qui la posto,
dedicandola poi...

...AL MIO AMORE...
...Che, Con Sfrontata
Sincerità,
Mi Dice:
- MANNAGGIA A ME CHE NON TI AMO! -
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Io non posso darti di più
Non sono più di quello che sono.
Ah come vorrei essere sabbia,
sole in estate!
Che ti sdraiassi
rilassata a rilassarti.
Che mi lasciassi
il tuo corpo quando te ne vai, orma,
tenera, tiepida, indimenticabile.
E che con te se ne andasse
su di te, il mio bacio lento:
colore,
dalla testa ai piedi
bruno.
Ah come vorrei essere
vetro, o stoffa o legno
che conserva il suo colore
qui, il suo profumo qui,
e nacque a tremila chilometri!
Essere
la materia che ti piace,
che tocchi tutti i giorni
e che vedi già senza guardare
vicino a te, le cose
- collana, boccetta, seta antica -
di cui, quando senti la mancanza
chiedi: "Ah! dov'è?"
Ah come vorrei essere
un'allegria fra tutte,
una sola, l'allegria
di cui ti rallegri tu!
Un amore, un amore solo:
l'amore di cui tu ti innamoreresti.
Però
non sono più di quello che sono.


03 ottobre 2006

sotttttttrazzzzzione not sommmmma


Poche le parole.
somma o sottrazione?
Sembra ci si senta più forti e vincitori nella sottrazione.
Se non parlo magari sembro intelligente, arguto, suscito forse fascino misterioso: chissà cosa penso e su cosa rifletto...!
Se parlo invece mi espongo, potrei pestare i piedi a qualcuno, potrei essere aggredito per essermi espresso...

Tracciando la linea, in definitiva...
Non è meglio la sottrazione all'aggiungere?
il sottrarsi, ...all'esserci...?

02 ottobre 2006

____LeScale____


1886:
data in cui fu costruita questa casa.
Luogo:
un paesino, ultimo della provincia vicentina, prima del confine con la provincia padovana.
Qui ho trascorso molte estati dell'infanzia...,
in seguito, appena compiuti i fatidici 18 anni, ho coinvolto in cameratesche avventure le mie amiche,
per viaggiare tra le cittadine venete inforcando la bicicletta o alzando il pollice, nell'epoca in cui si faceva l'autostop.
Venezia, Verona, Asiago...
Arquà Petrarca, Este, Montagnana...
Mio nonno taceva, e mi lasciava fare, anzi, ci aveva procurato delle biciclette!
Poi, tradimento alle spalle, appena la mia genitrice andò a trovarlo, si lamentò del mio mal costume, e del fatto che gli ero costata le chiacchere del paese!

In questa casa ci sarei andata con tanti amici,
ci avrei invitato tante persone...
Le stanze c'erano, i letti anche...
Non è stato così.
Le figlie ne hanno goduto,
quella più grande in particolare,
ma sono arrivate poi le zanzare
quelle dei tempi attuali, che hanno infestato il luogo
(circondato dai campi agricoli della pianura padana),
rendendo impraticabile il bel giardino.
Casa dei ricordi di bimba, fascino di uno spazio vasto da percorrere per mani e gambe ancora piccoli, per occhi a cui tutto sembrava immenso!
E la paura, fin da grande, di trovarmi al buio di notte per le scale, come sentissi la presenza delle innumerevoli vite che lì hanno abitato, la loro storia, e le loro voci senza alito, che l'attraversano in cerca del proprio passato...
La dimora dei ricordi di mia madre, quando c'era la guerra, quando ogni giorno non sapevi se la mattina dopo ci saresti stato, quando i tedeschi occuparono il paese stabilendo il loro quartier generale nella casa di fronte, quella della zia, ancora più bella, ancora più grande...
1886-2006: 120 anni di storia.
Una storia in vendita.
La casa è venduta, sono gli ultimi giorni per salutarla,
e con questo post, e con altri che seguiranno,
la casa delle immagini di svariate infanzie,
distribuite su tre generazioni
(dovrei dire quattro, ma della Prima mi mancano le tracce),
sarà fermata qui in un tempo senza tempo.

01 ottobre 2006

^^^ telefonata inaspettata ^^^

Dopo un mese di silenzio, mi chiamò un mio amichetto.

(Così dice lui, che io sono la sua amichetta...!)

Gli chiesi:
-Vuoi venire ad una festa? si porta qualche birra...-
Di solito risponde di No.
Stavolta ha detto "Sì".
...
(Influenze mistiche di SI' sparsi nell'etere)

Con 6 bottiglie di Ceres siamo saliti all'ultimo piano, nella bellissima terrazza, con casa, dove c'era la festa piena di gente e di piccole luci colorate che vagavano su vasi, foglie e rampicanti sparsi sull'ampio spazio sotto il cielo stellato.
Una serata indimenticabile, ero felice! un'occasione che la vita a volte offre, come allo sguardo si offre -se si sa coglierlo nel suo attimo- lo sbocciare e l'aprirsi dei petali in una rosa vermiglia...
L'aprirsi delle relazioni, delle amicizie, dei sorrisi, degli amici, l'aprirsi del cuore, delle porte, degli accadimenti, delle risa e della spontaneità più dolce e fluida...
Che gioia il mio amichetto fra i miei amici! che bello il nostro affetto mescolato fra altri affetti...
Che stupore è la vita, capace di regalarti magici momenti di felicità!

E che meraviglia quando il proprio cuore non soffre ma anzi gioisce, nell'apertura!