26 dicembre 2007

« C'era ora, c'è una volta... »


C’era una volta…
C’era una volta, e c’è ancora, ciò che eravamo da bimbi.
Siamo cresciuti, ma vi è una dimensione che resta intatta interiormente.
L’identità bambina, quale era, è.
È un nucleo senza tempo, con emozioni, odori e immagini eterne catturate dal nostro intimo mentre eravamo piccini, figli, e d’ingenua innocenza in un mondo di Grandi.

Dicembre, la frenesia all’acquisto, gli addobbi, i negozi, i pacchetti, le cene, i pranzi. Il traffico sulle strade nelle grandi città, clacson, file serrate di fanali in pomeriggi bui, sirene che ululano incastrate tra gli ingorghi. Le persone nervose, agitate, stressate. Chi è depresso. E chi, con disponibilità economica, si dà da fare a comprare per fare la sua parte al momento dello scarto. Il 25. In fondo al mese, alla fine del mese. Natale.


Stavolta, più che mai, mi sono chiesta perchè in tale periodo sono triste e di pessimo umore.
Di solito do per scontato di detestare Natale, aspetto che passi; con insofferenza o pazienza, con sorriso sarcastico e cinica sufficienza, o cercando di proiettare nell’aria attorno a me non inferno, ma il sorriso per guardare il mondo con altri occhi!

Il Natale è dei bambini, per loro è come andare a Disneyland, o come i giorni del Carnevale quando ci si può vestire di un’altra vita, d’un personaggio, d’una fiaba. Stacco senza tempo, volo della fantasia…

Mi sono calata nei ricordi, in sensazioni di me bambina. Non sono così lontane quelle sensazioni, basta allungare una mano e le tocco. La bimba è intatta, è ancora qui.

Alla vigilia si andava dalla nonna paterna.
A pranzo del 25 invece venivano tutti da noi. La tavolata era grande, si era in tanti… Minimo quattordici, ma anche di più. Dopo pranzo arrivavano gli altri per giocare a tombola e al Mercante in fiera. Mi piaceva giocare a tombola perché vincevo.
Il giorno della vigilia, prima del cenone da nonna, aiutavo mia madre a cucinare il pranzo. Si faceva la pasta in casa per preparare “il pasticcio”, così chiamato in idioma veneto. In realtà erano lasagne condite con ragù e besciamella.
Mia madre diceva: «Quest’anno facciamo il pasticcio verde», e nell’impasto metteva gli spinaci, così le sfoglie si coloravano di verde scuro. Era un pasticcio all’italiana: verde, bianco e rosso!
L’aiutavo. Infilavo l'informe ammasso semi-molle nell'impastatrice e giravo la manovella (non usavamo il mattarello, eravamo moderne!), rimestavo nel pentolino gli ingredienti della besciamella attenta che non si formassero grumi. Tagliavo la frutta per la macedonia in una terrina gigante, e spremevo arance e limoni. Infine grattavo fino alla pelle dei polpastrelli il parmigiano sulla grattugia.
Ma il 25 non c’erano regali. Arrivavano il 6 gennaio con la Befana, poi il 7 si andava a scuola, che fregatura!

Tutto però era magico. Non so perché, lo era. C’era aria che profumava di zucchero e festa, facce serene e sorridenti verso noi bambini, mentre la casa si riempiva di zii, nonni, prozie, volti allegri e vestiti eleganti.


Ad un certo punto, non ricordo quando, fu Gesù Bambino a portare i regali.
Allora la mattina mi alzavo, e per l’emozione mi battevano i denti! Mio padre si arrabbiava perché ero scalza e senza vestaglia. Ma non avevo freddo, ero emozionata! E vedevo pacchetti e pacchetti intorno all’albero, quanti!
So che l’emozione era così tanta perché la notte avevo faticato a prender sonno, s'erano sentiti rumori nel buio col rischio di scoprire Babbo Natale…o Gesù Bambino? Che confusione!
Babbo Natale era una figura spuntata non so bene da dove e quando... forse nei film o nei cartoni animati? Nel frattempo mi chiedevo come facesse Gesù Bambino, appena nato, a portare i regali, forse per questo se ne occupava Babbo Natale!

Ero però una bimba leale e, pur cogliendo i rumori, non avevo spiato! Anzi, m'ero chiusa nelle spalle e nascosta ben ben sotto le coperte, con gli occhi strizzati per non guardare!

Frammenti d’immagini.


Giunge l’amaro col ricordo che tramuta divenendo adolescente. Il Natale cominciò ad annoiarmi. I parenti ripetevano: «Come sei cresciuta!» scrutandomi e osservando ciò che facevo e dicevo, giudicando e sentenziando. Durante la tombola arrivava la pesantezza del sonno e della digestione affaticata, e nell’età che cresceva, aumentava il desiderio di poter stare con gli amici.
Ogni anno un girone d’inferno si aggiungeva.

Non riesco più a dissociare il Natale dalla tristezza. Sembra una recita grottesca che di anno in anno va in scena, e mentre il tempo passa, i volti invecchiano, i bimbi diventano adolescenti e gli adolescenti adulti, comunque a Natale ognuno deve riprendere il suo posto e giocare eternamente il suo ruolo.

Forse la bimba dentro di me strepita e scalcia. Non ci sta.
Eppure, anche se vorrei estraniarmi da questo gioco infernale, intorno a me tutti continuano a giocarlo.
I negozianti, le strade addobbate, gli amici catturati dalla frenesia dei regali, i film della catena natalizia dalle sequenze affollate di ricconi annoiati, le persone che non senti da tempo che improvvisamente ti chiamano, le strade intasate, il rumore del traffico impazzito, la corsa e la folla ovunque, e i genitori che ti aspettano…almeno a Natale!


Sono nata cattolica, fui battezzata, feci comunione e cresima, poi mia madre si scoprì atea, e mio padre qualunquista. Mio fratello un agnostico integralista.
Dieci anni fa ho conosciuto il buddismo e ora … sono Nam Myo-ho Renge Kyo.


Festeggio l’inizio dell’anno nuovo come rinascita d'un nuovo ciclo, ma detesto trovarmi inghiottita dal marasma collettivo di dicembre, che forse è unicamente un modo per anestetizzarsi da ricordi infantili che fanno male! Fanno male evocati così, come copioni fermi nel tempo in uno scenario che si reitera a dispetto d’ogni scorrimento e trasformazione di volti, corpi, e di ciò che ci circonda.
Via di scampo: acquistare e fare regali, mangiare, giocare, sorridere.

Negli anni ’60, nel condensato valore dell'unione familiare, nel boom economico con lutti, povertà, fame appena dietro le spalle, il Natale forse era un momento sincero per ritrovarsi...

Oggi vorrei sapere cosa è.



Questionario aperto agli amici bloggers:

  • Vi piace il Natale?
  • Cosa vi piace del Natale?
  • Lo spirito religioso lo sentite?
  • Quanto della vostra infanzia è racchiuso nel vostro modo di festeggiarlo?
  • Siete felici a Natale?
  • Siete tristi?
  • Lo sopportate, aspettando che passi, o per voi è un momento come un altro?
  • È un momento dell’anno che vi rende gioiosi e uniti al mondo e alle persone che amate?
  • Sentite più amore? O vi sentite più romantici?
  • Siete felici sempre e quindi anche a Natale?

23 dicembre 2007

« Pace in terra agli uomini di BUONA VOLONTA'! »


Infilavo la roba nelle buste.
Gesto meccanico e veloce, la roba arrivava dalla cassiera, e io infilavo, infilavo. A un tratto mi trovo con le dita sporche.
Mi fermo, guardo. Yogurt. Osservo a destra il vasetto appena preso in mano, è sano. Mi giro a sinistra verso la busta e mi ci tuffo dentro. Un altro vasetto. Eccolo. È aperto in verticale lungo il bicchierino, lo sollevo e mostrandolo alla cassiera, dico: «Questo yogurt è rotto!»

Lei, che ormai ha finito con me -ho già pagato e sto togliendo gli ultimi oggetti della spesa dal piano cassa- si volta a guardarmi e, col mento leggermente alzato, mi risponde rigida:

- Quando è passato alla cassa, era sano. È caduto a lei!
Qualcosa, nel mio scontato equilibrio, vacilla.
- Eh? No, guardi, io l’ho preso e infilato nella busta. Non mi è assolutamente caduto. Come poteva cadermi? La busta è nel carrello! Me ne sono accorta sporcandomi le mani di yogurt con un altro vasetto sporco a sua volta.
- Ecco, appunto, io non mi sono sporcata, quindi era intero. Si è rotto a lei.
- Non si è sporcata probabilmente perché non l’ha toccato dove era rotto… comunque a me non è caduto, l’ho infilato dentro già spaccato.
- Che sta succedendo? – si intromette una giovane donna, gestrice del supermercato.
- La signora vuole cambiare uno yogurt, dice che era rotto da prima, invece era sano.
- Lo yogurt non era sano!

- Scusate... Guardate... poco fa c'era una ragazza – si intromette una persona della fila – e ho visto che ha raccolto uno yogurt da terra e l’ha rimesso qua sopra.
Insieme alla gestrice del supermercato ci spostiamo di fianco alla cassa, e a lato del nastro su cui scorre la merce da pagare, là sul pavimento, giace la poltiglia rosa e densa di mezzo vasetto di yogurt, ancora fresca di delitto.
- Ecco, signora, vede? Lo yogurt è caduto da qui, non è colpa nostra se i clienti appoggiano in malo modo la merce sul nastro, ci vuole attenzione! Se la roba cade e si rompe… noi non siamo obbligati a risarcire! -
Intanto la gestrice aveva afferrato un foglio di scottex, si era chinata a terra, e con un solo gesto aveva assorbito la pallida crema rosa nel fazzoletto di carta.
- Ma io stavo imbustando la roba e non mi sono accorta di nulla! Sto ricostruendo ora con lei! Il fatto è che mi sono ritrovata un vasetto spaccato nella spesa. Quando poi l’ho fatto notare, sono stata accusata d’averlo rotto e di volerci marciare!

- E cosa vuole ora, uno yogurt nuovo? Vada e se lo prenda! Tutta 'sta polemica per 20 centesimi?
- No,non ci siamo! A parte che i 20 centesimi mi sembra siete voi a non volerli perdere, e poi la polemica non l’ho aperta io, bensì la cassiera, che quando le ho mostrato il vasetto rotto mi ha detto che l’avevo fatto cadere io!

- Senta signora, – la cassiera, sempre in piedi dalla sua postazione, senza smettere di passare la merce sul lettore elettronico, interviene di nuovo - non è la prima volta che lei lo fa! La riconosco! Già altre volte l’ha fatto… Rompe qualcosa e vuole che gliela sostituiamo!
- Cosa?? … Guardi che si sbaglia! …Mi confonde con qualcun altro! – rispondo fissandola incredula.
- No, no! Non mi sbaglio! È proprio lei!
- Va bene. …Ascolti, - rivolgendomi nuovamente alla gestrice del supermercato- io stavo imbustando la spesa, che lo yogurt fosse caduto non ne sapevo nulla. L’ho capito ora ricostruendo insieme a lei il fatto. Adesso è assurdo che mi si dica che sono stata io a farlo cadere, accusandomi fra l’altro di marciarci! –
- Allora, primo, abbassi la voce, e poi nessuno l’accusa… Perchè invece di parlare sempre lei, non mi ascolta? Dovete stare attenti a come appoggiate la merce sul nastro della cassa…
Sento la collera che sbuffa come vapore compresso, sono stufa di un battibecco che non avrà alcun approdo. So che mai andrò fino al frigorifero a prendermi un vasetto di yogurt guadagnato dopo un’arringa urlata nell’umiliazione di quel trattamento.
Afferro il manico del mio carrello come fosse la slitta di Babbo Natale, e incitando renne immaginarie, lo spingo verso l’esterno col turbo della mia furia, mentre dalla gola chiusa esce:
- Sa che le dico? Vi regalo i vostri 20 centesimi!
Avevo voglia di gridare:
«Strozzatevi col vostro yogurt, e mi raccomando: buon Natale!».
Ma il pensiero cattivo, associante il Natale a quella delizia di sceneggiata, l’ho tenuto per me.
In fondo, anche se non fosse stato Natale, si sarebbero comportati così, quindi, cosa cambia?

Per fare le guerre ci vuole veramente poco.

17 dicembre 2007

No Title


Qualcuno mi ha chiesto: «come mai hai chiuso il blog?»
In effetti non era mia intenzione chiuderlo, l’intenzione era «Una Pausa».
Un fermo, per poi ripartire.
Ma è inverno, forse non è un buon momento fermarsi… «chi si ferma è perduto»!
Sì, è inverno, le giornate sono buie, fa freddo, le energie sono poche, c’è tanta voglia di andare in letargo, come gli animali… E chiusura richiama chiusura in un circolo vizioso da cui non intravedo spiraglio. Già, sembra che il desiderio di ritornare ad affacciarmi, a pubblicare post, a dire ancora qualcosa, si stia rimpicciolendo fino a sparire…

Ora la spinta a spezzare questo silenzio richiede veramente uno sforzo!


Inizio da qui.
Ore 7,30 della mattina. Squilla il telefono in casa, vengo svegliata da passi agitati e una porta che si spalanca: «Corri! C. deve andare in ospedale, ha perso le acque!»
Velocissima, dopo mezz’ora ero sotto casa di C., irrequieta, citofono, salgo, mi accollo le borse. E via, si parte, accompagnandola dall’altro lato di Roma all’ospedale da lei scelto.
Il tempo finiva il 25 dicembre, ma il bimbo ha deciso di bucare il sacco!
L’ostetrico ridendo l’aveva ammonita: «Non partorire il 17 e il 18 ché non ci sono!»
Puntuale il 17 alle ore 5 del mattino il bimbo bussa al portone d’uscita.

Questo evento emoziona tutti, C. è la Principessa del Nord di cui ho raccontato alla fine di agosto.
Il suo bambino è pronto per venire al mondo, e fra le donne a lei vicine scorre il tam tam dell’emozione, della solidarietà.
Le contrazioni hanno taciuto, “la Principessa del Nord” è in ospedale da stamattina, ma chissà, forse in questo momento, mentre io scrivo, iniziano, si infittiscono, e durante la notte N. nascerà…

Ieri le avevo promesso che oggi l’avrei accompagnata a comprare il fasciatoio e il bagnetto, ma stamattina è accaduto altro.

Così ritorno al blog con una cicogna da condividere. Il mistero della nascita. Il suo fascino.
Paura e felicità, incognita e concretezza materiale.
Coraggio, ci vuole coraggio per affrontare alcuni passaggi della vita, e un bimbo da portare al mondo come ha scelto lei, mi ricorda quei Cavalieri delle favole che affrontano il Drago Sputafuoco! Le prove che la vita offre, sì, offre! Oltrepassate le quali, sarai un altro.
In questo caso: un’altra.

Sul blog ho sempre giocato con le immagini, racconti correlati da fotografie, come libri per bambini ricchi di illustrazioni.
Prima di scrivere queste righe, ancora senza sapere cosa avrei scritto, ho cercato immagini.
Punto di partenza sono loro, le lascio parlare, più delle parole. E oggi getterò come coriandoli le figurine catturate dal web, per festeggiare la maternità, la nascita, l’evento che si sta per compiere e che ho seguito in questi mesi, e ora mi emoziona come vita nella mia vita!

Tornerò a scrivere sul blog rinascendo insieme a N., e a alla sua neo-mamma C., la bella Principessa del Nord?

































































«Il vero viaggio accade dentro,
a riabbracciar noi stessi»

[Daniele Passerini, “22 passi d’amore” A&B Editrice (Bonanno Editore)]














02 dicembre 2007

P come PAUSA



Vi lascio con questo bellissimo sguardo,
catturato dal vasto mare di internet,
congedandomi per ora dal blog.

Vi lascio anche con gli ultimi due post sulla capacità di creare un vero dialogo,
costruttivo e aperto alla crescita,
forse un po' noiosi per una lettura da web...

Vi lascio col blu sul blu,
sperando di tornare,
chissà,
più carica e creativa.

Vi lascio con un saluto spirituale,
perchè blu!