30 giugno 2009

C'è il G8, siamo bravi!

Anche oggi la stampa straniera dedica attenzione
agli scandali e alle inchieste giudiziarie in corso

"Berlusconi non risponde alle domande"
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI


LONDRA - "Si avvicina la tempesta mentre il cantante insiste che sulla nave è tutto a posto". E' il titolo di un'analisi sul Times di oggi a commento della conferenza stampa a bordo della "Fantasia", la nave da crociera su cui ieri Silvio Berlusconi ha illustrato alla stampa l'agenda del summit del G8 che si svolgerà la settimana prossima all'Aquila. Il quotidiano londinese dedica di nuovo una pagina intera, la prima della sezione "Mondo", agli scandali che riguardano il premier italiano, notando che Berlusconi si è messo a fare quello che tutti i leader del mondo fanno quando hanno problemi di politica interna: diventano attivissimi in politica estera.

La sua apparizione a bordo della nave, scrive il corrispondente da Roma, Richard Owen, avrebbe dovuto riassicurare l'opinione pubblica e i leader mondiali, ma ha avuto "solo parzialmente successo". La scelta di ospitare la conferenza stampa a bordo di una nave viene giudicata "singolare" dal Times, anche perché finisce inevitabilmente per ricordare le origini di Berlusconi come "cantante da piano bar sulle navi con un occhio particolare per le belle donne". Lo scenario era perfetto, osserva il giornalista: "C'era perfino un pianoforte. Ci si poteva quasi aspettare che il premier si alzasse in piedi e cominciasse a cantare una di quelle canzoni napoletane a cui è così affezionato e che compone di suo pugno".

L'unico promemoria della sua "debolezza per le donne", prosegue l'articolo, era la presenza in prima fila di Michela Vittoria Brambilla, "l'ex-reginetta di bellezza che egli ha nominato ministro del Turismo". Ma quella debolezza "sarà nelle menti del mondo all'Aquila, con dubbi sul fatto se le crisi politiche domestiche di Berlusconi limiteranno la sua capacità di affrontare le questioni globali" poste dal vertice del G8. Il Times nota che, durante la conferenza stampa, il primo ministro ha "ignorato una domanda gridatagli" da un cronista sul perché "avesse trascorso la notte delle elezioni presidenziali americane lo scorso novembre con una escort".

Sull'episodio scrive anche il Financial Times, osservando che Berlusconi ha accettato di rispondere solo a cinque brevi domande durante la conferenza stampa, e mentre se ne andava "un reporter straniero" gli ha chiesto "cosa avesse fatto la notte delle elezioni Usa", ma il premier "ha continuato a camminare, sorridendo". [Minimising the danger of embarrassing questions over his private life and a judicial investigation into the businessman suspected of procuring prostitutes, the premier took only five brief questions.
As Mr Berlusconi left, a foreign reporter asked him what he had done on the night of the US elections. But the prime minister walked on, smiling].

Il quotidiano finanziario smentisce poi l'affermazione, fatta da Berlusconi nel suo discorso sulla nave, secondo cui lui è "il capo di governo più popolare di tutto l'Occidente", con un indice di gradimento del 62,3 per cento: il Financial Times precisa che un sondaggio della Ispo, pubblicato lo scorso fine settimana, gli dava un indice di approvazione del 49,1 per cento, suggerendo che ha perso consensi tra le donne e i giovani.

A Berlusconi e al G8 dedica un ampio servizio anche un altro quotidiano inglese, il Guardian, titolando sull'appello del capo di stato Giorgio Napolitano: "Non imbarazzate l'Italia prima del summit - il presidente esorta i media". Il giornale rileva che la controversia sulle escort a Palazzo Grazioli ha temporaneamente offuscato il precedente scandalo sulla "misteriosa relazione" tra Berlusconi e la 18enne napoletana Noemi Letizia, notando che il premier aveva promesso di fare una dichiarazione in parlamento sui suoi rapporti con la ragazza "ma non lo ha mai fatto".

Riguardo all'appello di Napolitano a una sorta di tregua, il Guardian riporta le parole di Antonio Di Pietro: "Il mondo intero ride di noi. Dovremmo risolvere questo cancro chiamato governo Berlusconi il più presto possibile, perfino prima del summit del G8".

(30 giugno 2009)
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da "La Repubblica" tema: POLITICA

Domenico Cozzolino si racconta al settimanale "Diva e Donna"
La rivelazione del fidanzato: "Racconto solo una piccola parte di questa storia"

"Finta la mia storia con Noemi"
Mi allontanano perché so troppo"


"Me l'ha chiesto lei, ma sono sicuro che qualcuno l'ha influenzata"

ROMA - Il sospetto c'era, ora Domenico Cozzolino conferma tutto al settimanale Diva e Donna: "Non è vero niente, il nostro fidanzamento era tutta una finta". Il giovane pr campano, abbronzatura e fisico da tronista (perfettamente in linea con il passato da "corteggiatore" dalla De Filippi a "Uomini e Donne"), ha parlato: "E' stata Noemi a chiedermi di mettere in scena questo finto rapporto, anche se credo che qualcuno l'abbia indirizzata". Tutto sarebbe successo pochi giorni dopo l'incursione di Silvio Berlusconi alla festa della ragazza.

Perché Domenico sia stato al gioco non è difficile da capire. Un paio di paparazzate, due uscite sui giornali, foto a tutta pagina su Chi. E ora che il gioco è finito, ha deciso di svelare l'intrigo: "Dopo il 7 giugno io e Noemi non ci siamo più sentiti. Mi volevano allontanare, so troppe cose". Non ha paura delle reazioni della ragazza, nè della famiglia. "Non mi interessa, ho la coscienza a posto. Finchè era un gioco sì, ma ora si stava iniziando ad andare oltre". E fa capire che di rivelazioni ne avrebbe ancora da vendere: "In questa intervista sto raccontando tutto com'è andata, anzi, non proprio tutto, solo una minima parte, un'infarinatura".

Un voltafaccia improvviso, se si rileggono le sue dichiarazioni di poco più di un mese fa: "A volte fa discorsi sulle gioie del matrimonio. Anche se ha solo 18 anni, ha la mentalità di un'adulta". Fino ad ora l'indiscrezione più sconvolgente di Cozzolino era stata "Noemi si è ritoccata le foto, lei è un fuscello, quel sedere a mandolino è tutto frutto di photoshop".

(30 giugno 2009)
by danDapit:

POLITICA!! non GOSSIP! Affari italiani ridicoli! Ridicole le bugie, ridicole le IMMAGINI scelte come panacea per il grande popolo in finestra.


Per l'appunto notare la copertina di "CHI".
Domanda: CHI c'è sullo sfondo che si bacia???

RIDICOLI GLI ITALIANI e il bisogno di credere al GOSSIP confezionato dal Gran Maestro delle televisioni: il tycoon Mediaset, super biscia furba!
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Videoforum con Antonio Di Pietro, leader Idv: appello a Napolitano
dopo la cena con Berlusconi e Alfano dei due membri della Corte Costituzionale

"Napolitano, non può esserci tregua
quei due giudici vanno puniti"
di EDOARDO BUFFONI


ROMA - Un appello a Napolitano perché intervenga sul caso dei giudici della Consulta a cena con Berlusconi e Alfano. Lo ha rivolto Antonio Di Pietro durante il videoforum a Repubblica Tv. Per un'ora il leader dell'Italia dei Valori ha risposto alle domande degli ascoltatori su tutti i temi principali della politica.

IL VIDEOFORUM

Lodo Alfano. "Presidente, le sembra normale che il premier e Alfano vadano a cena con due giudici della Corte Costituzionale?". Così si è rivolto Di Pietro a Napolitano, chiedendo un suo messaggio alla Consulta. "E' chiaro che un messaggio del capo dello Stato metterebbe con le spalle al muro anche questi giudici. Tecnicamente - aggiunge Di Pietro - un intervento del presidente Napolitano per rimuovere questi due giudici non è previsto da alcuna norma. Il problema però è di 'gentlemen's agreement' e di bon ton istituzionale".

Di Pietro ribadisce comunque la richiesta di dimissioni di due giudici della Corte Costituzione, Luigi Mazzella e Paolo Maria Napolitano, per aver partecipato nei giorni scorsi a una cena "riservatissima e privatissima" con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro della Giustizia Angelino Alfano.

"E' come se il pm o il giudice invitasse il suo imputato a cena per parlare del più o del meno - dice Di Pietro - Dal ministro della Giustizia vogliamo sapere di cosa si è parlato quella sera perché ciò che è accaduto non ha senso in un Paese normale. Ed è un fatto gravissimo che non può essere taciuto in nome del G8.

Non c'entra nulla con il guardare attraverso il 'buco della serratura'. L'apparenza li ha dequalificati e declassati, per questo insistiamo per le loro dimissioni" o "comunque la non partecipazione a quella udienza che riguarda Berlusconi perché ormai è inquinata".

Di Pietro attacca poi il Pd: "E' una battaglia in solitario che solo noi dell'Idv facciamo - dice - perché anche parte dell'opposizione fa finta di non vedere".

Intercettazioni. Anche a proposito della legge che limita le intercettazioni, Di Pietro si rivolge al Presidente della Repubblica: "Noi più che attaccare Napolitano, adesso e tutti i giorni, gli chiederemo di non firmare la legge sulle intercettazioni. A chi la devo tirare la giacchetta? Il presidente della Repubblica è l'unico che può bloccare questa degenerazione dell'utilizzo del Parlamento per interesse privato. Non è che per rispetto non si possono dire le cose che non si condividono. Siamo andati dal Capo dello Stato per esprimergli la nostra contrarietà e preoccupazione sull'immoralità di una legge come quella sulle intercettazioni - spiega Di Pietro - Ci auguriamo che respinga alle Camere questo provvedimento, glielo abbiamo chiesto con tutto il cuore".

Di Pietro ricorda che l'Idv "in ogni caso allestirà dei gazebo dove raccoglieremo le firme per un referendum sulle intercettazioni, un referendum sulla libertà di informazione e sul dovere di investigare da parte dei magistrati. Il referendum - conclude - è l'unica arma che abbiamo. Abbiamo solo due mezzi contro questo regime: o usiamo la mazza come si fece per la presa della Bastiglia, ma non possiamo e non lo dobbiamo fare, o c'è il referendum".

Caso Berlusconi. "Noi siamo contro il gossip - dice Di Pietro - ma le cose che sono uscite in queste settimane su Berlusconi non sono affatto gossip, ma fatti gravi, che riguardano omissioni, falsità e abusi. Ad esempio, usare aerei militari con top gun usati come maggiordomi per veline e menestrelli, è uso privato di cose pubbliche. Ma tutta la politica di Berlusconi è fondata su motivi giudiziari e personali. E' la grande truffa agli italiani: promette che con lui al governo staranno meglio, ma alla fine chi sta meglio sono solo lui e i suoi amici".

Alleanze. L'Italia dei Valori si alleerà mai con i centristi di Casini? "Ma che ci azzecchiamo noi con l'Udc? Niente", risponde Antonio Di Pietro. "Non è vero che alle ultime amministrative l'Udc, là dove si è alleato con il Pd, ha fatto vincere il centrosinistra - spiega Di Pietro - In realtà, dove il centrosinistra si è alleato con l'Udc ha avuto uno scarto così grande che avrebbe vinto anche senza. Più che altro, se si fanno bene i calcoli, il centro sinistra senza l'Idv non avrebbe vinto in nessun comune. Con Bruno Tabacci - conclude - dialoghiamo sull'economia, ma se mi dici con Cuffaro è fuori tempo e fuori luogo".

Congresso Pd. "Il congresso del Pd - dice Di Pietro - oltre al segretario dovrà decidere da che parte stare. La questione non è cosa vuole fare l'Idv, ma cosa vuole fare il Pd". Il leader dell'Italia dei Valori non si sbilancia su una sua preferenza in vista della nuova segreteria del Partito Democratico: "Non è una questione che riguarda noi. L'Idv è pronta a dialogare sui programmi".

(30 giugno 2009)

28 giugno 2009

IL RUOLO DELLE DONNE

IL RACCONTO.

Lo scrittore su riti, comportamenti sessuali e regole imposti nelle terre di mafia
Quelle donne a Sud di Gomorra
di ROBERTO SAVIANO


ESSERE donna in terra criminale è complicatissimo. Regole complesse, riti rigorosi, vincoli inscindibili. Una sintassi inflessibile e spesso eternamente identica regolamenta il comportamento femminile in terra di mafie. È un mantenersi in precario equilibrio tra modernità e tradizione, tra gabbia moralistica e totale spregiudicatezza nell'affrontare questioni di business. Possono dare ordini di morte ma non possono permettersi di avere un amante o di lasciare un uomo. Possono decidere di investire in interi settori di mercato ma non truccarsi quando il loro uomo è in carcere. Durante i processi capita spesso di vedere donne accalcate negli spazi riservati al pubblico, mandano baci o semplici saluti agli imputati dietro le gabbie. Sono le loro mogli, ma spesso sembrano le loro madri. Vestirsi in maniera elegante, curarsi con smalti e trucco mentre tuo marito è rinchiuso, è un modo per dire che lo fai per altri. Tingersi i capelli equivale a una silenziosa confessione di tradimento. La donna esiste solo in relazione all'uomo. Senza, è come un essere inanimato. Un essere a metà. Ecco perché le vedi tutte sfatte e trascurate quando hanno i mariti in cella. È testimonianza di fedeltà. Questo vale per i clan dell'entroterra campano, per certa 'ndrangheta, per alcune famiglie di Cosa Nostra. Quando invece le vedi vestite bene, curate, truccate, allora il loro uomo è vicino, è libero. Comanda. E comandando riflette sulla sua donna il suo potere, lo trasmette attraverso la sua immagine. Eppure le mogli dei boss carcerati, sciatte sino a divenire quasi invisibili, sono spesso quelle che facendone le veci più comandano.

Tutte le storie delle donne in terra criminale si somigliano, sia che abbiano un destino tragico sia che riescano a galleggiare nella normalità. In genere marito e moglie si conoscono da adolescenti e celebrano il loro matrimonio a venti, venticinque anni. Sposare la ragazza conosciuta da piccola è la regola, è condizione fondamentale perché sia vergine. In genere, invece, all'uomo è permesso di poter avere amanti, ma il vincolo dato dalle loro mogli negli ultimi anni è che siano straniere: russe, polacche, rumene, moldave. Tutte donne considerate di secondo livello, incapaci di costruire una famiglia, secondo loro, di educare i figli come si deve. Mentre farsi un'amante italiana o peggio del proprio paese sarebbe destabilizzante, e un comportamento da punire. Attraverso la sessualità passa molta parte della formazione di un uomo e di una donna in terra di mafia. "Mai sotto una femmina" è l'imperativo con cui si viene educati.

Se mentre fai l'amore, decidi di stare sotto, stai scegliendo pure di sottometterti nella vita di tutti i giorni. Farlo per puro piacere ti condannerà, nella loro logica, a sottometterti. "Mai sesso orale". Riceverlo è lecito, praticarlo a una donna è da "cani". "Non devi diventare cane di nessuno". Vecchio codice a cui si attiene ancora molta parte delle nuove generazioni di affiliati. E regole anche più rigide valgono pure al di fuori dell'Italia. La Yardie, la potente mafia giamaicana egemone in molti quartieri londinesi e newyorkesi, oltre che a Kingston, ne è un esempio. Vietato praticare sesso orale e riceverlo, vietato sfiorare l'ano delle donne e avere rapporti anali. Tutto questo è considerato sporco, omosessuale (i gay sono condannati a morte nella cultura mafiosa giamaicana), mentre il sesso dev'essere una pratica forte, maschile e soprattutto ordinata. Senza baci. La lingua serve per bere, un vero uomo non la usa se non a quello scopo.
Gli affiliati delle cosche sono ossessionati non solo dalla loro virilità, ma da come poterla esercitare: farlo secondo la rigida applicazione di quegli imperativi categorici, diviene un rito con cui si riconfermano il loro potere. Valgono, quelle norme chiare e inderogabili, in pressoché tutti i paesi di 'ndrangheta, camorra, mafia e Sacra Corona Unita. E sono, a ben vedere, qualcosa in più del semplice specchio di una cultura maschilista. Nulla come quel codice sessuale dice forse come in terra di criminalità non possa esistere ambito che si sottragga alle logiche ferree di appartenenza, gerarchia, potere, controllo territoriale. Potere sulla vita e sulla morte, di cui la morte subita o data è posta a fondamento. E chi crede di poter esserne libero, si sbaglia. Il controllo della sessualità è fondamentale. Anche corteggiare diventa marcare il territorio. Avvicinarsi a una donna significa rischiare un'invasione territoriale.

Nel 1994 Antonio Magliulo di Casal di Principe tentò di corteggiare una ragazza imparentata con un uomo dei casalesi e promessa in matrimonio a un altro affiliato. Magliulo le faceva molti regali, e intuendo forse che la ragazza non era felicissima di sposare il suo fidanzato, insisteva. Era invaghito di questa ragazza assai più giovane di lui e la corteggiava come dalle sue parti è abituale. Baci Perugina a San Valentino, un collo di pelliccia di volpe a Natale, "postegge" ossia attese fuori dal luogo di lavoro nei giorni normali. Un giorno in piena estate un gruppo di affiliati del clan di Schiavone lo convocò per un chiarimento al lido La Scogliera di Castelvolturno. Non gli diedero neanche il tempo di parlare. Maurizio Lavoro, Giuseppe Cecoro e Guido Emilio gli tirarono una botta in testa con una mazzola chiodata, lo legarono e iniziarono a ficcargli la sabbia in bocca e nel naso. Più inghiottiva per respirare più loro lo ingozzavano. Rimase strozzato da una pasta di sabbia e saliva che gli si è cementificata in gola. Fu condannato a morte perché corteggiava una donna più giovane, col sangue di un importante affiliato, già promessa in moglie.

Corteggiare, chiedere anche solo un appuntamento, passare una notte insieme è impegno, rischio, responsabilità. Valentino Galati aveva diciannove anni quando è sparito il 26 dicembre 2006 a Filadelfia, che non è la città fondata dai quaccheri americani, ma un paese in provincia di Vibo Valentia, fondato da massoni. Valentino era un ragazzo vicino alla 'ndrina egemone. Aveva sangue ndranghetista e quindi divenne ndranghetista, lavorava per il boss Rocco Anello. Quando questi finisce in galera per aver organizzato un sistema di estorsioni capillare (per una piccola tratta ferroviaria ogni impresa che vi partecipava doveva pagargli 50 mila euro a chilometro), sua moglie Angela ha sempre più bisogno di una mano da parte della 'ndrina per andare avanti. Spesa, pulizia della casa, accompagnare i bambini a scuola. A Valentino capita di essere uno dei prescelti. Così lentamente, quasi naturalmente, nasce una relazione con Angela Bartucca. Punirlo è indispensabile e quando non lo si vede più girare per il paese, nessuno si stupisce.

Condannato a morte perché è stato con la moglie del boss. Solo sua madre Anna non vuole crederci. Suo figlio amante della moglie di un boss? Per lei è impossibile: è divenuto da poco maggiorenne, è troppo piccolo. Ammette che Angela veniva anche in casa a prendere il caffè, e da quando suo figlio è sparito, non si è fatta più vedere. Ma per la madre di Valentino questo non dimostra nulla. "Mio figlio non c'entra niente con questa storia". Insiste a credere vi siano altri motivi, ma per la magistratura antimafia non è così. Per lungo tempo Anna ha dormito sul divano perché lì c'era il telefono ed ha aspettato una chiamata di suo figlio, terrorizzata che in camera da letto potesse non sentire il suono "dell'apparecchio", come a sud lo chiamano. Così, alla fine, la madre di Valentino si chiude nel silenzio di un dolore che rispetta il silenzio dell'omertà, continuando a negare contro ogni evidenza.

La stessa sorte era già capitata a Santo Panzarella di Lamezia Terme, ammazzato nel luglio del 2002. Santo si era innamorato di Angela Bartucca quattro anni prima. Sempre lei. Gli hanno sparato contro un caricatore, convinti di averlo ucciso lo hanno messo nel portabagagli. Ma Santo Panzarella non era morto. Scalciava nel portabagagli. Così gli hanno spezzato gli arti inferiori per non farlo continuare a intralciare con i calci il suo ultimo viaggio; infine gli hanno sparato in testa. Di lui è stata ritrovata solo una clavicola, che ha però permesso di far partire le indagini. Anche lui condannato a morte per aver sfiorato la donna sbagliata. Valentino quindi forse sapeva di rischiare la pelle, ma ha continuato lo stesso ad avere una relazione con quella donna proibita.

Ci si immagina Angela Bartucca come una sorta di donna fatale, una mantide come i giornali l'hanno spesso chiamata, capace con la propria seduzione di far superare persino la paura della morte. Una donna che amava e amando condannava a morte. Ma in realtà a vederla non sembra essere così come vuole la leggenda. Dalle foto si vede il viso di una ragazzina, carina, la cui colpa principale era la voglia di vivere. Un marito in carcere per le donne di mafia significa astinenza totale. Di affetti e di passione. Solo i boss maturi, se sono sposati con donne più giovani e sono condannati a pene pesantissime, permettono che le mogli possano avere qualche marito sostitutivo. Quasi sempre si preferisce il prete del paese quando disponibile o un fratello, un cugino, un parente comunque. Mai un affiliato non del sangue del boss, che godendo del rapporto con la donna potrebbe assumerne in qualche modo di riflesso il carisma e sostituirlo.

Molte donne vestono di nero, anche quelle giovani, e quasi perennemente. Lutto per un marito ucciso. Lutto per un figlio. Lutto perché è stato ucciso un fratello, un nipote, un vicino di casa. Lutto perché è stato ammazzato il marito di una collega di lavoro, lutto perché è stato assassinato il figlio di un lontano parente. E così c'è sempre un motivo per tenere il vestito nero. E sotto il vestito nero si porta sempre un panno rosso. Le anziane signore indossavano una maglietta rossa, per ricordare il sangue da vendicare, le giovani donne indossano un intimo rosso. Un ricordo perenne del sangue che il dolore non fa dimenticare, anzi il nero accende ancora più il colore terribilmente intimo della vendetta.

Rimanere vedove in terra criminale significa perdere quasi totalmente l'identità di donna e ricoprire soltanto quella di madre. Se resti vedova puoi risposarti solo con il consenso dei figli maschi. Solo se ti risposi con un uomo dello stesso grado del padre (o superiore) all'interno delle gerarchie mafiose. Ma soprattutto solo dopo sette anni di astinenza sessuale e osservazione rigida del lutto. Perché gli anni della vedovanza dovevano corrispondere al tempo che secondo le credenze contadine un'anima ci metteva per raggiungere l'aldilà. Così si aspettava che l'anima arrivasse nell'altro mondo, perché se ancora stava in questo avrebbe potuto vedere la moglie "tradire" con un altro. Antonio Bardellino, boss carismatico di San Cipriano d'Aversa, tendeva a liberare le vedove da queste regole medievali e da questo perenne dolore imposto. In paese molti ricordano che fino a quando comandò, don Antonio diceva: "Si mettono sette anni per raggiungere il paradiso, noi andiamo da un'altra parte. E quella parte si raggiunge presto, int' a nà nuttata".

Ma quando fu fatto fuori Bardellino arrivò l'egemonia degli Schiavone, e tornarono le vecchie regole sessuali. Nell'agosto del 1993 Paola Stroffolino fu scoperta con un amante. Lei moglie di un boss molto importante, Alberto Beneduce, tra i primi ad importare cocaina e eroina direttamente sulle coste del Casertano. Dopo che Beneduce fu ucciso, lei non rispettò i sette anni di vedovanza e intraprese una relazione con Luigi Griffo. Il clan decise che un atteggiamento del genere era irriguardoso nei confronti del vecchio boss. E così per eseguire la punizione scelsero un suo caro amico, Dario De Simone. Invitò la coppia in una masseria di Villa Literno con la scusa di volergli far assaggiare le prime mozzarelle dell'estate. Un solo colpo alla testa per l'uomo e uno per la donna. Non di più per due infami che avevano insultato la memoria e l'onore del morto. Poi, aiutato da Vincenzo Zagaria e Sebastiano Panaro, l'uomo che aveva mostrato la sua lealtà uccidendo scaraventò i corpi in fondo ad un pozzo molto profondo a Giugliano.

Sandokan, cioè Francesco Schiavone, e suo fratello furono accusati come mandanti. La vedova di un boss è intoccabile, ma se si sporca con un altro uomo, perde lo status di inviolabilità. I pentiti che cercavano di superare l'incredulità dei giudici, diedero una risposta che è anche una sintesi eccezionale: "Dottò, ma scopare qui è peggio che uccidere. Meglio se uccidi la moglie di un capo. Forse puoi essere perdonato, ma se ci scopi sei morto sicuro". Amare, decidere di fare l'amore, baciare, regalare qualcosa, fare un sorriso, sfiorare una mano, provare a sedurre una donna, esserne sedotto può essere un gesto fatale. Il più pericoloso. L'ultimo. Dove tutto è legge terribile, i sentimenti e le passioni che non conoscono regole condannano a morte.

Copyright 2009 - Published
by Arrangement with Roberto Santachiara Agenzia Letteraria
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Il Sunday Times, più diffuso tra i domenicali "di qualità" con circa due milioni di copie vendute, scrive in una corrispondenza da Bari dell'inviato John Follain che "insiders", ovvero fonti dall'interno, fonti che conoscono bene Berlusconi e il suo entourage, "dicono che Gianni Letta si è distanziato dal premier e da alcuni mesi declina i suoi inviti a cena". Un collaboratore "disamorato" del presidente del Consiglio dichiara al giornalista inglese: "Berlusconi si è trasformato nell'opposto di re Mida, sporca tutto quello che tocca". [...]

L'articolo contiene anche una serie di dichiarazioni di Patrizia D'Addario, la escort pugliese che ha visitato due volte Berlusconi a Palazzo Grazioli e vi ha trascorso una notte con lui. "Non ho mai dormito", racconta la donna di cui Berlusconi sostiene di non ricordare il volto, "era instancabile, un toro". Secondo la sua ricostruzione, il premier la condusse in camera da letto quasi alle 4 del mattino, dopo che le altre ragazze se n'erano andate. La D'Addario dice che Berlusconi fece mezza dozzina di docce ghiacciate durante la notte e lei lo raggiunse sotto la doccia a sua richiesta. A un certo punto, secondo quanto la donna ha raccontato in seguito a un amico, "d'improvviso smise di muoversi e pensai fra me e me, grazie a Dio, si è addormentato. Ma non durò molto".

La escort confida di essersi sentita imbarazzata quando un membro dello staff del premier entrò in camera da letto al mattino, con un vestito per Berlusconi, ricordandogli che doveva fare una dichiarazione pubblica sulla vittoria di Barack Obama, eletto presidente quella notte. La D'Addario lo attese in bagno, dove scattò varie foto. Più tardi accese il registratore del suo telefonino, dove si sente la voce di un uomo che dice: "Vuoi tè o caffè?" Lasciò la residenza di Berlusconi alle 11, ma mentre tornava a Bari lui le telefonò: "Bambina mia!", le disse, chiedendo poi perché avesse la voce roca. E lei gli spiegò: "Per via delle docce".

Il Sunday Times riferisce anche il contenuto di una successiva telefonata fra la D'Addario e Barbara Montereale, un'altra partecipante alla cena a Palazzo Grazioli. "Ti ricordi come mi carezzava mentre eravamo sul sofà? E come carezzava te e guardava me?", chiede la D'Addario. E la Montereale replica: "Era disgustoso, faceva tutto di fronte alle guardie del corpo". Il domenicale inglese riporta poi le rivelazioni del settimanale L'espresso sulle conversazioni telefoniche in cui Berlusconi avrebbe descritto all'uomo d'affari pugliese Giampaolo Tarantini che tipo di donne voleva invitare a Roma e in Sardegna, compreso il colore dei capelli e le misure, con dettagli spesso "spinti" su cosa succedeva ai party notturni.
(28 giugno 2009) da La Repubblica: "La stampa inglese e lo scandalo di Silvio" di ENRICO FRANCESCHINI
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dal Sunday Times (estratto):
D’Addario described a dinner party that lasted until 3am and what followed. The other guests at the imposing Palazzo Grazioli were Tarantini and two young women — Barbara Montereale, 23, a model, and Lucia Rossini. After the dinner, Berlusconi led D’Addario and the two other women to another room.


“Do you remember how he caressed me while we were on the sofa? And how he caressed you and looked at me?” D’Addario asked Montereale in a telephone call recorded on June 7.

Montereale replied: “It was disgusting, he did everything in front of the bodyguards.”

Berlusconi asked D’Addario to stay and told the other two to leave. Photographs allegedly taken in Berlusconi’s bathroom by Montereale and Rossini before they left, in which they laughingly pose with a hairdryer, are timed 3.57am.

According to D’Addario, Berlusconi led her to a four-poster bed with white drapes and quilt which he said were a gift from Vladimir Putin, the Russian prime minister. She said he took half-a-dozen ice-cold showers during the night and she joined him at his request.

At one point D’Addario later told a friend: “He suddenly stopped moving and I thought to myself, thank God, he’s fallen asleep. But it didn’t last.”

D’Addario confided she had felt embarrassed when a staff member walked into the bedroom in the morning with a suit for the prime minister, reminding him he was due to make a statement about Obama’s victory. Berlusconi told her to wait because he wanted to have breakfast with her.

While D’Addario waited, she went to the bathroom and took photographs. She later switched her recorder on and the tape captured the voice of a man asking: “Do you want tea or coffee?” She left the residence at about 11am.

On her return to Bari that afternoon, D’Addario also recorded a call on her mobile phone. “Bambina mia !” Berlusconi greeted her. He asked her why she sounded as though she had a hoarse voice and she explained: “It was the showers.”

From The Sunday Times
June 28, 2009
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Ciò che ci dà da conoscere Saviano sui rituali e sui ruoli "Uomo/Donna" nelle vaste organizzazioni famigliari d'ogni genere di mafia, richiama il più rigido maschilismo, dalla virilità al controllo del potere realizzantesi nella semplice gestualità comportamentale, come un codice non iscritto ma dalla valenza pari alla Tavola dei Comandamenti ricevutà da Noè.

Potere e virilità, e consuetudini maschiliste che alla data di oggi, 28 giugno, ritrovo scorrere paralleli sullo stesso quotidiano in due articoli che apparentemente trattano argomenti diversi e distanti.
L'articolo del Sunday Times col racconto della D'Addario, accostato ad una parte del regime comportamentale mafioso descritto da Saviano.
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Dall'articolo iniziale di Saviano:
In genere, invece, all'uomo è permesso di poter avere amanti, ma il vincolo dato dalle loro mogli negli ultimi anni è che siano straniere: russe, polacche, rumene, moldave. Tutte donne considerate di secondo livello, incapaci di costruire una famiglia, secondo loro, di educare i figli come si deve. Mentre farsi un'amante italiana o peggio del proprio paese sarebbe destabilizzante, e un comportamento da punire. Attraverso la sessualità passa molta parte della formazione di un uomo e di una donna in terra di mafia. "Mai sotto una femmina" è l'imperativo con cui si viene educati.

Se mentre fai l'amore, decidi di stare sotto, stai scegliendo pure di sottometterti nella vita di tutti i giorni. Farlo per puro piacere ti condannerà, nella loro logica, a sottometterti. "Mai sesso orale". Riceverlo è lecito, praticarlo a una donna è da "cani". "Non devi diventare cane di nessuno". Vecchio codice a cui si attiene ancora molta parte delle nuove generazioni di affiliati.
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Gli affiliati delle cosche sono ossessionati non solo dalla loro virilità, ma da come poterla esercitare: farlo secondo la rigida applicazione di quegli imperativi categorici, diviene un rito con cui si riconfermano il loro potere. Valgono, quelle norme chiare e inderogabili, in pressoché tutti i paesi di 'ndrangheta, camorra, mafia e Sacra Corona Unita. E sono, a ben vedere, qualcosa in più del semplice specchio di una cultura maschilista. Nulla come quel codice sessuale dice forse come in terra di criminalità non possa esistere ambito che si sottragga alle logiche ferree di appartenenza, gerarchia, potere, controllo territoriale. Potere sulla vita e sulla morte, di cui la morte subita o data è posta a fondamento. E chi crede di poter esserne libero, si sbaglia. Il controllo della sessualità è fondamentale. Anche corteggiare diventa marcare il territorio. Avvicinarsi a una donna significa rischiare un'invasione territoriale.

27 giugno 2009

"Sesso, Bugie e Videotape"...fino a quando sopporteremo?

«Se avessi saputo che Patrizia D'Addario faceva la escort non l'avrei mai frequentata»
Tarantini e le cene a Palazzo Grazioli:
«Le ragazze? Per fare bella figura»

L'imprenditore al centro dell'inchiesta barese: «Che cavolata che ho fatto, il premier mi scusi»

ROMA - Le ragazze invitate da Gianpaolo Tarantini alle feste del premier Silvio Berlusconi erano pagate «solo per rimborsare le spese che dovevano sostenere per gli spostamenti». Lo afferma l’imprenditore al centro dell’inchiesta di Bari in un’intervista al Giornale che sarà in edicola sabato, sottolineando che il presidente Berlusconi «non poteva neppure lontanamente immaginare che io - ammette -, per fare bella figura con lui, rimborsassi a delle ragazze le spese che dovevano sostenere per venire a Roma e soggiornare in albergo. La stampa di sinistra poi ha avanzato la tesi che addirittura le pagassi per una loro prestazione "intima". Figuriamoci».

«D'ADDARIO? NON SAPEVO FOSSE UNA ESCORT» - Nelle dichiarazioni rilasciate al Giornale, l'imprenditore parla anche di Patrizia D'Addario: «Se avessi saputo che faceva la escort non l’avrei mai frequentata e tantomeno l’avrei portata ad una cena col presidente», assicura Tarantini. «Lei - aggiunge - si era presentata come figlia di un imprenditore del settore edile. Ho letto che avrebbe chiesto a me e al presidente di intervenire su una pratica edilizia. Ma vi rendete conto? Ma come si può pensare che il presidente potesse fare qualcosa in un Comune, in una Provincia, in una Regione, tutte amministrate dalla sinistra? Una vera assurdità. Ne viene fuori che questo è stato soltanto un alibi per coprire la vera "missione", ovvero che qualcuno avesse progettato con lei di tendere un’imboscata al presidente a fini politici e che tutto fosse stato progettato con cura. Il registratore, le testimonianze delle amiche e infine quella dichiarazione davvero incredibile: "Io sono una escort e costo mille euro a prestazione". Quanto deve farsi dare una persona per una patente di questo tipo che le segnerà la vita? La risposta di tutti è: molti, molti soldi».

«STANCO DI QUESTO GIOCO AL MASSACRO» - «Sono stanco di questo gioco al massacro, stanco di leggere tante falsità, stanco di essere definito un procacciatore di escort», aggiunge Tarantini. «Che cavolata che ho fatto, che stupido sono stato...». «Quando ho avuto la possibilità di conoscere Berlusconi - racconta l'imprenditore -, ho toccato il cielo con un dito. Non mi sembrava vero. Poi l'ho conosciuto sul piano personale, con la sua simpatia, il suo calore umano, il suo rispetto per gli altri, la sua genialità. Davvero irresistibile. E ho creduto che sarebbe stato più facile frequentarlo facendomi accompagnare da bellissime ragazze. Da qui è venuta fuori la storia che ha occupato i giornali e che è nella realtà molto diversa da come è stata raccontata». L'imprenditore chiede scusa a Berlusconi «per aver dato il pretesto a Repubblica, all'Espresso e agli altri organi della sinistra di coinvolgerlo in questo tipo di storie. Spero che mi perdoni perché so che è un uomo che non sa portare rancore».

«LE DONNE PAGHEREBBERO PER UNA STORIA COL PRESIDENTE» - Nell'intervista Tarantini torna sulla cena a Palazzo Grazioli del 4 novembre. Racconta che si è trattato di «una cena del tutto normale, durante la quale, e data anche la ricorrenza delle elezioni Usa, si è prevalentemente parlato di politica. Quanto ho letto sui giornali in merito a quella sera è fuori dalla realtà. Non risponde a verità». Molte donne «pagherebbero per una storia con il presidente» Silvio Berlusconi, dice ancora l'imprenditore al Giornale. ««'è la fila per incontrare e frequentare» il premier, spiega Tarantini. «Quanto alle ragazze, alle donne in generale - aggiunge -, sono loro che corrono dietro a lui, e non viceversa. Molte signore mi hanno detto che dopo aver conosciuto lui tutti gli altri sembrano incolori e inesistenti. Pagherebbero loro per una storia col presidente!».

dal Corriere della Sera, 26 giugno 2009

La versione di Tarantini rilasciata ai giornalistidi è stomachevole!
QUESTA versione. Specialmente dopo che è avvenuto il cambio del legale da cui ne conseguono istruzioni precise ricevute sulle cose da dichiarare.

LEGGERE: Corriere della Sera 26 giugno 2009: "Da qualche giorno Tarantini è lonta­no dalla sua città, e i pochi amici coi qua­li s’è incontrato o ha parlato hanno trova­to un uomo provato, preoccupato, molto diverso dall’immagine che dava di sé. Rammaricato delle «leggerezze» che am­mette di aver commesso, ma anche del fatto che nessuno, nell’entourage della presidenza del Consiglio, l’aveva avverti­to che forse si stava spingendo «un po’ troppo in là» nei rapporti con Berlusco­ni. Per affrontare questa prova giudizia­ria l’imprenditore ha lasciato il legale che in passato l’ha assistito in altre vicen­de — Mario Russo Frattasi, ex comuni­sta poi approdato all’Udc come candida­to sindaco alle ultime elezioni comunali — per affidarsi all’avvocato Nico D’Asco­la, legato professionalmente al difensore personale del premier Nicolò Ghedini. Agli amici ha confidato che ora le sue mosse sono decise dal nuovo legale, e per adesso gli è stato autorizzato solo un breve comunicato. Quello nel quale si è scusato con Berlusconi."

(consiglio la lettura dell'intero articolo, che parla dei voli di Stato e del traffico di cocaina nel periodo di assidua frequentazione fra Tarantini e Mr. Silvio)
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ECONOMIA

Ocse e Fmi sorpresi. Oggi la parola a Draghi. Tremonti: "Non sarò io a sforare il bilancio"
Gli organismi internazionali: "Fare previsioni è il nostro mestiere e non ci fermeremo"
"Ci risiamo con gli attacchi"
gelo di Bruxelles sul premier

di ROBERTO MANIA


ROMA - "Non è la prima volta che attacca gli organismi internazionali. La reazione più appropriata ci sembra quella di non commentare per non alimentare nuove polemiche". Un portavoce della Commissione europea ha replicato così all'ultima esternazione del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Alla sua inedita accusa agli organismi internazionali di aver causato la crisi, come titolava ieri Bloomberg, l'agenzia di stampa americana specializzata nell'informazione finanziaria, in un servizio trasmesso da Roma.

Ieri a Parigi, sede dell'Ocse, a Bruxelles, sede della Commissione europea, a Washington, sede del Fondo monetario internazionale, sono rimasti sorpresi e increduli. Ma anche zitti. Perché nessuno ha avuto voglia di entrare in polemica con un capo di governo. Certo una critica di questa natura non l'avevano mai ricevuta. Il loro mestiere è anche quello di studiare le crisi, fare previsioni statistiche, aiutare le decisioni di coloro che da quelle parti chiamano i policy maker, i politici. Loro, invece, sono tecnici di altissimo livello. "D'altra parte - osservano chiedendo un assoluto anonimato - anche il governo italiano farà le sue previsioni nell'imminente Dpef. E che scriverà?".

La coincidenza ha voluto che Angel Gurria, segretario generale dell'Ocse, ieri fosse proprio a Palazzo Chigi, seduto alla destra di Berlusconi, durante la riunione con le parti sociali in vista del prossimo G8 dell'Aquila. Con il premier ci sono stati saluti cordiali, come si addice in queste circostanze. Gurria ha presentato il suo staff, parlando in italiano; ha poi ribadito le sue preoccupazioni per gli effetti sociali della crisi mondiale, senza immaginare che da lì a poco, proprio le ultime previsioni del suo organismo sarebbero state infilzate da Berlusconi. Non direttamente, ma implicitamente visto che ancora Bloomberg ricordava le pessime previsioni dell'Ocse, le ultime da un punto di vista cronologico, per il nostro Pil nel 2009 (5, 5 per cento), tra quelle mal digerite da Berlusconi.

Ma le stime dell'Ocse sono sostanzialmente in linea con quelle del Fondo monetario e, ancora, con quelle della Banca d'Italia di Mario Draghi e della Confindustria di Emma Marcegaglia. Tutti segnalano che siamo in recessione, come raccontano i giornali del mondo intero. E che l'uscita non sarà né facile, né breve. La componete psicologica c'è ma non è certo all'origine della crisi. Zitti, allora, anche a Via Nazionale e anche all'associazione degli imprenditori che ieri ha incassato un pacchetto di misure non da poco. Il governatore Draghi ha in programma oggi una conferenza stampa a Basilea, al termine del meeting del Financial stability board. Contro le previsioni di Draghi (Pil a -5%) si era già scagliato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti: "Basta stime, fino a settembre". Difficile che oggi non si colga tra le righe delle dichiarazioni del governatore anche una risposta all'"assalto" portato dall'asse Berlusconi-Tremonti.

D'altra parte il diverso modo, tra Bankitalia e Tesoro, di intendere la politica economica in questa fase di crisi era già emerso nelle Considerazioni finali del 29 maggio.

Fatto sta che la crisi è entrata (eccome) anche nel governo. Non in termini politici, ma sotto il profilo delle risorse disponibili. Ce ne sono poche, si sa, e la colpa - si sa anche questo - non è degli organismi internazionali. Al Consiglio dei ministri è partito l'attacco a Tremonti in vista della prossima Finanziaria. Alla fine il titolare di Via XX settembre è sbottato: "Io non mi prendo la responsabilità di sforare il bilancio. Non sarebbe serio nei confronti del Paese. E comunque non sarò io a farlo". Perché con un deficit che ormai galoppa verso il 5%, lo scenario che prevedono, facilmente, i vari ministri è quello dei tagli. Il primo scontro si avuto ieri. Protagonisti principali Tremonti e il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Ancora Tremonti: "Io non do più soldi rispetto a quelli del semestre precedente". La Russa: "Sia chiaro allora che meno soldi vuol dire anche meno soldati". Però in Afghanistan ne abbiamo appena mandati 500 in più.

L'intesa pare sia stata raggiunta con una mediazione: due mesi in meno di permanenza dei soldati e via via una riduzione della nostra presenza nei Balcani e in Africa.

Ha cercato di allentare la tensione il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto: "D'accordo facciamo una colletta tutti noi". E ha tirato fuori il libretto degli assegni. Ma è servito a poco. Perché le lamentele sono arrivate, oltre che dal titolare dei Beni culturali, Sandro Bondi, anche dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, rivolto a Tremonti: "Con lo stanziamento che stai presentando, io non riesco a fare un lavoro serio". Questa è la crisi.

(27 giugno 2009) da La Repubblica
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Minacce e disperazione
di EZIO MAURO


Con un passo in più verso il suo personale abisso politico, ieri Silvio Berlusconi si è collocato all'opposizione rispetto all'establishment internazionale di cui dovrebbe far parte come imprenditore e come capo del governo italiano. Sentendosi assediato dall'imbarazzo che lo circonda fuori dal paesaggio protetto del suo mondo televisivo, il premier ha attaccato tutto il sistema libero e autonomo che non accetta di farsi strumento del suo dominio: Banca d'Italia, organismi di analisi e di controllo internazionale, Europa, e naturalmente "giornali eversivi", vale a dire Repubblica.

Questa volta la minaccia è esplicita e addirittura sguaiata nella sua prepotenza, se non fosse un segno chiaro di disperazione. Il Cavaliere annuncia infatti che "chiuderà la bocca" a "tutti quei signori che parlano di crisi", alle organizzazioni che "continuano a diffondere dati di calo dell'economia anche di 5 punti", come ha appena fatto nel doveroso esercizio della sua responsabilità il governatore Draghi e come fanno regolarmente istituzioni neutre, libere e autorevoli nel rispetto generale dei leader democratici di tutto l'Occidente.

Nello stesso tempo Berlusconi rilancia la sua personale turbativa di mercato, invitando esplicitamente gli investitori a "minacciare" il ritiro della pubblicità ai giornali che a suo giudizio diffondono la paura della crisi.

Davanti a un premier imprenditore ed editore che chiede agli industriali di "minacciare" i giornali, con l'eco puntuale e ridicola del ministro Bondi che replica l'accusa di eversione a Repubblica, ci sarebbe poco da aggiungere. Se non notare una cosa: è la prima volta che Berlusconi esplicita la sua vera intenzione verso chi sfugge alla pretesa impossibile di narrazione unica della realtà.

Tecnicamente, si chiama pulsione totalitaria: anche se la deriva evidente del Cavaliere consiglia di considerarla soprattutto velleitaria, e a termine.

(27 giugno 2009) da La Repubblica

by danDapit -
Ieri, 26 giugno, Silvio Berlusconi ha dichiarato (ascoltate dal video, riporto le sue esatte parole):

"Io sono fatto così, gli italiani così mi vogliono, quindi io non cambio.
Mi vogliono perchè sentono che sono buono, generoso, che sono sincero, che sono leale, che mantengo le promesse.
Fin quando ci sono io tutto ciò che avviene in mia presenza non può essere men che normale, e men che morale."

Ho trascritto le sue parole allibita, basita, statua di sale, scandalizzata nel profondo del cuore. Non aggiungo altro.
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L'intervento del presidente dell'episcopato italiano arriva dopo il monito di Famiglia cristiana - sullo scandalo-escort di Berlusconi: "La Chiesa non può ignorare l'emergenza morale"
Il giudizio di Bagnasco sulla politica
"Italia aliena da derive ed eccessi"


(estratto da La Repubblica)

CITTA' DEL VATICANO - Gli italiani e specie i giovani, chiedono alla politica "comportamenti coerenti" e lontani dal "clamore e dai riflettori", perché l'Italia "è aliena da derive e eccessi di qualunque tipo siano". E' quanto ha detto il presidente dell'episcopato italiano, cardinal Angelo Bagnasco, intervenuto ad un convegno della Cei sulla preparazione al matrimonio.

Il suo intervento è stato rilanciato anche dall'Osservatore Romano. Sotto il titolo "I giovani chiedono alla politica comportamenti coerenti", il giornale del papa pubblica ampi stralci dell'intervento pronunciato ieri da Bagnasco in un convegno della Cei in corso a Crotone.
...
"Il contesto socioculturale - ha spiegato il presidente della Conferenza episcopale italiana - dovrebbe accompagnare i giovani in generale nei loro progetti di vita. Le responsabilità sono di ciascuno ma conosciamo l'influsso che la cultura diffusa, gli stili di vita, i comportamenti conclamati hanno sul modo di pensare e di agire di tutti, in particolare dei più giovani che hanno diritto di vedersi presentare ideali alti e nobili, come di vedere modelli di comportamento coerenti".

(26 giugno 2009)

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La lettera

Come mai tante persone giudicano senza sapere?
Veronica Berlusconi risponde ad Angelo Rizzoli e sua moglie in merito alla propria vicenda


Egregio Direttore,
evidentemente il fermo proposito mio e del mio avvocato, di mantenere la vicenda della separazione da mio marito sul piano della compostezza, infastidisce (non capisco perché) persone che non dovrebbero avere alcun interesse per la questione, e che certamente non hanno alcun titolo per esprimere pubblicamente giudizi al riguardo.
Constato, leggendo il Corriere della Sera del 25 giugno [pagina 15: E Veronica? «Veronica vive in un castello dorato, si sposta con aerei privati, non frequenta nessuno tranne quattro amiche milanesi che vanno bene giusto per lo shopping ma se chiedi chi è Obama non lo sanno. Veronica è condizionabile; e probabilmente è stata condizionata. Dicendo che il marito non sta bene ed è inaffidabile, non si è accorta di far male ai suoi figli, di destabilizzarli. Soprattutto il più piccolo, Luigi, che andrebbe invece sostenuto: a volte ci si ritira nella religione come fuga dal mondo». Berlusconi non ha proprio nulla da rimproverarsi? «Ha avuto uno stile di vita imprudente. Del resto lui è come mio nonno, che adorava le donne, e in età matura amava circondarsi di ragazze giovani: l' ultimo soffio prima del tempo in cui, come diceva Turgeniev, i ricordi diventano rimpianti, e le speranze illusioni. Ma Berlusconi non deve giustificarsi di nulla. Mia moglie Melania e io riceviamo spesso, qui in casa. E spesso gli ospiti portano qualcuno. Mica possiamo chiedergli i documenti?». «Roma - racconta Rizzoli - non cambia con il cambiare dei regimi. La più grande industria, con l' edilizia, è lo spettacolo. A Roma arrivano migliaia di ragazze e anche di ragazzi disponibili a ogni genere di esperienza. E arrivano politici, imprenditori, finanzieri, che lontano dalle famiglie si sentono come in vacanza, e la sera vogliono divertirsi. Le cose imputate a Berlusconi sono state fatte da molti altri. Ne ho visti tanti, di ministri e anche di presidenti del Consiglio, girare con ragazze di poche virtù. Ho visto anche leader di sinistra fare lo stesso. Ho ricevuto telefonate di un ex magistrato che raccomandava una bionda conduttrice televisiva. Su due sole persone a Roma non ho mai sentito un pettegolezzo: Gianni Letta e suo nipote Enrico. Per questo nessuno dovrebbe atteggiarsi a moralista. Chi può permettersi di fissare, e a qualche altezza, l' asticella della moralità?». Aldo Cazzullo], che questo è ora il caso del signor Angelo Rizzoli, persona che non ho mai conosciuto, la cui moglie Melania, che pure non ho mai conosciuto, era già stata prodiga nei miei confronti, qualche tempo fa, di consigli non richiesti né graditi (Corriere della Sera del 23 maggio). Che queste persone—non si sa da quale cattedra o pulpito — insultino quattro mie «amiche milanesi», non meglio identificate, tacciandole di crassa ignoranza, è increscioso ma anche ridicolo. È grave e intollerabile, invece, che il signor Rizzoli mi accusi, dalle colonne del Suo giornale, di «destabilizzare» i miei figli, e in particolare «il più piccolo, Luigi, che andrebbe invece sostenuto: a volte ci si ritira nella religione come fuga dal mondo»: così mostrando, oltre a tutto, di considerare i sentimenti religiosi di mio figlio, che riguardano solo lui e che non sono certo nati in queste settimane, come un fenomeno anomalo e patologico; cosa forse naturale, purtroppo, per chi non riesce nemmeno a immaginare che possano esistere valori diversi da quelli materiali. Per buona fortuna, Luigi non è affatto in fuga dal mondo, e ha sufficiente forza morale per valutare lo squallore di quelle parole. Ma vorrei ugualmente che venisse lasciato in pace, come me e le mie figlie. E possibilmente anche le mie amiche.
Grata per l’attenzione Le invio i miei saluti.

Veronica Berlusconi
27 giugno 2009
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Sia l'"Independent" che il "Times" tornano sulla vicenda del premier
"Segnali di pericolo sul suo futuro politico". E fanno il nome di Draghi per la successione

"Ultimi giorni alla corte di re Silvio"
I giornali inglesi ipotizzano le dimissioni

Intervista a Barbara Montereale che parla di "aria quasi competitiva"
tra le ragazze alle feste del Cavaliere. E conferma il regalo da diecimila euro

di ENRICO FRANCESCHINI

LONDRA - "Gli ultimi giorni della corte di re Silvio" s'intitola il paginone dell'Independent di oggi. E il Times ricostruisce su due pagine la vicenda con un grafico della "ragnatela di connessioni nel mondo di Silvio", ipotizzando che le pressioni per costringere il premier a dimettersi continueranno e indicando nel governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, un possibile primo ministro ad interim che ne prenda il posto.

Il caso Berlusconi continua dunque a rimanere al centro dell'attenzione dei media e dell'opinione pubblica mondiale, in particolare in Gran Bretagna, dove la stampa nazionale sembra particolarmente colpita da una vicenda a base di "sesso, bugie e videotape", per parafrasare un noto film di alcuni anni or sono.

"Berlusconi sembrava immune dagli scandali, ma le sensazionali notizie di caroselli sessuali a base di feste, modelle e denaro stanno facendo sentire il loro peso sul premier", scrive l'Independent. L'inchiesta dell'ex-corrispondente da Roma Peter Popham ricostruisce gli ultimi sviluppi della faccenda, notando in particolare le crescenti critiche della Chiesa cattolica, "che sta cominciando quietamente a tenere Berlusconi a distanza" e "l'accumularsi di segnali di pericolo" per il suo futuro politico. L'articolo sottolinea che perfino uno dei suoi più fidati consiglieri, Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, ha recentemente tracciato "un'analogia tra l'attuale situazione di Berlusconi e quella di Mussolini il 24 luglio 1943", il giorno prima che il duce fu destituito dal re. "La defezione di Ferrara", nel fronte dei critici di Berlusconi, scrive Popham, "fa parte degli effetti collaterali del divorzio chiesto da Veronica Lario", poiché Il Foglio è parzialmente di proprietà della (ancora per poco, a quanto pare) moglie del leader del Pdl.

Anche il Times pubblica un paginone sul caso. Un articolo di Lucy Bannerman, inviata a Bari, ricostruisce la rete di amicizie dichiarate e sotterranee che portano dal capoluogo pugliese fino alla residenza romana di Berlusconi e alla sua villa di Porto Rotondo in Sardegna. L'articolo contiene tra l'altro una nuova intervista a una delle giovani donne che hanno fatto visita al premier in più occasioni, Barbara Montereale, la cui automobili è bruciata nei giorni scorsi per un misterioso incendio doloso, la quale dice al Times che quando fu invitata in Sardegna a metà gennaio "c'erano un sacco di ragazze che non si conoscevano tra loro" e parla di un'atmosfera "quasi competitiva".

La Montereale conferma quando affermato in precedenti occasioni, cioè che per la sua presenza in Sardegna ricevette 11 mila euro, mille dall'uomo d'affari pugliese Giampaolo Tarantini, che l'aveva accompagnata, e 10 mila come "regalo" da Berlusconi.

Un secondo articolo, un commento del corrispondente da Roma Richard Owen, nota che, due mesi dopo l'inizio dello scandalo con la partecipazione al compleanno per i 18 anni di Noemi Letizia, Berlusconi cerca di mettere insieme una strategia, "mantenere la calma e andare avanti come niente fosse". Ma è "troppo tardi", la mancanza di una reazione convincente fino a questo momento hanno lasciato "la sua squadra in uno stato d'assedio". Per di più, scrive Owen, l'economia continua a declinare, con Mario Draghi, il governatore della Banca d'Italia, "indicato da alcuni come possibile premier a interim" se Berlusconi dovesse dimettersi, che questa settimana ha accusato il governo di "non avere una credibile via d'uscita" dalla recessione. L'articolo sottolinea che Berlusconi ha dovuto posticipare la discussione di una legge che dovrebbe multare severamente i clienti delle prostitute a causa dell'imbarazzo che provocherebbe un dibattito sul tema in parlamento alla luce degli incontri tra il premier e le escort e per la definizione che di lui ha dato il suo avvocato come "utilizzatore finale" di tali servigi.

Il Times rileva che Berlusconi affida sempre più spesso il compito di apparire in pubblico in sua vece al "fidato luogotenente Gianni Letta", dando la colpa all'artrite che lo affligge, per cui riceve iniezioni di cortisone. L'articolo si conclude ipotizzando che la salute "potrebbe essere una scusa" per rassegnare le dimissioni e prevede che le pressioni per dimettersi continueranno anche in autunno.

Il paginone del Times è illustrato da un ampio grafico che ricostruisce "la ragnatela" dei rapporti fra tutti i personaggi che ruotano attorno a Berlusconi e che sono coinvolti in qualche modo nello scandalo, da Veronica Lario alla cosiddetta "ape regina" Sabine Began, da Noemi Letizia alla escort Patrizia D'Addario; e un riquadro a parte cerca di spiegare ai lettori inglesi il significato di termini come "velina", "meteorina" e "valletta", il nuovo vocabolario della politica italiana al tempo di re Silvio.

(27 giugno 2009)

A guide to showgirls (dal Times)

Velina The term started in the 1920s and refers to a type of paper. It was later used to refer to the guidelines issued to journalists by the Ministero della Cultura Popolare during the Fascist period.

It took on a different meaning in the 1990s thanks to a famous TV programme on Mediaset, which Berlusconi owns, called Striscia la Notizia, in which the day’s news was handed to the anchorman by two girls, one brunette and one blonde.

The girls became known as “Le Veline”. From this, they came to play an iconic role in Italian television, offering a fast-track to fame for pretty girls. There is also a television programme called Veline, in which all the girls participate in bikini beauty pageants that are held in main squares across Italy

Soubrette An old expression for the saucy woman character in comic theatre, which means “conceited”. The character was often the light love interest (think Carry on films). It has come to mean a showgirl

Meteorina A weathergirl.This is a popular role on Mediaset. The weathergirls are said to be handpicked by Emilio Fede, Mr Berlusconi’s close friend and director of the news programme on his television channel Valletta The woman assistant in television quiz shows

24 giugno 2009

PER FIRMARE: l'appello alle First Ladies


Appello di donne alle first ladies: "Non venite al G8 italiano"

Siamo profondamente indignate, come donne impegnate nel mondo dell’università e della cultura, per il modo in cui il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, tratta le donne sulla scena pubblica e privata.

Non ci riferiamo solo alle vicende relazionali del premier, che trascendono la sfera personale e assumono un significato pubblico, ma soprattutto alle modalità di reclutamento del personale politico e ai comportamenti e discorsi sessisti che delegittimano con perversa e ilare sistematicità la presenza femminile sulla scena sociale e istituzionale. Questi comportamenti, gravi sul piano morale, civile, culturale, minano la dignità delle donne e incidono negativamente sui percorsi di autonomia e affermazione femminili.

Il controllo che Berlusconi esercita sulla grande maggioranza dei media italiani, in spregio a ogni regola democratica, limita pesantemente le possibilità di esprimere dissenso e critica. Risulta difficile, quindi, far emergere l’insofferenza di tante donne che non si riconoscono nell’immagine femminile trasmessa dal premier e da chi gli sta intorno.

Come cittadine italiane, europee e del mondo, rivolgiamo un appello alle first ladies dei paesi coinvolti nel prossimo G8 dell’Aquila perché disertino l’appuntamento italiano, per affermare con forza che la delegittimazione della donna in un paese offende e colpisce le donne di tutti i paesi.

Chiara Volpato (Professore Ordinario – Università di Milano-Bicocca)
Angelica Mucchi Faina (Professore Ordinario – Università di Perugia)
Anne Maass (Professore Ordinario – Università di Padova)
Marcella Ravenna (Professore Ordinario – Università di Ferrara)

(22 giugno 2009)

PER FIRMARE QUI IL LINK

(oltre 2.700 firme, l'iniziativa anche su El Paìs, Daily Telegraph, El Mundo)

Don Paolo Farinella: "Perchè trattate così bene Berlusconi?" al cardinal Bagnasco, 31 maggio 2009

ESEMPLARE!
Non è un fanatico "comunista", uno dei "demoni" di Berlusconi, ma è un uomo della Chiesa, un prete; eppure usa parole e toni adeguati nel considerare e denunciare il serio degrado in cui versa e precipita l'Italia, e davanti a cui anche il Vaticano (la pietra di fondazione per diffondere il messaggio di Cristo) preferisce chiudere gli occhi... con tornaconto?


Lettera del prete genovese al suo vescovo: "Avete fatto il diavolo a quattro sulle convivenze e sul caso Englaro. Ma assolvete il premier da ogni immoralità"

"Perché trattate così bene Berlusconi?"

Don Farinella scrive al cardinal Bagnasco:
"Io e molti credenti crediamo che così avete perduto autorità. Molti si allontanano dalla Chiesa per la vostra morale elastica"

di don PAOLO FARINELLA


Questa lettera, scritta da don Paolo Farinella, prete e biblista della diocesi di Genova al suo vescovo e cardinale Angelo Bagnasco, è stata inviata qualche settimana fa e circola da giorni su internet. Riguarda la vicenda Berlusconi, vista con gli occhi di un sacerdote. Alla luce degli ultimi fatti e della presa di posizione di Famiglia Cristiana che ha chiesto alla Chiesa di parlare, i suoi contenuti diventano attualissimi.

Egregio sig. Cardinale,

viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E' il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città.

Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.

Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di "frequentare minorenni", dichiara che deve essere trattato "come un malato", lo descrive come il "drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio". Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell'omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull'inazione del suo governo. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato il suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale.

Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la "verità" che è la nuda "realtà". Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell'Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei supremi "principi non negoziabili" e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono "per tutti", cioè per nessuno.

Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all'integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi.
Non date forse un'assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi "parlate per tutti"? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l'immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E' forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l'attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l'8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell'inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo.

I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra a stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull'odio dell'avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, con cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo attraverso "modelli televisivi" ignobili, rissosi e immorali.

Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l'altro 50% sotto l'influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d'interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa?

Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita "dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale"? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall'eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l'etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant'Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché "anche l'imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa". Voi onorate un vitello d'oro.

Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da "mammona iniquitatis", si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo - è un silenzio d'oro? Quando il vostro silenzio non regge l'evidenza dell'ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: "troncare, sopire ... sopire, troncare".

Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? "Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo ... si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest'urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti... A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent'altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire" (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una "bagatella" per il cui perdono bastano "cinque Pater, Ave e Gloria"? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: "Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et meretrix" (La Stampa, 8-5-2009).

Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l'integerrimo sant'Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell'imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: "Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il denaro" (Ilario di Poitiers, Contro l'imperatore Costanzo 5).

Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei "per interessi superiori", lo faccia almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile.

Lei ha parlato di "emergenza educativa" che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è lamentato dei "modelli negativi della tv". Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l'arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del "velinismo" o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull'altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l'Italia.

Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all'Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: "Non licet"? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro "tacere" porta fortuna.

In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.

Genova 31 maggio 2009
Paolo Farinella, prete

(24 giugno 2009)

23 giugno 2009

La LETTERA di F.Cossiga a Silvio Berlusconi, e le opinioni dell'amico Ben Ammar

SKY: INCONTRO A MILANO TRA MURDOCH E BEN AMMAR da Libero news

Milano, 18 giu. - (Adnkronos) - Incontro a Milano tra il tycoon australiano Rupert Murdoch e il produttore cinematografico franco tunisino Tark Ben Ammar, consigliere di amministrazione di Mediobanca e di Telecom Italia. "Murdoch e' un grande amico -spiega Ben Ammar all'ADNKRONOS al termine dell'incontro- io sono amico di tutti. Lo conosco personalmente dal 1995". Durante il colloquio, spiega Ben Ammar, non si sarebbe parlato di questioni televisive: "Non ho parlato di questo -afferma- non e' che Murdoch ha bisogno di me per esprimere il suo pensiero".

Il chairman e ceo di News Corp, che in Italia controlla Sky, ha preso alloggio poco dopo le 18 in un lussuoso hotel nel pieno centro del capoluogo lombardo. L'editore era accompagnato dallo staff e dalle guardie del corpo e non e' stato possibile avvicinarlo. Intorno alle 19.40 e' sopraggiunto in auto Ben Ammar, uomo dalle mille relazioni, dal finanziere bretone Vincent Bollore' al presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, fino allo stesso Murdoch con cui ha stretti rapporti.

Murdoch ha lasciato l'hotel intorno alle 20.15 per dirigersi alla volta del Castello Sforzesco, dove ha organizzato una cena per circa 200 invitati.
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L’intervista / «Non c’è alcuna guerra con Rupert. Berlusconi uscirà da questa crisi»
«Silvio è solo, faccia come Sarkozy
Serve una first lady al suo fianco»
Da Gheddafi a Murdoch, parla il finanziere tunisino Ben Ammar: «Solo in Italia un leader viene trattato così»


Dal Corriere della Sera di Aldo Cazzullo

PARIGI - Tarak Ben Ammar, rappresentante dei francesi in Mediobanca, socio e amico di Ber­lusconi e Murdoch, produttore di Spielberg e Mel Gibson, nipote di Bourghiba il liberatore della Tunisia - che nel ’57 introdusse il divor­zio per sposare sua zia Wassila -, è nella sua casa di Parigi, tra una Crocefissione di Bacon e il megaschermo che trasmette il talk-show della sua nuova tv del Maghreb, Nezma (Brezza): «Un progetto che è piaciuto subito molto al presiden­te Berlusconi». Ben Ammar è appena rientrato dall’Italia, dove ha incontrato sia Berlusconi sia Murdoch. «E posso confermare che tra i due non c’è nessuna guerra. C’è stato il malinteso sull’Iva, fino a quando prima io e il giorno dopo Tremonti abbiamo spiegato a Rupert che il go­verno fu costretto dall’Europa a equiparare l’im­posta sulle tv, e non poteva certo farlo abbassan­do l’Iva a Rai e Mediaset».

Se non c’è guerra, perché il Times di Murdo­ch attacca Berlusconi tutti i giorni?
«È quello che ho chiesto a Rupert. Lui mi ha risposto che quando ha preso il Times si è impe­gnato a non interferire sulla linea editoriale».

E lei ci crede?
«Sì. Murdoch sa benissimo che, se ha il mono­polio del satellite in Italia, lo deve a Berlusconi. Mario Monti e la Commissione europea erano contrari, come anche la stampa italiana, che so­spettava una fusione Sky-Mediaset. Anche i suoi collaboratori dissero a Berlusconi che si sta­va indebolendo. Lui rispose che era necessario aprire il mercato».

Non è che Murdoch si è seccato quando il Cavaliere stava per vendergli Mediaset e si è tirato indietro?
«Berlusconi non stava per vendere. Aveva praticamente venduto. Furono Marina e Piersil­vio a fargli cambiare idea. Infatti ora c’è una sa­na competizione tra i figli, Piersilvio e James. Di più: Murdoch è il tycoon che Berlusconi vorreb­be essere, se non fosse entrato in politica. Un tycoon 'globale'. E a Murdoch, che è ossessiona­to dalla politica, non dispiacerebbe essere lo sta­tista che è Berlusconi. La differenza è che Ru­pert è molto più a destra».

Berlusconi uscirà da questa crisi?
«La sua capacità di resistenza e di reazione è straordinaria, impressionante. In queste setti­mane ho avuto modo di incontrarlo spesso. L’ho visto superare attacchi che avrebbero mes­so in difficoltà chiunque».

Veronica ha scritto che il marito non sta be­ne.
«Io ho conosciuto il declino di un grande lea­der, invecchiato tra persone che non gli diceva­no la verità. Nell’84 andai da Bourghiba, con suo figlio Habibi junior, mia zia e mio padre, a dirgli che lui, padre della nazione, avrebbe dovu­to dimettersi ed entrare nella storia, come aveva fatto Senghor. Ci cacciò, e poco dopo si separò da mia zia. Ma la storia di Berlusconi è del tutto diversa. Silvio non è malato di certo. È un lavo­ratore instancabile, dorme quattro ore per not­te. Fa una vita terribile, che ha bisogno di pau­se. La sua 'malattia', caso mai, è il divertimen­to, la felicità, la compagnia. Che gli manca, per­ché da quando è finito il matrimonio con Vero­nica è un uomo solo».

Chissà cosa deve aver sopportato Veronica.
«Veronica non ha dovuto sopportare nulla, perché quando stava 'matrimonialmente' con lui, sino a qualche anno fa, era felicissima. Non ho mai visto una coppia così innamorata. Arriva­vo alla Certosa con mia moglie, e ci trovavamo quasi in imbarazzo: si baciavano, si cercavano, si carezzavano ogni momento. Quando ho cono­sciuto Silvio, nell’84...».

Ad Hammamet, a una festa con giovani don­ne, vero?
«Lo conobbi sulla spiaggia, con Craxi, e la sera dopo ci fu questa festa. Io stavo girando un film e portai modelle e attrici stupende. Silvio le ammirò, eccome. Ma parlava solo di Veronica. E quando nel '93 scese in campo, lo fece contro l’opinione di tutti noi, tranne due persone: sua madre e sua moglie. Peccato che Veronica non gli sia stata al fianco, eccetto che per la visita di Clinton. Una donna così bella, così elegante, co­sì intelligente è fondamentale per un leader. Guardi come Carla ha fatto bene a Sarkozy».

Che opinione ha di Sarkozy?
«Ottima. Sta facendo bene, ma all’inizio appa­riva nervoso, immaturo. Carla l’ha aiutato, gli ha portato gli intellettuali, l’ha avvicinato a un mondo che non era il suo. E regge il confronto con qualsiasi first-lady, compresa Michelle Oba­ma».

Berlusconi dovrebbe fare come Sarkozy?
«Silvio non ha certo bisogno dei miei consi­gli. Ma, certo, la solitudine non gli si addice e non gli giova. Spero che torni a innamorarsi pre­sto, di una donna che lo ami come lui ha amato Veronica e come Veronica l’ha amato. Avere una donna al proprio fianco sarebbe decisivo per un uomo così sensibile alla bellezza, all’eleganza, al talento».

Palazzo Grazioli e Villa Certosa non sono frequentate così bene, negli ultimi tempi.
«Io ci sono stato, e ho sempre trovato perso­ne di grande livello artistico e intellettuale. Non ho mai visto non dico una 'escort', ma una per­sona imbarazzante o volgare. Sono stato a cena di recente, c’erano anche Carlo Rossella, Emilio Fede e due coppie di amici francesi e americani, ed è stata una serata bellissima, con cantanti e artisti di qualità. Perché Silvio è un esteta. Ha il senso del bello, in ogni dettaglio. È incapace di volgarità».

Be', se sono autentiche le battute rivolte a Chirac e riferite dall'Express...
«Ma proprio oggi Chirac si è detto scioccato per le dichiarazioni che gli sono state attribuite e le ha smentite in modo pubblico e formale».

Ma voi amici non potevate metterlo in guar­dia dal fare entrare in casa certi personaggi?
«Silvio ama conoscere sempre anche persone nuove. Questa è la sua natura: la scoperta, l’ami­cizia, l’avventura. Senza questa curiosità, non sa­rebbe diventato quel che è. E poi nessuno, tra quanti lo criticano, ha lontanamente l’autorità per dargli una lezione morale».

Non si tratta dei comportamenti di un priva­to cittadino, ma del presidente del Consiglio.
«Ma il presidente del Consiglio non ha nulla di cui dover chiedere scusa. Solo in Italia un lea­der politico viene trattato in questa maniera. Qui in Francia non sarebbe assolutamente possi­bile. Nessuno ha scritto una riga sui mesi in cui Sarkozy era single. Nessuno ha scritto una riga negli anni in cui Mitterrand frequentava le sue amiche al piano di sotto e Danielle viveva al pia­no di sopra con il suo amico. Solo in Italia avete il gusto di criticare in modo così aspro, di scan­narvi tra voi. Ricordo bene la storia di Craxi, che patì una grave ingiustizia. Ma avevo dimentica­to il caso Leone. L’altra sera ho visto la trasmis­sione di Minoli che ricostruiva la demolizione di un presidente della Repubblica, e ho subito telefonato a suo figlio, Giancarlo Leone. Non si può consentire a certa stampa di demolire così un uomo che poi invece risulta innocente. Voi italiani dovreste ricordarvi della lezione di Agnelli, che nel '94 per amore dell’Italia rispose di brutto ai giornali stranieri che dicevano falsi­tà su Berlusconi».

Diranno che lei difende il Cavaliere con tan­ta energia proprio perché è davvero in difficol­tà.
«Non è in difficoltà. È oggetto di una precisa azione da parte di un gruppo editoriale che agi­sce in accordo con la sinistra. Ma è, oggi, il prin­cipale protagonista della politica internaziona­le. È lui che ha fatto superare le incomprensioni tra l’amministrazione americana e quella russa, è lui che ha convinto molti governi tra cui quel­lo americano a intervenire per salvare le ban­che, è lui che, con Sarkozy, ha fermato i carri armati russi a cinque chilometri da Tbilisi. Ber­lusconi non ha bisogno delle mie difese. Non so­no il suo portavoce. Questa storia tutta italiana passerà presto».

È stato anche a Villa Certosa?
«Ci sono stato nell’agosto scorso, per prepara­re l’incontro che avevo con Gheddafi il giorno dopo, e lui organizzò in mio onore una delle se­rate più memorabili della mia vita; e di serate memorabili ne ho vissute tante, a Cannes e a Hollywood. Berlusconi aveva predisposto nel te­atro all’aperto uno spettacolo straordinario. Un balletto russo a livello del Bolshoi. Musicisti bra­siliani. Cantanti d’opera. Un concertista straordi­nario. Lui era il regista, lo show-maker, come ai tempi di Canale 5. Io ero l’ospite d’onore e la giu­ria: alla fine premiai la migliore esibizione. Lui però aveva preparato regali per tutti: orologi per gli uomini e gioielli per le artiste».

Non è in discussione la generosità persona­le di Berlusconi, né la vostra amicizia. Pensa che la sua credibilità all'estero sia intatta?
«La percezione di Berlusconi tra i leader stra­nieri è esattamente l’opposto di quella che in Ita­lia volete far credere che sia. Uomini come Clin­ton, Blair, Schroeder lo guardavano con grandis­simo rispetto: il fatto che oltre ad essere un pro­tagonista della politica fosse anche un imprendi­tore di grande successo, creava, e crea, rispetto e ammirazione in persone che si erano occupate sempre e solo di politica. Berlusconi a giorni presiederà, unico leader nella storia, il G8 per la terza volta. Non penserà che queste cose non contino anche per Obama, per Sarkozy, per la Merkel?».

Berlusconi stesso lamenta che i giornali stranieri lo denigrino.
«Si riferisce a quei giornali che ripetono acriti­camente le notizie dei giornali italiani».

Cosa sarà del patrimonio di Berlusconi?
«Non vedo problemi di successione. E poi non è una questione di soldi. Di soldi ce ne so­no tanti da bastare per diverse generazioni. È una questione di sentimenti».

La visita di Gheddafi, in cui lei ha avuto un ruolo decisivo, ha suscitato parecchie ironie.
«Conosco Gheddafi dal '77. Lui non andava d’accordo con Bourghiba, ma adorava mia zia. È un originale. Molto intelligente, mai arrogante. È dolce, cordiale. Voi non capite Gheddafi. La tenda beduina per lui è come il kilt per gli scoz­zesi. Non è folklore, non è la tenda saudita con gli ori e l’aria condizionata. È il contatto con le sue radici: le pecore, i cammelli, il tè, il Sud del­la Libia dove cresceva il figlio unico di una fami­glia povera, che sognava di entrare nell’esercito per cambiare il suo paese».

Eni, Unicredit: qual è la strategia di Ghedda­fi in Italia?
«Un tempo i suoi erano semplici investimen­ti, come in Fiat. Ora qualcosa è cambiato. C’è ap­punto una strategia, un rapporto privilegiato. E tutto grazie a Berlusconi. Gheddafi gli ha persi­no offerto di diventare il suo successore in Libia...».

Potrebbe essere un'idea...
«E non troverebbe certo una stampa ostile. Berlusconi fir­mando l’accordo con la Libia ha compiuto un gesto storico. Non solo ha chiesto perdono per i crimini dei colonizzatori fascisti davanti a tutto il Parla­mento libico. Ha anche baciato la mano del figlio del martire Omar el Mukhtar. Un gesto che ha toccato anche me. Non avete idea dell’impatto che quel gesto ha avuto sugli ara­bi, che con Berlusconi in passa­to erano stati tiepidi. Ora lo adorano. E questo gli dà la cre­dibilità e l’autorevolezza per avvicinare i palestinesi a Netan­yahu, che vedrà la prossima settimana».

Parliamo di Generali. Bernheim ha fatto ca­pire che gradirebbe essere riconfermato alla presidenza.
«Lei conosce qualcuno che a quell’età gradi­rebbe dare le dimissioni, nelle aziende o nella politica? E lo dico per fare un complimento a Bernheim, che è talmente legato a Generali che vorrebbe 'morire' in Generali».

Detta così, pare che voi francesi pensiate a un altro candidato.
«No. Se aprissimo oggi il totonomine, da qui all’aprile 2010 spunterebbero 102 candidati. Non so chi riuscirebbe a mettere tutti d’accor­do. E se questo farebbe bene all’azienda».

Prima o poi Generali diventerà francese, magari grazie ad Axa?
«Questo no. Generali sarà sempre italiana».

Anche Telecom? O si fonderà con Telefoni­ca?
«Confermo che non c’è nessun progetto di fu­sione. L’ha detto Bernabé, lo hanno ripetuto gli spagnoli».

Gli investitori però c’hanno rimesso parec­chio.
«È il mondo che è crollato, non solo il titolo Telecom. Bernabé è lì da poco più di un anno. Aspettiamo a giudicarlo».

E Mediobanca?
«La sua indipendenza non è in discussione, così come l’armonia interna».

Finanza, grandi aziende. Lei conosce bene quelli che in Italia sono polemicamente defini­ti «poteri forti». Davvero qualcuno di loro vuo­le la fine di Berlusconi?
«Non mi piace l’espressione 'poteri forti'. In teoria, Berlusconi ha fatto tutte scelte ostili al­l’establishment. Ha fatto entrare in Italia Murdo­ch mentre la Francia ha bloccato il 'diavolo', lo 'squalo', quando Murdoch stava per comprare Canal Plus. Ha fatto entrare in Italia Gheddafi, chiedendo perdono a un 'beduino'. Berlusconi stesso è un 'diverso', un uomo che si è fatto da solo, uno che con l’establishment non aveva nul­la a che fare. Proprio come me. In Francia Chi­rac non l’ha voluto: il governo di Chirac fece pressioni sul suo amico Lagardère, pur di non lasciar prendere il controllo della Cinq a Berlu­sconi. Io invece ho portato in Italia un gruppo francese. L’establishment italiano ha lasciato che Murdoch avesse il monopolio della pay-tv; che il gruppo francese divenisse il socio chiave in Mediobanca; che gli spagnoli divenissero il gruppo chiave in Telecom; che le Generali aves­sero un presidente francese. La verità è che l’Ita­lia è il paese più aperto e con meno pregiudizi; altrimenti io, un tunisino, non sarei qui. Masso­neria? Lobby ebraica? Siamo seri. Ai complotti dell’establishment io non ci credo».

21 giugno 2009
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21 giugno.
a Berlusconi viene chiesto se è vero che avrebbe bisogno di una first lady come la moglie di Sarkozy, Carla Bruni (come affermato da Tarak Ben Ammar nell'intervista al Corriere). «Visto che titoli? Pazzesco!» è stata la replica del premier.

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Jacques Chirac: Quella volta che Silvio mi disse "Non sai quante naiche hanno usato questo bidet"

E' interessante quanto sta avvenendo in queste settimane nel mondo dell'informazione internazionale. Quest'ultima sembra aver trovato un filone dorato per vendere copie e far scaricare articoli, dopo un periodo (specie per la carta stampata) decisamente poco felice. Il filone è rappresentato dalla gigantesca puttanopoli che sta investendo il sedicente incolpevole premier Berlusconi.

Mentre in Italia i suoi fedeli servitori (tipo Carlo Rossella) rilasciano interviste in cui dichiarano che le feste organizzate nelle ville di Berlusconi, in cui ci sono amici, a amiche di amici, finiscono a mezzanotte e sono innocui ritrovi conviviali durante i quali il cavaliere racconta anche barzellette ("mai scollacciate") e i telegiornali nascondono le notizie delle ragazze a pagamento invitate da procacciatori a queste feste del premier, all'estero si divertono un sacco a mettere le mani nella marmellata.

L'ultimo è l'Express di quei comunisti francesi, che hanno intervistato quel grumo eversivo rosso dell'ex presidente Jacques Chirac: quest'ultimo ricorda una visita fatta in una delle case di Silvio Berlusconi. "Un tipo un po' strano" dice l'ex presidente della repubblica transalpina, che poi racconta l'orgoglio da tombeur de femme del Cavaliere quando, mostrando uno dei bagni il premier ha ghignato indicando un bidet: "Non puoi neanche immaginare quante paia di natiche ha accolto".

Questo bolscevico di Chirac, ha anche rincarato la dose svelando che in casa erano presenti numerosi settimanali con foto di donne nude. "Io gli ho domandato perché fossero in giro tutte queste riviste". La risposta di Silvio Berlusconi: "quella l'ho avuta, quella anche...". Come le figurine.

Chissà se Chirac aveva qualche "pezzo" da scambiare con "l'utilizzatore finale"...

Venerdì 19 Giugno 2009 - Giuseppe Morea - da "Help!" Attualità - Costume e società
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LETTERA APERTA

«Silvio, non chiedere scusa a nessuno»
Cossiga scrive al premier: «Non credo che tu sia vittima di un com­plotto, ma delle tue imprudenze e ingenuità»


Caro Silvio, ti scrivo da amico e da politico, non da «amico politico», benché legato a te da un’ami­cizia personale che data dal 1974 e che non è mai venuta meno. Non sono mai entrato nella tua vita privata pur, come tu ben sai, non con­dividendo alcune manifestazioni di essa. Ri­tengo che i giudizi sulla vita privata di una per­sona che non attengano alla funzione pubblica esercitata - e in particolare la vita eufemisti­camente chiamata «sentimentale» ma più esattamente «sessuale» - debbano essere di­stinti dai giudizi politici.

Non mi sembra che il giudizio politico di al­lora e il giudizio storico di oggi abbiano bollato con il marchio dell’infamia John Fitzgerald e Robert Kennedy, le cui attività galanti supera­rono di gran lunga le tue, e ebbero anche aspet­ti inquietanti sui quali la giustizia americana non volle inquisire fino in fondo. E che dire del primo ministro britannico Wilson, che fece no­minare dalla Regina, che non batté un ciglio, alla carica di Pari a vita con il titolo di barones­sa una sua collaboratrice, collaboratrice per così dire, in senso piuttosto lato? E qui mi fer­mo… Ora tu ti trovi, a torto o a ragione, in un brutto impiccio: per motivi «sentimentali» e anche per motivi, diciamo così, mercantili. Vi è chi, movimenti politici e potentati economi­ci, con o senza giornali di loro proprietà, sono terrorizzati che tu possa governare il Paese per altri quattro anni; e sperano che titolari di alte cariche istituzionali, al primo, al secondo o al terzo posto nelle precedenze, riescano a farti uno sgambetto.

Vorrei darti qualche consiglio, anche se so che tu ritieni che pochi consigli possano darti quelli che furono attori o, come me, solo com­parse in quello che tu chiami il «teatrino» del­la politica della Prima Repubblica. È vero che una coincidenza è solo una coin­cidenza, che due coincidenze sono un indizio e che tre coincidenze possono essere una prova. Ma io non credo che tu sia vittima di un com­plotto. E poi, complotto di chi? Dei nostri servi­zi di sicurezza? Ma al loro apice, da Gianni Di Gennaro a Bruno Branciforte e Giorgio Picciril­lo, ci sono dei fedeli e capaci servitori dello Sta­to, sui quali non può gravare alcun sospetto e che sono impegnati, oltre che a svolgere le loro mansioni, ancora a capire, per colpa della leg­ge e del Governo, quali esse siano e quali siano i confini tra le loro competenze e quelle del ser­vizio di informazione e sicurezza militare dello Stato Maggiore della Difesa…

Complotto di un servizio estero? Di Cia o Dia americane? Certo, i mezzi e le competenze li hanno, eccome! E perché mai Barack Obama dovrebbe aver ordinato una tale campagna di «intossicazione»? Perché sei amico di Putin e della Federazione Russa? Ma immaginati. Al­la fine Putin preferirà Obama a te e viceversa. Noi siamo un grande Paese, ma non una gran­de potenza: smettiamolo di crederlo. Io penso che tu sia vittima dell’odio dei tuoi avversari ma anche delle tue imprudenze e ingenuità. L’odio dei tuoi avversari è eviden­te: e non penso al mite e sprovveduto Dario Franceschini, né al freddo, politico e onesto e corretto Massimo D’Alema, anche se si è la­sciato scappare una battuta che più che te e lui sta mettendo nei pasticci il «lotta-» o «lob­by- continuista» magistrato di Bari. Questo odio io l’ho patito sulla mia pelle. Perché a te il noto gruppo editoriale svizzero dà dello sciupa­femmine, ma a me per quasi sette anni ha da­to del golpista e del pazzo, nel senso tecnico del termine…

Lascia stare i complotti, e respingi anche l’odio che è un cattivo consigliere anche per chi ne è oggetto. Vendi Villa La Certosa, o meglio regalala allo Stato o alla Regione Sarda: è indi­fendibile e «penetrabilissima». Lascia anche Palazzo Grazioli, che ha ormai una fama equi­voca e trasferisciti per il lavoro e per abitarvi a Palazzo Chigi. Non chiedere scusa a nessu­no, salvo che ai tuoi figli, quelli almeno che hai in comune con Veronica. Non mi consta che gli altri due grandi sciupafemmine come Kennedy e Clinton abbiano mai chiesto scusa al loro po­polo… Fai la pace con Murdoch: tra ricchi ci si mette sempre d’accordo. Cerca un armistizio con l’Anm: porta alle lunghe la legge sulle inter­cettazioni e quella sulle modifiche del Codice di Procedura Penale e dai ai magistrati un con­sistente aumento di stipendio.

Vuoi, invece, fare la guerra? Allora vai in Parlamento: ma al Senato per carità! E non alla Camera, per non correre il rischio di ve­derti togliere la parola o espulso dall’aula. Tie­ni un duro discorso sfidando l’opposizione, fa presentare una mozione di approvazione delle tue dichiarazioni, poni la fiducia su di essa e, come ai gloriosi tempi della Dc con il Governo Fanfani, fatti votare contro dai tuoi, impeden­do con i voti la formazione di un altro gover­no, porta così il Paese a inevitabili nuove ele­zioni… Perché la guerra è sempre meglio per te, per l'opposizione e per il Paese, di questo rotolarsi nella melma.

Con affetto ed amicizia

Francesco Cossiga
presidente emerito della Repubblica
22 giugno 2009
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I giornali stranieri seguono con crescente interesse la vicenda
Stampa estera scatenata "Berlusconi può cadere"
da La Repubblica di FRANCESCO BEI

ROMA - Se i telegiornali italiani - con l'eccezione di Skytg24 e Tg3 - continuano a ignorare lo scandalo di Bari, altrettanto non si può dire per la stampa estera, che segue la vicenda con interesse crescente. "È giunta l'ora per Silvio Berlusconi?", s'interrogava ieri El Mundo, principale giornale spagnolo di area centrodestra. "Molti considerano - aggiungeva - che lo scandalo erotico-festivo delle ultime settimane, in continua crescita, potrebbe causare la caduta finale di colui che finora sembrava politicamente immortale". E ancora: "Ormai non passa giorno in cui il rosario di rivelazioni non si incrementa con nuove e truculente scoperte, che ogni volta minano vieppiù la reputazione e il potere del Cavaliere".

Sempre in Spagna, anche El Paìs torna a parlare del caso Berlusconi con quella che definisce "la rivolta delle veline". Il quotidiano spagnolo afferma che "le denunce delle modelle pongono fine al feeling con la Chiesa cattolica ed all'ammirazione di molti italiani". "Secondo fonti diplomatiche", aggiunge il quotidiano, "Berlusconi ha chiesto la solidarietà di varie cancellerie straniere" nelle quali però "lo sconcerto supera la comprensione".

Non ci vanno leggeri nemmeno i media britannici, anche in questo caso senza distinzioni di destra o di sinistra. Il conservatore Times, sotto al titolo "Una notte nell'harem di Berlusconi", riporta le dichiarazioni di Patrizia D'Addario. Ma è soprattutto il Daily Telegraph, altra testata conservatrice a larga diffusione, a soffermarsi sul caso: "Il vizio minaccia di far cadere Berlusconi.

Il Telegraph sostiene che c'è paura per "nuove rivelazioni in vista del summit del G8 del mese prossimo", e intervista James Walston, un professore di scienze politiche all'American University of Rome, che predice uno "stillicidio di rivelazioni" e afferma che "questo non darà a Berlusconi un'aria molto da statista quando tratterà con Obama e Merkel".

Spostandosi a sinistra si trovano Guardian e Observer, entrambi attenti alla vicenda del presidente del Consiglio. "Possono le rivelazioni di Barbara Montereale far cadere Berlusconi?", si chiede The Observer. Per il Guardian il racconto della Montereale potrebbe "convincere molti italiani che si è passato il segno".

(22 giugno 2009)

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VIDEO: Berlusconi parla della Legge sulla prostituzione

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Il Guardian lo dichiara vincitore di un eventuale concorso
L'ironia dell'Independent: "Perché paga per le donne?"
"Berlusconi, il politico più sessista"
La stampa estera dura col premier


"Se si dovesse tenere, in Europa, un concorso per scegliere il politico più sessista, vincerebbe senza dubbio Silvio Berlusconi". Si apre così il duro editoriale del Guardian, dedicato alla figura del premier italiano e all'inchiesta sul presunto giro di squillo messo in piedi da Gianpaolo Tarantini. Un editoriale non firmato che riflette l'opinione del celebre quotidiano londinese. E proprio l'atteggiamento verso le donne tenuto da Berlusconi, rappresenta, secondo il quotidiano britannico, "una delle varie ragioni per cui gli italiani non avrebbero dovuto metterlo al potere per tre volte".

E non è la sola, visto che il quotidiano elenca "il suo rifiuto di voler ammettere il conflitto tra i suoi affari e gli interessi nei media, da una parte, e il suo ruolo politico dall'altro; i suoi attacchi al Parlamento e al potere giudiziario; l'uso che fa della maggioranza per garantirsi l'immunità dai procedimenti giudiziari; il suo fallimento nell'azione di contrasto al crimine organizzato; la cattiva gestione economica e le riforme illiberali alle quali sta lavorando".

Il Guardian sottolinea anche come il successo di Berlusconi sia "il prodotto, più che la causa, del crollo del sistema politico dell'Italia, che ha fatalmente indebolito sia la sinistra che il centro, lasciando spazio agli opportunisti e agli xenofobi". In conclusione, secondo l'editoriale, "la promessa fatta da Berlusconi, durante le elezioni, di portare stabilità in Italia, significa solo che l'Italia e il resto d'Europa dovranno sopportarlo ancora per un po'". Dunque la durissima conclusione: "E' una tragedia che l'indagine giudiziaria Mani Pulite sulla corruzione politica, che sembrava promettere un grande rinnovamento della politica italiana all'inizio degli anni Novanta, abbia condotto l'Italia a tutto questo".

Il Guardian dedica altri due pezzi alle vicende del premier e una pagina sull'inchiesta giudiziaria di Bari, con una mappa delle varie città italiane relative al giro di prostituzione oggetto dell'inchiesta. Di particolare rilievo le notazioni del corrispondente da Roma Tomn Kingstone. La prima: "E' improbabile che lo scandalo passi prima dell'arrivo in Italia il mese prossimo dei leader mondiali per il summit del G8" (come Berlusconi avrebbe sperato). Due: interpellato dal Guardian, il professor Raffaele De Mucci, ordinario di scienze politiche alla università Luiss di Roma, dice: "Il calo di voti per Berlusconi alle elezioni europee, le sue rumorose proteste ai recenti comizi, tutto ciò dimostra un calo di consensi a causa dello scandalo. Ora i suoi alleati sono preoccupati, la fiducia dell'elettorato nella classe politica si è indebolita e Berlusconi rischia di perdere il capitale politico che aveva costruito con la sua gestione del terremoto in Abruzzo e la crisi dei rifiuti a Napoli". Tre: il corrispondente sottolinea, tra le prove del nervosismo crescente di Berlusconi e del suo entourage, l'attacco del ministro della Cultura Bondi a Repubblica, "il giornale che tiene il primo ministro sotto pressione, accusato di essere una minaccia per la democrazia".

Anche il Times dedica tre pezzi alla vicenda, e in uno punta il dito contro l'atteggiamento del premier verso le donne, titolando: "L'Italia di Berlusconi mostra uno strano di tipo di femminismo". Un premier, quello italiano, che "sembra trattare le donne come delle cose da comprare e vendere per soddisfare il proprio ego". Berlusconi "detiene la seconda carica più alta in Italia (non dimentichiamoci del Papa)" e "sembra aver interpretato il ruolo di primo ministro della Repubblica italiana come una via di mezzo tra un imprenditore di locali notturni e un pezzo di cabaret". Il Cavaliere è, per il Times, una versione "esagerata, fumettistica, del classico stereotipo dell'uomo italiano: vanesio, borioso, chiacchierone, accondiscendente e sessualmente insicuro: "Per molti italiani il suo flirtare non è un'espressione di insaziabile virilità, ma chiara evidenza della sua impotenza sessuale". Nel lunghissimo articolo pubblicato con grande evidenza nell'inserto T2 del Times - intitolato "All about Silvio's mother" - si aggiunge che "Berlusconi è un prodotto del matriarcato italiano che consente all'uomo di fare ciò che vuole fin dalla nascita", ma conclude: "Dubito tuttavia che l'Italia gli perdonerà questo scandalo. Perché c'è una cosa che gli italiani non sopportano: l'umiliazione di fronte ai media stranieri. Farsi sorprendere coi calzoni calati davanti al mondo è una brutta figura (in italiano nel testo originale), e questo, per gli italiani, è un peccato oggettivamente imperdonabile". Aggiunge l'articolista del Times: "Le donne al centro dello scandalo saranno anche delle escort aspiranti modelle, ma non vanno sottovalutate. Quale che sia la natura delle transazioni d'affari tra loro e il premier, il più grande errore di Berlusconi è stato di averle mal giudicate".

E il quotidiano supporta le sue tesi con le opinioni di tre importanti columnist italiane. A partire da Lina Sotis, Corriere della Sera: "L'intera vicenda sarebbe stata impensabile nell'Italia degli anni 50 e 60, ma da allora il nostro paese ha perso la sua grande borghesia, che non avrebbe mai permesso a una persona come Berlusconi di diventare primo ministro. Se l'Italia avesse ancora una forte classe media, Berlusconi sarebbe un nessuno. Attraverso le sue proprietà nei media e la sua manipolazione del sistema politica, Berlusconi stesso ha contribuito all'erosione di alcuni di quei valori vecchio stampo della classe media di un tempo. Oggi le classi più popolari lo trovano simpatico, furbo, figo, come i personaggi che erano interpretati da Alberto Sordi, che personificava al meglio i vizi degli italiani, la loro volgare ammirazione per il denaro, la ricchezza, gli eccessi, le donne facili".

Quindi Lucia Annunziata, la Stampa: "Io non giudico il comportamento di Berlusconi dal punto di vista morale. E' semplicemente inappropriato per un capo di governo. E' un danno per l'immagine della nazione. I commenti discriminatori e l'atteggiamento di Berlusconi verso le donne sono solo una piccola parte di tutto questo. Lui ha fatto i soldi e crede perciò di poter fare quello che vuole. Un uomo come Agnelli non si sarebbe mai comportato i nquesta maniera".

Infine Natalia Aspesi di Repubblica: "Oggi è chiaro che per entrare in parlamento, per diventare ministro, per andare al parlamento europeo, devi avere meno di 30 anni, essere molto carina e magari andare a letto con qualcuno. L'Italia è stata rovinata dalla televisione, dal mondo di frivolità e glamour da cui proviene Berlusconi. Il nostro paese è cambiato molto in fretta. Non eravamo così dieci anni fa. Eravamo un paese normale. Avevamo una morale".

Poi viene ripresa la proposta lanciata su Micromega, alle first Ladies, di boicottare il G8. L'appello alle mogli dei Grandi, firmato da tre accademiche italiane, viene citato anche dal Daily Telegraph. Le accademiche sono le psicologhe Chiara Volpato (Bicocca di Milano), Angelica Mucchi Faina (Perugia) e Anne Maas (Padova). Inoltre il giornale cita la professorfessa Bianca Beccalli, capo del Centro per lo Studio delle differenze trai sessi alla università di Milano, che dice: "Abbiamo centinaia di firme e ne stiamo raccogliendo di più".

Il Telegraph, poi, pubblica le foto della Montereale scattate Palazzo Grazioli e titola: "Le donne in bagno tormentano Berlusconi".

Su "The Independent", un corsivo, accompagnato dalla foto della D'Addario, si chiede ironicamente perché Berlusconi, un miliardiario, proprietario di televisioni, abbia dovuto pagare per fare sesso, con tutto ciò che ne consegue.

E, ancora, il Financial Times sottolinea la censura o autocensura della vicenda sui media italiani, in particolare in tv, affermando: "Come ha fatto notare il quotidiano di centro-sinistra la Repubblica, il controllo di Berlusconi sulla televisione significa che la grande maggioranza degli italiani conoscono poco delle accuse contro di lui".

Lo spagnolo El Mundo, oltre a citare l'appello delle accademiche italiane alle First Ladies, riporta un editoriale dal titolo "L'utilizzatore finale", termine utilizzato, riferendosi a Berlusconi, dal suo avvocato, Nicolò Ghedini. "L'utilizzatore finale - scrive il giornale - ha imposto il suo modello di televisione alla società italiana, creando un talk show permanente, senza interruzioni. Berlusconi non è una persona, è un attore che interpreta se stesso 24 ore su 24 davanti alle telecamere. E quando non ci sono le telecamere, recita davanti ad un pubblico pieno di 'veline'".

Il tedesco "Bild", sotto alla foto di Barbara Montereale e della sua amica scattata nel bagno di palazzo Grazioli, titola: "Qui le ragazze si fanno belle per lui". Il giornale cita poi le dichiarazioni rese della Montereale sulle feste con "almeno 30 ragazze nella villa di Berlusconi".

"Die Welt", sempre in Germania, punta sulle perplessità sollevate sulla vicenda dal mondo cattolico: "La chiesa pretende chiarezza da Berlusconi". Il giornalista riferisce di voci che ci sono levate dagli ambienti della chiesa, per criticare "la vita sentimentale e sessuale di Berlusconi". E conclude citando l'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che "al premier ha consigliato, in una lettera pubblica, di non scusarsi con nessuno, ma di smetterla con le sue teorie del complotto" e di dimettersi per andare a nuove elezioni.
(m.p.)

(23 giugno 2009)
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"Ciò che diceva Minzolini sul politico e il suo privato"
dal Blog (su Repubblica): Scene Digitali di Vittorio Zombardino
23 giugno 2009


Ieri il direttore del Tg1 si è deciso a render conto ai suoi ascoltatori del silenzio tenuto dalla sua testata sui casi in cui è coinvolto il presidente del Consiglio. Qui la sua dichiarazione video (qui per iscritto) dove ci dice che “in questa storia piena di allusioni non c’è ancora una notizia“, le notizie essendo ciò che i giornali debbono scrivere o trasmettere (a dire il vero ci sono testimoni e prove, ma lasciamo perdere, quello che conta qui sono le parole del direttore).

Oggi, linkatissimo in rete, esce questo post con questa sua dichiarazione del 29 ottobre 1994. Per chi volesse leggere l’integrale, con altre parole di saggezza, cliccare qui, è un pezzo di… Repubblica.

“Le smentite a ripetizione rivelano solo che abbiamo una classe politica nuova che non ha ancora assimilato il fatto che un politico è un uomo pubblico in ogni momento della sua giornata e che deve comportarsi e parlare come tale. […] Quattro anni fa, e cioè in tempi non sospetti, scrissi che la nomina di Giampaolo Sodano alla Rai nasceva dai salotti di Gbr, la televisione di Anja Pieroni. Oggi penso che se noi avessimo raccontato di più la vita privata dei leader politici forse non saremmo arrivati a tangentopoli, forse li avremmo costretti a cambiare oppure ad andarsene. Non è stato un buon servizio per il paese il nostro fair play: abbiamo semplicemente peccato di ipocrisia. Di Anja Pieroni sapevamo tutto da sempre e non era solo un personaggio della vita intima di Craxi. La distinzione fra pubblico e privato è manichea: ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico”
p.s.

si chiama “crowdsourcing”, quando l’attenzione e l’occhio della rete segnala ai media perle che erano andate smarrite.