XXXX .sull'amore. XXXX
da: L’arte della Gioia.
ambientazione:
Catania 1921
(dialogo)
- No! È inutile che mi sfuggi.
- Io non sfuggo, Carlo!
- Mi sfuggi! Invece dobbiamo parlare visto che prima hai voluto parlare tanto, invece di amarmi come io ti amavo.
- E come dovevo amarti, Carlo? In silenzio, lasciandomi adorare come una statua?
- Ma l’amore è mistero, silenzio. In silenzio io ti veneravo. Mi bastava guardarti per essere felice giorni e giorni. Non avevo bisogno di parlare. L’amore è un miracolo e come tale…
- L’amore non è un miracolo, Carlo, è un’arte, un mestiere, un esercizio della mente e dei sensi come un altro. Come suonare uno strumento, ballare, costruire un tavolo.
- Tu intendi dire il sesso.
- Ma non è amore il sesso? L’amore e il sesso sono figli l’uno dell’altro. L’amore senza sesso che cosa è? Una venerazione di statue, di madonne. Il sesso senza l’amore che cosa è? Una battaglia di organi genitali e basta.
- Ma tu allora neghi la sostanza immateriale dell’amore? Neghi la sua spontaneità, e il fatto che più nasce spontaneo, più è autentico, puro, miracoloso.
- Ma Carlo, anche tu come i tuoi compagni a Catania: “L’ascetismo del popolo russo, la sacralità della classe operaia, il martirologio del proletariato, la natura come Dio, l’artista come Dio”. Come è possibile?
- Che c’entra tutto questo?
- C’entra invece, perché fra i tuoi compagni ho trovato soltanto malcelata aspirazione alla santità e vocazione al martirio. O la ferocia del dogma per nascondere la paura della ricerca, della sperimentazione, della scoperta, della fluidità della vita. Se lo vuoi sapere, non ho trovato nulla che assomigliasse alla libertà del materialismo. E sono fuggita via, sì, perché non avevo intenzione di cadere in un tranello forse peggiore della chiesa alla quale sono sfuggita.
- No! È inutile che mi sfuggi.
- Io non sfuggo, Carlo!
- Mi sfuggi! Invece dobbiamo parlare visto che prima hai voluto parlare tanto, invece di amarmi come io ti amavo.
- E come dovevo amarti, Carlo? In silenzio, lasciandomi adorare come una statua?
- Ma l’amore è mistero, silenzio. In silenzio io ti veneravo. Mi bastava guardarti per essere felice giorni e giorni. Non avevo bisogno di parlare. L’amore è un miracolo e come tale…
- L’amore non è un miracolo, Carlo, è un’arte, un mestiere, un esercizio della mente e dei sensi come un altro. Come suonare uno strumento, ballare, costruire un tavolo.
- Tu intendi dire il sesso.
- Ma non è amore il sesso? L’amore e il sesso sono figli l’uno dell’altro. L’amore senza sesso che cosa è? Una venerazione di statue, di madonne. Il sesso senza l’amore che cosa è? Una battaglia di organi genitali e basta.
- Ma tu allora neghi la sostanza immateriale dell’amore? Neghi la sua spontaneità, e il fatto che più nasce spontaneo, più è autentico, puro, miracoloso.
- Ma Carlo, anche tu come i tuoi compagni a Catania: “L’ascetismo del popolo russo, la sacralità della classe operaia, il martirologio del proletariato, la natura come Dio, l’artista come Dio”. Come è possibile?
- Che c’entra tutto questo?
- C’entra invece, perché fra i tuoi compagni ho trovato soltanto malcelata aspirazione alla santità e vocazione al martirio. O la ferocia del dogma per nascondere la paura della ricerca, della sperimentazione, della scoperta, della fluidità della vita. Se lo vuoi sapere, non ho trovato nulla che assomigliasse alla libertà del materialismo. E sono fuggita via, sì, perché non avevo intenzione di cadere in un tranello forse peggiore della chiesa alla quale sono sfuggita.
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