20 gennaio 2008

La Torre di Babele


Mia madre usava dire: «Prima il dovere poi il piacere!», e aveva ragione, è esattamente così.

Che piacere c’è nella vita se non si adempie al proprio dovere?
Ho sempre fatto ogni cosa in modo regolare, ordinato. Il mio lavoro, la mia casa. Tratto con educazione le persone e mi guadagno lo stipendio che ricevo. Ho quasi sessant’anni, e guarda come sono in forma! Ciò è frutto del mio autocontrollo, del seguire le regole.
Ogni mattina arrivo molto presto in ufficio. Alle otto inizio il mio lavoro, alle undici faccio la pausa col caffè e una sigaretta, all’una smetto di lavorare, mangio, una sigarettuccia, e il giornale. Alle tre vado via. Il dovere per lo stipendio che ricevo è stato portato a termine. Ci sono altri doveri.
Il piacere è un gustoso pranzo con gli amici, le sigarette al momento opportuno, e qualche digressione su argomenti vari.
Mi piace la precisione. Rispetto le norme e stimo le persone che ne tengono conto. Se nella vita non ci fossero dei binari precisi da seguire, dove si andrebbe a finire?
E cosa doveva improvvisamente succedermi? Che il mio viaggiare con ritmi discreti ma certi s’è ritrovato minato. Per carità, tolleranza innanzi tutto! Un ufficio non è casa propria, se giunge una nuova collega devi farle spazio… ma che diamine di sfortuna m'è capitata con quell’Antonia! Caotica, distratta, menefreghista. Arriva in ufficio alle dieci ogni mattina, è disordinata e non fa che perdersi le cose con la testa fra le nuvole. È sempre assente, sempre malata o in ferie. Ecco, anche le ferie. Io ne usufruisco ad agosto, l'intero mese e via. Regolare. Lei no! Avvisa a sorpresa, e all’ultimo istante prende un giorno di ferie. Inammissibile.
Insopportabile è pure che la chiamino al telefono e lo tenga occupato un’ora intera. L’apparecchio telefonico in ufficio non serve per chiacchierare. Io non lo uso mai. Fra l’altro se qualcuno dovesse comunicare con me? Troverebbe occupato.
È talmente anarchica, che non mangia mai.
Le squilla il cellulare ed esce sul balcone, capace di restare a parlare là fuori per un tempo interminabile. Ma quando lavora? Meno male che non se ne va in giro come tante altre colleghe che escono! Sono certa che fa solo finta di lavorare. Sta nascosta dietro a quel computer senza portare avanti nulla. Scrive. Cosa scrive? Prima, quando si andava a prendere il caffè alla macchinetta almeno veniva con noi, si scambiavano due parole, ora va da sola. Se ne sta per fatti suoi. E non fa che lamentarsi del freddo. Possibile che si ammali in continuazione? Assenze su assenze, non c’è giornata che non faccia tardi, non lavora, e occupa il telefono per ore. L’ho detto alla direttrice, eh, non si può mica andare avanti così. E poi alza il riscaldamento con la scusa che sente freddo. Io così sto male, ma che gliene importa? Si soffoca dal caldo qua dentro. Lei insiste che ha freddo! Se mangiasse, invece di digiunare, forse sentirebbe meno freddo. Guarda come sono precisa io, ogni giorno alle tredici in punto mi fermo, tiro fuori il mio pranzetto, e dico: “Buon appetito!”.
Eh, ma non è l’unica irregolare, anche le altre non mangiano mai alla stessa ora. Noto tutto, io. E riconosco i passi sul corridoio. Quelli di Giulia, quelli di Valeria, anche quelli felpati di Sergio.
I passi di Antonia, che veloci percorrono il corridoio alle dieci di mattina, sono un indelebile timbro per le mie orecchie.
Le abitudini sono piacevoli, scandiscono il ritmo della vita. A mezzogiorno e mezza d'ogni dì rientra nella stanza il carrrello con i libri. Un orario che mi dà serenità, quello delle dodici e trenta, il pranzo è ormai prossimo, ne pregusto l’idea mentre il carrello fa il suo ingresso e io lo saluto con la mia solita battuta:
“Ohh, ecco il pupo che torna!”.
Difatti quelle rotelle che girano, spinte dalle mani dei colleghi, mi ricordano una carrozzina che rientra dalla sua passeggiata quando è l’ora della pappa da dare al bambino. È il mio modo di scherzare, il segnale felice della giornata lavorativa che si sta per concludere.

Non parlo di me. Cosa c’è da dire? C’è già tanta cronaca di cui parlare… e ho sempre opinioni da aggiungere sui fatti del mondo. Osservo. Osservo ogni cosa. E Antonia è arrogante, irrispettosa, egoista. Chi crede di essere? È l’ultima arrivata e si comporta da padrona.


Anche stamattina ho fatto tardi, appena varcherò la soglia della stanza il silenzio sarà esauriente. Assenza di verbo che satura lo spazio senza pronunciarsi. Che strazio, vorrei non avere questo rumore di tacchi affrettati, Giovanna è lì, con le orecchie tese verso il mio arrivo. I primi tempi si vantava di riconoscere i miei passi. Adesso tace. Non alza lo sguardo, finge nonchalance. Sarà china sulla scrivania intenta al lavoro, diligente e precisa già da due ore.

- Ciao Giovanna
- Buongiorno Antonia
Sono una peccatrice, una ritardataria cronica.
Soliti gesti, dissimulo il disagio regalando teatralità alle azioni che mi conducono alla scrivania. Tolgo la giacca, sfilo la sciarpa, accendo il pc, sistemo la borsa, estraggo gli occhiali.

Mamma mia, se ripenso a quando sono arrivata qua! Un nuovo ufficio, un nuovo ambiente, un nuovo lavoro, temevo le incognite da affrontare… come d’incanto, invece, l’impatto con la diversa realtà ha attutito e sfumato i suoi toni in un rapimento improvviso. Solo due sere prima l’uscita con un’amica ha prodotto l’inaspettato col sopraggiungere d’un ragazzo. Simpatico lui, intraprendente, bel tipo, ma guarda! Mi corteggiava, e… poteva non accadere? Due calamite! E che calamite! Ah, che storia! Sono seguite notti quasi insonni! Mi viene da ridere ora se ripenso al primo giorno qui! Tre ore avevo dormito, e le palpebre traditrici volevano scendere. Era il mio segreto. Il segreto davanti a colleghe e colleghi appena conosciuti.
Un segreto felice nel soffio dell’estate. Sorriso interiore col sonno da mascherare. Che spensierata bellezza! Si dormiva insieme, e la mattina arrivavo tardi pensando fosse tutta colpa sua. Ero convinta che passato quel periodo non avrei più ritardato. Invece adesso lui non c’è, ed io persevero colpevole e mancante. Che peccato! Almeno prima, dietro al timbrare fuori orario il cartellino, si celava il ritemprarsi del corpo e dello spirito!
Un piacere!
Com’è quel detto? «Prima il dovere poi il piacere!».
Ecco, per me valeva il contrario: «Prima il piacere, poi il dovere!». Sì, mi viene da ridere a ripensarci. Che bello prendere la vita così.

Vediamo un po’ le mail…chi mi ha scritto? Devo mettermi al lavoro, va bene, inizio fra cinque minuti. Tanto sono nascosta dietro al pc, Giovanna non vede lo schermo, non sa che faccio. Ma l’aria è pesante, come se il suo sguardo e il suo pensiero mi penetrassero.
Stamattina c’è un’atmosfera particolare, eh, già! È qualche giorno che non vengo, sicuramente si è lamentata dietro le mie spalle che sono una lavativa. Mamma mia che freddo fa qui! Non posso però aumentare il riscaldamento, che scherziamo? Anche la porta spalancata, senti che corrente… Fortunatamente all’ora di pranzo la chiude. La mattina sempre spalancata, come se fosse buona educazione tenerla aperta. All’una s’alza dalla sua postazione, spegne il riscaldamento e chiude la porta. Precisamente così ogni giorno, ritmato come le lancette d’un orologio, come una poesia recitata a memoria, come gli orari d’un convento, come i treni svizzeri, la sicurezza della metodicità. Sicurezza. Ed io non faccio che perdermi la chiavetta del distributore del caffè! E quando sto al telefono sento l’aria che si fa tesa, tesa, tesa… Le dà proprio fastidio. Il silenzio d’una cripta sotto controllo mentre l’aria si rarefà. Quando si consumerà, ci sarà lo scoppio?

- Antonia, eh, no! Non possiamo stare con il riscaldamento acceso e la porta chiusa. Così io mi sento male. Le altre colleghe pure dicono che qui dentro si soffoca!

- Sì, è vero si scoppia…

- Occorre trovare una soluzione. Dobbiamo parlarne con la direttrice. Non si può andare avanti in questo modo! Puoi spostarti nell’altra stanza con Valeria e Giulia.

- Dove non c'è l’attacco per questo pc?

- Ci sono i pc di Valeria e di Giulia, no? Potrai usare a turno uno dei loro.

- Giusto. Hai ragione, in fondo sono l’ultima arrivata, che pretendo?

- Non ho detto questo.

- È vero. Non l’hai detto. Tu non parli.

- Non capisco a cosa vuoi arrivare, io vado al concreto.

- Ne sono certa, sono io a non essere concreta. Ho una soluzione migliore, però. Mi licenzio!

- Sì, come no! Una barzelletta, vero?

- No, sono seria. Mi licenzio! Sono incompatibile col lavoro d’ufficio!

- Ah, certo! E cosa farai?

- Non so… ancora non lo so. Qualcosa m'inventerò! …chissà, potrei fare come Irina Palm!

- Irina Palm?

- Esatto. Irina Palm era molto ligia sul lavoro, chissà lo potrei diventare anch’io…










nota - racconto di fantasia. Fatti e persone senza riferimenti reali.

12 gennaio 2008

THINKING BLOGGER AWARD


Thinking Blog award


Onorificenza che viene insignita ai blogger che stimolano riflessioni nel leggerli.
Eccola qui! Anche io me la sono meritata!
E sorrido… Sì, perché proprio grazie a tale iniziativa, partita a febbraio 2007 da “Curiosity, is the key to all wisdom”, e poi diffusasi fino a riempire ogni blog a breve raggio, mi sono resa conto ancor di più di quanto scarsamente viandante sono nel mondo bloggers!
Sorrido perché…
Daniela mi ha nominata, anzi, mi sono addirittura vista apparire come la prima del suo elenco di blogger meritevoli! E sorrido anche al pensiero che sono talmente latitante dalla blogsfera, che se non ci avesse pensato lei… Perciò la ringrazio, comprendendo nel ringraziamento le belle parole usate per motivare tale scelta!

Poi, andando contro la mia sedentaria pigrizia, mi sono accinta a una passeggiata fra gli amici bloggers, scoprendo che quasi tutti, nel giro di pochi giorni, hanno ricevuto la targa, nominando a loro volta altre cinque persone!
Il gioco si fa complicato! Ahi, ahi!

Rispettiamo le Regole:

  1. -partecipare solo se si è nominati (sì, fatto!)
  2. -creare un link al post originario (già fatto)
  3. -inserire nel post il logo Thinking Blog Award (ok, fatto anche questo)
  4. -indicare 5 blog che hanno la capacità di farti pensare (ecco, lo faccio subito!):

  • Bianca C. di “Simplest”, che ho conosciuto da poco, e subito ho scoperto post che ti prendono per mano conducendoti alla riflessone.

  • Giulia di “Se non ora quando”, che ha sempre scritto racconti coinvolgendo i lettori nella creazione dei personaggi, quindi lasciando fluttuare riflessioni su ruoli e vite.

  • Janas di “Janas”, un neo blog, che muove i primi passi ponendo domande sulla quotidianità.

  • Daniele di “22 passi d’amore e d’intorni”, blog scoperto recentemente, ricco di scrittura, di citazioni, riferimenti, indicazioni, spaziante nei svariati stimoli che la vita offre, e in cui chiunque può trovare un angolino di sé, rispecchiarsi, e riflettere su quel pezzetto scovato.

Un saluto a tutti, e mi raccomando: lucidiamo queste targhe, eh!!

02 gennaio 2008

Buon 2008!



To everyone...
2oo8
with Love!