16 settembre 2007

quando Anita crescerà

- Anita! Fai giocare tuo fratello, su!

- Mamma, uffa! …non mi va, vuole vincere sempre lui!

- Su Anita, tu sei più grande! Che ti importa di perdere, fallo vincere, no? Su, su, vai a giocarci, altrimenti si annoia… Sei la donnina di casa, tu! Sono stata tanto contenta che sei nata per prima, così mi aiuti… Lucio! Lucignolo!! Vieni, ché Anita ora gioca con te…
Con innocente pazienza Anita prende tra le mani la scatola del Monopoli che il fratellino le porge, e sul tavolo apparecchia il tabellone, i segnaposto, le carte delle Probabilità e degli Imprevisti, distribuisce le mazzette dei soldi, poi si occupa della spartizione dei contratti.
Lei ha tre anni di più, gioca con mosse da economista e imprenditrice, e prende via via vantaggio. Il fratellino resta senza soldi, accumula debiti, perde.
La bocca di Lucignolo si spalanca e dall’ugola escono urla e strepiti, pianti d’elevata potenza.
La madre accorre. Forse Anita l’ha picchiato sovrastandolo con la sua altezza, ah, povera creatura vittima delle violenze d'una spietata sorella maggiore! …No, lui strepita nella disperazione più accorata perché non accetta perdite, vuole giocare e vincere, e così ogni volta.
E ogni volta quelle urla schiacciano la bambina alla sedia, colpevole.
La madre è spazientita.
- Lo sai che fa così! Senti che strilli! Potevi farlo vincere! Ma cosa ti costa? Almeno sta zitto, e stiamo tutti in pace!
Sbuffa Anita.
È confusa, nell'animo prova sensazione d'ingiustizia, eppure resta colpevole.
Lei è la sbagliata.
Deve dargliela vinta, perché? Perché è la più grande? È questa la sorte dei primogeniti? Deve solo far finta di giocare, non impegnarsi, e annoiarsi nel perdere? Perché?
Deve intrattenerlo e preoccuparsi che si diverta. Si annoia lei, così! Si tratta di far piacere alla mamma e al fratellino? Forse è un'egoista con i suoi pensieri e le sue delusioni…

- Anita!
- Che c’è Lucignolo?
- Vieni!
- Dove? Che c’è?
- Senti, facciamo un gioco…vai in salone e chiudi le porte. Quando busso sporgi solo il viso chiedendo: «chi è?»…
- E poi?
- E poi, aspetta! È una sorpresa…
Anita segue le istruzioni incuriosita. Va in salone e attende che Lucignolo bussi alle porte. Poi fa esattamente quanto lui le ha spiegato e si affaccia sporgendo il viso:
- Chi è?
Lucignolo, più basso di lei, le è di fronte con espressione di gioia furbesca, la fissa e suggerisce contento:

- Sorridi!
Anita s’apre al sorriso con i denti in mostra. Da dietro alla schiena il fratellino fa emergere il braccio, atterrando con soddisfazione il martello stretto nella mano sul bianco smalto d’Anita.
SDENG! Colpo secco sugli incisivi.
- Ma sei scemo? Mi hai fatto male!
Lucio si sganascia dalle risate.















Squilla il telefono di casa... ah, quel telefono posizionato in corridoio, vicino alla cucina!
La madre è lì che traffica ai fornelli, non ci sarà intimità per la sua conversazione.
È il suo ragazzo, e lei è arrabbiata. La voce è alterata nel rispondere, parla ostentando quanto è seccata.
Appena maggiorenne, Anita è alle prese con i primi bisticci di cuore.
Lui promette sempre che la chiamerà, poi sparisce. Quante scuse! Ogni giorno c’è un motivo.

La madre sta in attento ascolto.
Si avvicina, si apposta.
Interviene.
- Ma non lo trattare così, no? Non lo trattare male, poveraccio!
Anita si concentra sulla conversazione interna alla cornetta, tenta di ignorare ciò che è esterno, eppure la presenza materna lì di fronte le crea disturbo.
Vorrebbe fare di testa sua, lo sa lei come stanno le cose! Volta le spalle alla madre, cerca di raggomitolarsi per proteggersi.

La donna non si muove, fedele alla sua osservazione come una sentinella in vedetta. E quando lei dimostra ancora disappunto al ragazzo, s'intromette affilata e certa:
- Ci resta male! Non lo mortificare! Non essere cattiva…

Anita ha imparato che gli uomini non possono perdere.
È necessario lasciarli vincere. Anche quando le carte vincenti sono nelle mani femminili, anche quando sono prepotenti, incuranti, sono sempre dei bimbi.
Occorre colmarli d'attenzioni e rassicurarli, offrendo loro la vittoria affinché non provino delusioni, mortificazioni, arresti.

Anita ha imparato che le donne sono sorelle maggiori nella vita.

09 settembre 2007

Quante Pomarance? Tredici o quattordici ce ne erano!


Appuntamento alla stazione di Cecina in un assolato sabato d’inizio settembre.
Il treno da Bologna è in orario. Quello da Roma è in ritardo, ma la porta del vagone s’apre proprio di fronte a Lucia seduta in attesa su una panchina.
Risa di stupore e di gioia.
Aspettiamo gli altri sorseggiando un caffè d’orzo e raccontandoci le novità più urgenti.
C’è tutto il tempo dell’infinito universo, tra il vento e il sole, l’ombra degli alberi, la spensieratezza e le grida di rondini dell’ultima vacanza estiva.
Henry giungerà su una due posti cabriolet, insieme al Principe Sofisticato, mentre Hertz darà un passaggio a Rodocrosite da Firenze.
Chi viene dalla Costa Azzurra, chi da Ferrara, chi dalla Norvegia, chi dal Veneto, chi da Frascati, chi da Perugia... e fra i tanti qualcuno mancherà!
L'unica mia conoscenza è Lucia.

«Mi è giunta un'e-mail da Artemisia per invitarmi a un incontro tra blogger, partiamo?»
C’eravamo salutate sul binario della stazione Termini solo una settimana prima.
«Ma non conosco nessuno! Non sono blog su cui capito!»
«Sui blog di Henry e Artemisia sei passata… Dai, se non vieni tu, io non vado!»
La complicità dell’amicizia
è una vite che non smette mai di girare cercando profondità nell’incessante avvitamento.
Mi basta una notte, il giorno dopo sono già lì a controllare gli orari dei treni. Cecina sarà il luogo dell’appuntamento che dal virtuale condurrà al reale.
Per me è un’avventura nell’incognito.

Ma chi sono i blogger?
Uomini, donne, giovani, adulti, che scrivono e allacciano ponti virtuali tra esseri umani confusi nella vasta rete dell’immaginario.

Quando Henry, il Principe, Hertz, Rodocrosite passeranno a prenderci, ci siederemo sorridenti ed emozionati davanti a una birra, tra l’ombra, il sole, e il vento che scompiglia i capelli.
«Che blog sei tu?»
Visi sorridenti, sconosciuti, simpatici, un filo ci lega e raccontiamo di noi con entusiasmo fanciullo, smarriti nella novità, nel rituale iniziato da bimbi sulla spiaggia: «Ciao bambino, come ti chiami? Vuoi giocare con me?»

Poi due là, quattro di qua, distribuiti all’interno delle auto e di nuovo in viaggio sulla strada, cercheremo Il Guado del Sole. Luogo da fiaba tra morbide colline, immerso in uno sperduto cuore toscano di fertili onde verdi.
All’arrivo ancora smarrimento, altri visi sconosciuti ci vengono incontro. Presentazioni, baci, saluti. Gli occhi accarezzano e s’adagiano nello spettacolo della natura circostante, il tramonto ci sorride festoso, e un’azzurra piscina richiama con i suoi bagliori. Qualcuno vi sguazza alle ultime lingue di luce dorata.

Tu che blog sei?
Rimbalza la domanda, mentre si catturano nomi difficili da trattenere.
C’è chi indossa di corsa il costume, c’è chi già si conosce, e l’abbraccio è una spirale a fiato sospeso.
Tuffi nell’acqua tra brividi a pelle d’oca. Io osservo ancora stordita.

Il tramonto indora ogni cosa, si aprono le danze a scatti fotografici senza tregua, e a disagio di fronte agli obbiettivi che inquadrano, penso a via Veneto de “La Dolce Vita”, certamente meno immortalata di quell’ora a fine giornata sui bordi d’una piscina.




Fotografi professionisti e fotografi amatoriali, i blogger si scatenano fra lucenti riflessi liquidi, verdi tonalità collinari e oro di sole scendente, sui volti appena scoperti.


Formeremo una lunga tavolata, come un pranzo di Natale, tredici a tavola? No! Si aggiunga un posto! Ci sono anche due bimbe, delle mamme, ragazzi dell’86... Dell’86?!? Esclamazioni di sconcerto. Sono i ragazzi del ’69 che barcollano increduli di fronte a quell’anno di nascita. Sono la più grande, e dire che una volta mi trovavo ad essere sempre la più piccola del gruppo!
Vino, risate, battute… Forse ci eravamo incontrati in qualche precedente vita? L’emozione si spande, complice di sguardi che s’intrecciano e di brindisi che si levano.
La cena scorre come un banchetto luculliano fino al caffè. È solo mezzanotte. Eh, già! Solo mezzanotte e il mal di testa mi atterra.
Donna Danda De’ Pit si ritirerà nelle sue stanze, intanto nei saloni proseguirà la festa sino al mattino, la corte è al completo: il Principe Valerio di Caropepe, Donna Violante Marchesa di Belmonte, il Conte Federigo Della Spiga, Sua Eccellenza Danilo Di Calcata, Donna Lucia De' Tre Desideri, Sua Eccellenza Luigi degli Orefici, Donna Claudia di Mergellina, Donna Roberta din'goppa o’ Vomero, Sua Eminenza Don Antonio dell'ordine dei Gesuiti, Sua Eccellenza Fabio della Scala, Donna Camilla di val Pedrosa, Sua Eccellenza Paolo dei Nordisti.

So che assenzio, vino e altri liquori hanno scaldato i cuori, insieme a letture di poesie e racconti che ciascun membro di Corte ha liberato dal blog-scrigno per condividerle, a lume di candela, tra soffici cuscini nei saloni dell’incontro.


Due giorni da fiaba immersi nelle colline, tra sorrisi di persone che, appena abbracciate, sembrava di conoscere da sempre. L’animo fanciullo ha sorriso, riso e giocato. Ha osservato, fotografato, ritagliato. L’azzurra acqua della piscina ha accolto ancora la realtà di corpi virtuali, e le chiacchiere di vita si sono espanse nell’aria insieme al sole e alle pelli abbronzate.
La mattina ha l’oro in bocca e Donna Laura dell'Imago è giunta al tavolo della colazione in quel mentre, assente prima, presente finalmente.

Gli scatti fotografici ininterrottamente hanno continuato solerti il lavoro per documentare ciò che da virtuale s’è trasformato in realtà, e la creatività s’è sbizzarrita nel cogliere particolari e armonie d’ogni oggetto e volto.

E se la cena era stata una vigilia natalizia, il pranzo è divenuto una merenda scolastica. I compagni di classe ormai affiatati immaginavano già il prossimo incontro, inventavano trame per storie da continuare, nuovi personaggi, quelli da far sparire. C’era chi si emozionava al pensiero del saluto ormai prossimo, e chi faceva confessioni sulla propria fama.

La foto di gruppo, ritratto di Corte al completo, ha coronato, con smorfie e moine, aggiustamenti di corsetto e scelta del pittore, l’ultimo istante d’un film sceneggiato dalla fantasia dei suoi interpreti.

Sul treno del ritorno non sono rimasta immersa nel silenzio del ricordo.
Il mio viaggio verso Roma è stato in auto, in compagnia della coppia più simpatica e innamorata che mi è capitata d’incontrare in questi recenti anni di perpetue fughe dai sentimenti.
Dolce conclusione al bel week-end da fiaba alla corte del Guado del Sole, sono stata cullata da racconti di vita miscelati a confidenze sorridenti fin sulla soglia di casa.