25 marzo 2008

My Birthday on 25th of March


Ebbene sì! Oggi è il mio compleanno, e lo festeggio virtualmente qui sul blog, fra immagini e colori, come piace a me! ...e perchè no? Con una spruzzata, q.b., di nonsense!!


BUON COMPLEANNO A MEEEEEEEEEE!

Perchè non calarmi nei panni del Cappellaio Matto di
"Alice nel Paese delle Meraviglie",
e non cantare:

"Un Buon NON Compleannoooo, a me? a te! a me, a te, a me!..."


Invece, altro che "non compleanno"! Arriva il 25 marzo e scocca un anno in più...
L'anno scorso l'ho taciuto.
Quindi, secondo il principio di "Anno nuovo, vita nuova", pubblico un post solo per il compleanno!
Fra l'altro capita a seguito di Pasquetta, con la Pasqua ballerina che scivola da Marzo alla fine di Aprile!
Corsi e ricorsi: quando nacqui fu proprio nella settimana Santa, pochi giorni prima di Pasqua. ^__^



Gli anni passano, uh...come scorrono veloci!
All'inizio no! Per esempio eccomi qui diciasettenne (che pupetta!!), allora il tempo non era poi così veloce, e per me ne avevo in abbondanza! (infatti che bel viso rilassato!)


Cambiano i lineamenti, tutto si trasforma, Panta Rei!



Qui ero in Spagna, a Ronda.
Chi è stato a Ronda? Una città che si erge su di un altipiano e, come si vede dalla foto, io sono in un punto alto, sotto c'è la vallata. E sapete perchè rido tanto?

Il vento che soffiava dalla vallata mi stava sollevando completamente il gonnellino (notare che è arrotolato su di un fianco), e mentre invitavo il fotografo a sbrigarsi a scattare, immaginavo la visione per chi si fosse trovato di sotto!


Gli anni passano... la foto successiva è questa.
Senza mostrare il volto.
Gioco, è un quadro di Magritte: niente male mostrarsi di spalle, e mai nel volto, no?


Invece, stessa posa che in Spagna, ma con minigonna non svolazzante, eccomi qui diversi compleanni dopo... Siamo ai giorni nostri, il sorriso è sempre lì!


Torniamo alle favole, orsù! Gli anni aumentano, e si vola viaaaaaaaaa!


Buon Compleannooooo!!!

Quando ero bimba ad ogni compleanno volevo fare una festa. Organizzavo addirittura delle favole da recitare, obbligando amichette e amici a fare la loro parte! Ma la mania di celebrare il mio 25 marzo è rimasta a lungo, anche fino a poco fa, e senza più feste e bagordi... Fantasia, fantasia!


"Tanti Auguri a teeeee, tanti auguri a mammaaaaaa,
tanti auguri a teeeeeee!!!"

Cantavo a bocca spalancata un paio di mesi fa al compleanno di mia madre, e così, per concludere la Rassegna del festeggiamento, mi posto anche in versione cantante!


Quindi ora esprimo un desiderio, click!

16 marzo 2008

CARL WARNER = Buon appetito! o Buona visione in mostra? Viva la fantasia!


Il fotografo Carl Warner ha creato una serie di fotografie utilizzando solo cibo per la formazione degli scenari. La cosiddetta "foodscapes" (unione delle parole cibo e paesaggio) mostra grotte sottomarine, foreste, spiagge isolate, cascate, utilizzando frutta, verdura, formaggi.
Gli ingredienti commestibili in questa scena ispirata alla campagna italiana includono un carretto fatto di parti di lasagna. Campi di grano e farro, e nuvole di mozzarella. Alberi di prezzemolo e basilico per completare il quadro. Sul fondo, un villaggio di formaggio.


In questa foresta, gli alberi sono fatti di broccoli, piselli basilico e le strade sono lastricate con kumina. - Montagne di pane e nuvole di cavolfiore ornano il cielo.

Per evidenziare la profondità, le foto sono scattate su tavoli di 1,2 metri per 2,4 metri. Inoltre, i cibi sono disposti in "strati", per evitare che il cibo cada prima della fine della fotografia.


Questa grotta è realizzata con frutti di mare e carote per stalattiti. La "pietra" è fatta di pane, nel fondo del mare ci sono cavolfiori.


Riso, noce di cocco, vari grani e un cielo color porpora di foglia di cavolo. Paesaggio bucolico.


La spiaggia rossa è fatta di fette di salmone. Patate e pane sono le rocce. Una barca fatta di piselli completa lo scenario.


Alberi di foglie di cavolverza, rocce di patate dolci, gola di pane e cielo di radicchio porpora.


Funghi, sesamo e altri cereali.


Case di formaggio, teloni e cestini di pasta, cereali, legumi e verdure per rendere colorato questo vicolo.


Cucina Italiana: verdure, pasta, formaggi.


La montagna è fatta di pane.


La creatività imperversa! Palloni di frutta e legumi, alberi di broccoli, rocce di patate, campi di spiga, mais e zucchine, città di formaggio, torre di carota.


Scenario alpino: Cielo di ghiaccio. Grissini e prosciutto crudo nella slitta. Tappeto e montagne di mortadella. Pini di pancetta e rocce di pane.


In questo paesaggio i principali componenti sono:
Prosciutto – cielo, montagna, cascata e fiume;
Pane – per le rocce;
Grissini – casa e pontile;
Salame – tetto.


Grissini per la staccionata, prosciutto crudo per il cielo. Un carretto (di grissini) su una strada di salame fiancheggiata da cipressi di bacon.

(da YouTube)

11 marzo 2008

^^^^ Roma, 7 marzo 2008 ^^^^


Dora Salinas aveva corso nell’attraversare il viale, sui tacchi degli stivali, sgattaialondo veloce tra l’arrivo d’un auto e l’altra. Era giunta alla vettura posteggiata accanto al marciapiede con la borsa di traverso. Appena sul sedile, con lo sportello ancora spalancato, aveva sommariamente controllato che nulla le fosse balzato fuori dalla sua tracolla rossa sempre aperta e gonfia di cose infilate. Un’occhiata superficiale a cui era sembrato che nulla mancasse, quindi aveva chiuso la portiera ed era ripartita.

Erano giorni che s’affannava in corse contro il tempo che incalzava, con la testa zeppa di roba da non dimenticare. Un sospiro... aveva appena ritirato dall’amministratore la documentazione cartacea che le serviva. Fino al Circo Massimo era dovuta arrivare!
Adesso era la volta del bancomat, aveva solo pochi centesimi nel portamonete, poi doveva ricordarsi di fare benzina. Guardò l’orologio, mancava mezz’ora alla lezione di Pilates in palestra… sì, ce l’avrebbe fatta.

Soddisfatta per la riuscita degli incastri, nel giusto orario aveva varcato l’entrata della palestra e afferrato un tappetino, iniziando l'allenamento.

Ascoltava intenta il corpo e il funzionamento dei suoi muscoli nella piena concentrazione della prima metà della lezione, quando fece improvvisamente ingresso nella sala una delle promoter della palestra che, brandendo un cordless e scavalcando i corpi stesi a terra, chiese: “Qui fra voi c’è Dora Salinas?”
Disorientata Dora si volse, per qualche attimo riflettè all’inaspettata domanda, poi si scosse:
“Sono io!”.
Si alzò per andare incontro alla ragazza che le porgeva il telefono.

- Pronto?
- Mamma!? Hai perso il cellulare?
- Il cellulare? …no! …non penso!
- Sì, mamma, lo hai perso! L’ha trovato un signore, è uno straniero. Ha chiamato Cinzia, non so come e perchè proprio Cinzia! Lei ha provato a telefonare a casa, ma io non ero ancora tornata. Quindi sua figlia ha avvisato Elena appena è uscita di scuola, ed Elena ha chiamato me. Ho cercato il numero della palestra per rintracciarti! Sei veramente fortunata! Hai trovato una persona onesta… È al Circo Massimo, ma ha detto che adesso prenderà la metropolitana e tornerà a casa, a Ostia. Che vuoi fare? Gli dico che andrai a Ostia?
Dora, confusa, cercava di riordinare le idee, si avvicinò alla sua borsa appoggiata in un angolo sul parquet, e vi guardò dentro. Il cellulare non c’era.
- Sì… è vero, non ho il cellulare… a Ostia? Eh, va bene, andrò a Ostia… Accidenti!
- Allora? Che faccio? Dai! Lui deve prendere la metropolitana per tornare a casa!
- Aspetta! …Sta andando alla metropolitana? Allora digli se per piacere può scendere alla fermata di S. Paolo, io fra 10 minuti sarò lì. Accendo l’altro cellulare, richiamami per dirmi che cosa ti risponde.
In fondo alla borsa Dora aveva un vecchio cellulare che usava raramente. Lo accese.
Gli occhi che prima erano socchiusi e sdraiati sui tappetini, ora erano tutti puntati su di lei. Si giustificò: “Ho perso il cellulare!”

Qualcuno replicò: “E quello?”
- No, questo è uno vecchio, che non uso…
Raccolse tutta la roba e si defilò nello spogliatoio. Squillò il vecchio cellulare.
- Mamma, sei proprio fortunata! È una persona buona e onesta! Veramente una persona gentile! Sta andando a San Paolo per riportarti il cellulare!
In un battibaleno aveva di nuovo i vestiti addosso, e in un lampo era in auto diretta alla Basilica di S.Paolo. Quando si fermò, provò a comporre il proprio numero dal vecchio cellulare con la batteria già scarica. Squillò a lungo, un tempo interminabile. Infine una voce pacata, bassa, dal timbro straniero le rispose.
Dora improvvisò.
- Salve! Sono la proprietaria del cellulare che ha trovato…

- Signora… non si preoccupi… sto arrivando, sto arrivando… Cinque minuti… signora, cinque minuti e sono lì. …Sono a fermata di Garbatella. Cinque minuti, signora.

- Va bene, grazie!

Dora Salinas entrò nell’atrio della Metropolitana. Si avvicinò alla barriera, e pensò che non sapeva come riconoscere quell’uomo. Sentì il rumore del treno che giungeva da Garbatella. Ormai stava per scendere.
Vide arrivare molte persone dalla scala mobile, pensò di richiamare per riuscire a individuarlo tra la gente. Dopo molti squilli sentì la voce straniera spazientita:
- Signora… Ecco… Ora!
- No, la sto chiamando perché non so come riconoscerla…
La batteria del vecchio cellulare cedette e si spense.

Guardò le persone che a frotte arrivavano verso la barriera, cercò d'individuare volti stranieri. Sarà stato bianco o di colore? L’intuito le suggeriva bianco. Mentre osservava i volti che giungevano di fronte a lei, vide un uomo che lentamente abbassava il braccio, prima sollevato verso l’orecchio, e lo infilava in tasca. Fissò lo sguardo su di lui, gli puntò gli occhi negli occhi impunemente, lui si lasciò catturare dalla traiettoria visiva ma con perplessità. Dora invece fermò lì il suo sguardo, in quegli occhi di sconosciuto, senza distoglierlo all’avvicinarsi dell’uomo. Quando lui le fu ormai vicino, con sicurezza esclamò: “È lei!”.

Lo sguardo serio dell’uomo per un attimo divenne quasi divertito.
Prima di risponderle una pausa ancora, poi, nell’inizio d’un sorriso replicò: “No!”, burlandosi con gioco dell’audacia di Dora.
- È lei! -, ripetè Dora sorridendo certa.
- È questo? - chiese lo straniero estraendo dalla tasca il suo piccolo trofeo, dando continuità al breve gioco di scambi.
Dora lo prese incredula dalla mano dell’uomo, chiedendo notizie anche dell’involucro. Lui aprì l’altra mano, mostrandole la custodia rossa.
- Ah, grazie! Grazie mille! È stato veramente gentile, non so come ringraziarla! Cosa posso offrirle? Non so come sdebitarmi!
- Signora, non importa. È stata fortunata! Ho visto che aveva molti numeri in rubrica, come faceva se lo perdeva?
- Sì, infatti! Per questo vorrei ringraziarla… Accetta dei soldi? Una ricarica per il suo cellulare? Come posso fare?
L’uomo sorrise, scosse la testa, la prese sottobraccio conducendola fuori dall’atrio della metropolitana.
- Venga, Signora, cerchiamo un fioraio, con soldi compriamo due rose, una per lei, una per sua figlia… Domani è 8 marzo, festa della donna, sono io che devo offrire a lei!
Dora, che si era lasciata condurre, quando comprese sottrasse il braccio, pronta replicò:
- Ah, no! Allora le offro un caffè! Un caffè lo accetta? Ecco, lì c’è un bar!
- Va bene, un caffè sì.

Entrarono, Dora ordinò.
Aspettando i due caffè presero a dialogare.
- Dove ha trovato il cellulare? M’era caduto mentre correvo!
- Era vicino al marciapiede, accanto a un auto posteggiata. La mia borsa era lì per terra, così. Poi aperto, e visti tanti numeri in rubrica… Fortunata signora, qualcun altro lo avrebbero potuto tenere! …Io invece non ho molta fortuna…
- Non ha fortuna? Da quanti anni è qui?
- Dal 2000, qui lavoro, sono solo…
- È solo? La sua famiglia è al suo paese?
- Sì, in Romania… Ho una figlia…
- Quanti anni ha?
- Il 28 marzo fa 23 anni…
- Ah, è dell’ariete, come me! Si intende dei segni zodiacali?
L’uomo cambiò espressione, forse non aveva capito, ebbe un impercettibile dondolìo del capo, come un dissentire. Dora restò a guardarlo, lui riprese a parlare:
- Gli uomini rumeni come me, di 50 anni, o 45, o 40, hanno studiato molti anni, 20’anni. In Romania, con regime comunista, c’era obbligo di studiare tanto! Se io non andavo a scuola, veniva polizia ad arrestare mio padre… Oggi i ragazzi rumeni di 19, 20 anni, non sono come noi uomini più grandi, loro guardano ai paesi dove c’è democrazia… Ma non tutto ciò che c’è in democrazia è buono…
Dora osservava il volto dell’uomo, volto segnato, ma mite. Gli occhi e la fronte esprimevano amarezza. Sembrava volerle trasmettere tanti pensieri, seppure le parole divenivano sintesi in una lingua che non gli apparteneva. Sembrava volesse dirle di non ritenere che i rumeni fossero cattivi, sembrava voler lavare, con la dolcezza dei suoi gesti, le idee infamanti scatenatesi sul proprio popolo. Lui aveva trovato un cellulare, lo aveva restituito.
Lei lo sapeva, e sapeva che quell’uomo aveva fatto molto più di ciò che avrebbe intrapreso qualsiasi altra persona della sua città. Addirittura glielo aveva riportato dopo essersi prodigato per rintracciarla.


Avrebbe voluto regalargli un dolce, c’era una pasticceria lì accanto, glielo propose, ma lui di nuovo rifiutò:
- Se dico no, resta no. Non insista - le rispose col sorriso.

- Va bene, smetto.
Si avviarono verso l’entrata della metropolitana in silenzio. La varcarono. L’uomo si volse verso di lei porgendole la mano.
- Signora, la saluto.
Dora gliela strinse forte sorridendo grata.
- Aspetti! Non so il suo nome! Come si chiama?
- Gheorghe. Giorgio…
- Le auguro buona fortuna, Gheorghe…

02 marzo 2008

Da dandapit silente e latitante...Un sorriso per tutti!



"DARE TO BELIEVE"

Dare to believe there's a song in your heart
Dare to believe in your dreams
Nothing can stop you from playing your part
As long as you dare to believe.

Too many people hold themselves back
When they should be reaching out
Too many people on the wrong track
Led astray by a seed of doubt
We don't have to live that way
The sun is up on a brand new day.

Dare to believe...

Too many people say it's alright
Never see a need to change
Too many people hiding their light
Underneath a cloud of pain
We don't have to bow our heads
Lift them up sing for joy instead.

Dare to believe...

And there's no time like the present time
I'm gonna go non-stop
Right now
I've found something that I know is mine.

Dare to believe...

"OSA CREDERE"

Osa credere che c'è un canto nel tuo cuore.
Osa credere nei tuoi sogni.
Niente potrà impedirti di fare la tua parte
finché continuerai ad avere il coraggio di credere.

Troppe persone si tirano indietro
quando invece dovrebbero buttarsi
troppe persone sono sulla strada sbagliata
sviate dai semi del dubbio.
Noi non dobbiamo vivere così.
Il sole è sorto su un giorno nuovo di zecca.

Osa credere...

Troppa gente dice che va bene così
e non vede la necessità di cambiare.
Troppa gente cela la sua luce
dietro una nube di dolore.
Non dobbiamo chinare la testa.
Alziamola, invece, e cantiamo di gioia.

Osa credere...

Nessun momento vale quanto quello presente.
Voglio mettermi in moto e non fermarmi,
proprio ora.
Ho trovato qualcosa che so essere mio.

Osa credere...

[Tratto da "Alice", spettacolo composto e messo in scena dai membri della SGI-UK (Soka Gakkai Internazionale/Regno Unito) negli anni ottanta. Autori: Ian Whitmore, Indra Adnan e Philip Sawyer.]



RISVEGLIO

Qualunque fiore tu sia,
quando verrà il tuo tempo, sboccerai.
Prima di allora, una lunga e fredda
notte potrà passare. Anche dai sogni
della notte trarrai forza e nutrimento.
Perciò, sii paziente verso quanto ti accade
e curati e amati, senza paragonarti
o voler essere un altro fiore.
Poiché non esiste fiore migliore
di quello che s'apre alla pienezza
di ciò che è.

E quando ti avverrà,
potrai scoprire che andavi sognando
di essere un fiore che aveva da fiorire.

[di Walter Gioia, da "Alle sorgenti dell'essere"]