16 febbraio 2010

Dormendo sonni tranquilli, ci pensa "LUI"...

Ma adesso Bertolaso deve lasciare
di EUGENIO SCALFARI


COMMENTANDO ieri la lettera con la quale Guido Bertolaso rispondeva alle mie dieci domande ricostruendo a suo modo la verità dei fatti e la loro sostanza politica, ho volutamente tralasciato di approfondire la questione dell'atteggiamento del Quirinale di fronte all'ampliamento dei compiti della Protezione civile, alle normative che l'hanno resa possibile e alla loro costituzionalità. È una questione delicatissima poiché chiama in causa il Capo dello Stato, cioè la più alta istituzione della Repubblica.

Bertolaso non si è fatto carico di questa delicatezza ed ha tentato di coprire l'operato suo e del governo sostenendo che il Quirinale ha sempre appoggiato il suo fare e non ha opposto alcun limite al sistema delle ordinanze e alla creazione della Protezione civile Spa, che ne rappresenta il coronamento e l'esternalizzazione.

L'ho tralasciato perché su quell'aspetto della vicenda non si può andare a tentoni e per approssimazioni successive. Perciò ho raccolto i miei appunti in proposito, ho interpellato fonti qualificate ed ho riscontrato date, documenti e testimonianze dirette. Come sospettavo già a prima vista, la ricostruzione di Bertolaso è arbitraria e non corrisponde alla realtà. Ed ecco perché.

1. La legge del 1992, che di fatto è quella istitutiva della Protezione civile come servizio permanente della Pubblica amministrazione, limitava quel servizio alle catastrofi naturali.

2. Fu innovata con decreto del 2001, convertito in legge. C'era già in quella legge un primo allargamento di competenze della Protezione civile a grandi eventi sganciati dalle catastrofi naturali, purché ricorressero caratteristiche che rendessero necessaria un'amministrazione straordinaria per ragioni di necessità ed urgenza chiaramente indicate nella motivazione. Il Presidente della Repubblica dell'epoca varò la legge insistendo sull'importanza delle motivazioni come requisito essenziale.


3. A partire da quel momento il Quirinale non ha più avuto l'occasione di "intercettare" la normativa delle ordinanze e dei decreti della presidenza del Consiglio poiché si trattava di una produzione di carattere amministrativo. Una produzione, come abbiamo già sottolineato ieri, che è cresciuta su se stessa ad un ritmo velocissimo passando da una o al massimo due ordinanze nel periodo del governo Prodi ad una media di 80-100 nel periodo berlusconiano.

4. Il presidente Napolitano ha assistito con crescente preoccupazione all'estendersi del sistema delle ordinanze emesse dalla Protezione civile e l'ha detto in diverse occasioni. L'ha detto direttamente allo stesso Bertolaso in occasione d'una sua visita a L'Aquila subito dopo il terremoto. Si compiacque con lui per l'efficienza con cui la Protezione civile aveva fronteggiato l'emergenza post-terremoto ma elevò dubbi sul lavoro che quella stessa struttura avrebbe dovuto mandare avanti per completare le infrastrutture della Maddalena ed altre incombenze nel frattempo maturate.

5. Intanto gli impegni del sistema Bertolaso si moltiplicavano e l'albero della Protezione civile stava diventando una foresta. Leggiamo insieme quanto il Capo dello Stato ha detto nella cerimonia degli auguri di fine anno svoltasi lo scorso dicembre al Quirinale nella Sala dei corazzieri dinanzi alle Alte Magistrature dello Stato: "Il continuo succedersi di decreti legge - 47 dall'inizio di questa Legislatura - e il loro divenire sempre più sovraccarichi ed eterogenei nel corso dell'iter parlamentare di conversione, hanno continuato a produrre forti distorsioni negli equilibri istituzionali. Tutto ciò finisce per gravare negativamente sul livello qualitativo dell'attività legislativa. Non a caso gli studiosi si domandano se abbia finito per attuarsi, anche attraverso il crescente uso e la dilatazione di ordinanze d'urgenza, un vero e proprio sistema parallelo di produzione normativa". L'allarme del Presidente della Repubblica è netto ed esplicito e l'assemblea dinanzi alla quale è stato formulato lo rende ancora più solenne e preoccupante.

6. Si arriva così all'ultimo decreto legge, quello attualmente in discussione dinanzi alle Camere, nel quale viene promossa la creazione della Protezione civile Spa.
Dalle mie informazioni molto attendibili risulta che Napolitano non ravvisava i requisiti di necessità ed urgenza, almeno per la parte dedicata alla Spa, e propendeva piuttosto verso la presentazione di un disegno di legge. Si trovò tuttavia di fronte (così dicono le mie fonti) ad una resistenza infrangibile opposta da Gianni Letta che avrebbe prospettato al Capo dello Stato l'ipotesi che Bertolaso potesse dimettersi dai suoi incarichi se il decreto non fosse stato autorizzato. Ipotesi che avrebbe creato un vuoto operativo di notevole gravità.

7. È accaduto tuttavia che nel corso dell'iter parlamentare al Senato il decreto venisse "stravolto" rispetto alla sua originaria stesura autorizzata dal Quirinale. Una decina di nuovi articoli e sessanta commi furono aggiunti sulla base di altrettanti emendamenti proposti dalla maggioranza parlamentare, allargando ancora di più il ventaglio delle competenze, la produzione di ordinanze, una sorta di scavalcamento nei confronti degli organi di controllo e di giurisdizione. Fonti non ufficiali ma attendibili segnalano che il Quirinale segue con estrema attenzione l'iter del decreto. Si dice (anche se si tratta d'una voce) che il Capo dello Stato avrebbe fatto pervenire al presidente del Consiglio il suo allarme per questa situazione. È noto che il Quirinale tace quando il Parlamento è all'opera, riservandosi di giudicare la costituzionalità della legge quando l'iter parlamentare sarà concluso.
Questo è lo stato dei fatti, almeno prima che arrivasse la notizia dello stralcio. Il sottosegretario Gianni Letta ci aveva informato l'altro ieri che la Protezione civile rimane un Dipartimento della Pubblica amministrazione e che la Spa sarebbe stato soltanto un organo tecnico. Questo lo sapevamo.

È infatti della Spa che si sta discutendo poiché la sua istituzione svuoterebbe di fatto il Dipartimento di gran parte delle sue funzioni. La precisazione di Letta aveva dunque l'aria di voler frapporre una cortina fumogena che può annebbiare soltanto i gonzi e può servire ai vari Minzolini dell'informazione per celebrare la saggezza del governo nel momento in cui il governo si trova stretto da grandi difficoltà di fronte allo scandalo degli appalti e al verminaio che è stato scoperchiato.

Quanto al sottosegretario Bertolaso - sulla cui buona fede fino a ieri avevo sperato ma che a questo punto è diventata un'ipotesi di terzo grado - egli ha perso pochi giorni fa la carica di commissario ai rifiuti di Napoli.
È proprio sulla base di quella carica che aveva ottenuto di diventare membro del governo anche se essa era in palese contraddizione con l'incarico esecutivo di commissario. Non avendo più la carica esecutiva, è venuta ora meno anche la ragione del suo sottosegretariato. Perciò le sue dimissioni non sono più un suo atto discrezionale ma un obbligo che sta diventando sempre più tardivo ogni giorno che passa.


© Riproduzione riservata (16 febbraio 2010)
La Repubblica

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