« C'era ora, c'è una volta... »
C’era una volta…
C’era una volta, e c’è ancora, ciò che eravamo da bimbi.
Siamo cresciuti, ma vi è una dimensione che resta intatta interiormente.
L’identità bambina, quale era, è.
È un nucleo senza tempo, con emozioni, odori e immagini eterne catturate dal nostro intimo mentre eravamo piccini, figli, e d’ingenua innocenza in un mondo di Grandi.
Dicembre, la frenesia all’acquisto, gli addobbi, i negozi, i pacchetti, le cene, i pranzi. Il traffico sulle strade nelle grandi città, clacson, file serrate di fanali in pomeriggi bui, sirene che ululano incastrate tra gli ingorghi. Le persone nervose, agitate, stressate. Chi è depresso. E chi, con disponibilità economica, si dà da fare a comprare per fare la sua parte al momento dello scarto. Il 25. In fondo al mese, alla fine del mese. Natale.
Stavolta, più che mai, mi sono chiesta perchè in tale periodo sono triste e di pessimo umore.
Di solito do per scontato di detestare Natale, aspetto che passi; con insofferenza o pazienza, con sorriso sarcastico e cinica sufficienza, o cercando di proiettare nell’aria attorno a me non inferno, ma il sorriso per guardare il mondo con altri occhi!
Il Natale è dei bambini, per loro è come andare a Disneyland, o come i giorni del Carnevale quando ci si può vestire di un’altra vita, d’un personaggio, d’una fiaba. Stacco senza tempo, volo della fantasia…Mi sono calata nei ricordi, in sensazioni di me bambina. Non sono così lontane quelle sensazioni, basta allungare una mano e le tocco. La bimba è intatta, è ancora qui.
Alla vigilia si andava dalla nonna paterna.
A pranzo del 25 invece venivano tutti da noi. La tavolata era grande, si era in tanti… Minimo quattordici, ma anche di più. Dopo pranzo arrivavano gli altri per giocare a tombola e al Mercante in fiera. Mi piaceva giocare a tombola perché vincevo.
Il giorno della vigilia, prima del cenone da nonna, aiutavo mia madre a cucinare il pranzo. Si faceva la pasta in casa per preparare “il pasticcio”, così chiamato in idioma veneto. In realtà erano lasagne condite con ragù e besciamella.
Mia madre diceva: «Quest’anno facciamo il pasticcio verde», e nell’impasto metteva gli spinaci, così le sfoglie si coloravano di verde scuro. Era un pasticcio all’italiana: verde, bianco e rosso!
L’aiutavo. Infilavo l'informe ammasso semi-molle nell'impastatrice e giravo la manovella (non usavamo il mattarello, eravamo moderne!), rimestavo nel pentolino gli ingredienti della besciamella attenta che non si formassero grumi. Tagliavo la frutta per la macedonia in una terrina gigante, e spremevo arance e limoni. Infine grattavo fino alla pelle dei polpastrelli il parmigiano sulla grattugia.
Ma il 25 non c’erano regali. Arrivavano il 6 gennaio con la Befana, poi il 7 si andava a scuola, che fregatura!
Tutto però era magico. Non so perché, lo era. C’era aria che profumava di zucchero e festa, facce serene e sorridenti verso noi bambini, mentre la casa si riempiva di zii, nonni, prozie, volti allegri e vestiti eleganti.
Ad un certo punto, non ricordo quando, fu Gesù Bambino a portare i regali.
Allora la mattina mi alzavo, e per l’emozione mi battevano i denti! Mio padre si arrabbiava perché ero scalza e senza vestaglia. Ma non avevo freddo, ero emozionata! E vedevo pacchetti e pacchetti intorno all’albero, quanti!
So che l’emozione era così tanta perché la notte avevo faticato a prender sonno, s'erano sentiti rumori nel buio col rischio di scoprire Babbo Natale…o Gesù Bambino? Che confusione!
Babbo Natale era una figura spuntata non so bene da dove e quando... forse nei film o nei cartoni animati? Nel frattempo mi chiedevo come facesse Gesù Bambino, appena nato, a portare i regali, forse per questo se ne occupava Babbo Natale!
Ero però una bimba leale e, pur cogliendo i rumori, non avevo spiato! Anzi, m'ero chiusa nelle spalle e nascosta ben ben sotto le coperte, con gli occhi strizzati per non guardare!
Frammenti d’immagini.
Giunge l’amaro col ricordo che tramuta divenendo adolescente. Il Natale cominciò ad annoiarmi. I parenti ripetevano: «Come sei cresciuta!» scrutandomi e osservando ciò che facevo e dicevo, giudicando e sentenziando. Durante la tombola arrivava la pesantezza del sonno e della digestione affaticata, e nell’età che cresceva, aumentava il desiderio di poter stare con gli amici.
Ogni anno un girone d’inferno si aggiungeva.
Non riesco più a dissociare il Natale dalla tristezza. Sembra una recita grottesca che di anno in anno va in scena, e mentre il tempo passa, i volti invecchiano, i bimbi diventano adolescenti e gli adolescenti adulti, comunque a Natale ognuno deve riprendere il suo posto e giocare eternamente il suo ruolo.
Forse la bimba dentro di me strepita e scalcia. Non ci sta.
Eppure, anche se vorrei estraniarmi da questo gioco infernale, intorno a me tutti continuano a giocarlo.
I negozianti, le strade addobbate, gli amici catturati dalla frenesia dei regali, i film della catena natalizia dalle sequenze affollate di ricconi annoiati, le persone che non senti da tempo che improvvisamente ti chiamano, le strade intasate, il rumore del traffico impazzito, la corsa e la folla ovunque, e i genitori che ti aspettano…almeno a Natale!
Sono nata cattolica, fui battezzata, feci comunione e cresima, poi mia madre si scoprì atea, e mio padre qualunquista. Mio fratello un agnostico integralista.
Dieci anni fa ho conosciuto il buddismo e ora … sono Nam Myo-ho Renge Kyo.
Festeggio l’inizio dell’anno nuovo come rinascita d'un nuovo ciclo, ma detesto trovarmi inghiottita dal marasma collettivo di dicembre, che forse è unicamente un modo per anestetizzarsi da ricordi infantili che fanno male! Fanno male evocati così, come copioni fermi nel tempo in uno scenario che si reitera a dispetto d’ogni scorrimento e trasformazione di volti, corpi, e di ciò che ci circonda.
Via di scampo: acquistare e fare regali, mangiare, giocare, sorridere.
Negli anni ’60, nel condensato valore dell'unione familiare, nel boom economico con lutti, povertà, fame appena dietro le spalle, il Natale forse era un momento sincero per ritrovarsi...
Oggi vorrei sapere cosa è.
Questionario aperto agli amici bloggers:
- Vi piace il Natale?
- Cosa vi piace del Natale?
- Lo spirito religioso lo sentite?
- Quanto della vostra infanzia è racchiuso nel vostro modo di festeggiarlo?
- Siete felici a Natale?
- Siete tristi?
- Lo sopportate, aspettando che passi, o per voi è un momento come un altro?
- È un momento dell’anno che vi rende gioiosi e uniti al mondo e alle persone che amate?
- Sentite più amore? O vi sentite più romantici?
- Siete felici sempre e quindi anche a Natale?
