°*°*°*°* Donne, mongolfiere in volo *°*°*°*°
Avevo il suo viso davanti.
Volto da Madonna del Rinascimento, lo definì qualcuno.
Volto dai lineamenti orientali tra i colori d’una principessa nordica. Così a me appariva nell’osservare la pacata grazia con cui mi parlava, accompagnandosi a una gestualità quasi impercettibile.
Poco più di trent’anni, e oltre quei grandi occhi limpidi molta determinazione. La stessa che coltiva un artista che sta creando la sua opera e si afferri cieco alla labile traccia del proprio intuito. Ostinatamente. Fin in fondo. Sentiero che si perde nel folto d’un bosco.
Ogni cosa è dubbio, ma questa è l’unica via che porta al nuovo.
La principessa di fronte a me raccontava, io l’ascoltavo lasciandomi rapire dalle emozioni che il suo percorso mi dava.
Da bimba si trasformava in donna.
Danzando leggera la bionda fanciulla aveva lasciato che un candido sorriso, spiccante nella sua dolcezza, l’affascinasse e rapisse. Seducente lui! Simpatica canaglia dalle scure iridi, luminose e vispe sulle bronzee tonalità mediterranee.
Sui passi del loro intreccio, solo un gioco per l’uomo ma una scoperta per la giovane donna, il destino scoccò, beffardo, il dardo del concepimento.
I grandi occhi chiari e le morbide labbra sorridenti delicatamente inanellavano i cerchi della storia. Il corpo restava composto ed elegante, simile a ballerina che nella danza mantiene flessuose movenze, mentre il volto declinava parole senza incedere all’incrinatura dell’intimo emozionale.
Tutto per caso, per sovrapposizioni d’accadimenti, per disguidi di date non corrispondenti, per erronee diagnosi, tardi aveva compreso d’aspettare un bimbo.
S’era trovata a decidere sulla propria esistenza e per quella che stava maturandole nel ventre. Aveva scelto. Scegliendo la vita, non l’interruzione.
Il ragazzo dai capelli d’ebano era felice.
Vivaci e sorridenti i suoi occhi sprizzavano orgoglio e gioia per ciò che inaspettatamente accadeva. Stava per divenire padre.
La giovane aveva deciso per ciò che il suo cuore indicava importante.
Cos’è importante? Dove va ricercato l’oro?
Non tornare indietro, ma andare avanti.
Non chiudere, ma aprire.
Non sottrarre, ma sommare.
Non rinunciare, ma vivere.
Sapeva che il ragazzo del sud, entusiasta per l’inopinata paternità, non desiderava unirsi a lei. Lui aveva bisogno di camminare nel mondo ancora cercando, per vagliare da solo senza sentirsi designato dal fato, o da chi sembrava lo avesse scelto.
La guardavo. Ammiravo il suo coraggio.
Non era incoscienza, ma coraggio di vivere.
Non era incoscienza, ma saggezza. La saggezza di sapere che la vita genera vita, e la vita è forza.
È scorrere.
È affrontare senza tirarsi indietro.
Al posto suo sarei stata codarda, non avrei scelto la vita.
Lo so, mi sarei disperata. Avrei avuto paura. Non avrei deciso di diventare madre sentendomi sola.
Rifiutata nella mia femminilità, nel mio essere donna.
Oh, sì! Come madre lui mi accetta, spalanca il portone, ne è contento.
È colmo di gioia nel divenire padre e non rifiuta che io sia la madre del figlio. A favore del lieto evento ho la libertà di scegliere e lasciar nascere il nostro bambino. Desidera essere padre e infinite emozioni ispirano il suo animo, pur fermo nella propria ragione che fra noi non possa funzionare.
Non occorre provare.
L’affetto è cosa da discernere. Uguale alle fondamenta d’un palazzo esiste, ma non basta a saggiare sentieri.
La donna che lui immagina non è qui.
Altrove, sarà altrove.
La gioia d’una gestazione. Nove mesi in cui una vita poco a poco matura all’interno d’un corpo formando cellule, formando il nuovo essere.
Maternità sono nove mesi da Matrioska, e la consapevolezza d’un evento unico e ricco.
Quanto è possibile ritagliare tutto ciò per viverlo fino in fondo senza rapimenti negativi?
Io, donna egoista, collerica, pratica, avrei guardato alla mia disperazione. Al rifiuto. Mi sarei equiparata ad una macchina incubatrice.
La ferita non avrebbe lasciato spazio che al mio egocentrismo, e a una sola operazione aritmetica: la sottrazione.Osservo la principessa dagli occhi grandi e limpidi emozionandomi nell’ascoltarla. Si scuote il mio essere donna e con i brividi sulla pelle condivido le sue parole.
Posta di fronte allo stesso bivio so che i miei trent'anni non avrebbero risposto con altrettanta saggezza, coraggio e forza.
Mi sento come fossi su di un treno in corsa, e col viso schiacciato al finestrino cercassi di catturare il paesaggio in fuga.
Non mi capacito dell'incredibile distanza fra la cultura delle donne e quella degli uomini. Mi smarrisco nell'amarezza di affetti ormai sempre più simili a erosi canyon. Ammutolisco disfatta allo scenario di emozioni imbavagliate e abbandonate come amanti nell’armadio, dove, celate soprattutto a se stessi, si spolperanno riducendosi ad ammassi d’ossa. Degli scheletri. Da cacciare, rinnegare, maledire.
La principessa non ha lo sguardo nel buio abissale dove l’ho infilato io, lei scruta oltre l’orizzonte verso l’infinito.
Per questo il suo bimbo nascerà. E la vita proseguirà evolvendo.
Senza arresti, quelli che la mente giudica opportuni.
Senza limiti.