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Oggi scrivo a mano libera, quasi fosse una lettera, o fossimo davanti a delle tazze di tea fumanti, tutti in circolo attorno a un tavolino.
Ci sono il miele, lo zucchero di canna, ci sono biscotti alla cannella e quelli allo zenzero, c’è una crostata alla marmellata di mirtilli e all’aroma di mandorla che ho cotto io.Quale gusto preferite per il tè? Il Lapsang Souchong, l’Early Grey, o il Darjeeling? English breakfast? China Black? E lo volete con latte, limone o liscio?
A me piace il gusto muschiato e l’odore penetrante del Lapsang, è forte, ma proprio per questo.
C’è anche della cioccolata amara fondente… Scusate, non ho preso quella al latte, non la sopporto!
Scrivere… la passione di fermare un fluire costante di pensieri, un parlare d’un sé nascosto nella mente che sarebbe capace di stordire una persona che sta accanto, se dovesse ascoltare.
Per questa volta nessun racconto.
Un poco di stasi.
Mi guardo attorno nel mondo dei blogger.
A volte percepisco tensioni, anche tra le frasi più strette e sintetiche, colme di non detti.
A volte capto critiche sui contenuti dei blog.
Blog di diaristica o che si occupano del sociale, blog di poesie, o di racconti letterari, blog in cui si tratta dei mali politici, blog che parlano di blog o di iniziative di blogger.
Ce n’è per tutti i gusti, nel corso d’una passeggiata nel web a catturare ciò che più aggrada al nostro carattere, ricerca, o stato d’animo.
A casa mia, quando ero piccola, c’era una macchina da scrivere Olivetti,
di quelle che devi pigiare sui tasti con colpo secco per vedere il braccetto partire e lasciare la sua impronta d’inchiostro dal nastro al foglio. Sbuffando senza idee, mi mettevo a giocare con l’Olivetti, e non sapendo cosa scrivere, buttavo giù la prima banalità interiore:
«Oggi non so che fare, mi annoio, le mie amichette non possono venire a giocare qui da me, allora uso te, macchina da scrivere»
Per tamburellare queste poche righe ne passava di tempo! Ed erano zeppe d’errori. Andavo alle elementari, e fu così che imparai a usare la tastiera… Chi me l’avrebbe detto che non me ne sarei staccata più!
E poi il diario, altro compagno dei miei silenzi da bambina.Silenzi obbligati.
Se qualcuno mi avesse chiesto: «Che c’è? Che hai?», avrei cercato delle risposte. In realtà mi è stato insegnato altro, ovvero a sopportare.
A dirla tutta, hanno tentato d’insegnarmelo, il mio carattere però è recalcitrante in questo.
E la scrittura mi ha tenuta per mano nella crescita, compagna fedelissima che con me s'è sviluppata. Voce viva dei silenzi e dei malesseri, degli amori più intensi e dei segreti più intimi.
Ho scritto innumerevoli lettere, di pagine e pagine, a amici e amiche lontane. Ho ancora il dito medio con il “callo” dello scrittore, anche se ormai, con l’avvento del computer, si è ridimensionato. Dal cartaceo all’elettronica, e le lettere corpose strizzate in buste e riempite di francobolli sono diventate e-mail.
Via via tutto si trasforma, e Daniela è diventata «danDapit» quando un’altra Daniela le ha chiesto: «Ma perché non apri anche tu un blog?», massì, così scrivo…
SCRIVO.
Scrivo ciò che sento, penso, le emozioni da trasformare in racconti, l’umanità da fotografare come un reporter senza “camera”, reporter di viaggi interiori.
E siccome oggi parlo attorno a una tavola imbandita, racconterò qualcosa che spesso mi viene chiesto sui nomi scelti per il blog.
Setalend.
Molti anni fa mi divertii ad anagrammare nome e cognome, ne risultò qualcosa di poetico che conteneva la parola “Seta”. Sì, ne risultarono due materiali: la Seta e un altro.
Il giorno che aprii il blog (due semplici passi per aprirlo!) alla domanda di come lo volessi chiamare, in un primo momento il vuoto, poi mi tornò in mente l’anagramma, così ne usai un pezzetto (Seta).
Anche “lend” ne è una parte, viene dal nome Daniela.
Avrei potuto chiamarlo “Setaland”, terra di seta, metà in italiano e metà in inglese, ma che orrore!
Divenne “Setalend”.
danDapit.
Nasce da un vecchio indirizzo di posta elettronica il cui nome era “dapit”.
Un giorno di vari anni fa un collega - visto che io ancora non ne ero capace- stava gentilmente aprendomi un account di posta, però nome e cognome miei erano già occupati. Avrei dovuto usare dei numeri, per i quali provo sincera antipatia. In fretta e furia mi feci venire in mente qualcos’altro: DAniela - mio primo nome, PI come Patrizia - mio secondo nome, T il cognome. DAPIT.
Quando ho aperto il blog ho aggiunto un “dan” a precedere, e ne è risultato danDapit, da cui ora si sono ulteriormente sviluppati: “Danda”, o “dandina”… E sorrido…
Ieri e oggi a casa con l’influenza, ho fatto come quando ero bambina, mi annoiavo, ho scritto sulla Olivetti.
Buona la crostata? Vi è piaciuta?
È arrivato l'inverno in un sol colpo, amo il sole, e il freddo mi atterra.
Questo tea caldo ci voleva…
Lo sapete che c’è un disegno di legge per tassare i blog?
L’ho saputo leggendo questo post di Spiderfedix!
Un abbraccio e una tazza di tea a chi passa di qui!

