Nel "vol. I°" ho fatto solo una breve premessa, e sono andata direttamente ad un racconto.
Ora faccio un passo indietro, e parto dalle origini.
La bella poesia di Pier, e un riepilogo sullo scambio nei commenti.
Giri di vite
Un addio è una lettera
Strappata senza esser letta
È un bacio senza labbra
È il destino che non aspetta
Terra senz’acqua
Trapassata dal vento
Incapace di crescere
O di cogliere il momento
Sole senza luce
Velato dalla stessa foschia
Un abbraccio al suo silenzio
Che tutto mette via
I Commenti
danDapit: "E' bella! una negazione in poesia, una negazione dipinta, una negazione che riesce a suonare...va letta, e poi riletta...e assaporata......non fa male, è una verità dipinta, uno spegnersi raccontato con delicatezza..."
Pier: "E' solo un pò di sangue che esce da una ferita e la sutura.
Mi piace molto quando usi il termine negazione associandolo a qualcosa di vivo (una poesia, un dipinto, un suono... una verità)."
danDapit: "Un addio è una Negazione. Fra le tue righe la Negazione è viva...e tu hai saputo dipingerla...Di solito il dolore annichilisce, qui ha donato immagini! ...Con pochi tocchi leggeri dai la globalità di una realtà!"
Lucia: "Parole come pennellate a tinte forti e tu, come un espressionista tedesco, hai tracciato le linee di una fine con la giusta tonalità. In quesi giorni penso spesso all'addio. Che coincidenza!"
Pier: "dandapit, hai ragione, una negazione è comunque una cosa viva, non è indifferenza e quindi ha i suoi colori, seppure a tinte dolorosamente forti. Chi se ne va che male fa, cantava (credo) la Vanoni...
Lucia, ho letto che un espressionista tende a privilegiare il lato emotivo della realtà piuttosto che quello oggettivo, e in questo senso il tuo commento mi fa molto piacere, perchè di fatto quella era la mia intenzione quando ho scritto, di getto, queste righe. L'addio è evidente solo nella prima riga, poi si confonde con altre immagini e alla fine sembra sparire pure lui. Ma voglio ancora sperare che un addio a qualcosa coincida con un benvenuto a qualcos'altro...
...Le coincidenze invece sono le cicatrici del destino, no?
Sai bene anche tu che niente accade per caso...Aspetto comunque i prossimi giorni per conoscere la tua idea sulla frase che ho riportato (tratta da "l'ombra del vento")... "
danDapit: "Pier...Non riesco a tacere circa ciò che vi state chiedendo te e Lucia, ho voglia di dire ciò che sento riguardo a quella frase: 4le coincidenze sono le cicatrici del destino3.
Per me sì, è così!
Ovvero: ANCHE così! "Cicatrici" in quanto desideri che non si sono realizzati? Delusioni? Dolcezze in amarezze?
I desideri sono "semi" dentro la nostra vita...Le "coincidenze" sono quei semi che "prima o poi" germogliano!"
Pier: "Penso che la coincidenza sia proprio il passaggio del destino in un punto (la cicatrice) dove aveva lasciato il suo segno precedentemente. Ma non è detto che si tratti per forza di una delusione o di un evento spiacevole; in fondo, per quanto possa tornare, il destino non lo fa mai allo stesso modo...Mi piace molto (e concordo) col fatto che le coincidenze siano semi che possono germogliare!"
danDapit: "Pier...non mi ritrovo molto...aspetta, dunque...
Non vedo il destino come un passaggio che determina la coincidenza, vedo che la "coincidenza" è dentro il destino, ne fa parte! perchè è un seme interno, e quindi è ciò che forma anche il "destino"...che non è qualcosa, per me, di fermo e scritto!
Ho parlato di eventi spiacevoli in quanto "cicatrici": la cicatrice nasce dove prima c'era una ferita!
Quindi la coincidenza è una cicatrice (seme) del destino, perchè "coincide" con un desiderio (seme) lasciato cadere nella nostra vita, e come seme, o cicatrice, determina "la coincidenza", ovvero: l'evento.
Questo è quello che sento, volevo spiegare meglio il mio punto di vista...sorry!"

Pier: "Il tuo punto di vista è molto suggestivo, ed anche condivisibile; il trasporto con cui ne parli sembra che questo argomento tu l'abbia vissuto in prima persona.
In effetti hai perfettamente ragione quando dici che una cicatrice nasce dove prima c'era una ferita, avrei dovuto essere più preciso nel dire che a volte una cicatrice compare anche quando si asporta qualcosa di negativo (anche solo un neo) dalla nostra pelle.
Io quella frase l'avevo percepita in modo diverso ma sono contento di conoscere la tua idea e di confrontarmi con te. Mi piace l'immagine (se ho capito giusto) che hai di un seme del destino che provoca una ferita per far germogliare qualcosa: questo dà senso anche al dolore che spesso si prova ma che può diventare l'embrione di una nuova felicità.
Grazie per le tue osservazioni e "contesta" quanto e quando vuoi!
danDapit: "Grazie Pier... Sono molto contenta dell'epilogo della tua riflessione...In effetti non pensavo esattamente ciò che hai espresso tu, eppure il tuo epilogo diventa la sintesi che "conosco" anch'io...
Mi sa che da questo "seme" nascerà un mio post futuro..."
Qui la nascita.
Il tema mi ha catturato perchè molte eco sono risuonate dentro di me.
Daniela (Odelance) tempo fa aveva parlato della Sincronicità sul suo blog, io commentando, avevo accennato che avrei avuto qualcosa da raccontare a quel proposito.
Pier in aggiunta, ha richiamato in modo profondo "principi" contenuti nella filosofia buddista, e per me era impossibile lasciare cadere tutto ciò senza nota.
Pier non è buddista.
E' stato un caso!
Lui ha espresso ciò che sentiva.
La vita è un bene prezioso, e questa è una verità assoluta: partendo da un punto comune a tutti, proverò ad accennare un modo di guardare alla vita da cui sono partite le mie riflessioni lasciate a Pier, e a cui si ricollega il racconto del "vol.I°" su Bert e Jenny.

Nel buddismo "il destino" si può chiamare "karma"."Karma" significa "azione compiuta".
Ovvero il destino sono le "azioni compiute" nelle vite precedenti, e anche nella presente;
ancora più profondamente il "karma" o "destino" si forma attraverso: "Pensieri, parole ed azioni".
Ogni pensiero, ogni parola, ogni azione, è un seme.
E' una scelta.
Noi possiamo scegliere se pensare bene o male, se dare parole cattive o buone, se agire in pace o con rabbia.
Possiamo scegliere!
A volte, nella foga emotiva, ci sembra di non aver scelta.
In realtà niente e nessuno ci costringe ad usare un pensiero, una parola, o un'azione al posto di un'altra.
Spesso si tratta di abitudini, di indole,
e di emotività più o meno trasportante.
Se i pensieri sono "semi", ovviamente i desideri anche!
Il desiderio è un pensiero: è un pensiero ricorrente, un pensiero che anima passione, un pensiero che induce a fantasticare, o che porta sofferenza.
Più frequentemente lo stesso pensiero (alias: desiderio) occupa la nostra vita, più semi poniamo in quella direzione nella nostra vita.
A volte ci crediamo dentro di noi.
A volte invece ci affidiamo agli accadimenti esterni per fortificare e riuscire a credere in quel desiderio/pensiero, oppure, per indurci a sopprimerlo perchè ci sembra un'irraggiungibile chimera.
Eppure, qualsiasi sia il desiderio, esso è un seme che cade nella nostra vita.
E i semi prima o poi germogliano.
Forse non nei tempi che desideriamo noi, ma prima o poi, accade.
E questo nella mia vita è accaduto!
Sorprendentemente è accaduto più volte, e da quando ho conosciuto la filosofia buddista ho iniziato a notarlo con attenzione, ho imparato a leggere gli eventi, che prima mi scorrevano sotto al naso lasciandomi indifferente e pessimista.
Il destino quindi è un contenitore di "semi".
"Semi" o "Cause".
Ad ogni seme corrisponde la nascita di un frutto.
Ad ogni Causa corrisponde l'emergere di un Effetto.
Le coincidenze, a questo punto, ci lasciano sorpresi, basiti, a volte a bocca aperta come dei bimbi davanti ad un'inaspettata realizzazione fantastica!
Ci appaiono come "coincidenze", eppure hanno forti richiami, echi.
Sappiamo di aver desiderato qualcosa che riguardava quella "coincidenza", e ci troviamo lì davanti un fatto concreto: una persona che sta parlando di ciò a cui era rivolta la nostra attenzione, oppure una persona a cui pensavamo che ci si palesa improvvisamente davanti...Una persona amata 10 anni prima, che improvvisamente spunta di nuovo nella nostra vita, per vivere ciò che 10 anni prima non era accaduto!
Il racconto di Bert e Jenny mi è servito per poter parlare di questo.
Non era un racconto di scrittura creativa. E non potevo poeticizzarlo.
L'ho lasciato nella sua struttura più povera e scarna, con tratti semplici e basilari, uno schema lineare, da "diario di bordo".

I personaggi:
la prima Mary, potevo definirla "A"-
la seconda Mary, potevo definirla "B"-
Nick, poteva essere "C"-
Sara, poteva essere "D"-
Bert era una pancia all'8° mese.
Jenny una pancia al 7° mese.
Così abbiamo un personaggio "A" collegato ad un personaggio "C" entrambi collegati ad un personaggio "B": questo nei fatti della realtà visibile.
In ciò che si muove nell'invisibile struttura del vivere, mosso da pensieri, desideri, da vite passate che nella vita presente mantengono il loro legame dall'eterno passato (scusate il linguaggio mistico, ma non posso farne a meno!), abbiamo un personaggio "D", apparentemente scollegato, che ha i suoi desideri nel cassetto, e che per puro caso si trova a parlarne con "B", e solo per questo si unisce a "C" in un desiderio comune; per scoprire poi nel tempo, che la sua vita -in qualche misterioso modo- è sicuramente legata ad "A", e lo confermano segni straordinari.
La storia di Mary, Nick, e Sara, che ha dato la vita a Bert e Jenny, è realmente accaduta, non è invenzione.
E le due Mary hanno veramente lo stesso nome!
C'è solo una cosa che non ho aggiunto al racconto, un particolare che è parte della realtà ma che ho omesso per semplificare la struttura e per non renderla un "condotto religioso".
Desidero inserirlo in questo passaggio, in cui, parlando di coincidenze, ho introddotto alcuni principi della filosofia buddista.
La particolarità è che "A" (Mary) incontrò la pratica buddista nel periodo in cui si stava lasciando con "C" (Nick).
Quando fra "C" (Nick) e "D" (Sara) iniziò la crisi nella loro relazione, anche "D" per caso incontrò la pratica buddista, di cui aveva sentito parlare da anni, ma che aveva sempre rifiutato.
"D" iniziò a conoscere il buddismo, a frequentare delle riunioni; esse però erano lontane dalla propria abitazione, quindi si informò per un luogo di riunione più vicino; vi fu accompagnata da una sconosciuta, e solo mentre era seduta in mezzo a tante altre persone, si accorse che accanto a lei c'era "A", anzi, che si trovava proprio a casa sua!
Nella vita non solo i pensieri sono realmente "semi" che restano "in latenza" finché non divengono "Effetti", ma un'altra legge indiscutibile è quella dell'impermanenza.
La vita è in continuo fluire, la dinamica del tempo è velocissima: il presente dura la frazione di un millesimo di secondo e diventa già passato. Il futuro, ignoto e sconosciuto, è davanti a noi molto prima di ciò che immaginiamo.
La vita e la morte sono le due facce della stessa medaglia.
L'impermanenza, il continuo e incessante fluire in avanti, ci dà una meravigliosa possibilità: quella di trasformare!
Dal momento che tutto è impermanente, è proprio attraverso i nostri pensieri e desideri che abbiamo la possibilità e capacità di trasformare.
La sofferenza non è condannata a restare tale, e la gioia va coltivata, valorizzata, affinché non svanisca in un attimo, e non diventi già passato.
Per me, la ormai celebre frase citata da Pier, "Le coincidenze sono le cicatrici del destino" significa che ciò che non si è realizzato, e che ha lasciato il suo segno, ha la possibilità di realizzarsi: non è una caso, una banale coincidenza,
E' la coincidenza: il coincidere del nostro seme con l'effetto nel reale.
Tutto è collegato, ed esiste una metafora che lo spiega bene: il posarsi di una farfalla su di un fiore qui, può scatenare un terremoto dall'altra parte della terra....