20 luglio 2009

L'incentivare l'evasione fiscale origina dall'occultare ciò che lecito non è, ovvio!

Le "escort" e la crociata antievasione
di Massimo Giannini


Se l'è chiesto perfino l'Economist: ma le escort invitate a Palazzo Grazioli dall'"utilizzatore finale" Berlusconi, e regolarmente retribuite per i loro "servizi" dall'"organizzatore serale" Tarantini, hanno pagato le tasse oppure no? L'interrogativo sembra stupido, ma non lo è affatto. Nel loro piccolo, come hanno notato due fior di economiste su Lavoce.info (Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra) "anche questi sono problemi, di non poco conto, di moralità pubblica". Soprattutto nel momento in cui il capo del governo e i suoi ministri si lanciano in campagne poco credibili contro l'evasione fiscale.

Dunque Patrizia d'Addario e Barbara Montereale, tra le altre, hanno spiegato ai giornali e ai magistrati di Bari che la "tariffa" per una serata in compagnia del premier ammontava a 1.000 euro, che diventavano 2.000 se la "prestazione" si protraeva per l'intera nottata. Ora - scrivono Giannini e Guerra "se le ragazze hanno partita Iva, avrebbero dovuto rilasciare regolare fattura e addebitare all'acquirente l'Iva del 20%. Dovrebbero poi dichiarare nella denuncia Irpef il reddito così percepito. Se invece il provento fosse stato corrisposto a fronte di prestazioni occasionali (o attività illecite come la prostituzione) l'Iva non sarebbe dovuta, ma il reddito andrebbe comunque dichiarato nella categoria "redditi diversi" ai fini Irpef".

Che farà la Guardia di Finanza, che sta indagando sul caso? Andrà a verificare se a Villa Certosa o nell'adiacente residenza sarda di "Gianpi" è rimasta traccia di qualche fattura? Verificherà l'avvenuto versamento delle imposte nell'Irpef, ed eventualmente inoltrerà le cartelle esattoriali alle escort inadempienti? Sarebbe utile saperlo. In nome e per conto di quei poveri cristi di italiani a reddito fisso che pagano le tasse in busta paga fino all'ultimo centesimo.

Contro gli evasori non basta fare la "faccia feroce". Bisogna picchiare duro. Anche quando l'evasione non si nasconde nella "caverna di Ali Babà" (come dice Giulio Tremonti) ma nel salone di casa del presidente del Consiglio.

(20 luglio 2009)

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