04 febbraio 2008

“You make my day Award”

You make my day Award”


«blog capace di trasmettere gioia e ispirazione e che fa sentire bene quando lo si visita»


Questa è la traduzione dell’AWARD “You make my day”, di cui Janas ha voluto gentilmente e affettuosamente titolarmi.

Con i miei racconti sempre un po’ duri e lunghetti, spero sia veramente meritato tale “Award”! Certo, sarei felice di trasmettere gioia e ispirazione quando sono visitata.
Ringraziando Janas che mi ha nominata anche per questo meme, riporto ora le regole del “You make my day Award”:

"Dai il premio a 10 persone
che hanno un blog
capace di trasmetterti gioia ed ispirazione,
un blog che ti faccia sentire bene quando lo visiti.
Fai sapere a queste persone di averlo vinto lasciando un commento sul loro blog.
Attenzione: puoi vincerlo piu' volte!"


Ebbene, prenderò l’iniziativa di modificare questa catena di trasmissione e invece di nominare 10 persone a cui donare il premio “Tu trasformi la mia giornata”, parlerò di alcuni bloggers con cui ho trascorso in modo gradevolissimo, divertente, amichevole e affettuoso, lo scorso sabato.

Erano giorni e giorni che viaggiavano mail per organizzare un week-end romano, e in programma c’erano cene, pranzi ai Castelli Romani, visite forse al Colosseo, forse al Museo Orientale, forse al piccolo cimitero acattolico (dove è la tomba di Gramsci e di famosi letterati inglesi).


Dopo lanci e rilanci, accordi sugli orari d’arrivo, mi giunge l’e-mail di un’altra blogger (Assu) che annuncia che per quel sabato sarà a Roma, diretta a Frascati ove avveniva la presentazione d’un libro (di due scrittrici, blogger anche loro).
Come spesso accade: quando troppo e quando niente!

E’ stato un sabato pieno, e così popolato di bloggers che è proprio il caso di dar loro l’Award di “aver letteralmente fatto la mia giornata”!

Nel primo pomeriggio l’incontro fra me e Assu, acquisto di bottiglie di vino per la cena da Zephirina, e ci avviamo verso Frascati.
Eh, però, l’avventura andando alla presentazione del libro di Laura e Lory la racconto poi.

Anzi, no, la racconto ora!

Pigrissima io, non m’ero premunita nel guardare una cartina (da anni non capitavo a Frascati). Ho preferito andare a intuito. Frascati è verso Sud, così ho imboccato l’Appia. Fatti alcuni chilomentri, mi sono chiesta per quanto dovessi seguire la segnaletica in direzione di Albano… Cellulare alla mano, Assu s’informa, veniamo così a sapere che avremmo dovuto prendere la Tuscolana. Che problema c’è? Appena vedo una freccia svolto a sinistra. Di lì a poco scopriremo - ritrovandoci più volte su incroci improvvisi, o destra o sinistra - che Frascati non gode d’indicazioni stradali. Nessun cartello. Si va svoltando a caso, seguivano manovre azzardate e conversioni a U, indi si proseguiva all’avventura.
Come per magia ci scopriamo in un centro abitato all’entrata del quale non avevo notato alcun «Benvenuti a Frascati».
Assu s’affaccia al finestrino e si informa su via Marconi, indirizzo del Municipio di Frascati presso cui si svolgeva la presentazione del libro. Riceviamo indicazioni mentre mi chiedo: “Ma saremo a Frascati?”.

Avviandomi con le nuove istruzioni, domando perplessa a Assu:
“Scusa, tu sei sicura che siamo a Frascati? Lo dai per certo?”

E lei: “Sì, ovvio!”
Parcheggiamo e con calma ci dirigiamo verso una gustosa cioccolateria adocchiata poco prima. Erano le cinque, avevamo tutto il tempo.
Prendo una cioccolata con cioccolatini d’accompagnamento. Mi servono una tazzona di cioccolata densa… e per fortuna era all’acqua (non al latte) e da bere! Avvicino le labbra alla tazza sorseggiando, mentre sorridente parlo con Assu di fronte, senza che mi sfugga una strana espressione sul suo viso. Mi sento le labbra un po’ impastate, ma cerco di continuare il discorso. Assu mi fissa esordendo:
“Tu lo sai, vero, che hai cioccolata dapertutto? Mi ricordi mia figlia quando mangia il gelato! Sei piena di cioccolata ovunque!”

Con dignità ho cercato di finire la mia super tazza di fondente col cucchiaino, evitando di parlare troppo.
Puntuali alle 18 eravamo in piazza Marconi cercando il Municipio, Assu vede delle bandiere in un giardino e le indica come localizzazione certa. Una signora lì fuori ci dà notizia che quella è una scuola materna. La piazza era deserta, buia, silenziosa. Nessuna ispirazione. Assu, cellulare alla mano, chiama di nuovo.
Lory risponde: “Aspetta, scendo, vi vengo incontro”. Ancora un attimo e aggiunge: “Sono qui sotto ma non vi vedo”.
Mi volto verso la signora della Scuola materna con inevitabile domanda: “Scusi, questa è Frascati?”
“No, Grottaferrata”

Di nuovo in auto per le strade ormai buie, finalmente si legge il cartello “Frascati”!
Questa piazza pullula di gente, ragazzi, adolescenti, auto in fila serrata, vigili, altro che la piazza a Grottaferrata!
Arriviamo alla presentazione con qualche minuto di ritardo ma Laura e Lory ci hanno aspettato.
“Roma 1944. Lo sposo di guerra”
, un romanzo storico di cui spiegano come hanno cercato fonti e notizie per ricostruire la storia di Roma, e Frascati distrutta, appena avvenuta la liberazione.
Felice dell’occasione, conosco così anche Laura e Lory!

E dai Castelli, via di corsa, meta il centro di Roma.
A casa di Patty (Zephirina) ci aspettano i bloggers da Perugia
(Claudia, Luigi), da Firenze (Lophelia, Rodocrosite, Gabriele), da Calcata (Hertz), e persino da Frascati (Antonio e Fabio)!
Alcuni dei bloggers di Stravaganza per il week-end romano! Ma la pigrizia e l’inverno giocano risoluzioni sonnolente. Il programma viene stravolto anche a causa del blocco della circolazione per domenica. Uniche mete salve: per alcuni il Colosseo, per altri Porta Portese.
La cena è luculliana, e di bottiglie di vino ce n’è in abbondanza. La casa di Zephi è calda, accogliente, e ricca di meraviglie, anche la gastronomia!
Abbracci, sorrisi, e il calore dello stare insieme condividendo delle ore e delle chiacchiere.
Ore che trascorrono piacevoli fra volti che, non comprendo per quale magia, ormai mi sono familiari!

E per concludere, raccomando a tutti la strepitosa cioccolateria di Frascati!
Ophs!! Volevo dire: di Grottaferrata, è un posto molto carino e bbbuono!

02 febbraio 2008

TRE... DUE... UNO... partenza, Viaaaa!


Riuscirò a pubblicare tre post contemporaneamente?

Ho ricevuto due nomination a cui adempiere.
Uno dei due meme a cui sono stata invitata, da Janas, è
“The Birthday Month Personality Meme”,
ovvero:
“Meme della personalità del mese di nascita”.

Le regole del Meme sono:

  1. Cita la persona che ti ha invitata al meme e crea un link al suo blog/sito. (Janas)
  2. Copia le caratteristiche del tuo mese di nascita dal sito di partenza. ("Life") (Lingua originale: inglese)
  3. Scegli una foto per quel mese.
  4. Metti in luce e commenta queste caratteristiche relativamente alla tua persona.
  5. Invita 12 persone (tante quanti i mesi dell’anno) al Meme.
  6. Fai in modo che la persona che ti ha invitata sappia che tu hai partecipato. (Lo farò, prometto!)
Il mio compleanno è a marzo, sono un Arietaccio.
e questo è ciò che riporto:

MARCH:

  • Attractive personality. Personalità affascinante. Ho una personalità affascinante? Bisognerebbe chiederlo in giro, e se chiedessi in giro mi risponderebbero che ho una personalità piuttosto da rompiscatole!! Le due cose si equivalgono?
  • Sexy. Sensuale. Forse… qualcuno dice così, mah!
  • Affectionate. Affettuosa. Sì, lo sono, se non prevale il lato “rompiscatole”, eh eh!
  • Shy and reserved. Timida e poco espansiva. Timida un poco sì, in fase iniziale prima di conoscere, poi tutt’altro! Poco espansiva? Dipende! Dipende dal periodo che attraverso, se è roseo allora sono molto espansiva!
  • Secretive. Riservata. Sono riservata nel senso che so mantenere i segreti di chi si confida con me, questo sì!
  • Naturally honest, generous and sympathetic. Naturalmente onesta, generosa e comprensiva. Oh yeah! Sì sì sì, sono così! Onestamente sono proprio così!
  • Loves peace and serenity. Ama l’equilibrio e la serenità. (o: “Ama equilibratamente e con serenità”?) Allora… diciamo che aspiro all’equilibrio e alla serenità, ma sono tutt’altro che equilibrata, anzi sono abbastanza inquieta! Per la traduzione tra parentesi: assolutamente falso! Il mio modo di amare è: caoticamente, inquietamente, ansiosamente!
  • Sensitive to others. Sensibile verso gli altri. Molto vero! Sì.
  • Loves to serve others. Le piace aiutare le persone. Vero anche questo, da sempre.
  • Easily angered. È facilmente adirabile. Verissimo!! Sono un’iraconda!
  • Trustworthy. È affidabile. Sì, vero, e ci tengo pure ad esserlo.
  • Appreciative and returns kindness. È riconoscente e ricambia le cortesie. Corrisponde, sì, fa parte della mia innata onestà.
  • Observant and assesses others. È attenta e rispettosa verso gli altri. Sì, almeno ci provo. Cerco di essere attenta e di considerare gli aspetti in cui ciascuno si muove, nel positivo e nel negativo.
  • Revengeful. Ha spirito vendicativo. Vero! Lo so, non mi fa onore, ma è la verità! Sotto sotto tendo a prendermi soddisfazione per le offese ricevute.
  • Loves to dream and fantasize. Ama sognare e fantasticare. Sììììììì!!! Come una bimba mai cresciuta! Di più nei periodi rosei, che in quelli bui, ma fa lo stesso, la radice è questa.
  • Loves traveling. Ama i viaggi. Sì, mi piace molto, e anni fa viaggiavo abbastanza. Ora di meno, molto meno, causa: carenza monetaria e d’energie, ma con la fantasia ogni attimo salirei su un arereo per andare a visitare paesi nuovi.
  • Loves attention. Le piace essere considerata. Sì, molto assai, parecchio.
  • Hasty decisions in choosing partners. Mi diverto a lasciare la traduzione avuta dal web: “Decisioni affrettate in soci di scelta”. Carina, no? La mia traduzione è: “Opera decisioni affrettate nella scelta dei partners (amici/che, compagni, fidanzati, mariti, colleghi/e…??)” – Non saprei… Diciamo che la mia tendenza è orientarmi secondo il classico “colpo di fulmine”, sia nelle amicizie, sia negli amori. Ovvero, mi piace seguire intuito e istinto, ciò rende le mie decisioni affrettate? O impazienti? Mah, forse sì…
  • Loves home decors. Ama disporre la mobilia domestica. Mi piace, avendo disponibilità economica, ristudiare gli spazi e rinnovare, sì! Siccome -però- non «tengo dinero», ho una casa da bohémienne!
  • Musically talented. Ha talento musicale. Assolutamente no.
  • Loves special things. Ama le cose speciali. Ehm…quali? Amo l’inconsueto, le sorprese, l’invenzione, i colori e la varietà, le novità, l’improvvisazione e le persone che sanno vivere con creatività viva e propositiva. Sono cose speciali?
  • Moody. È lunatica (o bisbetica, o bizzarra?). A volte sì, molto lunatica. A volte bizzarra, sì! Bisbetica? Pure!! Se sono di cattivo umore sono assai bisbetica!


E ora che ho svolto il mio Birthday Month Personality Meme, affido la continuità dello stesso a 5 persone (non a 12 - sono troppe!):


Chiunque voglia partecipare può farlo come se fosse stato nominato, in fondo lascio ben 7 posti vacanti!

20 gennaio 2008

La Torre di Babele


Mia madre usava dire: «Prima il dovere poi il piacere!», e aveva ragione, è esattamente così.

Che piacere c’è nella vita se non si adempie al proprio dovere?
Ho sempre fatto ogni cosa in modo regolare, ordinato. Il mio lavoro, la mia casa. Tratto con educazione le persone e mi guadagno lo stipendio che ricevo. Ho quasi sessant’anni, e guarda come sono in forma! Ciò è frutto del mio autocontrollo, del seguire le regole.
Ogni mattina arrivo molto presto in ufficio. Alle otto inizio il mio lavoro, alle undici faccio la pausa col caffè e una sigaretta, all’una smetto di lavorare, mangio, una sigarettuccia, e il giornale. Alle tre vado via. Il dovere per lo stipendio che ricevo è stato portato a termine. Ci sono altri doveri.
Il piacere è un gustoso pranzo con gli amici, le sigarette al momento opportuno, e qualche digressione su argomenti vari.
Mi piace la precisione. Rispetto le norme e stimo le persone che ne tengono conto. Se nella vita non ci fossero dei binari precisi da seguire, dove si andrebbe a finire?
E cosa doveva improvvisamente succedermi? Che il mio viaggiare con ritmi discreti ma certi s’è ritrovato minato. Per carità, tolleranza innanzi tutto! Un ufficio non è casa propria, se giunge una nuova collega devi farle spazio… ma che diamine di sfortuna m'è capitata con quell’Antonia! Caotica, distratta, menefreghista. Arriva in ufficio alle dieci ogni mattina, è disordinata e non fa che perdersi le cose con la testa fra le nuvole. È sempre assente, sempre malata o in ferie. Ecco, anche le ferie. Io ne usufruisco ad agosto, l'intero mese e via. Regolare. Lei no! Avvisa a sorpresa, e all’ultimo istante prende un giorno di ferie. Inammissibile.
Insopportabile è pure che la chiamino al telefono e lo tenga occupato un’ora intera. L’apparecchio telefonico in ufficio non serve per chiacchierare. Io non lo uso mai. Fra l’altro se qualcuno dovesse comunicare con me? Troverebbe occupato.
È talmente anarchica, che non mangia mai.
Le squilla il cellulare ed esce sul balcone, capace di restare a parlare là fuori per un tempo interminabile. Ma quando lavora? Meno male che non se ne va in giro come tante altre colleghe che escono! Sono certa che fa solo finta di lavorare. Sta nascosta dietro a quel computer senza portare avanti nulla. Scrive. Cosa scrive? Prima, quando si andava a prendere il caffè alla macchinetta almeno veniva con noi, si scambiavano due parole, ora va da sola. Se ne sta per fatti suoi. E non fa che lamentarsi del freddo. Possibile che si ammali in continuazione? Assenze su assenze, non c’è giornata che non faccia tardi, non lavora, e occupa il telefono per ore. L’ho detto alla direttrice, eh, non si può mica andare avanti così. E poi alza il riscaldamento con la scusa che sente freddo. Io così sto male, ma che gliene importa? Si soffoca dal caldo qua dentro. Lei insiste che ha freddo! Se mangiasse, invece di digiunare, forse sentirebbe meno freddo. Guarda come sono precisa io, ogni giorno alle tredici in punto mi fermo, tiro fuori il mio pranzetto, e dico: “Buon appetito!”.
Eh, ma non è l’unica irregolare, anche le altre non mangiano mai alla stessa ora. Noto tutto, io. E riconosco i passi sul corridoio. Quelli di Giulia, quelli di Valeria, anche quelli felpati di Sergio.
I passi di Antonia, che veloci percorrono il corridoio alle dieci di mattina, sono un indelebile timbro per le mie orecchie.
Le abitudini sono piacevoli, scandiscono il ritmo della vita. A mezzogiorno e mezza d'ogni dì rientra nella stanza il carrrello con i libri. Un orario che mi dà serenità, quello delle dodici e trenta, il pranzo è ormai prossimo, ne pregusto l’idea mentre il carrello fa il suo ingresso e io lo saluto con la mia solita battuta:
“Ohh, ecco il pupo che torna!”.
Difatti quelle rotelle che girano, spinte dalle mani dei colleghi, mi ricordano una carrozzina che rientra dalla sua passeggiata quando è l’ora della pappa da dare al bambino. È il mio modo di scherzare, il segnale felice della giornata lavorativa che si sta per concludere.

Non parlo di me. Cosa c’è da dire? C’è già tanta cronaca di cui parlare… e ho sempre opinioni da aggiungere sui fatti del mondo. Osservo. Osservo ogni cosa. E Antonia è arrogante, irrispettosa, egoista. Chi crede di essere? È l’ultima arrivata e si comporta da padrona.


Anche stamattina ho fatto tardi, appena varcherò la soglia della stanza il silenzio sarà esauriente. Assenza di verbo che satura lo spazio senza pronunciarsi. Che strazio, vorrei non avere questo rumore di tacchi affrettati, Giovanna è lì, con le orecchie tese verso il mio arrivo. I primi tempi si vantava di riconoscere i miei passi. Adesso tace. Non alza lo sguardo, finge nonchalance. Sarà china sulla scrivania intenta al lavoro, diligente e precisa già da due ore.

- Ciao Giovanna
- Buongiorno Antonia
Sono una peccatrice, una ritardataria cronica.
Soliti gesti, dissimulo il disagio regalando teatralità alle azioni che mi conducono alla scrivania. Tolgo la giacca, sfilo la sciarpa, accendo il pc, sistemo la borsa, estraggo gli occhiali.

Mamma mia, se ripenso a quando sono arrivata qua! Un nuovo ufficio, un nuovo ambiente, un nuovo lavoro, temevo le incognite da affrontare… come d’incanto, invece, l’impatto con la diversa realtà ha attutito e sfumato i suoi toni in un rapimento improvviso. Solo due sere prima l’uscita con un’amica ha prodotto l’inaspettato col sopraggiungere d’un ragazzo. Simpatico lui, intraprendente, bel tipo, ma guarda! Mi corteggiava, e… poteva non accadere? Due calamite! E che calamite! Ah, che storia! Sono seguite notti quasi insonni! Mi viene da ridere ora se ripenso al primo giorno qui! Tre ore avevo dormito, e le palpebre traditrici volevano scendere. Era il mio segreto. Il segreto davanti a colleghe e colleghi appena conosciuti.
Un segreto felice nel soffio dell’estate. Sorriso interiore col sonno da mascherare. Che spensierata bellezza! Si dormiva insieme, e la mattina arrivavo tardi pensando fosse tutta colpa sua. Ero convinta che passato quel periodo non avrei più ritardato. Invece adesso lui non c’è, ed io persevero colpevole e mancante. Che peccato! Almeno prima, dietro al timbrare fuori orario il cartellino, si celava il ritemprarsi del corpo e dello spirito!
Un piacere!
Com’è quel detto? «Prima il dovere poi il piacere!».
Ecco, per me valeva il contrario: «Prima il piacere, poi il dovere!». Sì, mi viene da ridere a ripensarci. Che bello prendere la vita così.

Vediamo un po’ le mail…chi mi ha scritto? Devo mettermi al lavoro, va bene, inizio fra cinque minuti. Tanto sono nascosta dietro al pc, Giovanna non vede lo schermo, non sa che faccio. Ma l’aria è pesante, come se il suo sguardo e il suo pensiero mi penetrassero.
Stamattina c’è un’atmosfera particolare, eh, già! È qualche giorno che non vengo, sicuramente si è lamentata dietro le mie spalle che sono una lavativa. Mamma mia che freddo fa qui! Non posso però aumentare il riscaldamento, che scherziamo? Anche la porta spalancata, senti che corrente… Fortunatamente all’ora di pranzo la chiude. La mattina sempre spalancata, come se fosse buona educazione tenerla aperta. All’una s’alza dalla sua postazione, spegne il riscaldamento e chiude la porta. Precisamente così ogni giorno, ritmato come le lancette d’un orologio, come una poesia recitata a memoria, come gli orari d’un convento, come i treni svizzeri, la sicurezza della metodicità. Sicurezza. Ed io non faccio che perdermi la chiavetta del distributore del caffè! E quando sto al telefono sento l’aria che si fa tesa, tesa, tesa… Le dà proprio fastidio. Il silenzio d’una cripta sotto controllo mentre l’aria si rarefà. Quando si consumerà, ci sarà lo scoppio?

- Antonia, eh, no! Non possiamo stare con il riscaldamento acceso e la porta chiusa. Così io mi sento male. Le altre colleghe pure dicono che qui dentro si soffoca!

- Sì, è vero si scoppia…

- Occorre trovare una soluzione. Dobbiamo parlarne con la direttrice. Non si può andare avanti in questo modo! Puoi spostarti nell’altra stanza con Valeria e Giulia.

- Dove non c'è l’attacco per questo pc?

- Ci sono i pc di Valeria e di Giulia, no? Potrai usare a turno uno dei loro.

- Giusto. Hai ragione, in fondo sono l’ultima arrivata, che pretendo?

- Non ho detto questo.

- È vero. Non l’hai detto. Tu non parli.

- Non capisco a cosa vuoi arrivare, io vado al concreto.

- Ne sono certa, sono io a non essere concreta. Ho una soluzione migliore, però. Mi licenzio!

- Sì, come no! Una barzelletta, vero?

- No, sono seria. Mi licenzio! Sono incompatibile col lavoro d’ufficio!

- Ah, certo! E cosa farai?

- Non so… ancora non lo so. Qualcosa m'inventerò! …chissà, potrei fare come Irina Palm!

- Irina Palm?

- Esatto. Irina Palm era molto ligia sul lavoro, chissà lo potrei diventare anch’io…










nota - racconto di fantasia. Fatti e persone senza riferimenti reali.

12 gennaio 2008

THINKING BLOGGER AWARD


Thinking Blog award


Onorificenza che viene insignita ai blogger che stimolano riflessioni nel leggerli.
Eccola qui! Anche io me la sono meritata!
E sorrido… Sì, perché proprio grazie a tale iniziativa, partita a febbraio 2007 da “Curiosity, is the key to all wisdom”, e poi diffusasi fino a riempire ogni blog a breve raggio, mi sono resa conto ancor di più di quanto scarsamente viandante sono nel mondo bloggers!
Sorrido perché…
Daniela mi ha nominata, anzi, mi sono addirittura vista apparire come la prima del suo elenco di blogger meritevoli! E sorrido anche al pensiero che sono talmente latitante dalla blogsfera, che se non ci avesse pensato lei… Perciò la ringrazio, comprendendo nel ringraziamento le belle parole usate per motivare tale scelta!

Poi, andando contro la mia sedentaria pigrizia, mi sono accinta a una passeggiata fra gli amici bloggers, scoprendo che quasi tutti, nel giro di pochi giorni, hanno ricevuto la targa, nominando a loro volta altre cinque persone!
Il gioco si fa complicato! Ahi, ahi!

Rispettiamo le Regole:

  1. -partecipare solo se si è nominati (sì, fatto!)
  2. -creare un link al post originario (già fatto)
  3. -inserire nel post il logo Thinking Blog Award (ok, fatto anche questo)
  4. -indicare 5 blog che hanno la capacità di farti pensare (ecco, lo faccio subito!):

  • Bianca C. di “Simplest”, che ho conosciuto da poco, e subito ho scoperto post che ti prendono per mano conducendoti alla riflessone.

  • Giulia di “Se non ora quando”, che ha sempre scritto racconti coinvolgendo i lettori nella creazione dei personaggi, quindi lasciando fluttuare riflessioni su ruoli e vite.

  • Janas di “Janas”, un neo blog, che muove i primi passi ponendo domande sulla quotidianità.

  • Daniele di “22 passi d’amore e d’intorni”, blog scoperto recentemente, ricco di scrittura, di citazioni, riferimenti, indicazioni, spaziante nei svariati stimoli che la vita offre, e in cui chiunque può trovare un angolino di sé, rispecchiarsi, e riflettere su quel pezzetto scovato.

Un saluto a tutti, e mi raccomando: lucidiamo queste targhe, eh!!

02 gennaio 2008

Buon 2008!



To everyone...
2oo8
with Love!

26 dicembre 2007

« C'era ora, c'è una volta... »


C’era una volta…
C’era una volta, e c’è ancora, ciò che eravamo da bimbi.
Siamo cresciuti, ma vi è una dimensione che resta intatta interiormente.
L’identità bambina, quale era, è.
È un nucleo senza tempo, con emozioni, odori e immagini eterne catturate dal nostro intimo mentre eravamo piccini, figli, e d’ingenua innocenza in un mondo di Grandi.

Dicembre, la frenesia all’acquisto, gli addobbi, i negozi, i pacchetti, le cene, i pranzi. Il traffico sulle strade nelle grandi città, clacson, file serrate di fanali in pomeriggi bui, sirene che ululano incastrate tra gli ingorghi. Le persone nervose, agitate, stressate. Chi è depresso. E chi, con disponibilità economica, si dà da fare a comprare per fare la sua parte al momento dello scarto. Il 25. In fondo al mese, alla fine del mese. Natale.


Stavolta, più che mai, mi sono chiesta perchè in tale periodo sono triste e di pessimo umore.
Di solito do per scontato di detestare Natale, aspetto che passi; con insofferenza o pazienza, con sorriso sarcastico e cinica sufficienza, o cercando di proiettare nell’aria attorno a me non inferno, ma il sorriso per guardare il mondo con altri occhi!

Il Natale è dei bambini, per loro è come andare a Disneyland, o come i giorni del Carnevale quando ci si può vestire di un’altra vita, d’un personaggio, d’una fiaba. Stacco senza tempo, volo della fantasia…

Mi sono calata nei ricordi, in sensazioni di me bambina. Non sono così lontane quelle sensazioni, basta allungare una mano e le tocco. La bimba è intatta, è ancora qui.

Alla vigilia si andava dalla nonna paterna.
A pranzo del 25 invece venivano tutti da noi. La tavolata era grande, si era in tanti… Minimo quattordici, ma anche di più. Dopo pranzo arrivavano gli altri per giocare a tombola e al Mercante in fiera. Mi piaceva giocare a tombola perché vincevo.
Il giorno della vigilia, prima del cenone da nonna, aiutavo mia madre a cucinare il pranzo. Si faceva la pasta in casa per preparare “il pasticcio”, così chiamato in idioma veneto. In realtà erano lasagne condite con ragù e besciamella.
Mia madre diceva: «Quest’anno facciamo il pasticcio verde», e nell’impasto metteva gli spinaci, così le sfoglie si coloravano di verde scuro. Era un pasticcio all’italiana: verde, bianco e rosso!
L’aiutavo. Infilavo l'informe ammasso semi-molle nell'impastatrice e giravo la manovella (non usavamo il mattarello, eravamo moderne!), rimestavo nel pentolino gli ingredienti della besciamella attenta che non si formassero grumi. Tagliavo la frutta per la macedonia in una terrina gigante, e spremevo arance e limoni. Infine grattavo fino alla pelle dei polpastrelli il parmigiano sulla grattugia.
Ma il 25 non c’erano regali. Arrivavano il 6 gennaio con la Befana, poi il 7 si andava a scuola, che fregatura!

Tutto però era magico. Non so perché, lo era. C’era aria che profumava di zucchero e festa, facce serene e sorridenti verso noi bambini, mentre la casa si riempiva di zii, nonni, prozie, volti allegri e vestiti eleganti.


Ad un certo punto, non ricordo quando, fu Gesù Bambino a portare i regali.
Allora la mattina mi alzavo, e per l’emozione mi battevano i denti! Mio padre si arrabbiava perché ero scalza e senza vestaglia. Ma non avevo freddo, ero emozionata! E vedevo pacchetti e pacchetti intorno all’albero, quanti!
So che l’emozione era così tanta perché la notte avevo faticato a prender sonno, s'erano sentiti rumori nel buio col rischio di scoprire Babbo Natale…o Gesù Bambino? Che confusione!
Babbo Natale era una figura spuntata non so bene da dove e quando... forse nei film o nei cartoni animati? Nel frattempo mi chiedevo come facesse Gesù Bambino, appena nato, a portare i regali, forse per questo se ne occupava Babbo Natale!

Ero però una bimba leale e, pur cogliendo i rumori, non avevo spiato! Anzi, m'ero chiusa nelle spalle e nascosta ben ben sotto le coperte, con gli occhi strizzati per non guardare!

Frammenti d’immagini.


Giunge l’amaro col ricordo che tramuta divenendo adolescente. Il Natale cominciò ad annoiarmi. I parenti ripetevano: «Come sei cresciuta!» scrutandomi e osservando ciò che facevo e dicevo, giudicando e sentenziando. Durante la tombola arrivava la pesantezza del sonno e della digestione affaticata, e nell’età che cresceva, aumentava il desiderio di poter stare con gli amici.
Ogni anno un girone d’inferno si aggiungeva.

Non riesco più a dissociare il Natale dalla tristezza. Sembra una recita grottesca che di anno in anno va in scena, e mentre il tempo passa, i volti invecchiano, i bimbi diventano adolescenti e gli adolescenti adulti, comunque a Natale ognuno deve riprendere il suo posto e giocare eternamente il suo ruolo.

Forse la bimba dentro di me strepita e scalcia. Non ci sta.
Eppure, anche se vorrei estraniarmi da questo gioco infernale, intorno a me tutti continuano a giocarlo.
I negozianti, le strade addobbate, gli amici catturati dalla frenesia dei regali, i film della catena natalizia dalle sequenze affollate di ricconi annoiati, le persone che non senti da tempo che improvvisamente ti chiamano, le strade intasate, il rumore del traffico impazzito, la corsa e la folla ovunque, e i genitori che ti aspettano…almeno a Natale!


Sono nata cattolica, fui battezzata, feci comunione e cresima, poi mia madre si scoprì atea, e mio padre qualunquista. Mio fratello un agnostico integralista.
Dieci anni fa ho conosciuto il buddismo e ora … sono Nam Myo-ho Renge Kyo.


Festeggio l’inizio dell’anno nuovo come rinascita d'un nuovo ciclo, ma detesto trovarmi inghiottita dal marasma collettivo di dicembre, che forse è unicamente un modo per anestetizzarsi da ricordi infantili che fanno male! Fanno male evocati così, come copioni fermi nel tempo in uno scenario che si reitera a dispetto d’ogni scorrimento e trasformazione di volti, corpi, e di ciò che ci circonda.
Via di scampo: acquistare e fare regali, mangiare, giocare, sorridere.

Negli anni ’60, nel condensato valore dell'unione familiare, nel boom economico con lutti, povertà, fame appena dietro le spalle, il Natale forse era un momento sincero per ritrovarsi...

Oggi vorrei sapere cosa è.



Questionario aperto agli amici bloggers:

  • Vi piace il Natale?
  • Cosa vi piace del Natale?
  • Lo spirito religioso lo sentite?
  • Quanto della vostra infanzia è racchiuso nel vostro modo di festeggiarlo?
  • Siete felici a Natale?
  • Siete tristi?
  • Lo sopportate, aspettando che passi, o per voi è un momento come un altro?
  • È un momento dell’anno che vi rende gioiosi e uniti al mondo e alle persone che amate?
  • Sentite più amore? O vi sentite più romantici?
  • Siete felici sempre e quindi anche a Natale?

23 dicembre 2007

« Pace in terra agli uomini di BUONA VOLONTA'! »


Infilavo la roba nelle buste.
Gesto meccanico e veloce, la roba arrivava dalla cassiera, e io infilavo, infilavo. A un tratto mi trovo con le dita sporche.
Mi fermo, guardo. Yogurt. Osservo a destra il vasetto appena preso in mano, è sano. Mi giro a sinistra verso la busta e mi ci tuffo dentro. Un altro vasetto. Eccolo. È aperto in verticale lungo il bicchierino, lo sollevo e mostrandolo alla cassiera, dico: «Questo yogurt è rotto!»

Lei, che ormai ha finito con me -ho già pagato e sto togliendo gli ultimi oggetti della spesa dal piano cassa- si volta a guardarmi e, col mento leggermente alzato, mi risponde rigida:

- Quando è passato alla cassa, era sano. È caduto a lei!
Qualcosa, nel mio scontato equilibrio, vacilla.
- Eh? No, guardi, io l’ho preso e infilato nella busta. Non mi è assolutamente caduto. Come poteva cadermi? La busta è nel carrello! Me ne sono accorta sporcandomi le mani di yogurt con un altro vasetto sporco a sua volta.
- Ecco, appunto, io non mi sono sporcata, quindi era intero. Si è rotto a lei.
- Non si è sporcata probabilmente perché non l’ha toccato dove era rotto… comunque a me non è caduto, l’ho infilato dentro già spaccato.
- Che sta succedendo? – si intromette una giovane donna, gestrice del supermercato.
- La signora vuole cambiare uno yogurt, dice che era rotto da prima, invece era sano.
- Lo yogurt non era sano!

- Scusate... Guardate... poco fa c'era una ragazza – si intromette una persona della fila – e ho visto che ha raccolto uno yogurt da terra e l’ha rimesso qua sopra.
Insieme alla gestrice del supermercato ci spostiamo di fianco alla cassa, e a lato del nastro su cui scorre la merce da pagare, là sul pavimento, giace la poltiglia rosa e densa di mezzo vasetto di yogurt, ancora fresca di delitto.
- Ecco, signora, vede? Lo yogurt è caduto da qui, non è colpa nostra se i clienti appoggiano in malo modo la merce sul nastro, ci vuole attenzione! Se la roba cade e si rompe… noi non siamo obbligati a risarcire! -
Intanto la gestrice aveva afferrato un foglio di scottex, si era chinata a terra, e con un solo gesto aveva assorbito la pallida crema rosa nel fazzoletto di carta.
- Ma io stavo imbustando la roba e non mi sono accorta di nulla! Sto ricostruendo ora con lei! Il fatto è che mi sono ritrovata un vasetto spaccato nella spesa. Quando poi l’ho fatto notare, sono stata accusata d’averlo rotto e di volerci marciare!

- E cosa vuole ora, uno yogurt nuovo? Vada e se lo prenda! Tutta 'sta polemica per 20 centesimi?
- No,non ci siamo! A parte che i 20 centesimi mi sembra siete voi a non volerli perdere, e poi la polemica non l’ho aperta io, bensì la cassiera, che quando le ho mostrato il vasetto rotto mi ha detto che l’avevo fatto cadere io!

- Senta signora, – la cassiera, sempre in piedi dalla sua postazione, senza smettere di passare la merce sul lettore elettronico, interviene di nuovo - non è la prima volta che lei lo fa! La riconosco! Già altre volte l’ha fatto… Rompe qualcosa e vuole che gliela sostituiamo!
- Cosa?? … Guardi che si sbaglia! …Mi confonde con qualcun altro! – rispondo fissandola incredula.
- No, no! Non mi sbaglio! È proprio lei!
- Va bene. …Ascolti, - rivolgendomi nuovamente alla gestrice del supermercato- io stavo imbustando la spesa, che lo yogurt fosse caduto non ne sapevo nulla. L’ho capito ora ricostruendo insieme a lei il fatto. Adesso è assurdo che mi si dica che sono stata io a farlo cadere, accusandomi fra l’altro di marciarci! –
- Allora, primo, abbassi la voce, e poi nessuno l’accusa… Perchè invece di parlare sempre lei, non mi ascolta? Dovete stare attenti a come appoggiate la merce sul nastro della cassa…
Sento la collera che sbuffa come vapore compresso, sono stufa di un battibecco che non avrà alcun approdo. So che mai andrò fino al frigorifero a prendermi un vasetto di yogurt guadagnato dopo un’arringa urlata nell’umiliazione di quel trattamento.
Afferro il manico del mio carrello come fosse la slitta di Babbo Natale, e incitando renne immaginarie, lo spingo verso l’esterno col turbo della mia furia, mentre dalla gola chiusa esce:
- Sa che le dico? Vi regalo i vostri 20 centesimi!
Avevo voglia di gridare:
«Strozzatevi col vostro yogurt, e mi raccomando: buon Natale!».
Ma il pensiero cattivo, associante il Natale a quella delizia di sceneggiata, l’ho tenuto per me.
In fondo, anche se non fosse stato Natale, si sarebbero comportati così, quindi, cosa cambia?

Per fare le guerre ci vuole veramente poco.

17 dicembre 2007

No Title


Qualcuno mi ha chiesto: «come mai hai chiuso il blog?»
In effetti non era mia intenzione chiuderlo, l’intenzione era «Una Pausa».
Un fermo, per poi ripartire.
Ma è inverno, forse non è un buon momento fermarsi… «chi si ferma è perduto»!
Sì, è inverno, le giornate sono buie, fa freddo, le energie sono poche, c’è tanta voglia di andare in letargo, come gli animali… E chiusura richiama chiusura in un circolo vizioso da cui non intravedo spiraglio. Già, sembra che il desiderio di ritornare ad affacciarmi, a pubblicare post, a dire ancora qualcosa, si stia rimpicciolendo fino a sparire…

Ora la spinta a spezzare questo silenzio richiede veramente uno sforzo!


Inizio da qui.
Ore 7,30 della mattina. Squilla il telefono in casa, vengo svegliata da passi agitati e una porta che si spalanca: «Corri! C. deve andare in ospedale, ha perso le acque!»
Velocissima, dopo mezz’ora ero sotto casa di C., irrequieta, citofono, salgo, mi accollo le borse. E via, si parte, accompagnandola dall’altro lato di Roma all’ospedale da lei scelto.
Il tempo finiva il 25 dicembre, ma il bimbo ha deciso di bucare il sacco!
L’ostetrico ridendo l’aveva ammonita: «Non partorire il 17 e il 18 ché non ci sono!»
Puntuale il 17 alle ore 5 del mattino il bimbo bussa al portone d’uscita.

Questo evento emoziona tutti, C. è la Principessa del Nord di cui ho raccontato alla fine di agosto.
Il suo bambino è pronto per venire al mondo, e fra le donne a lei vicine scorre il tam tam dell’emozione, della solidarietà.
Le contrazioni hanno taciuto, “la Principessa del Nord” è in ospedale da stamattina, ma chissà, forse in questo momento, mentre io scrivo, iniziano, si infittiscono, e durante la notte N. nascerà…

Ieri le avevo promesso che oggi l’avrei accompagnata a comprare il fasciatoio e il bagnetto, ma stamattina è accaduto altro.

Così ritorno al blog con una cicogna da condividere. Il mistero della nascita. Il suo fascino.
Paura e felicità, incognita e concretezza materiale.
Coraggio, ci vuole coraggio per affrontare alcuni passaggi della vita, e un bimbo da portare al mondo come ha scelto lei, mi ricorda quei Cavalieri delle favole che affrontano il Drago Sputafuoco! Le prove che la vita offre, sì, offre! Oltrepassate le quali, sarai un altro.
In questo caso: un’altra.

Sul blog ho sempre giocato con le immagini, racconti correlati da fotografie, come libri per bambini ricchi di illustrazioni.
Prima di scrivere queste righe, ancora senza sapere cosa avrei scritto, ho cercato immagini.
Punto di partenza sono loro, le lascio parlare, più delle parole. E oggi getterò come coriandoli le figurine catturate dal web, per festeggiare la maternità, la nascita, l’evento che si sta per compiere e che ho seguito in questi mesi, e ora mi emoziona come vita nella mia vita!

Tornerò a scrivere sul blog rinascendo insieme a N., e a alla sua neo-mamma C., la bella Principessa del Nord?

































































«Il vero viaggio accade dentro,
a riabbracciar noi stessi»

[Daniele Passerini, “22 passi d’amore” A&B Editrice (Bonanno Editore)]














02 dicembre 2007

P come PAUSA



Vi lascio con questo bellissimo sguardo,
catturato dal vasto mare di internet,
congedandomi per ora dal blog.

Vi lascio anche con gli ultimi due post sulla capacità di creare un vero dialogo,
costruttivo e aperto alla crescita,
forse un po' noiosi per una lettura da web...

Vi lascio col blu sul blu,
sperando di tornare,
chissà,
più carica e creativa.

Vi lascio con un saluto spirituale,
perchè blu!