RiSPosTa ai CoMMenTi su °° LA RUOTA E IL FRENO "COINCIDONO" °°

Mi ero accinta a rispondere ai commenti sul post de "La ruota e il freno coincidono" sull'apposita pagina (comment page), quando mi sono resa conto che la scrittura diventava corposa, articolata e lunga... Da qui la decisione di trasformare la risposta in un Post, per prendere agevolmente più spazio, e sviluppare la tematica che ne è scaturita.
Le interpretazione sono varie e in ciascuna sento di rispecchiarmi, e da ciascuna ho preso per me qualcosa! Così, per rispondere alle varie interpretazioni, farò un collage dei vostri commenti agganciandomi a ciascuno, e creando nell'insieme un tessuto patchwork che, intrecciando Ruota e Maschera, crea nel suo complesso un nuova strada, altrettanto affascinante!
Da CasaRussia prendo:
”Ognuno di noi è qualcosa di unico e irripetibile e di conseguenza di incomprensibile a qualsiasi essere esistente in quella che è la nostra totalità. La nostra trasparenza a volte non è tale neanche a noi stessi figuriamoci al prossimo. Il prossimo avrà sempre una vaga idea di quello che abbiamo dentro ma questa non sarà mai completa, resterà sempre leggermente torbida. E non per un difetto di qualcuno ma semplicemente perchè va al di là della comprensione umana."
Sono molto d’accordo! E devo dire che, dopo aver pubblicato il post, ho avuto un’illuminazione sul significato di questa frase, che si avvicina a tratti, e a volte coincide, alle riflessioni raccolte dai commenti.
Come dice Grig: “La nostra trasparenza a volte non è tale neanche a noi stessi figuriamoci al prossimo. Il prossimo avrà sempre una vaga idea di quello che abbiamo dentro ma questa non sarà mai completa”, sì, e non può esserlo! Siamo persone in eterno mutamento…come una ruota che lentamente gira, come la vita che va sempre avanti… E' difficile afferrarci da dentro, e chi è fuori può cogliere un piccolo aspetto di noi, ma mai nella profondità completa.
E mi riallaccio all’ANONIMO che ha detto:
a me piace la foto in cui sei semi nascosta dalla foglia secca...sembra che quella foglia stia li' apposta per celare, o meglio, per difendere ...
Questo è vero di me. Non penso però sia solo una MIA verità!
C’è una verità nel fatto che ciò che ci poniamo “davanti” serva a difendere… Velo, filtro, foglia o maschera?, per difendere una parte di noi che, percepita fragile, se viene esposta, vediamo in pericolo…
Ma volte non è neppure per “fragilità” che difendiamo; piuttosto -invece- perché sentiamo che è giusto non svelare tutto di noi! Ciò non equivale -però- all'adottare maschere!
E da Pier prendo:
“Decisamente direi che non dai interpretazioni superficiali, in quello che scrivi e pensi, e quindi in sostanza in come vivi. Mi sembra che osservi attentamente le cose che ti circondano e come dici tu stessa hai la vocazione ad allargare le tue conoscenze e i tuoi confini.
…La frase in questione credo spieghi il destino di uno spirito profondo, in continuo conflitto con sè stesso e alla ricerca di cose che spiriti superficiali non immaginano... e quindi sembra diverso, sembra indossare una maschera dai lineamenti indefinibili, che possono spaventare. Per questo, paradossalmente, lo spirito superficiale e sensibile è costretto a portare una maschera per potersi far riconoscere...”
Sì, a volte finisce che una spirito troppo sensibile si ponga una maschera davanti, un filtro, un velo, una foglia? Però, andando a scavare, non è una maschera che utilizza unicamente per gli altri, probabilmente è una maschera che, nella fragilità, lascia emergere anche per se stesso… Per poi, riflettendosi sugli altri, comprenderlo e quindi passare nuovamente allo smascheramento.
Uguale al processo della ruota che gira e poi si arresta; uguale alla vita che va tra espansione e contrazione, tra dinamica e blocco, tra maschera e smascheramento.
E tutto ciò, giungendo ad un traguardo di percorso, mi ha donato una visione aggiunta, capendo che molte volte mi sono ritrovata addosso maschere affibbiate dagli altri.
E questo penso accada a tutti!
Maschere adattate al nostro viso, ovvero “proiezioni” da parte di chi ci è di fronte: a seconda di come ci vive in base alla propria indole, o limiti, o paure. C’è chi mi ha odiato per questo. C'è chi è convinto che sia una "falsa".
Buffo per una che desidera essere una "pura"! O forse è giusto così!
Perciò mi rendo conto che essere integralmente me stessa non significa non avere maschere per gli altri!E quindi arrivo a Lucia:
“Come ruota non indosso maschere. A volte lucido i raggi o cambio il copertone che avvolge la camera d'aria, ma non potrei nascondere la mia forma a disco.
"Ogni uomo mente - diceva Oscar Wilde - ma dategli una maschera e sarà se stesso".
E allora penso che per continuare a essere ruota, forse farei meglio a mascherarmi da freno.”
Rispondendo ad Oscar Wilde: No, non voglio una maschera per essere me stessa.
Però, tornando alla riflessione di Grig, non sarò mai vista come realmente sono, e io stessa continuerò a stupirmi nello scoprire cose di me in netto contrasto con ciò che tempo addietro opinavo, quasi a smentirmi, o a dover pensare di me di essere stata bugiarda e ambigua nel mio intimo! Sì, d'aver indossato una maschera nella mia anima!
E ancora, da Daniela:
“Ultimamente mi viene da pensare che se è vero che tutti portiamo delle maschere, è anche vero che ce le scegliamo con un certo criterio... così che spesso dalla maschera si può evincere quel che sta sotto.”
Una maschera che si adatta al viso, che ne prende le forme, che corrisponde all’anima, che lascia trasparire, per poi annebbiare…
Da tutto questo comprendo che dentro, nel profondo, siamo poliedrici, e nel cercare una coerenza con noi stessi, una sincerità e verità, nel ricercare di essere se stessi, la maschera non è qualcosa di vile, bensì una metamorfosi naturale che a volte ci copre come il momento in cui il bruco deve divenire farfalla…
L’importante è non cercare la maschera, ma passarci attraverso…!
Rispondendo a K:
A dire il vero Giuliana aveva avuto un’iniziativa carina per quel Natale, e sulla tavola aveva posto una ciotola con dei biglietti da pescare a sorte. Ogni biglietto conteneva una citazione di vari autori. A me capitò quella di Nietzsche. Non erano segnaposti già preparati in stile commerciale… E l’idea creava un diversivo per alleggerire l’atmosfera di un pranzo natalizio tradizionale, che a volte ha anche sapore amaro e forzato…
E' pur vero che Nietzsche non sia interamente apprezzabile, come è vero che fosse un narcisista che ha lavorato per creare una maschera intorno a sè, però nel caso del Natale a casa di Giuliana, non c'era la ricerca d'un mito tra i biglietti e i segnaposti!
E caro il mio "Che", finito sulle magliette! Non penso fosse un suo obbiettivo! Ma quando viene creato un mito… Le immagini vanno a ruba!
(Quella nella foto sono io, al di sotto di un'immagine del "Che" in una casa dell'entroterra sardo, prestata da amici sardi)
Seguendo le parole di Assu:
Neppure a me piace l’idea di adottare una maschera! A tal motivo ho lasciato il post con una domanda aperta…
Vivo cercando di essere me stessa, e cercando la sincerità dentro e fuori.
Eppure attraverso lo scambio qui avvenuto ho compreso che “una sorta di maschera” esiste sempre! Non perché la cerchiamo, ma perché è sufficiente omettere solamente un piccolo particolare nel parlare di noi, che già può apparire che abbiamo voluto nascondere.
Non basta forse, affermando un giorno una cosa e il giorno dopo inseguendo un pensiero trovarsi ad affermare il contrario, per sembrare già falsi e contraddittori?
Eppure siamo sinceri! Anzi, senza badare a cosa pensino "gli altri" siamo proprio noi stessi!
Ed è questo che ci fa apparire allora falsi, contraddittori, maschere opportuniste!
Assu tu hai affermato: ”Sono profondamente persuasa della necessità di liberarci delle tante maschere e conoscere e far conoscere la nostra unica faccia."
E a questo, riflettendo, rispondo: Non so se possiamo dire di avere un'unica faccia… Ecco, forse più siamo complessi nella nostra interiorità, e meno unica è la nostra faccia…!
Riprendo la frase di Sonia: "Siamo solo noi gli artefici della nostra vita, e lo diventiamo soprattutto se impariamo a non mettere i freni nella nostra vita. "
Sì, sono d'accordo, molto d'accordo! Siamo gli artefici quando non abbiamo paura a vivere, quando non mettiamo limiti, quando, anche se abbiamo paura, sappiamo tirare fuori il coraggio di andare senza usare il freno.
Per mia esperienza: i freni spuntano come funghi, se li mettiamo anche da noi,
quando andiamo avanti? Quando progrediamo?
Ritorno alla voce di Lucia:
"Spesso sono ruota, raramente freno. Conosco il dolore di cui parla Nietzsche ma la voglia di "divorare la vita", a volte, me lo fa ignorare. [...] Come ruota non indosso maschere"...
Mi chiedo: "Può una Ruota indossare Maschere?"
Chi è impegnato a girare, a divorare la vita e la strada, ha tempo per indossare maschere?
Come in un canestro intreccio giunghi. La Ruota si fa Maschera senza volerlo, forse solo per girare e poter essere se stessa, per vivere senza fermarsi, per celare il dolore dato dal freno, per trasformarsi da crisalide in farfalla...
...Come infatti conclude Lucia: "E allora penso che per continuare a essere ruota, forse farei meglio a mascherarmi da freno."
Chiuderò il post prendendo in prestito nuovamente le parole di Lucia:
"La ruota abile e ben allenata conosce il pericolo della strada e può viaggiare anche senza freno. Mentre il freno, senza il girare della ruota, sarebbe solo e annoiato."
...Rido!
Scherzando o sul serio: il destino dei Freni, non è quello di cercare le Ruote? ...Per poi dover indossare delle Maschere!!
Grazie a tutti e ...Buone pedalate!