11 agosto 2009

Cieca Italia che s'affida a rassicuranti Dux!

EDITORIALE - Berlusconi ritiene una "deviazione" chiedergli conto delle sue menzogne e delle sue condotte che disonorano le istituzioni

L'ossessione permanente
di GIUSEPPE D'AVANZO


L'Egocrate è ossessionato. Diventa isterico, quando lo si contraddice con qualche fatterello o addirittura con qualche domanda. Se non parli il suo linguaggio di parole elementari e vaghe senza alcun nesso con la realtà; se non alimenti le favole belle e stupefacenti del suo governo; se non chiudi gli occhi dinanzi ai suoi passi da arlecchino sulla scena internazionale; se non ti tappi la bocca quando lo vedi truccare i numeri, il niente della sua politica e addirittura le sue stesse parole, sei "un delinquente", come ha detto di Repubblica qualche giorno fa.

O la tua informazione è "giornalismo deviato": lo ha detto di Repubblica, ieri. Che al Prestigiatore d'affari e di governo appaia "deviato" questo nostro giornalismo non deve sorprendere e non ci sorprende. È "naturale", come la pioggia o il vento, che il monopolista della comunicazione giudichi il nostro lavoro collettivo una "deviazione". Lo è in effetti e l'Egocrate non sa darsene pace: ecco la sua ossessione, ecco la sua isteria. Deviazione - bisogna chiedersi, però - da quale traiettoria legittima? Devianza da quale "ordine" conforme alla "legge"? E qual è poi questa "legge" che Berlusconi ritiene violata da un giornalismo che si fa addirittura "delinquenza"? La questione merita qualche parola.

Il potere e il destino di Berlusconi non si giocano nella fattualità delle cose che il suo governo disporrà o ha in animo di realizzare, ma soltanto in un incantato racconto mediatico. Egli vuole poter dire, in un monologo senza interlocutori e interlocuzione e ogni volta che lo ritiene necessario per le sue sorti, che ha salvato il mondo dal Male e l'Italia da ogni male. Esige una narrazione delle sue gesta, capace di creare - attraverso le sinergie tra il "privato" che controlla e il "pubblico" che influenza - immagini, umori, riflessi mentali, abitudini, emozioni, paure, soddisfazioni, odi, entusiasmi, vuoti di memoria, ricordi artefatti.

Berlusconi affida il suo successo e il suo potere a questa "macchina fascinatoria" che si alimenta di mitologie, retorica, menzogna, passione, stupidità; che abolisce ogni pensiero critico, ogni intelligenza delle cose; che separa noi stessi dalle nostre stesse vite, dalla stessa consapevolezza che abbiamo delle cose che ci circondano. Mettere in dubbio questa egemonia mediatica che nasconde e, a volte, distrugge la trama stessa della realtà o interrompere, con una domanda, con qualche ricordo il racconto affascinato del mondo meraviglioso che sta creando per noi, lo rende isterico.

È una "deviazione" - per dire - ricordare che non si ha più notizia dei mutui prima casa e della Robin tax o rammentare che dei quattro "piani casa" annunciati, è rimasto soltanto uno, e soltanto sulla carta. È una "deviazione" ripetere che non è vero che "nessuno è stato lasciato indietro", come non è vero che i nostri "ammortizzatori sociali" siano i "migliori del mondo". È "criminale" chiedere conto a Berlusconi della realtà, delle sue menzogne pubbliche, delle sue condotte private che disonorano le istituzioni e la responsabilità che gli è stata affidata. Lo rende ossessivo che ci sia ancora da qualche parte in Italia la convinzione che la realtà esista, che il giornalismo debba spiegare "a che punto stanno le cose" al di là della comunicazione che egli può organizzare, pretendere, imporre protetto da un conflitto di interessi strabiliante nell'Occidente più evoluto.

Nessuna sorpresa, dunque, che l'Egocrate ritenga Repubblica un giornale di "delinquenti" indaffarati a costruire un'informazione "deviata". Più interessante è chiedersi se, ammesso che non l'abbia già fatto, il governo voglia muovere burocrazie sottomesse - queste sì, nel caso, "deviate" - contro questa "deviazione" - e deviazione deve apparirgli anche una testimonianza contro di lui di una prostituta che ha pagato o l'indagine di un pubblico ministero intorno ai suoi comportamenti. È un fatto che Berlusconi esige e ordina che la Rai si pieghi nei segmenti ancora non conformi, come il Tg3, a quel racconto incantato della realtà italiana. Ancora ieri, Berlusconi - mentendo a gola piena e manipolando le circostanze - ha tenuto a dire che "è inaccettabile che la televisione pubblica, pagata con i soldi di tutti, sia l'unica tv al mondo ad essere sempre contro il governo".

Sarà questa la prossima linea di frattura che attende un paese rassegnato, una maggioranza prigioniera dell'Egocrate, un'opposizione arrendevole. Lo si può dire anche in un altro modo: accetteremo di vivere nel mondo immaginario di Berlusconi o difenderemo il nostro diritto a sapere "a che punto siamo"? Se questa è la prossima sfida, i dirigenti i lavoratori della Rai, del servizio radiotelevisivo sapranno mettere da parte ambizione, rampantismo, congreghe e difendere la loro "missione" pubblica, la loro ragione di essere? Per quanto riguarda Repubblica, Berlusconi può mettersi l'anima in pace: faremo ancora un'informazione deviata dall'ordine fantastico, mitologico che vuole imporre al Paese.


La stampa estera, estratto da Repubblica:

Anche il Times pubblica un'intervista con la escort: secondo il quotidiano di Rupert Murdoch, la signora sostiene di non essere stata l'unica a frequentare le residenze del premier. Scrive il Times, "ha descritto una cultura di sesso in cambio di favori che ha raggiunto i più alti livelli del governo, e in cui altre ospiti delle feste erano ricompensate con contratti tv e lavori in politica". "Tutte parlano di quant'era gentile Berlusconi", racconta la escort, "ma non dicono delle telefonate che mi facevano dopo, dicendo: bleah, era così schifoso, metteva le mani dappertutto, faceva vomitare". Secondo la D'Addario, il premier si vantava con lei di aver risolto lui i problemi fra Usa e Russia: "Diceva che grazie a lui c'era pace fra Putin e Bush. Lui può fare tutto, è un matador".

(11 agosto 2009)
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E "Vanity Fair" mette online tutte le donne di Berlusconi. L'edizione Usa della rivista riproduce con intento ironico la lettera di scuse a Veronica del 2007

"Scandali, divorzio e processi è un premier da barzelletta"
di LUCIANO NIGRO


Le pagine di Vanity Fair su Berlusconi

ROMA - "Impantanato negli scandali sessuali, diretto verso un brutto divorzio, inseguito dagli investigatori, il primo ministro Silvio Berlusconi è a national joke, una barzelletta". Un ritratto implacabile quello che l'edizione americana di Vanity Fair dedica al capo del governo. In un lungo articolo Michael Wolff racconta le avventure che "minacciano la carriera di uno degli uomini più ricchi e dei politici di maggior successo in Europa". E sul sito on line una dissacrante foto gallery ("Tutte le donne del primo ministro") in cui scorrono le immagini di Veronica, Noemi, Mara... con brani della lettera di Berlusconi alla moglie del febbraio 2007: "Cara Veronica, eccoti le mie scuse... ".

A dir poco imbarazzante il profilo di Wolff. Titolo "Tutte le donne (o donnacce) portano a Roma". "Negli anni Cinquanta - ricorda lo scrittore - era un crooner, un cantante da crociera". Oggi "non è solo un miliardario immensamente potente, ma controlla il partito dominante, il più importante network televisivo e il governo. Ciò che più lo caratterizza, però, è la sua personalità da crooner. È un instancabile, e dozzinale, seduttore. Un Sinatra da grande magazzino. Un tipo. Uno stereotipo italiano". E' "uno spaccone, cosa che è parte del suo fascino". Quando uscirono le foto "di un baccanale nella sua casa in Sardegna, disse con una istrionica strizzatina d'occhi che la rossa e la bionda con cui andava a braccetto stavano solo ammirando le statue e le fontane".

Il fatto è, secondo Wolff, che la cultura popolare in Italia è la Tv. E Berlusconi "il lascivo produttore con uno dei più attivi divanetti di casting aveva un segreto: portare in tv ragazze dai grandi seni". Le veline, ecco l'arma vincente: fanno moda, sposano i calciatori e "lo rendono ricco e famoso". E quando "nel '93 Berlusconi fonda un partito e diventa presidente del consiglio le veline lo seguono". Sembrava il futuro dell'Italia, scrive Wolff. "Il paese cambiava, ma non Berlusconi, entrato in politica per difendere il suo business televisivo extra legale" che "protegge i suoi interessi" con l'immunità delle cariche istituzionali, premier compreso, e con la legge sulle intercettazioni telefoniche.

"Anche la moglie cambiava. Cresceva i figli e leggeva libri. Lei a Milano e lui a Roma, occupato in una vita politica e sessuale da capogiro (ci sono pure un trapianto di capelli, un lift e una liposuzione)". Fino alla festa da Noemi, conosciuta su un book fotografico, alla cui festa Berlusconi arriva "mentre escono liste di probabili candidate europee, inclusa un'intera fila di veline".

La moglie lo definisce "un uomo che va con le minorenni e vuole il divorzio". E altre donne raccontano "di essere state pagate per intrattenere il premier, senza che la tv italiana sfiori neppure l'argomento". Perché agli italiani piace Silvio? si chiede Wolff. Che nota "la sua facile vittoria elettorale si poteva ascoltare la sua voce registrata dire a una donna "aspettami nel letto grande"". E in luglio al G8, "in assenza della moglie, l'accompagnatrice ufficiale era il ministro Mara Carfagna, già topless showgirl e velina che aveva scatenato l'ira della moglie di Berlusconi quando lui disse che avrebbe voluto fuggire su un'isola deserta con lei".

(11 agosto 2009)

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