29 settembre 2006

sì.sì.sì .. "il SI' di Pedro Salinas" .. sì.sì.sì

Sono una ladra!
Rubo ciò che mi piace,
lo ritaglio
e per me lo tengo...
come una Gazza Ladra
che in volo vede qualcosa
che brilla
e subito col becco l'afferra e se lo porta via!
Mi sono macchiata di due furti:
ho rapito il frammento di una poesia
e ho commesso anche un altro misfatto...
La Gazza Ladra ha rubato al Piccione
la poesia che lui aveva donato a Odelance!
Tutto ciò l'ho fatto a causa del loro scintillìo,
e poi via! qui sul mio blog li ho postati!
Per un Sì,
un Sì per aprire,
aprire la vita alla vita!
...Sicuri per un giorno
- oggi, oggi solamente -
che i no erano falsi,
apparenze, ritardi,
involucri innocenti.
E che là dietro c'era,
a maturarsi lento,
al ritmo di quest'ansia
che lo chiedeva invano,
la gran delizia: il si.
Di Pedro Salinas il frammento di poesia,
se per intero la si vuole leggere,
cliccando sul titolo
la Gazza Ladra restituirà il mal tolto a Blodelance!
E grazie al Piccione
per quest'altra poesia di Salinas,
catturata, rubata, saccheggiata
dal commento che lui ha postato a Blody.
Il tuo modo d'amare
è lasciare che io t'ami.
Il sì con cui ti abbandoni
è il silenzio. I tuoi baci
sanno offrirmi le labbra
perché io le baci.
Mai parole, abbracci
mi diranno che sei esistita
che mi hai amato: mai.
Me lo dicono fogli bianchi,
mappe, telefoni, presagi;
tu, no.
E sto abbracciato a te
senza chiederti nulla, per timore
che non sia vero
che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te
senza guardare e senza toccarti.
Perché non debba mai scoprire
con domande o carezze
l'immensa solitudine
d'essere solo ad amarti

28 settembre 2006

%% ... Oui, je suis moi! ... %%


Louise Brooks volto di
V
a
l
e
n
t
i
n
a
Valentina scelta come photò da postare in vece della mia immagine...
...mah! anch'io anni fa ho portato il caschetto nero...
Gli zigomi alti ci sono, per il resto... chi mi conosce sa quanto bluffo!
Prima o poi darò immagine di me,
quando troverò l'immagine che di me mi piace ...
...per ora Valentina va più che bene!
...e poi Valentina suscitava un certo
fascino su di me quando ero adolescente...
Mi piaceva? beh, mi incuriosiva, mi catturava, mi turbava... anche se è pur vero che non ci capivo nulla quando cercavo di seguire i suoi rocamboleschi iter su Linus (di cui saltavo anche dei numeri!), ma, anche se restavo sospesa in una storia senza capo nè coda, il suo mistero conturbante mi solleticava!... In aggiunta, il fatto di non capirci nulla mi incuriosiva ancora di più, pensando d'essere io a non cogliere le sottigliezze...!
Invece ciò che di sottile vagava tra le sue strips, erano solo le velatissime ed esigue vesti che svolazzavano più altrove che addosso, tra le oniriche immagini e l'affabulata fantasia, tutta valentiniana...

26 settembre 2006

Un uomo ad una donna/Una donna ad un uomo


" Un uomo ad una donna
Una donna ad un uomo "


E' certo inutile,
senza senso,
certo,
come scavar nell'acqua,
ma magari
proprio li' e' nascosta
la perla
sotto i nostri occhi…

E
vorrei stringerti
sulla mia pelle,
perché
per me conti
solo tu
in quel momento…
...intanto
la mia vita scivola via,
sulle possibilità' non trovate
sotto il peso
dell'inerzia
appiccicata dal destino
sotto il tallone della notte
che mi fa sognare
le tue gambe
così allegre

E tu mi cerchi,
lo sento…

Sono io
adesso
a non aver più parole
sono io ora,
solo con me stesso,
solo
perché ci sei tu…

Devi prender
lo stesso
quello che vuoi
da me
anche se a me manca la forza,
il coraggio
anche se
dovessi impazzire
in un momento…

Hai visto, percepito, sentito

Vorresti
forse
le mie mani,
il mio corpo
affinché
ti conducano
nel mondo incantato
dove
non esiste più il tempo
e lo spazio non ha confini…

…Ogni passo
insieme a te
mi costringe a scoprir cose nuove,
da offrirti
per non restar più solo
sapendo che ci sei.


Sapendo che ci siamo,
ci siamo entrambi,
e da lontano ci seguiamo…

Ci sono attimi lunghi eternità
in cui il fiato
si spezza
per l’ansimo del corpo.
Attimi
in cui il nostro intrecciar
si infrange,
e per un poco…
il silenzio sta

Vorrei io sussurrarti,
dirti, incitarti
“ Vivi!”

Vivi
fino in fondo
queste allegre gambe
Vieni,
vieni a cercarmi dentro,
nel profondo

Lascia che scavi il tuo odore
lasciati amare
Lascia liberi
il tempo,
i sorrisi,
l’anima

…E gioiamo
insieme,
allo stesso istante.
(setalend/2002)

23 settembre 2006

XXXX .sull'amore. XXXX


da: L’arte della Gioia.

ambientazione:
Catania 1921
(dialogo)


- No! È inutile che mi sfuggi.
- Io non sfuggo, Carlo!
- Mi sfuggi! Invece dobbiamo parlare visto che prima hai voluto parlare tanto, invece di amarmi come io ti amavo.
- E come dovevo amarti, Carlo? In silenzio, lasciandomi adorare come una statua?
- Ma l’amore è mistero, silenzio. In silenzio io ti veneravo. Mi bastava guardarti per essere felice giorni e giorni. Non avevo bisogno di parlare. L’amore è un miracolo e come tale…
- L’amore non è un miracolo, Carlo, è un’arte, un mestiere, un esercizio della mente e dei sensi come un altro. Come suonare uno strumento, ballare, costruire un tavolo.
- Tu intendi dire il sesso.
- Ma non è amore il sesso? L’amore e il sesso sono figli l’uno dell’altro. L’amore senza sesso che cosa è? Una venerazione di statue, di madonne. Il sesso senza l’amore che cosa è? Una battaglia di organi genitali e basta.
- Ma tu allora neghi la sostanza immateriale dell’amore? Neghi la sua spontaneità, e il fatto che più nasce spontaneo, più è autentico, puro, miracoloso.
- Ma Carlo, anche tu come i tuoi compagni a Catania: “L’ascetismo del popolo russo, la sacralità della classe operaia, il martirologio del proletariato, la natura come Dio, l’artista come Dio”. Come è possibile?
- Che c’entra tutto questo?
- C’entra invece, perché fra i tuoi compagni ho trovato soltanto malcelata aspirazione alla santità e vocazione al martirio. O la ferocia del dogma per nascondere la paura della ricerca, della sperimentazione, della scoperta, della fluidità della vita. Se lo vuoi sapere, non ho trovato nulla che assomigliasse alla libertà del materialismo. E sono fuggita via, sì, perché non avevo intenzione di cadere in un tranello forse peggiore della chiesa alla quale sono sfuggita.

22 settembre 2006

Hari Seldon ha fotografato...



Toulouse Loutrec

per evocare atmosfere e immagini

di un secolo e dei
suoi costumi,

rimandando ad una vetrina

di un Robivecchi di Firenze

le cui foto
sono state postate

sul blog di Hari Seldon...

cliccate sul titolo e affacciatevi alla finestra!

21 settembre 2006

:::::...continua..., su Goliarda...:::::



Non posso (o non riesco a)
creare un Link per far
apparire il bellissimo articolo
di Manuela Vigorita
su Goliarda,
lo riporto qui
senza linkarlo!

da: Buddismo e Società -
n.93 - luglio agosto 2002
Omaggio a Goliarda Sapienza:

"Se l'arte della gioia diventa libertà"

di Manuela Vigorita

«Ed eccovi me, a quattro, cinque anni in uno spazio fangoso che trascino un pezzo di legno immenso. Non ci sono alberi né case intorno, solo il sudore per lo sforzo di trascinare quel corpo duro e il bruciore acuto delle palme ferite dal legno. Affondo nel fango sino alle caviglie ma devo tirare, non so perché, ma lo devo fare. Lasciamo questo mio primo ricordo così com’è: non mi va di fare supposizioni o di inventare. Voglio dirvi quello che è stato senza alterare niente».
Comincia così L’arte della gioia, il romanzo a cui Goliarda Sapienza, dedicò dieci anni della sua vita.
Ne aveva già pubblicati due, di libri, autobiografici: Lettera aperta (Garzanti, 1967) e Il filo di mezzogiorno (Garzanti, 1969). Raccontavano della sua vita, della sua esperienza di bimba messa al mondo da una mamma rivoluzionaria, Maria Giudice, figura storica della sinistra italiana e già madre di quattro figli, assieme a Giuseppe Sapienza, anche lui già padre di tre maschi, soprannominato, nella provincia di Catania, “l’avvocato dei poveri”. Quei primi libri raccontavano dei suoi fratelli, sette, che le facevano leggere di nascosto tutti i libri “proibiti” dal fascismo, della casa in cui era cresciuta, tra una perquisizione e un’altra a opera delle camicie nere che perseguitavano i genitori, racconta dei pupi siciliani, della gente di lì, poi della sua venuta a Roma per guadagnare qualche soldo come attrice (era bravissima!), della morte della madre, ai cui funerali partecipò mezza Italia, del suo ricovero in un ospedale psichiatrico, del suo rapporto con il regista Francesco Maselli.
Goliarda comincia così a scrivere, raccontando di sé, con la sua carica espressiva e quel modo tutto suo di usare le parole e mettere in ordine i pensieri, un ordine irrispettoso di ogni schema narrativo. Irrispettoso, in verità, di tutti gli schemi, ma fedelissimo alla lucidità, spesso imbarazzante, con la quale Goliarda si sforza di continuo di cogliere i nessi e il senso degli avvenimenti, dei ricordi di una vita, come a comporre un puzzle in cui non tutti i pezzi possono combaciare.
L’arte della gioia, invece, è un’altra cosa, ha un’altra storia. È un romanzo, di quelli che non si leggono più tanto facilmente. È un mondo che si crea man mano che le parole aumentano, che aumentano i personaggi, le relazioni, le vite.
Quando sentì l’impulso di dare vita a Modesta, la protagonista di quel mondo, Goliarda cominciò a dedicarsi a lei senza risparmiare nulla. Iniziava a scrivere la mattina, con una penna biro, seduta su una poltrona, fino al pomeriggio. Il suo compagno di allora, Angelo Maria Pellegrino, racconta che lei «diceva sempre che scrivere significa rubare il tempo anche alla felicità. Fumava molto, come un po’ tutti allora – si legge nella prefazione al libro Arte della gioia – La giornata di lavoro si concludeva poi spesso con un bagno caldo. Nel tardo pomeriggio suonava alla porta una assai più giovane amica, Pilù…>>. Goliarda leggeva a lei le pagine appena scritte, e a volte anche a Peppino, il portiere del suo palazzo. Aveva bisogno di vedere che reazioni suscitava, come reagivano i suoi amici a quella realtà che via via le parole andavano costruendo.
Per dieci anni non fece che scrivere. Vendette tutto ciò che possedeva di valore: quadri, disegni, sculture regalatele da amici artisti, una cassapanca del Settecento, dovette affrontare pignoramenti, visite di ufficiali giudiziari, avvisi di sfratto, tutto pur di continuare a dar vita alla sua Modesta, o Mody. Difficile descriverla in poche righe, difficile riassumere un’opera così.Modesta è una donna che desidera. Anzi, è prima una bambina violentata dalla vita, che riesce a sopravvivere come può, aggrappandosi a qualsiasi cosa, qualsiasi stratagemma, qualsiasi amore. Ed è la storia della sua vita, della vita che una donna riesce a creare dal nulla, grande, potente, potentemente capace di allargarsi e partorire un mondo, il suo. Dove c’è spazio per tutto, e se non c’è si crea. C’è spazio per le emozioni, le crisi, l’amore per le donne e quello per gli uomini, l’amore per i figli e le figlie, non solo i propri. C’è spazio per imparare a usare il denaro e non farsi usare, per la politica, la gioia, i dolori. C’è spazio per la libertà, quello che bisogna imparare a costruire per permettere ai desideri di camminare, c’è spazio anche per sbagliare. Per guardare gli altri crescere e lasciarli andare via felici, per imparare a invecchiare senza paure, senza smettere di desiderare e costruire e cambiare.
Per dieci lunghi anni Goliarda continuò a creare quel mondo, quello spazio, tramite la sua Modesta. A volte non aveva niente da mangiare, a volte la aiutavano gli amici, a volte era triste perché alcuni personaggi dovevano andarsene dal libro, ed era come dover salutare un figlio o una figlia per sempre.
Poi, arrivarono i primi rifiuti delle case editrici, dei critici letterari. Era la metà degli anni Settanta. Troppo presto, forse. Troppo presto per capire la libertà di Modesta. Quella libertà che non si piega alle regole, non si piega alle lusinghe, non si piega davanti a nessuna sconfitta o delusione. Goliarda chiuse il suo libro e continuò semplicemente a vivere. Alcuni amici, anni dopo, proposero il suo nome per il premio Bacchelli, ma le fu rifiutato perché non aveva la fedina penale immacolata: qualche tempo prima aveva commesso infatti un piccolo furto ed era stata in carcere, a Rebibbia.
Dall’esperienza del carcere Goliarda sembrò, comunque, stranamente uscire quasi ringiovanita: scrisse L’Università di Rebibbia (Milano, Rizzoli, 1983), in cui raccontava la sua esperienza, le sue amicizie con alcune donne carcerate. Poi Le certezze del dubbio (Pellicanolibri, 1987), dove segue alcune compagne di carcere dopo che sono uscite, nell’altro “carcere”, quello vero, diceva lei, quello di una città, di una società che non ti accetta davvero, o semplicemente non ti capisce.L’esperienza teatrale, fatta da giovane, le tornò utile. Iniziò infatti a insegnare recitazione presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, a Roma, iniziò a prendere la metro tutti i giorni per andare dai suoi alunni, dalle sue alunne, e aveva quasi settanta anni.
La ricordano tutti come una persona straordinaria e insopportabile, schietta, ribelle, scomoda: neanche lei si piegava tanto facilmente. Quando morì, in una piccola casa nel centro storico di Gaeta, cadendo dalle scale, era sola. Andava spesso in una spiaggetta lì vicino a prendere il sole, a nuotare, e c’è una signora in un chiosco che se la ricorda, e che se le chiedete di Goliarda ancora oggi si commuove e le vengono le lacrime agli occhi, ma non per dolore, per l’ammirazione, per l’amore.
Goliarda se ne va sola e in silenzio nel 1996. E lascia scaffali pieni di centinaia di poesie, alcune opere teatrali, taccuini, romanzi inediti. Tra gli altri la sua Modesta, l’arte della sua gioia. Non vedrà mai quel libro pubblicato, non vedrà mai Modesta girare per gli scaffali delle librerie, passare da una mano all’altra, arrivare agli occhi di una donna e poi di un’altra. L’arte della gioia verrà pubblicato per intero solo due anni dopo la sua morte, da Stampa Alternativa, in mille copie andate vendute quasi tutte, tanto che è difficilissimo trovarne una in giro. Chi l’ha letto però ne rimane segnato, chi l’ha letto dice che quel libro insegna a desiderare. E si stanno muovendo tante persone, una lunga rete di donne, dall’Università La Sapienza di Roma, alla Libreria delle donne di Bologna, alla RAI, per continuare a farla vivere l’arte di Modesta, con gioia, con speranza, con amore, per fare in modo che quel messaggio di potenza e libertà femminile non vada perso.
Chi l’ha letto, quel libro, ringrazia Goliarda di essere esistita, di averlo scritto, di aver donato a Modesta e a noi la sua vita.

...e grazie a Manuela Vigorita!

20 settembre 2006

@@@ Goliarda @@@


Sono andata a cercare articoli, recensioni, e pensieri vari su Goliarda ... bel nome!
non la conoscevo, no, somma ignoranza! non la conoscevo, eppure ho scoperto che in quest'ultimo decennio il suo nome è diventato man mano noto...
Ora mi sono persino imbattuta in un articolo che parla di lei su "Buddismo e Società", in un numero del 2002, che io ho, e ho letto a suo tempo senza notarla! beata cecità!

Avevo il libro "L'arte della Gioia" da un paio di anni, prestatomi da una mia amica (Ciao, La quaglia!), altra buddista: avevamo fatto uno scambio noi due, lei mi aveva dato Goliarda, e io Clarice Lispector "La passione secondo G.H.".
Ebbene, dopo sì tanto tempo finalmente ho aperto L'arte della Gioia e ho iniziato a leggerlo!

meraviglia delle meraviglie!

inutile che anche io tenti di esprimere la meraviglia in cui Goliarda Sapienza ti trasporta attraverso la sua stupenda capacità di scrivere!
Capacità di scrivere: di farti sentire, di risucchiarti, di folgorarti... Capacità di dare!

Non ho ancora finito di leggerlo...
Avrei potuto, talmente mi richiama...Ma freno i tempi della lettura perchè so che poi mi mancherà, quando lo chiuderò ormai giunta all'ultimo rigo dell'ultima pagina...

Goliarda, nata nel 1924 da genitori anarchici, ha ricevuto questo fantastico nome che richiama la gioia al solo suono! Il destino? o il karma, come è definito dalla filosofia buddista?
e...il nome della sua eroina, lo sceglierà apposta così contrapposto al proprio? La protagonista, a cui lei dà vita, si chiama "Modesta"!

"L'arte della gioia" viene scritto tra il 1967 e il 1976, e riceverà il rifiuto alla pubblicazione da parte di "tutti" gli editori.
Un'edizione, non completa, uscirà nel 1994.
Ma solo dopo il 1996 il "romanzo anticlericale" avrà successo, un successo postumo...
Goliarda muore nel 1996 a Gaeta, a causa di un incidente (cade dalle scale).
Tutto ciò che ho letto, cercando su di lei, emana felicità, entusiasmo, è carico della stessa gioia di vivere che sembra lei abbia trasfuso attorno a sè!


Riporto le parole di Luca Orsenigo (da un articolo sul "Corriere delle Sera") nel descrivere il tema:
è la storia di un'anima (e di un corpo, qui del tutto inscindibili) che attraversa il Novecento con la coscienza e la volontà di essere assolutamente se stessi, costi quel che costi: solitudine e amarezza, incomprensione e violenza. Modesta nasce, povera, il 1 gennaio del 1900 e da allora si potrebbe dire, altro non fa che costruire, pezzo per pezzo, errore dopo errore, la propria persona. Senza tralasciare nulla, s'intende, ma anzi provando sulla sua stessa pelle, le mille possibili varianti che la vita ci sottopone ogni giorno, indifferente alle mode dei tempi, al giudizio della gente, alle regole codificate da altri, alle consuetudini sociali, sessuali e religiose. Ne esce il ritratto di una donna, che come il Siddharta di Hermann Hesse, è "una stella fissa che segue il suo corso", capace di leggersi dentro fino al fondo e con la stessa gioia impietosa abbracciare gli altri, di conversare con la morte e le tradizioni e liberare le forze inespresse del femminile, di ballare da sola e accettare la sua parte, coraggiosa e responsabile, senza mai essere fiera e appagata. [...] Il canto che si leva è perciò alla diversità del femminile, ma senza nessuna alterigia, come un dato di fatto.

(p.s. - cliccando sul titolo del post vi troverete a leggere un articolo -link- scritto con passione e dal vivo!)



chi ha nominato Parigi?

voilà! la gare d'Orsay...

...tuffo nel passato...

poi nel presente!

16 settembre 2006

---- Escher e Blodelance ----


a Blodelance!

omaggio a Blodelance!

Un omaggio a Blodelance, che sta diventando la mia "musa ispiratrice"!

Lei ha apero il suo blog... e tempo un paio di settimane, ho seguito il suo esempio! ...che copiona (sono)!!!
...e poi...lei ha parlato di Escher nel suo blog, ed ecco che la seguo a ruota, postando un'immagine di Escher per la mia poesia!
in questo caso Odelance mi ha veramente ispirato! perchè per la poesia "Terra" non era facile trovare un'immagine da abbinare...!
Allora, come minimo, le riservo questo spazio per ringraziarla dell'ispirazione che continua ad offrirmi!... e le dedico un'altra immagine creata da Escher, quella che qui ho postato e che, non a caso, trovo sia "eloquente"!

=== Terra === (febbr 2003)



" T E R R A "

C’è una densità da rimestare

sono dodici i rintocchi,
ad ogni rintocco un passo,
un passo s’è inoltrato
giù
nel profondo

La terra ha le sue zolle capovolte

umide, friabili, porose
come se aratro l’avesse solcata.

Nelle viscere
invisibile aratro, l’ha attraversata
aprendo anima
verso il sole.

C’è pelle levigata da bianca pomice
giace tra le zolle,

pelle tesa di pallido ventre
si spiega e discende,
verso il suo delta di spuma

La primavera lascia germogli spuntare…

i semi con sforzo
vincono la resistenza
del guscio,
protendono tenere radici,
con tenacia
attraversano profondità
per salire

salire
in superficie

ove affiorano
in primi verdi…

Dodici i rintocchi.

Luce, aria, profumo
stordiscono
sferzando il volto

insinuano sapore di lingua
bagnano con dolce saliva i pori

e pelle, zolle, delta del ventre,
densità della luce
densità della notte
tendono corale spasimo
oltre,

vibrando
sopra il garrito di rondini libere

vibrando,

nell’infinito piacere del perdersi

piacere di sensi che
pulsa,

pulsa

pulsa…
elevando
suo dolce garrito
per l’infinito

(by Setalend)

15 settembre 2006

..... ...il male che non c'è... .....


certo che fa male...
certo che fa male, crescere, cambiare, e lasciarsi andare!
- Dicembre 2003 -:
allora trovai questa poesia di Karyn Boye, e "la rubai"!
certo che fa male... ma è quell'attimo di passaggio,
attimo lungo secoli, o forse frazioni di secondi, e poi...
poi c'è il salto verso...la scoperta? se stessi? la crescita!
il contrario di quel detto:
"quando cambi strada sai quel che lasci, ma non sai ciò che trovi..."
minaccia da parte d'un destino sconosciuto che fa paura,
e fa bagnare nel sudore dell'incertezza...
ma poi, i boccioli...(tutti i boccioli/esseri umani senza età!)
..."riposano in quella fiducia
che crea il mondo"
ecco: crea il mondo...la fiducia!

Karyn Boye - "CERTO CHE FA MALE"



"Certo che Fa Male"


Certo che fa male, quando i boccioli si rompono.
Perché dovrebbe altrimenti esitare la primavera?
Perché tutta la nostra bruciante nostalgia
dovrebbe rimanere avvinta nel gelido pallore amaro?
Involucro fu il bocciolo, tutto l’inverno.
Cosa di nuovo ora consuma e spinge?
Certo che fa male, quando i boccioli si rompono,
male a ciò che cresce
male a ciò che racchiude.

Certo che è difficile quando le gocce cadono.
Tremano d’inquietudine pesanti, stanno sospese
si aggrappano al piccolo ramo si gonfiano, scivolano
il peso le trascina e provano ad aggrapparsi.
Difficile restare incerti, timorosi e divisi,
difficile sentire il profondo che trae, che chiama
e lì restare ancora e tremare soltanto
difficile voler stare
e voler cadere.

Allora, quando più niente aiuta
si rompono esultando i boccioli dell’albero,
allora, quando il timore non più trattiene,
cadono scintillando le gocce dal piccolo ramo,
dimenticano la vecchia paura del nuovo
dimenticano l’apprensione del viaggio –
conoscono in un attimo la più grande serenità
riposano in quella fiducia
che crea il mondo.


(Karyn Boye / 1990-1941)

14 settembre 2006

???? About SYMBIOSIS ????


Due parole sulla poesia
Simbyosis
scritta Sei anni fa
per un'amica
...
(poesia qui sotto posta)

No, non "un'amica" qualsiasi,
lei era L'Amica dell'adolescenza,
l'amica con cui si sono condivisi sorrisi ed emozioni in erba, e che per sempre resta scolpita così nel cuore...

Un'amica-sorella...
un'amicizia che va oltre i confini della terminologia in cui un vocabolo viene identificato nel suo significato ad uso comune...
...ma d'altronde non c'è altro vocabolo per restituire immagine!

La poesia però offre...

offre le emozioni...indefinibili,
indefinibili perchè non agguantabili!

&&& SYMBIOSIS &&&


"Symbiosis"

Come funziona
questo star con te
che tutta mi pervade?
Le guance di sorriso,
di mezze lune gli occhi
ricolma in onda…
Effluvi di gaiezza
stupore ed allegria su
dallo spirito ascendono,
invisibili evaporano…
Trabocca d’emozioni
il tamburo del cuore,
s’assiepano i ricordi
come folla in delirio

Immerse,
navighiamo
nella musica che noi siamo,
e vedo,
il volto tuo anche
di mezze lune ha gli occhi
e le gote di sorriso piene
mentre le voci nostre
s’ascoltano,
si sovrappongono,
s’attendono e ritornano,
ed io sono felice
di stare qui con te
amica o folle amore,
amica –specchio dell’anima-
donna, che nell’istante d’ora
ora! ci sei,
poi vai…
…toccato l’accordo,
corda tesa di legame
corda di viola
sonata
e poi ancora,
di nuovo,
lasciata

S’intrecciano le note
in sinfonia d’accordi
svanendo assieme poi
…Inseguo io il
Continuum
Continuum di quel tocco
e resto,

a rimirare
l’abbacinante luce solare
ch’ogni cosa dilatare sa
…Sicché così
smarrisco,
e più non trovo

né te né me.


11 settembre 2006

|°|°/ "La Moustache" \°|°|


La Moustache
è il film
"L'Amore Sospetto".
Titolo originale, e titolo destinato
agli italiani!
Film di Emmanuel Carrère,
del 2005, tratto dall'omonimo romanzo
scritto dal regista stesso, 20'anni fa, il cui epilogo, si differenzia:
tragico per il libro (non l'ho letto, ho sbirciato su commenti e recensioni qua e là), aperto... per il film.
Sì, si può dire che il film non ha esito, o meglio: non lo sceglie il regista, lo sceglie lo spettatore! Ti alzi dalla poltrona, mentre si accendono le luci, in silenzio, riflettendo, sconcertato/a, e continui a domandarti a quale versione dentro te stesso/a dare retta...
Ho visto questo film il 1° agosto (oophs! non lo faccio apposta a ricordarmi tutte le date! è un dono?), e sono subito andata a cercare il libro, talmente mi aveva sconcertata... (ma non l'ho trovato! era "in ordine"!)
Mi era rimasta addosso, interiormente, una sorta di malessere ed angoscia, un inspiegabile a cui sentivo di dover dare risposta.
L'indomani ho fatto una ricerca per leggere qualche commento lasciato da chi lo aveva visto, e un poco di angoscia si è dipanata nel confrontarmi con gli sconcerti altrui... E così mi sono anche accorta che la mia interpretazione era solo mia, e ciascuno ci aveva voluto vedere ciò che forse preferiva...
Il commento dello stesso regista così recita:
«Se mi si chiede di cosa parla L'amore sospetto nei fatti, non sono capace di dare una risposta. Il fatto singolare di questa vicenda è che il suo significato mi sfugge, come al lettore del mio romanzo da cui è tratto ("Baffi"). E' stato divertente durante le riprese, tutti erano convinti che io avessi la chiave della vicenda e che la stessi deliberatamente tenendo per me: è falso, ma mi sono comportato come se davvero sapessi quale direzione avrebbe preso la cosa».
La storia, venendo al dunque, è questa:
Marc, un realizzato architetto di Parigi decide un giorno di togliersi i baffi. Ad opera finita si contempla allo specchio e fiero del cambiamento si dirige dalla moglie per farsi mirare nella differenza. La moglie Agnès non dà segno di aver registrato alcuna novità visibile, ma non solo lei: i baffi mancanti dal viso di Marc sembrano lasciare nell'indifferenza del nulla anche gli amici, i colleghi di lavoro, e persino il gioviale barista di fiducia. Tutti sostengono che Marc non ha mai avuto i baffi. Eppure esistono delle foto che lo comprovano, foto che Marc incredulo mostra perfino ad una passante, l'unica che lo riconosce ammettendo l'esistenza dei baffi nei ritratti. Inizia una pirandelliana discesa agli inferi in cui tutto quello che si credeva vero è falso. Non sono solo i baffi a non esserci mai stati, ma tutta una serie di certezze, di fatti, di eventi, di viaggi creduti veri.
Carrère gioca con abilità tra i due mondi: vero e falso, lasciando intendere talvolta che un complotto stringa il protagonista alle sue ossessioni.
Segue il crollo: psicologico e psichico che scuote Marc a tal segno da indurlo a sua volta a credersi impazzito. Con la conseguenza di fuggire. Addirittura a Hong Kong, senza bagagli, senza preavviso... Passa del tempo (nel frattempo i baffi gli sono ricresciuti, anche con una barba incolta), un giorno rientrando in albergo ...- primo piano sulla maniglia della porta che lui sta per aprire - ...trova Agnès tranquilla in camera con tanti bagagli, perché lì son venuti in vacanza, e incline a chiedergli non solo di radersi, ma di provare a tagliarsi i baffi perché chissà come starebbe senza... Uno scherzo? La vittoria dell’amore comunque vadano le cose? Un intrigo solo immaginato o addirittura sognato?
La trama appena riportata non è farina del mio sacco, l'ho ripresa tagliando e cucendo, aggiustandola secondo mio criterio, diciamo che così corrisponde al "vissuto" della mia immaginazione...
Riporto ancora, ricopiato da altra descrizione, un altro brano... perchè è questo il bello di tale film! che ha lasciato spazio a ciascuno per vedere ciò che il proprio immaginario vuole catturare o immaginare...
Disperato, Marc, senza baffi teme di aver perduto la testa, sospetta che l'amata Agnès e il proprio migliore amico siano amanti e complici in un complotto per chiuderlo in un ospedale psichiatrico e liberarsi di lui. Scappa di casa, va all'aeroporto, compra un biglietto per Hong Kong. Lì prende traghetti, si fa trasportare inerte fissando le acque, si confonde con la folla anonima cinese dove tutti sono nessuno per lui, come lui è nessuno per gli altri. Intanto lo spettatore si sente assalito dalle domande: è irreale tutto quello che accade? E’ nell’immaginazione dell'uomo, oppure succede veramente? E’ matto lui, o sono perfidi gli altri? Si tratta di un uomo che perde se stesso, o di una coppia che riesce a superare una dura prova? Perché a Hong Kong?
Nella massa anonima della gente di Hong Kong sembra che il protagonista si adagi, trovi quasi conforto, in fuga dal dubbio della propria identità, nella ricerca di obliare l'angoscia del non riconoscersi e del non esser riconosciuto come lui ha sempre visto se stesso. (Questa è la MIA interpretazione!)
Il film non offre alcuna risposta, oppure presenta inganni, trabocchetti.
Molto interessante la seguente riflessione sull'immagine ricorrente dell'acqua nel film. L'acqua quando lui si taglia i baffi -inizio del film-; l'acqua del forte temporale mentre lui fugge -momento di snodo del film-; l'acqua su cui sorge Hong Kong e che lui attraversa ossessivamente per un'intera giornata ripetendo senza sosta l'andata e il ritorno del traghetto, fino alla chiusura notturna.
«L’elemento dell’acqua discioglie i ricordi, lava via la memoria e cancella le tracce reali di un passato che improvvisamente si fa incerto: il gorgo di una vasca da bagno svuotata inghiottisce i baffi tagliati, il diluvio non permette a Marc di ricordare nulla, a poco a poco ogni appiglio nella sua memoria si fa inesistente tanto da non ricordare neanche i numeri di telefono dei propri genitori. Acqua destinata a macerare il messaggio a una moglie lontana fisicamente e soprattutto mentalmente, mentre i dubbi continuano a crescere e a non essere erosi dalle gocce».
Il risultato, dopo la ricerca, la riflessione, l'essermi documentata e confrontata, è stato un sentirmi arricchita da questo film!
L'angoscia iniziale ha lasciato spazio ad una trasformazione interiore...
Forse sarà banale ciò che mi ha lasciato, visto che ho letto commenti anche molto intellettuali ed ermetici, quasi criptici, in cui scansano l'ovvia metafora sul problema dell'identità..., dicevo: forse sarà banale, ma la riflessione più profonda a cui sono giunta, riflessione che è stata anche liberatoria per me, è che nei legami affettivi è fin troppo facile perdere la propria identità affidando i propri occhi e la propria realtà interiore al modo di vederci di chi ci ama, e da cui prendiamo e ci nutriamo d'amore!
Marc sa di aver avuto i baffi, ma il non riconoscerlo della moglie, degli amici più vicini (non la passante sconosciuta), manda in tilt tutte le sue certezze, il riconoscimento della sua stessa vita, fino a mettere in dubbio di sapere dove vivono i propri genitori! (la sofferenza del sentirsi in bilico tra il credere d'essere veramente diventato folle, o di gettarsi nella fuga per fare i conti solo con se stesso)
Quando arriva ad Hong Kong la sera stessa scrive una cartolina per la moglie, dichiarando che lui sarebbe arrivato a Parigi prima di quella cartolina, perchè..."Io so vedere solo attraverso i tuoi occhi". L'indomani sta per ripartire ma all'ultimo fugge dal check-in ... E quando si ritrova la cartolina nella tasca, la lascia cadere nell'acqua dal traghetto su cui ripete ossessivamente l'andata e il ritorno.
Non c'è niente di più angosciante che avere, con persone con cui condividi affetti e vita, visioni diverse della realtà; non riuscire a riconoscere la realtà dell'altro, e non sentire riconosciuta la propria!
E' vero che quando si ama si tende a guardare le cose attraverso gli occhi dell'altro, ad avere bisogno dei suoi occhi per riconoscersi, e per godere appieno della bellezza delle cose, attraverso una condivisione che è appunto un modo di guardare insieme, e specchiarsi l'uno nella visione dell'altro... Gioco pericoloso, in cui si rischia la dipendenza, e la mancanza di autonomia nell'essere, nel poter affermare: "io sono!".
Ma a parte questo, ciò che più mi suscita interesse è l'idea che la realtà o verità, non è affatto unica! ...Ma ...se io non voglio impazzire è bene che dia credito e valore a ciò che sento nel mio cuore, senza lasciarmi sopraffare dalla visione altrui nell'insistere che la realtà non è come appare a me:
quella purtroppo è solo un'illusione,
LA VERA REALTA' è quella che "l'altro"/"l'amato" mi racconta!!!
(cliccando sul titolo: un link per un altro punto di vista su questo film...)

10 settembre 2006

ciò che è giusto! ...cosa è giusto? prego, prendi bilancia...

Le bilance della giustizia
di Niki de Saint Phalle
sottotitolo:
"Così è se vi pare"

- Come una perla ne segue un'altra in una collana -


Ciò che ora sto postando si collega al Post qui sotto...
Il Blog è siffatto! s'incolonna...
...Sto quindi facendo premessa al post "Anonimo".
Il motivo per cui ho postato "Anonimo" riguarda la dimensione dello spaziare e volare: da un po' ci pensavo, senza farlo, eppure in questa colonna di immagini, pensieri e poesie, ciò che esprime l'Anonimo non stona, anzi, direi che può trovare la sua collocazione...! incredibilmente sì!
Anonimo viene da lontano, dalla fine degli anni '70, e sebbene lo lasci anonimo, l'autore a me è noto; colui che lo scrisse era un diciassettenne.
Venni in possesso di questo scritto per caso, non per azione diretta; mi piacque, e così, da brava adolescente collezionista (e ladra di intimità non concesse), lo trascrissi per me sulla mia agenda.
Non ho mai buttato agende, diari, lettere, sono piena di carta! ... Documenti cartacei in via di estinzione...
Lo scritto ora è riemerso, e insieme al passato che ritorna, mi sono trovata inaspettatamente a svelare all'Anonimo ciò che era in mio possesso: un suo scritto lontano, che certo non mi apparteneva...
Allora mi affascinarono quelle parole, le trovai ermetiche ma profonde.
L'adulto di oggi conserva la sua indole, che in quelle parole si rispecchia attuale; il nucleo del suo essere è invariato sebbene il tempo sia trascorso e gli eventi succeduti, sebbene l'autore da ragazzino sia ora uomo...
... Se ne può sorridere, pensando al gioco della vita! ...
Mentre la me adolescente resta enigmaticamente catturata dal ricordo di quel fascino...ormai svelato!
Ma il disincanto non vuole segnare perdite, e lascia che la scia di un mistero lontano ancora aleggi in fumi dispersi...

A A A .. anonimo .. A A A


Quando mi vedrai seduto e sorridendoti ti parlerò
in silenzio della felicità e dei miei problemi,
non pensare che io pensi a te,
io vivo altrove con i miei ricordi,
e con la speranza di poter ricominciare tutto;
e quando ti prenderò per mano,
e ti abbraccerò forte forte,
forse più forte di quanto potrei,
non illuderti che io non pensi che a te sola in quei momenti,
perché non lo farò.

E così anche quando crederai
di avermi isolato dalle altre persone
con il tuo amore e le tue carezze,
sbaglierai ancora senza accorgertene;
sbaglierai
come quando hai creduto di conoscermi,
pensando dentro di te che ciò che provi tu
lo provi anch’io.

Solo quando mi ritroverò con gli occhi sparsi nel vuoto,
sgombro e pieno allo stesso tempo dai mille pensieri,
potrai pensare che io pensi a te,
ma non lo farai,
perché non mi capisci;
e quando ti dirò che l’amore che mi hai dato te
non era quello da me desiderato,
quando anch’io ammetterò di aver sbagliato tutto insieme a te,
ti sentirai offesa nel tuo orgoglio,
e mi sputerai addosso quel poco di bene che mi volevi.

Poi ti ritroverai in camera tua,
al bagno, o a tavola con i tuoi,
e ti domanderai perché è finito tutto così,
per te senza motivo,
e senza dubbio concluderai che d’altronde
più di una volta
ti avevo dimostrato di essere immaturo,
e quindi non ti domanderai troppi perché,
visto che il pazzo sono io.

09 settembre 2006

# ° # L'Appeso # ° #


Stanotte l'ho fatto!
...stanotte ho inviato a vari amici l'indirizzo del mio blog, di Setalend!
Finora lo avevo dato ad una, poi due, persone...
Stanotte...: Un, Due, Tre...."Salve!", come un tuffo tappando il naso, mi sono buttata!
Se passate da queste parti, lasciate un segno...da anonimi, o firmati, a vostra scelta!
...e per ora: Ciao!

"""""La Carta del Carro!"""""


Il Passato, il Presente e il Futuro.
Quando si è giovani di passato ce n'è poco, c'è il Presente, una dimensione così "secca", sta lì davanti, ogni giorno, a presentare il suo piatto vuoto da riempire...e il Futuro...una spianata così piena di incognite, entusiasmi, colori, identità senza volto, cambiamenti senza forme quando già il Presente ha così poche forme...
Poi la vita va avanti, avanti, e un giorno ti rendi conto che hai un Passato!
Prima il Passato era l'infanzia, ora è "la tua vita": le scelte che hai fatto, quelle che ti è sembrato di non fare (le scelte in cui sei convinto di non aver avuto parte attiva, ma che sia stato il destino ad operare per te!), quelle che sicuramente non hai fatto (per paura, per dubbi...), e le scelte che non fanno parte di te e mai lo faranno perchè non appartengo alla tua indole!
A questo punto il Presente è un terreno su cui camminare in modo attento, e anche se il Futuro resta un'incognita e ha ancora bisogno del tuo coraggio, comunque sai che nel presente stai giocando anche il futuro...
Quando ero giovane non mi rendevo conto...Quando ero giovane il valore era la Rivoluzione: quella sessuale, quella dei ruoli, quella del colore politico (c'era chi ascoltava Radio Città Futura e leggeva Lotta Continua, o chi stava dall'altra parte: il mondo si divideva in due!), quella delle manifestazioni, insomma, l'importante era non fare ciò che avevano fatto i nostri genitori; perchè alle ragazze non andava di fare le madri di famiglia, e ai ragazzi ancora non piaceva (troppo giovani per saperne i vantaggi!) quel ruolo di Capo famiglia che passa nelle stanze urlando di spegnere la luce perchè Chi paga poi è sempre Lui!

Sono tornata da pochi giorni da un meeting nazionale di buddisti, che si è svolto a Fiuggi: 2.529 buddisti (uomini, donne, ragazzi, ragazze) provenienti da tutta Italia. Il Buddismo in Italia è arrivato già negli anni 60, ma ha cominciato a diffondersi con maggior sviluppo dagli anni 80... Peccato che non l'abbia conosciuto a 20'anni! Avrei avuto una visione diversa del Passato, Presente, Futuro! E mi avrebbe aiutato nel comprendere valori che allora mi si annebbiavano e mescolavano, mescolando e rendendo dubbie le mie scelte!
Eppure da quando ho iniziato a conoscere questa filosofia, e ho iniziato a recitare Nam Myo-Ho Renge Kyo, nella mia vita le tre dimensioni hanno cominciato a collegarsi e a ruotare completamente unite, quasi senza più distinzione; ciò che faceva parte del passato si è riaffacciato, come ad offrirmi i sospesi che pensavo "ormai" abbandonati, e i "sospesi" sono diventati il presente che, vivendolo, e vissuto, hanno dato forma a nuove sfaccettature della vita, formando un nuovo presente che a sua volta diverrà futuro, e in cui specchiandomi non posso che vedere la mia vita, unita da un filo perpetuo, il tempo, che altro non è che me stessa!
Troppo carosello?
...to be continued...

01 settembre 2006

BUSTA 3


  • 07/01/2007 Sala Sinopoli ore 11 PMJO Parco della Musica Jazz Orchestra "Napoli Jazz Espress" INFO

    09/01/2007 Teatro Studio ore 21 Solo Cleveland Watkiss "Solo Voice Concert" anteprima nazionale
    INFO Scheda Rassegna

    24/01/2007 Sala Sinopoli ore 21 Luglio suona bene 2005
    Enrico Rava Quintet
    INFO Scheda Festival

    11/02/2007 Sala Sinopoli ore 11 PMJO Parco della Musica Jazz Orchestra "PMJO Songbook"
    INFO

    13/02/2007 Sala Sinopoli ore 21 Fabrizio Bosso Quartet & Orchestra
    INFO

    15/02/2007 Sala Sinopoli ore 21 SoloJohn Surman
    INFO Scheda Rassegna

    17/02/2007 Sala Sinopoli ore 21 Carta Bianca 2006 - 2007 a Uri CaineUri Caine e Paolo Fresu
    INFO Scheda Rassegna