------- La catena dei 5 libri importanti ---------
Ricevute le consegne da Assu, ecco i cinque libri scelti come significativi nelle varie tappe di vita.
L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE - Milan Kundera
"L'idea dell'eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell'imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l'abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all'infinito! Che significato ha questo folle mito?
Il mito dell'eterno ritorno afferma, per negazione, che la vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile a un'ombra, è priva di peso, è morta già in precedenza, e che, sia stata essa terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano nulla. Non occorre tenerne conto, come di una guerra fra due Stati africani del quattordicesimo secolo che non ha cambiato nulla sulla faccia della terra, benché trecentomila negri ci abbiano trovato la morte fra torture indicibili."
Un libro che ha fatto storia!
E mi ha lasciato segni di riflessione quasi insoluti.
Me lo prestò un'amica, la stessa che più avanti menzionerò perchè collegata ad un altro libro tra quelli scelti.
Mi piacque talmente, che lo regalai a molte persone, senza mai comprarlo per me!
Ho poi però acquistato e letto molti altri libri di Kundera, infatti è nella mia indole: quando scopro un autore che mi piace, voglio leggere quasi tutto di ciò che scrive! (Se possibile o se, giunta ad un certo punto, non me ne sento ormai sazia!)
Sono passati vent'anni da quando lo lessi, forse era la primavera in cui scoppiò la Centrale di Cernobyl.
Contiene innumerevoli spunti di riflessione, punti di vista sulla vita! Persino la personalità di Tomas mi ispirò per tracciare e percepire una linea guida sul comportamento maschile! Probabilmente non fa onore (agli uomini), ma la sentii realistica nella sua umanità ricca di sentimenti, dubbi davanti a scelte del cuore, e ricerche di strade lungo il vivere.
Oltre a questo, il significativo è racchiuso nel mio restare profondamente colpita dalle due figure femminili protagoniste: Tereza, la fedele, la compagna che ama e che ha bisogno di essere amata, fragile, ma a cui il protagonista -malgrado la sua "insostenibile leggerezza"- resta legato fino alla fine, morendo insieme; e Sabina, l'indipendente, l'artista, l'amante cercata e ricercata, forte e sicura delle sue scelte, autonoma nei suoi movimenti di vita libera.
La seconda mi affascinava, sentivo di voler essere così, eppure mi sentivo anche Tereza.
Riflessioni che restano insolute: nella vita si sceglie, se scegli la faccia della medaglia contrassegnata con "A", non vivrai ciò che è sul lato contrassegnato con "B".
L'eterna amante, libera e forte, Sabina, vive oltre la fine del romanzo, non muore con esso come Tomas e Tereza, e mentre il suo sguardo accarezza, in una silenziosa visione serale, le finestre illuminate delle case da cui sente emanare il richiamo degli affetti, ecco che accusa la nostalgia d'un sapore che, seguendo il suo cuore libero, non ha scelto e non si è data.
Questa immagine mi è restata scolpita dentro, e devo dire che dopo vent'anni potrei anche riconoscermi più facilmente in una delle due donne, sebbene continui a restare entrambe: Tereza nel mio intimo, e Sabina come scelte di vita!
O il contrario?
LE ETA' DI LULU' - Almudena Grandes
"Suppongo che possa sembrare strano, ma quell'immagine, quell'immagine innocente, alla fine risultò il fattore più illuminante, il colpo più violento.
I due, i loro bei volti, affiancavano il protagonista, che sul momento non riuscii a identificare, tanta era la confusione in cui mi aveva sprofondato, in precedenza, quel radioso amalgama di corpi. La carne perfetta, splendente, sembrava affondare soddisfatta in se stessa senza alcun trauma, soggetto e oggetto di un piacere completo, assoluto, autonomo, così diverso da quello che suggerisce l'ano, meschino, corrugato, permanentemente contratto in una smorfia dolorosa e irreparabile."
Questo è solo l'incipit! Poi andando avanti...è molto peggio!!
Nove pagine in un'escalation da voyerismo erotico che lascia gli occhi sgranarsi mentre lo sguardo non smette di leggere incredulo chiedendosi dove ti vuole condurre l'autrice e quale libro ti sia mai capitato in mano!
Mi fu regalato per il mio compleanno: sedici anni orsono dall'amica che mi prestò il mio primo di Kundera.
Almudena Grandes era al suo esordio, e io non sapevo di cosa si trattasse; ma neppure l'amica che me lo regalò per poi chiedermelo in prestito, e restituirmelo immediatamente dopo poche pagine (forse le prime cinque/sei?), riconsegnandomelo con il viso contratto dal disgusto.
Superato il primo impatto (che non mi ricordavo! L'ho ri-scoperto ora per scrivere l'incipit!) il libro mi rapì completamente!
Era capitato nella mia vita in un momento particolare, ad un bivio, mentre avveniva una frattura, e un amore passionale che si dilatava fra Roma e L'Aja sembrava finire, mentre andavo svelando molto del mio essere donna.
Il dolore che provavo per una fine che accadeva attorno al mio compleanno e allo sbocciare della primavera, si lasciò risucchiare dall'eros e dalla passione della storia di Lulù: si sublimò nei forti eventi della sua vita, una vita che si emancipava dall'educazione ricevuta sotto il regime franchista attraverso una fuga disperata per le strade più libertine e sordide, fin alle estreme conseguenze, ma anche fino a ritrovare il suo amore.
Pure la mia storia tra Roma e L'Aja ricominciò dopo poco, il libro però mi lasciò un segno profondo.
In seguito ho letto tutti i libri della Grandes, quasi tutti!
Di così erotici non ne ha scritti altri; l'erotismo qui ha una collocazione precisa, regalando al romanzo un carattere incisivo, forte, necessario.
OCCHI BLU CAPELLI NERI - Marguerite Duras
"Una sera d'estate, dice l'attore, sarebbe al centro della storia.
Non un soffio di vento. E già, spalancata davanti alla città, con vetrate e finestroni aperti, fra il cupo rosseggiare del tramonto e la penombra del parco, la hall dell'hotel de Roches."
Questo è l'incipit.
Aggiungo le parole dell'autrice sul verso di copertina:
"E' la storia di un amore, il più grande e terrificante che a me sia stato concesso di scrivere. Lo so. Lo si sa per sé soli.
Si tratta di un amore che non ha nome nei romanzi e non ha nome neppure per quelli che lo vivono. Di un sentimento che in qualche modo non sembra avere ancora vocabolario, costumi, riti. Si tratta di un amore perduto. Perduto, da perdizione.
Leggete il libro. In ogni caso, anche se gli siete ostili, per principio, leggetelo. Non abbiamo niente da perdere, né io né voi da me. Leggete tutto. Leggete tutti gli intervalli che vi indico e quelli dei corridoi scenici che avvolgono la storia e la placano e ve ne liberano mentre li percorrete. Continuate a leggere e, all'improvviso, è la storia che avrete attraversato, con le sue risa, la sua agonia, i suoi deserti.
Sinceramente vostra
Duras"
Ero indecisa se scegliere questo o "L'Amante".
Ho scelto questo perchè fu il primo libro che lessi della Duras, per la quale poi nacque un grande amore!
Mi fu regalato ancora una volta per un compleanno, due anni dopo "Le età di Lulù".
Ne ho parlato anche in un post di novembre 2006: QUI.
Il libro, regalato da un ragazzo, fu accompagnato da dei foglietti scritti per me (sul link ho riportato il contenuto dei foglietti), che avevano il sapore delle parole incise in "Occhi blu, capelli neri": amore impossibile.
Scoprii così Marguerite Duras, poi lessi molti suoi libri.
La sua scrittura mi ha sempre scavato dentro, nell'anima. Un modo di scrivere che mi ricorda lo scalpello d'uno scultore, ad ogni colpo emerge l'anima dalla pietra che prende forma, vita. Una vita impossibile.
Il dolore dei colpi: la precisione di dove devono cadere, battere, cosa si vuole graffiare, imprimere lì, in quel punto. Nella vita, nell'anima, all'interno di ogni impossibilità, di stravolgimenti, di folli perdite, riconsegnando un senso che non è materiale, ma formato dagli anni scolpiti, dalla vita stessa che ha lasciato i suoi segni, come nel volto devastato... (incipit de "L'Amante").
Una sera dalla cucina sentii al telegiornale la notizia che Marguerite Duras era morta.
Andai verso i libri sugli scaffali, estrassi "L'Amante", e sul frontespizio segnai: "Marguerite Duras è morta il 3 marzo 1996".
DONNE CHE CORRONO COI LUPI - Clarissa Pinkola Estés
"La fauna selvaggia e la Donna Selvaggia sono specie a rischio.
Nel tempo, abbiamo visto saccheggiare, respingere, sovraccaricare la natura istintiva della donna. Per lunghi periodi è stata devastata, come la fauna e i territori selvaggi. Per alcune migliaia di anni, e basta guardarsi indietro perchè la visione si ripresenti, resta relegata nel più misero territorio della psiche. I territori spirituali della Donna Selvaggia, nel corso della storia, sono stati saccheggiati o bruciati, le caverne sono state distrutte, i cicli naturali costretti a diventare ritmi innaturali per compiacere gli altri."
In realtà questo è l'incipit dell'Introduzione, che ha anche un suo titolo: "Cantando sulle ossa".
Non è un romanzo.
E' il frutto di un lavoro di ricerca che ha svolto l'autrice, psicanalista ed etnologa, sulle origini dell'istinto e dell'anima femminile attraverso le analisi delle più antiche fiabe popolari sparse nel mondo.
Non sono mai riuscita a leggerlo interamente, è un libro enciclopedico, a cui si ricorre per curare l'anima, e per ricercare nel profondo di sè risposte che abbiamo voluto evitare cercando di ignorare il nostro sguardo allo specchio.
Riporto anche le parole di Pinkola Estés nella Prefazione:
"Siamo pervase dalla nostalgia per l'antica natura selvaggia. Pochi sono gli antidoti autorizzati a questo struggimento. Ci hanno insegnato a vegognarci di un simile desiderio. Ci siamo lasciate crescere i capelli e li abbiamo usati per nascondere i sentimenti. Ma l'ombra della Donna Selvaggia ancora si appiatta dietro di noi, nei nostri giorni, nelle nostre notti. Ovunque e sempre, l'ombra che ci trotterella dietro va indubbiamente a quattro zampe".
Anche questo libro è legato ad un compleanno! Incredibile, ...ma è un caso. (ovvero: il criterio di scelta non era certo questo!)
Lo avevo visto in libreria in un periodo in cui ero molto in bolletta (come sempre), e gli avevo lasciato gli occhi addosso!
Ciò succedeva in prossimità del mio compleanno. Quando esso arrivò, accadde che le colleghe di lavoro come regalo mi fecero un libro che già avevo, lesta ne approfittai per chiedere di cambiarlo con questo. Fu così che mi portai a casa il mio cimelio!!!
Una sorta di Bibbia!
Ogni favola viene analizzata nei suoi significati più reconditi, aprendo scenari inimmaginabili.
Per me le favole sono sempre state molto importanti, il nutrimento della mia infanzia, il nutrimento della mia fantasia e del mio immaginario da adulta.
Mi hanno sempre aiutato a sviluppare l'immaginazione, a creare anche fughe liberatorie da un quotidiano a volte troppo pressante.
La favola contiene l'infinito universo dei segni, delle possibilità, delle trasformazioni, degli umani significati del vivere, e della necessaria metamorfosi/evoluzione dell'esistenza!
Questo libro è prezioso come il cofanetto d'un tesoro, e ricco di favole mai ascoltate!
Significativo nella mia vita? Lo scelsi in un momento importantissimo. Metaforicamente parlando: stavo scendendo da un treno per prenderne uno nuovo e sconosciuto, la cui destinazione era oltre la linea dell'orizzonte.
Ho scritto un post -a dicembre 2006- su una delle favole contenute in questo libro, è QUI.
L'ARTE DELLA GIOIA - Goliarda Sapienza
"Ed eccovi me a quattro, cinque anni in uno spazio fangoso che trascino un pezzo di legno immenso. Non ci sono né alberi né case intorno, solo il sudore per lo sforzo di trascinare quel corpo duro e il bruciore acuto delle palme ferite dal legno. Affondo nel fango sino alle caviglie ma devo tirare, non so perché, ma lo devo fare. Lasciamo questo mio primo ricordo così com'è: non mi va di fare supposizioni o di inventare. Voglio dirvi quello che è stato senza alterare niente."
Uno scambio: mi è stato dato in prestito da circa tre anni (o quattro? Chissà!) da un'amica a cui in cambio io ho dato "La passione secondo G.H." di Clarice Lispector.
Non ci siamo ancora resituite le reciproche proprietà!
Dopo anni in cui è rimasto chiuso, appoggiato in un angolo della stanza, ad agosto 2006 l'ho aperto e l'ho scoperto!
Ne sono rimasta così affascinata che gli ho dedicato due post a settembre UNO, e DUE (in questo post riporto un articolo sull'autrice).
Eppure ancora non l'ho finito.
Per vari mesi mi sono bloccata nella lettura (l'ho anche tradito, iniziando un altro libro, interrotto ugualmente).
Ora sto per finirlo.
Mi accorgo che corona perfettamente questa scelta di libri in cui il mio punto focale -lo noto giungendo qui- è "la donna". La ricerca del significato di esserlo e viverlo nella sua peculiarità arricchente, e non secondo i canoni tradizionali, ovvero secondo una certa educazione sociale che spoglia e impoverisce la creatività, l'estro, l'immaginario del femminile: dall'istintualità alla capacità d'amare.
La protagonista è nata il 1° gennaio 1900, in Sicilia.
La sua autrice, che si chiamava Goliarda (da genitori anarchici), le ha dato nome "Modesta".
Modesta cavalca la storia italiana amando, ma attenta a non cadere mai nella facile prigione dell'amare. Lei precede quelle che saranno le idee femministe, ma senza alcun idealismo, al contrario: le pratica realizzandole nella sua stessa vita.
Io sono giunta alla fine della seconda guerra mondiale...vi farò sapere!
STRETTA LA FOGLIA, LARGA LA VIA, RACCONTA LA TUA CHE' Io HO RACCONTATO LA MIA!
Lascio l'eredità della catena ad altri cinque bloggers se desiderano raccogliere:
(ovviamente chiunque può partecipare anche se non nominato!)
Daniela
Pier Pioggia
Cilions
Alba
Rosex
So'