22 novembre 2006

"ci sarebbe stato un muro di colore blu"

A volte le parole non servono nel loro significato.
A volte servono solo per il loro suono.
Per creare evocazioni.
Per non dire, ma lasciare.
Forse sono incomprensibili.
Sono solo emozioni che ti scavano dentro.
A volte preferisco i suoni ai significati.
Un grido.
Ma anche un gesto. Uno sguardo.
I segreti dell’intimo che nessuna parola può dare.

Ho ripensato ai libri della Duras.
Il primo per me,
“Occhi blu
capelli neri”,
mi fu regalato da un ragazzo.
Al suo interno dei foglietti a righe
ormai ingialliti,
dove aveva scritto pensieri per me.
Scrittura volante da una mano
che inseguiva il tempo che marcia…
Scrittura dal sapore
delle scolpenti parole
di Marguerite Duras.
“occhi blu
capelli neri”

“Si sdraia vicino a lei. Provano una felicità che non hanno mai conosciuto, così profonda, ne sono terrorizzati.
[…]
Lui dice che si è sbagliato, che non è il giorno che spunta, è il crepuscolo, vanno verso un’altra notte e bisognerà che passi tutta per arrivare al giorno, si sono sbagliati circa il passare delle ore. Lei gli chiede il colore del mare. Non lo ricorda.
La sente che piange. Le chiede di cosa pianga. Non aspetta risposta. Le chiede che colore dovrebbe avere, il mare. Lei dice che il mare prende il colore da quello del cielo – che non si tratta di un colore quanto di uno stato di luce.
Lei dice che forse hanno cominciato a morire.
Lui dice di non saper niente sulla morte, è un uomo che non sa quando ha amato, quando ama, quando muore. Nella sua voce vi sono ancora grida, ma lontane, intrise di pianto.
Tuttavia le dice che anche lui, adesso, crede che fra di loro ci sia quello che diceva lei nei primi giorni della loro storia. Lei nasconde il volto contro il pavimento, piange.

È l’ultima notte, dice l’attore.
[…]
L’ultima notte, annuncia l’attore.
[…]
Quella sera della sesta notte, lo sguardo di lui si sarebbe distolto da quello della donna, e lei, al suo avvicinarsi, si sarebbe ricoperta con il lenzuolo bianco.
[…]
Un’ultima frase, dice l’attore, sarebbe forse stata detta prima del silenzio. Presumibilmente sarebbe stata detta da lei, per lui, durante l’ultima notte del loro amore. Si sarebbe riferita all’emozione che si prova a volte nel riconoscere ciò che non si conosce ancora, all’impaccio in cui ci si trova nel non poter esprimere questo impaccio a causa della sproporzione delle parole, della loro povertà davanti all’enormità del dolore.
[…]
Di fronte al teatro, dice l’attore, ci sarebbe stato un muro di colore blu.
[…]
Quando c’era burrasca, certe notti, si sentiva chiaramente l’assalto delle onde contro il muro della camera e il loro frangersi attraverso le parole.”
da "Occhi blu capelli neri"-
(sui foglietti a righe, infilati nel libro:)
non passano frasi significanti
ho solo parole uniche
che hanno un senso
solo se suonate insieme
non ho una penna
da scrittore
ma odori forti
che rimangono impigliati
in foglietti prossimi
alla mia mente
ti chiedo di ascoltare
la musica
ascoltala con le pause
e la lentezza
che usi nel guardare
le mie mani
si rivolgono
a momenti passati
dimenticati
ma sparsi in luoghi comuni
troppo
da non poter essere
notati
ho molta paura
e di notte dormo
sollevato dal letto
con un’aria
disinteressata
eppure
non ho scampo
sento forti odori
di stanza vuota
come passi abbandonati
sento grida assordanti
di bambole
con ambizioni di vita
o fotografie
di momenti mai vissuti
o finiti di vivere
non c’è nulla che non dica
di essere già stato
o di non esserlo mai
tutto questo
è finito
o non ha mai potuto esserlo
spesso credo
di muovermi
per dimostrare
che ieri era solo
un sogno
ma non è sufficiente
per raggiungere
il senso della mia vita
anzi
l’odore della carne andata a male
mi impaurisce
come quello
delle donne comete
o dei pensieri passati
si tratta di
morte
ed è un senso
più concreto
e più raggiungibile
temerariamente
completo
indissolubile
così come ogni
azione
frazione
frammentazione
che
non avrebbe senso
senza
una fine
non è un problema
di
paura
solo di
convivenza
ossimoro perenne
capacità astrattiva
vivo con o senza
vita
non c’è nulla che
posso negare
o affermare
in questo incredibile
e dissennato
volo di pensieri
volevo essere
volevo essere
mi dispiace
ma i cornetti sono terminati
ed il tempo
da lei rappresentato
non ci piace
usi il favore
di portare via
questa puzzolente
e retorica
ansia
e la confusa
e antica
angoscia
come occhi al buio
senza speranza
di lanterne
ecco
ora solo
capisco
che
tutto quello che
ho scritto
deve
finire

link per il libro: su titolo post

2 commenti:

daniela ha detto...

Per me suono e significato sono un'unica cosa... un intreccio di forma e contenuto che forma la parola, sublime creatura dotata di vita propria...

danDapit ha detto...

Dani...le parole suonano nelle poesie, evocando...
L'evocazione dà il senso alla parola che diviene creatura sublime...
Ma spesso le parole sono una sequela di concetti che si adattano a spiegare ragionamenti, e sono fredde nel loro utilizzo...

Pur sentendo il bisogno di creare poesia con la "creatura sublime", mi piego ad utilizzarla fin troppo in modo freddo e privo di suoni...
Questo racchiudevo nella mia espressione...e grazie a te emerge!