07 novembre 2006

UN FURTO - "Ritorni" - dal blog: "Nulla di così importante"

Il mio essere ladra ha colpito ancora!
Furto di parole per una silenziosa intimità dolce-amara che in me passeggia su e giù. Da me nasce e si lascia ascoltare senza mai giungere all'emersione, in nuda espressione...
Parole composte in muto canto, le ho trovate, mi ci sono riflessa come sullo specchio d'un limpido lago, mi ci sono immersa, le ho sentite mie, desiderando d'averle scritte io stessa.
Ho chiesto il permesso di rubarle, l'autrice me lo ha accordato.
Ho commesso così nuovamente il misfatto.
Ringrazio Demolish, autrice di poetica che si sgrana nel buio. Il suo post, immerso nelle stelle dove un punto d'orato appare per regalare passi che s'aprono nel nero, racchiude il cuore d'una notte pregna d'umani umori,
sensualmente fluidi,
amaramente effimeri,
in un ritorno che ritorno non è...

"RITORNI"
Riconobbe il suo passo, lo scintillio spumeggiante delle sue apparizioni.

Riconobbe il suo modo di bere col dito all’insù.
Riconobbe quello che c’era nella caduta improvvisa nei suoi occhi depressi.
Riprese a sorseggiare liquori già detti, a filtrare pensieri gelosi cercando di renderli meno patetici.
Riconobbe il braccio di lei che cingeva la sua spalla voltata.
Riconobbe la mano di lei nata per distruggere il suo equilibrio interiore.
Comprese la follia che spirava dalla sue osservazioni e decise di andare per non disturbare.
Riconobbe la stessa nottata ripetuta più volte, la necessità di girovagare in cerca di aiuto.
Si accontentò di una birra da scolare da sola e di una musica dolce che attutiva la botta.
Riconobbe la paura di sentirselo addosso, pronto a soffiare sui suoi castelli di carta.
Parlò con se stessa assicurandosi che ciò non sarebbe accaduto mentre gli ultimi toni di lui intralciavano le sue convinzioni.
Riconobbe la sensazione di caldo che l’aveva accompagnata nel suo tuffo nel buio.
Riconobbe i loro sorrisi che esistevano per tagliare la strada alla sua ricerca del bene.
Pensò a ciò che poteva salvare e a ciò che era meglio bruciare.
Pensò a i suoi nuovi propositi, alle nuove intese che andava instaurando.
Si chiese quali segreti portasse l’anima di lei per prevalere così forte sulla sua ostinazione.
Si chiese quanto ancora dovesse durare l’effluvio di domande provocate dalla loro presenza.
Si chiese se lui fosse davvero felice e decise che forse non lo sarebbe mai stato ma che forse non era importante.
Riconobbe la sua confusione.
Riconobbe l’amore che inspiegabilmente li univa.
Tornò a casa e decise di scrivere, perché solo quello era in grado di fare.
Scrisse pensando alla loro tristezza, alla faccia di lei che dormiva tra lenzuola imbrattate di un odore non suo, a ciò che meritava la sua cecità.
Ripudiò quel pensiero e si astenne dal dare giudizio a tanta tristezza.
Ripensò alle mani di lui e le immaginò sui suoi fianchi.
Ripensò alla bocca di lui e la desiderò sulla pelle.
Riconobbe la possibilità di cadere e si chiuse in se stessa, come era giusto che fosse.
Riconobbe la sua debolezza e decise di smettere.
Si buttò nel letto assonnata e delusa, chiedendosi quale fosse la strada capace di portare alle stelle.

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