23 giugno 2009

La LETTERA di F.Cossiga a Silvio Berlusconi, e le opinioni dell'amico Ben Ammar

SKY: INCONTRO A MILANO TRA MURDOCH E BEN AMMAR da Libero news

Milano, 18 giu. - (Adnkronos) - Incontro a Milano tra il tycoon australiano Rupert Murdoch e il produttore cinematografico franco tunisino Tark Ben Ammar, consigliere di amministrazione di Mediobanca e di Telecom Italia. "Murdoch e' un grande amico -spiega Ben Ammar all'ADNKRONOS al termine dell'incontro- io sono amico di tutti. Lo conosco personalmente dal 1995". Durante il colloquio, spiega Ben Ammar, non si sarebbe parlato di questioni televisive: "Non ho parlato di questo -afferma- non e' che Murdoch ha bisogno di me per esprimere il suo pensiero".

Il chairman e ceo di News Corp, che in Italia controlla Sky, ha preso alloggio poco dopo le 18 in un lussuoso hotel nel pieno centro del capoluogo lombardo. L'editore era accompagnato dallo staff e dalle guardie del corpo e non e' stato possibile avvicinarlo. Intorno alle 19.40 e' sopraggiunto in auto Ben Ammar, uomo dalle mille relazioni, dal finanziere bretone Vincent Bollore' al presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, fino allo stesso Murdoch con cui ha stretti rapporti.

Murdoch ha lasciato l'hotel intorno alle 20.15 per dirigersi alla volta del Castello Sforzesco, dove ha organizzato una cena per circa 200 invitati.
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L’intervista / «Non c’è alcuna guerra con Rupert. Berlusconi uscirà da questa crisi»
«Silvio è solo, faccia come Sarkozy
Serve una first lady al suo fianco»
Da Gheddafi a Murdoch, parla il finanziere tunisino Ben Ammar: «Solo in Italia un leader viene trattato così»


Dal Corriere della Sera di Aldo Cazzullo

PARIGI - Tarak Ben Ammar, rappresentante dei francesi in Mediobanca, socio e amico di Ber­lusconi e Murdoch, produttore di Spielberg e Mel Gibson, nipote di Bourghiba il liberatore della Tunisia - che nel ’57 introdusse il divor­zio per sposare sua zia Wassila -, è nella sua casa di Parigi, tra una Crocefissione di Bacon e il megaschermo che trasmette il talk-show della sua nuova tv del Maghreb, Nezma (Brezza): «Un progetto che è piaciuto subito molto al presiden­te Berlusconi». Ben Ammar è appena rientrato dall’Italia, dove ha incontrato sia Berlusconi sia Murdoch. «E posso confermare che tra i due non c’è nessuna guerra. C’è stato il malinteso sull’Iva, fino a quando prima io e il giorno dopo Tremonti abbiamo spiegato a Rupert che il go­verno fu costretto dall’Europa a equiparare l’im­posta sulle tv, e non poteva certo farlo abbassan­do l’Iva a Rai e Mediaset».

Se non c’è guerra, perché il Times di Murdo­ch attacca Berlusconi tutti i giorni?
«È quello che ho chiesto a Rupert. Lui mi ha risposto che quando ha preso il Times si è impe­gnato a non interferire sulla linea editoriale».

E lei ci crede?
«Sì. Murdoch sa benissimo che, se ha il mono­polio del satellite in Italia, lo deve a Berlusconi. Mario Monti e la Commissione europea erano contrari, come anche la stampa italiana, che so­spettava una fusione Sky-Mediaset. Anche i suoi collaboratori dissero a Berlusconi che si sta­va indebolendo. Lui rispose che era necessario aprire il mercato».

Non è che Murdoch si è seccato quando il Cavaliere stava per vendergli Mediaset e si è tirato indietro?
«Berlusconi non stava per vendere. Aveva praticamente venduto. Furono Marina e Piersil­vio a fargli cambiare idea. Infatti ora c’è una sa­na competizione tra i figli, Piersilvio e James. Di più: Murdoch è il tycoon che Berlusconi vorreb­be essere, se non fosse entrato in politica. Un tycoon 'globale'. E a Murdoch, che è ossessiona­to dalla politica, non dispiacerebbe essere lo sta­tista che è Berlusconi. La differenza è che Ru­pert è molto più a destra».

Berlusconi uscirà da questa crisi?
«La sua capacità di resistenza e di reazione è straordinaria, impressionante. In queste setti­mane ho avuto modo di incontrarlo spesso. L’ho visto superare attacchi che avrebbero mes­so in difficoltà chiunque».

Veronica ha scritto che il marito non sta be­ne.
«Io ho conosciuto il declino di un grande lea­der, invecchiato tra persone che non gli diceva­no la verità. Nell’84 andai da Bourghiba, con suo figlio Habibi junior, mia zia e mio padre, a dirgli che lui, padre della nazione, avrebbe dovu­to dimettersi ed entrare nella storia, come aveva fatto Senghor. Ci cacciò, e poco dopo si separò da mia zia. Ma la storia di Berlusconi è del tutto diversa. Silvio non è malato di certo. È un lavo­ratore instancabile, dorme quattro ore per not­te. Fa una vita terribile, che ha bisogno di pau­se. La sua 'malattia', caso mai, è il divertimen­to, la felicità, la compagnia. Che gli manca, per­ché da quando è finito il matrimonio con Vero­nica è un uomo solo».

Chissà cosa deve aver sopportato Veronica.
«Veronica non ha dovuto sopportare nulla, perché quando stava 'matrimonialmente' con lui, sino a qualche anno fa, era felicissima. Non ho mai visto una coppia così innamorata. Arriva­vo alla Certosa con mia moglie, e ci trovavamo quasi in imbarazzo: si baciavano, si cercavano, si carezzavano ogni momento. Quando ho cono­sciuto Silvio, nell’84...».

Ad Hammamet, a una festa con giovani don­ne, vero?
«Lo conobbi sulla spiaggia, con Craxi, e la sera dopo ci fu questa festa. Io stavo girando un film e portai modelle e attrici stupende. Silvio le ammirò, eccome. Ma parlava solo di Veronica. E quando nel '93 scese in campo, lo fece contro l’opinione di tutti noi, tranne due persone: sua madre e sua moglie. Peccato che Veronica non gli sia stata al fianco, eccetto che per la visita di Clinton. Una donna così bella, così elegante, co­sì intelligente è fondamentale per un leader. Guardi come Carla ha fatto bene a Sarkozy».

Che opinione ha di Sarkozy?
«Ottima. Sta facendo bene, ma all’inizio appa­riva nervoso, immaturo. Carla l’ha aiutato, gli ha portato gli intellettuali, l’ha avvicinato a un mondo che non era il suo. E regge il confronto con qualsiasi first-lady, compresa Michelle Oba­ma».

Berlusconi dovrebbe fare come Sarkozy?
«Silvio non ha certo bisogno dei miei consi­gli. Ma, certo, la solitudine non gli si addice e non gli giova. Spero che torni a innamorarsi pre­sto, di una donna che lo ami come lui ha amato Veronica e come Veronica l’ha amato. Avere una donna al proprio fianco sarebbe decisivo per un uomo così sensibile alla bellezza, all’eleganza, al talento».

Palazzo Grazioli e Villa Certosa non sono frequentate così bene, negli ultimi tempi.
«Io ci sono stato, e ho sempre trovato perso­ne di grande livello artistico e intellettuale. Non ho mai visto non dico una 'escort', ma una per­sona imbarazzante o volgare. Sono stato a cena di recente, c’erano anche Carlo Rossella, Emilio Fede e due coppie di amici francesi e americani, ed è stata una serata bellissima, con cantanti e artisti di qualità. Perché Silvio è un esteta. Ha il senso del bello, in ogni dettaglio. È incapace di volgarità».

Be', se sono autentiche le battute rivolte a Chirac e riferite dall'Express...
«Ma proprio oggi Chirac si è detto scioccato per le dichiarazioni che gli sono state attribuite e le ha smentite in modo pubblico e formale».

Ma voi amici non potevate metterlo in guar­dia dal fare entrare in casa certi personaggi?
«Silvio ama conoscere sempre anche persone nuove. Questa è la sua natura: la scoperta, l’ami­cizia, l’avventura. Senza questa curiosità, non sa­rebbe diventato quel che è. E poi nessuno, tra quanti lo criticano, ha lontanamente l’autorità per dargli una lezione morale».

Non si tratta dei comportamenti di un priva­to cittadino, ma del presidente del Consiglio.
«Ma il presidente del Consiglio non ha nulla di cui dover chiedere scusa. Solo in Italia un lea­der politico viene trattato in questa maniera. Qui in Francia non sarebbe assolutamente possi­bile. Nessuno ha scritto una riga sui mesi in cui Sarkozy era single. Nessuno ha scritto una riga negli anni in cui Mitterrand frequentava le sue amiche al piano di sotto e Danielle viveva al pia­no di sopra con il suo amico. Solo in Italia avete il gusto di criticare in modo così aspro, di scan­narvi tra voi. Ricordo bene la storia di Craxi, che patì una grave ingiustizia. Ma avevo dimentica­to il caso Leone. L’altra sera ho visto la trasmis­sione di Minoli che ricostruiva la demolizione di un presidente della Repubblica, e ho subito telefonato a suo figlio, Giancarlo Leone. Non si può consentire a certa stampa di demolire così un uomo che poi invece risulta innocente. Voi italiani dovreste ricordarvi della lezione di Agnelli, che nel '94 per amore dell’Italia rispose di brutto ai giornali stranieri che dicevano falsi­tà su Berlusconi».

Diranno che lei difende il Cavaliere con tan­ta energia proprio perché è davvero in difficol­tà.
«Non è in difficoltà. È oggetto di una precisa azione da parte di un gruppo editoriale che agi­sce in accordo con la sinistra. Ma è, oggi, il prin­cipale protagonista della politica internaziona­le. È lui che ha fatto superare le incomprensioni tra l’amministrazione americana e quella russa, è lui che ha convinto molti governi tra cui quel­lo americano a intervenire per salvare le ban­che, è lui che, con Sarkozy, ha fermato i carri armati russi a cinque chilometri da Tbilisi. Ber­lusconi non ha bisogno delle mie difese. Non so­no il suo portavoce. Questa storia tutta italiana passerà presto».

È stato anche a Villa Certosa?
«Ci sono stato nell’agosto scorso, per prepara­re l’incontro che avevo con Gheddafi il giorno dopo, e lui organizzò in mio onore una delle se­rate più memorabili della mia vita; e di serate memorabili ne ho vissute tante, a Cannes e a Hollywood. Berlusconi aveva predisposto nel te­atro all’aperto uno spettacolo straordinario. Un balletto russo a livello del Bolshoi. Musicisti bra­siliani. Cantanti d’opera. Un concertista straordi­nario. Lui era il regista, lo show-maker, come ai tempi di Canale 5. Io ero l’ospite d’onore e la giu­ria: alla fine premiai la migliore esibizione. Lui però aveva preparato regali per tutti: orologi per gli uomini e gioielli per le artiste».

Non è in discussione la generosità persona­le di Berlusconi, né la vostra amicizia. Pensa che la sua credibilità all'estero sia intatta?
«La percezione di Berlusconi tra i leader stra­nieri è esattamente l’opposto di quella che in Ita­lia volete far credere che sia. Uomini come Clin­ton, Blair, Schroeder lo guardavano con grandis­simo rispetto: il fatto che oltre ad essere un pro­tagonista della politica fosse anche un imprendi­tore di grande successo, creava, e crea, rispetto e ammirazione in persone che si erano occupate sempre e solo di politica. Berlusconi a giorni presiederà, unico leader nella storia, il G8 per la terza volta. Non penserà che queste cose non contino anche per Obama, per Sarkozy, per la Merkel?».

Berlusconi stesso lamenta che i giornali stranieri lo denigrino.
«Si riferisce a quei giornali che ripetono acriti­camente le notizie dei giornali italiani».

Cosa sarà del patrimonio di Berlusconi?
«Non vedo problemi di successione. E poi non è una questione di soldi. Di soldi ce ne so­no tanti da bastare per diverse generazioni. È una questione di sentimenti».

La visita di Gheddafi, in cui lei ha avuto un ruolo decisivo, ha suscitato parecchie ironie.
«Conosco Gheddafi dal '77. Lui non andava d’accordo con Bourghiba, ma adorava mia zia. È un originale. Molto intelligente, mai arrogante. È dolce, cordiale. Voi non capite Gheddafi. La tenda beduina per lui è come il kilt per gli scoz­zesi. Non è folklore, non è la tenda saudita con gli ori e l’aria condizionata. È il contatto con le sue radici: le pecore, i cammelli, il tè, il Sud del­la Libia dove cresceva il figlio unico di una fami­glia povera, che sognava di entrare nell’esercito per cambiare il suo paese».

Eni, Unicredit: qual è la strategia di Ghedda­fi in Italia?
«Un tempo i suoi erano semplici investimen­ti, come in Fiat. Ora qualcosa è cambiato. C’è ap­punto una strategia, un rapporto privilegiato. E tutto grazie a Berlusconi. Gheddafi gli ha persi­no offerto di diventare il suo successore in Libia...».

Potrebbe essere un'idea...
«E non troverebbe certo una stampa ostile. Berlusconi fir­mando l’accordo con la Libia ha compiuto un gesto storico. Non solo ha chiesto perdono per i crimini dei colonizzatori fascisti davanti a tutto il Parla­mento libico. Ha anche baciato la mano del figlio del martire Omar el Mukhtar. Un gesto che ha toccato anche me. Non avete idea dell’impatto che quel gesto ha avuto sugli ara­bi, che con Berlusconi in passa­to erano stati tiepidi. Ora lo adorano. E questo gli dà la cre­dibilità e l’autorevolezza per avvicinare i palestinesi a Netan­yahu, che vedrà la prossima settimana».

Parliamo di Generali. Bernheim ha fatto ca­pire che gradirebbe essere riconfermato alla presidenza.
«Lei conosce qualcuno che a quell’età gradi­rebbe dare le dimissioni, nelle aziende o nella politica? E lo dico per fare un complimento a Bernheim, che è talmente legato a Generali che vorrebbe 'morire' in Generali».

Detta così, pare che voi francesi pensiate a un altro candidato.
«No. Se aprissimo oggi il totonomine, da qui all’aprile 2010 spunterebbero 102 candidati. Non so chi riuscirebbe a mettere tutti d’accor­do. E se questo farebbe bene all’azienda».

Prima o poi Generali diventerà francese, magari grazie ad Axa?
«Questo no. Generali sarà sempre italiana».

Anche Telecom? O si fonderà con Telefoni­ca?
«Confermo che non c’è nessun progetto di fu­sione. L’ha detto Bernabé, lo hanno ripetuto gli spagnoli».

Gli investitori però c’hanno rimesso parec­chio.
«È il mondo che è crollato, non solo il titolo Telecom. Bernabé è lì da poco più di un anno. Aspettiamo a giudicarlo».

E Mediobanca?
«La sua indipendenza non è in discussione, così come l’armonia interna».

Finanza, grandi aziende. Lei conosce bene quelli che in Italia sono polemicamente defini­ti «poteri forti». Davvero qualcuno di loro vuo­le la fine di Berlusconi?
«Non mi piace l’espressione 'poteri forti'. In teoria, Berlusconi ha fatto tutte scelte ostili al­l’establishment. Ha fatto entrare in Italia Murdo­ch mentre la Francia ha bloccato il 'diavolo', lo 'squalo', quando Murdoch stava per comprare Canal Plus. Ha fatto entrare in Italia Gheddafi, chiedendo perdono a un 'beduino'. Berlusconi stesso è un 'diverso', un uomo che si è fatto da solo, uno che con l’establishment non aveva nul­la a che fare. Proprio come me. In Francia Chi­rac non l’ha voluto: il governo di Chirac fece pressioni sul suo amico Lagardère, pur di non lasciar prendere il controllo della Cinq a Berlu­sconi. Io invece ho portato in Italia un gruppo francese. L’establishment italiano ha lasciato che Murdoch avesse il monopolio della pay-tv; che il gruppo francese divenisse il socio chiave in Mediobanca; che gli spagnoli divenissero il gruppo chiave in Telecom; che le Generali aves­sero un presidente francese. La verità è che l’Ita­lia è il paese più aperto e con meno pregiudizi; altrimenti io, un tunisino, non sarei qui. Masso­neria? Lobby ebraica? Siamo seri. Ai complotti dell’establishment io non ci credo».

21 giugno 2009
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21 giugno.
a Berlusconi viene chiesto se è vero che avrebbe bisogno di una first lady come la moglie di Sarkozy, Carla Bruni (come affermato da Tarak Ben Ammar nell'intervista al Corriere). «Visto che titoli? Pazzesco!» è stata la replica del premier.

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Jacques Chirac: Quella volta che Silvio mi disse "Non sai quante naiche hanno usato questo bidet"

E' interessante quanto sta avvenendo in queste settimane nel mondo dell'informazione internazionale. Quest'ultima sembra aver trovato un filone dorato per vendere copie e far scaricare articoli, dopo un periodo (specie per la carta stampata) decisamente poco felice. Il filone è rappresentato dalla gigantesca puttanopoli che sta investendo il sedicente incolpevole premier Berlusconi.

Mentre in Italia i suoi fedeli servitori (tipo Carlo Rossella) rilasciano interviste in cui dichiarano che le feste organizzate nelle ville di Berlusconi, in cui ci sono amici, a amiche di amici, finiscono a mezzanotte e sono innocui ritrovi conviviali durante i quali il cavaliere racconta anche barzellette ("mai scollacciate") e i telegiornali nascondono le notizie delle ragazze a pagamento invitate da procacciatori a queste feste del premier, all'estero si divertono un sacco a mettere le mani nella marmellata.

L'ultimo è l'Express di quei comunisti francesi, che hanno intervistato quel grumo eversivo rosso dell'ex presidente Jacques Chirac: quest'ultimo ricorda una visita fatta in una delle case di Silvio Berlusconi. "Un tipo un po' strano" dice l'ex presidente della repubblica transalpina, che poi racconta l'orgoglio da tombeur de femme del Cavaliere quando, mostrando uno dei bagni il premier ha ghignato indicando un bidet: "Non puoi neanche immaginare quante paia di natiche ha accolto".

Questo bolscevico di Chirac, ha anche rincarato la dose svelando che in casa erano presenti numerosi settimanali con foto di donne nude. "Io gli ho domandato perché fossero in giro tutte queste riviste". La risposta di Silvio Berlusconi: "quella l'ho avuta, quella anche...". Come le figurine.

Chissà se Chirac aveva qualche "pezzo" da scambiare con "l'utilizzatore finale"...

Venerdì 19 Giugno 2009 - Giuseppe Morea - da "Help!" Attualità - Costume e società
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LETTERA APERTA

«Silvio, non chiedere scusa a nessuno»
Cossiga scrive al premier: «Non credo che tu sia vittima di un com­plotto, ma delle tue imprudenze e ingenuità»


Caro Silvio, ti scrivo da amico e da politico, non da «amico politico», benché legato a te da un’ami­cizia personale che data dal 1974 e che non è mai venuta meno. Non sono mai entrato nella tua vita privata pur, come tu ben sai, non con­dividendo alcune manifestazioni di essa. Ri­tengo che i giudizi sulla vita privata di una per­sona che non attengano alla funzione pubblica esercitata - e in particolare la vita eufemisti­camente chiamata «sentimentale» ma più esattamente «sessuale» - debbano essere di­stinti dai giudizi politici.

Non mi sembra che il giudizio politico di al­lora e il giudizio storico di oggi abbiano bollato con il marchio dell’infamia John Fitzgerald e Robert Kennedy, le cui attività galanti supera­rono di gran lunga le tue, e ebbero anche aspet­ti inquietanti sui quali la giustizia americana non volle inquisire fino in fondo. E che dire del primo ministro britannico Wilson, che fece no­minare dalla Regina, che non batté un ciglio, alla carica di Pari a vita con il titolo di barones­sa una sua collaboratrice, collaboratrice per così dire, in senso piuttosto lato? E qui mi fer­mo… Ora tu ti trovi, a torto o a ragione, in un brutto impiccio: per motivi «sentimentali» e anche per motivi, diciamo così, mercantili. Vi è chi, movimenti politici e potentati economi­ci, con o senza giornali di loro proprietà, sono terrorizzati che tu possa governare il Paese per altri quattro anni; e sperano che titolari di alte cariche istituzionali, al primo, al secondo o al terzo posto nelle precedenze, riescano a farti uno sgambetto.

Vorrei darti qualche consiglio, anche se so che tu ritieni che pochi consigli possano darti quelli che furono attori o, come me, solo com­parse in quello che tu chiami il «teatrino» del­la politica della Prima Repubblica. È vero che una coincidenza è solo una coin­cidenza, che due coincidenze sono un indizio e che tre coincidenze possono essere una prova. Ma io non credo che tu sia vittima di un com­plotto. E poi, complotto di chi? Dei nostri servi­zi di sicurezza? Ma al loro apice, da Gianni Di Gennaro a Bruno Branciforte e Giorgio Picciril­lo, ci sono dei fedeli e capaci servitori dello Sta­to, sui quali non può gravare alcun sospetto e che sono impegnati, oltre che a svolgere le loro mansioni, ancora a capire, per colpa della leg­ge e del Governo, quali esse siano e quali siano i confini tra le loro competenze e quelle del ser­vizio di informazione e sicurezza militare dello Stato Maggiore della Difesa…

Complotto di un servizio estero? Di Cia o Dia americane? Certo, i mezzi e le competenze li hanno, eccome! E perché mai Barack Obama dovrebbe aver ordinato una tale campagna di «intossicazione»? Perché sei amico di Putin e della Federazione Russa? Ma immaginati. Al­la fine Putin preferirà Obama a te e viceversa. Noi siamo un grande Paese, ma non una gran­de potenza: smettiamolo di crederlo. Io penso che tu sia vittima dell’odio dei tuoi avversari ma anche delle tue imprudenze e ingenuità. L’odio dei tuoi avversari è eviden­te: e non penso al mite e sprovveduto Dario Franceschini, né al freddo, politico e onesto e corretto Massimo D’Alema, anche se si è la­sciato scappare una battuta che più che te e lui sta mettendo nei pasticci il «lotta-» o «lob­by- continuista» magistrato di Bari. Questo odio io l’ho patito sulla mia pelle. Perché a te il noto gruppo editoriale svizzero dà dello sciupa­femmine, ma a me per quasi sette anni ha da­to del golpista e del pazzo, nel senso tecnico del termine…

Lascia stare i complotti, e respingi anche l’odio che è un cattivo consigliere anche per chi ne è oggetto. Vendi Villa La Certosa, o meglio regalala allo Stato o alla Regione Sarda: è indi­fendibile e «penetrabilissima». Lascia anche Palazzo Grazioli, che ha ormai una fama equi­voca e trasferisciti per il lavoro e per abitarvi a Palazzo Chigi. Non chiedere scusa a nessu­no, salvo che ai tuoi figli, quelli almeno che hai in comune con Veronica. Non mi consta che gli altri due grandi sciupafemmine come Kennedy e Clinton abbiano mai chiesto scusa al loro po­polo… Fai la pace con Murdoch: tra ricchi ci si mette sempre d’accordo. Cerca un armistizio con l’Anm: porta alle lunghe la legge sulle inter­cettazioni e quella sulle modifiche del Codice di Procedura Penale e dai ai magistrati un con­sistente aumento di stipendio.

Vuoi, invece, fare la guerra? Allora vai in Parlamento: ma al Senato per carità! E non alla Camera, per non correre il rischio di ve­derti togliere la parola o espulso dall’aula. Tie­ni un duro discorso sfidando l’opposizione, fa presentare una mozione di approvazione delle tue dichiarazioni, poni la fiducia su di essa e, come ai gloriosi tempi della Dc con il Governo Fanfani, fatti votare contro dai tuoi, impeden­do con i voti la formazione di un altro gover­no, porta così il Paese a inevitabili nuove ele­zioni… Perché la guerra è sempre meglio per te, per l'opposizione e per il Paese, di questo rotolarsi nella melma.

Con affetto ed amicizia

Francesco Cossiga
presidente emerito della Repubblica
22 giugno 2009
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I giornali stranieri seguono con crescente interesse la vicenda
Stampa estera scatenata "Berlusconi può cadere"
da La Repubblica di FRANCESCO BEI

ROMA - Se i telegiornali italiani - con l'eccezione di Skytg24 e Tg3 - continuano a ignorare lo scandalo di Bari, altrettanto non si può dire per la stampa estera, che segue la vicenda con interesse crescente. "È giunta l'ora per Silvio Berlusconi?", s'interrogava ieri El Mundo, principale giornale spagnolo di area centrodestra. "Molti considerano - aggiungeva - che lo scandalo erotico-festivo delle ultime settimane, in continua crescita, potrebbe causare la caduta finale di colui che finora sembrava politicamente immortale". E ancora: "Ormai non passa giorno in cui il rosario di rivelazioni non si incrementa con nuove e truculente scoperte, che ogni volta minano vieppiù la reputazione e il potere del Cavaliere".

Sempre in Spagna, anche El Paìs torna a parlare del caso Berlusconi con quella che definisce "la rivolta delle veline". Il quotidiano spagnolo afferma che "le denunce delle modelle pongono fine al feeling con la Chiesa cattolica ed all'ammirazione di molti italiani". "Secondo fonti diplomatiche", aggiunge il quotidiano, "Berlusconi ha chiesto la solidarietà di varie cancellerie straniere" nelle quali però "lo sconcerto supera la comprensione".

Non ci vanno leggeri nemmeno i media britannici, anche in questo caso senza distinzioni di destra o di sinistra. Il conservatore Times, sotto al titolo "Una notte nell'harem di Berlusconi", riporta le dichiarazioni di Patrizia D'Addario. Ma è soprattutto il Daily Telegraph, altra testata conservatrice a larga diffusione, a soffermarsi sul caso: "Il vizio minaccia di far cadere Berlusconi.

Il Telegraph sostiene che c'è paura per "nuove rivelazioni in vista del summit del G8 del mese prossimo", e intervista James Walston, un professore di scienze politiche all'American University of Rome, che predice uno "stillicidio di rivelazioni" e afferma che "questo non darà a Berlusconi un'aria molto da statista quando tratterà con Obama e Merkel".

Spostandosi a sinistra si trovano Guardian e Observer, entrambi attenti alla vicenda del presidente del Consiglio. "Possono le rivelazioni di Barbara Montereale far cadere Berlusconi?", si chiede The Observer. Per il Guardian il racconto della Montereale potrebbe "convincere molti italiani che si è passato il segno".

(22 giugno 2009)

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VIDEO: Berlusconi parla della Legge sulla prostituzione

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Il Guardian lo dichiara vincitore di un eventuale concorso
L'ironia dell'Independent: "Perché paga per le donne?"
"Berlusconi, il politico più sessista"
La stampa estera dura col premier


"Se si dovesse tenere, in Europa, un concorso per scegliere il politico più sessista, vincerebbe senza dubbio Silvio Berlusconi". Si apre così il duro editoriale del Guardian, dedicato alla figura del premier italiano e all'inchiesta sul presunto giro di squillo messo in piedi da Gianpaolo Tarantini. Un editoriale non firmato che riflette l'opinione del celebre quotidiano londinese. E proprio l'atteggiamento verso le donne tenuto da Berlusconi, rappresenta, secondo il quotidiano britannico, "una delle varie ragioni per cui gli italiani non avrebbero dovuto metterlo al potere per tre volte".

E non è la sola, visto che il quotidiano elenca "il suo rifiuto di voler ammettere il conflitto tra i suoi affari e gli interessi nei media, da una parte, e il suo ruolo politico dall'altro; i suoi attacchi al Parlamento e al potere giudiziario; l'uso che fa della maggioranza per garantirsi l'immunità dai procedimenti giudiziari; il suo fallimento nell'azione di contrasto al crimine organizzato; la cattiva gestione economica e le riforme illiberali alle quali sta lavorando".

Il Guardian sottolinea anche come il successo di Berlusconi sia "il prodotto, più che la causa, del crollo del sistema politico dell'Italia, che ha fatalmente indebolito sia la sinistra che il centro, lasciando spazio agli opportunisti e agli xenofobi". In conclusione, secondo l'editoriale, "la promessa fatta da Berlusconi, durante le elezioni, di portare stabilità in Italia, significa solo che l'Italia e il resto d'Europa dovranno sopportarlo ancora per un po'". Dunque la durissima conclusione: "E' una tragedia che l'indagine giudiziaria Mani Pulite sulla corruzione politica, che sembrava promettere un grande rinnovamento della politica italiana all'inizio degli anni Novanta, abbia condotto l'Italia a tutto questo".

Il Guardian dedica altri due pezzi alle vicende del premier e una pagina sull'inchiesta giudiziaria di Bari, con una mappa delle varie città italiane relative al giro di prostituzione oggetto dell'inchiesta. Di particolare rilievo le notazioni del corrispondente da Roma Tomn Kingstone. La prima: "E' improbabile che lo scandalo passi prima dell'arrivo in Italia il mese prossimo dei leader mondiali per il summit del G8" (come Berlusconi avrebbe sperato). Due: interpellato dal Guardian, il professor Raffaele De Mucci, ordinario di scienze politiche alla università Luiss di Roma, dice: "Il calo di voti per Berlusconi alle elezioni europee, le sue rumorose proteste ai recenti comizi, tutto ciò dimostra un calo di consensi a causa dello scandalo. Ora i suoi alleati sono preoccupati, la fiducia dell'elettorato nella classe politica si è indebolita e Berlusconi rischia di perdere il capitale politico che aveva costruito con la sua gestione del terremoto in Abruzzo e la crisi dei rifiuti a Napoli". Tre: il corrispondente sottolinea, tra le prove del nervosismo crescente di Berlusconi e del suo entourage, l'attacco del ministro della Cultura Bondi a Repubblica, "il giornale che tiene il primo ministro sotto pressione, accusato di essere una minaccia per la democrazia".

Anche il Times dedica tre pezzi alla vicenda, e in uno punta il dito contro l'atteggiamento del premier verso le donne, titolando: "L'Italia di Berlusconi mostra uno strano di tipo di femminismo". Un premier, quello italiano, che "sembra trattare le donne come delle cose da comprare e vendere per soddisfare il proprio ego". Berlusconi "detiene la seconda carica più alta in Italia (non dimentichiamoci del Papa)" e "sembra aver interpretato il ruolo di primo ministro della Repubblica italiana come una via di mezzo tra un imprenditore di locali notturni e un pezzo di cabaret". Il Cavaliere è, per il Times, una versione "esagerata, fumettistica, del classico stereotipo dell'uomo italiano: vanesio, borioso, chiacchierone, accondiscendente e sessualmente insicuro: "Per molti italiani il suo flirtare non è un'espressione di insaziabile virilità, ma chiara evidenza della sua impotenza sessuale". Nel lunghissimo articolo pubblicato con grande evidenza nell'inserto T2 del Times - intitolato "All about Silvio's mother" - si aggiunge che "Berlusconi è un prodotto del matriarcato italiano che consente all'uomo di fare ciò che vuole fin dalla nascita", ma conclude: "Dubito tuttavia che l'Italia gli perdonerà questo scandalo. Perché c'è una cosa che gli italiani non sopportano: l'umiliazione di fronte ai media stranieri. Farsi sorprendere coi calzoni calati davanti al mondo è una brutta figura (in italiano nel testo originale), e questo, per gli italiani, è un peccato oggettivamente imperdonabile". Aggiunge l'articolista del Times: "Le donne al centro dello scandalo saranno anche delle escort aspiranti modelle, ma non vanno sottovalutate. Quale che sia la natura delle transazioni d'affari tra loro e il premier, il più grande errore di Berlusconi è stato di averle mal giudicate".

E il quotidiano supporta le sue tesi con le opinioni di tre importanti columnist italiane. A partire da Lina Sotis, Corriere della Sera: "L'intera vicenda sarebbe stata impensabile nell'Italia degli anni 50 e 60, ma da allora il nostro paese ha perso la sua grande borghesia, che non avrebbe mai permesso a una persona come Berlusconi di diventare primo ministro. Se l'Italia avesse ancora una forte classe media, Berlusconi sarebbe un nessuno. Attraverso le sue proprietà nei media e la sua manipolazione del sistema politica, Berlusconi stesso ha contribuito all'erosione di alcuni di quei valori vecchio stampo della classe media di un tempo. Oggi le classi più popolari lo trovano simpatico, furbo, figo, come i personaggi che erano interpretati da Alberto Sordi, che personificava al meglio i vizi degli italiani, la loro volgare ammirazione per il denaro, la ricchezza, gli eccessi, le donne facili".

Quindi Lucia Annunziata, la Stampa: "Io non giudico il comportamento di Berlusconi dal punto di vista morale. E' semplicemente inappropriato per un capo di governo. E' un danno per l'immagine della nazione. I commenti discriminatori e l'atteggiamento di Berlusconi verso le donne sono solo una piccola parte di tutto questo. Lui ha fatto i soldi e crede perciò di poter fare quello che vuole. Un uomo come Agnelli non si sarebbe mai comportato i nquesta maniera".

Infine Natalia Aspesi di Repubblica: "Oggi è chiaro che per entrare in parlamento, per diventare ministro, per andare al parlamento europeo, devi avere meno di 30 anni, essere molto carina e magari andare a letto con qualcuno. L'Italia è stata rovinata dalla televisione, dal mondo di frivolità e glamour da cui proviene Berlusconi. Il nostro paese è cambiato molto in fretta. Non eravamo così dieci anni fa. Eravamo un paese normale. Avevamo una morale".

Poi viene ripresa la proposta lanciata su Micromega, alle first Ladies, di boicottare il G8. L'appello alle mogli dei Grandi, firmato da tre accademiche italiane, viene citato anche dal Daily Telegraph. Le accademiche sono le psicologhe Chiara Volpato (Bicocca di Milano), Angelica Mucchi Faina (Perugia) e Anne Maas (Padova). Inoltre il giornale cita la professorfessa Bianca Beccalli, capo del Centro per lo Studio delle differenze trai sessi alla università di Milano, che dice: "Abbiamo centinaia di firme e ne stiamo raccogliendo di più".

Il Telegraph, poi, pubblica le foto della Montereale scattate Palazzo Grazioli e titola: "Le donne in bagno tormentano Berlusconi".

Su "The Independent", un corsivo, accompagnato dalla foto della D'Addario, si chiede ironicamente perché Berlusconi, un miliardiario, proprietario di televisioni, abbia dovuto pagare per fare sesso, con tutto ciò che ne consegue.

E, ancora, il Financial Times sottolinea la censura o autocensura della vicenda sui media italiani, in particolare in tv, affermando: "Come ha fatto notare il quotidiano di centro-sinistra la Repubblica, il controllo di Berlusconi sulla televisione significa che la grande maggioranza degli italiani conoscono poco delle accuse contro di lui".

Lo spagnolo El Mundo, oltre a citare l'appello delle accademiche italiane alle First Ladies, riporta un editoriale dal titolo "L'utilizzatore finale", termine utilizzato, riferendosi a Berlusconi, dal suo avvocato, Nicolò Ghedini. "L'utilizzatore finale - scrive il giornale - ha imposto il suo modello di televisione alla società italiana, creando un talk show permanente, senza interruzioni. Berlusconi non è una persona, è un attore che interpreta se stesso 24 ore su 24 davanti alle telecamere. E quando non ci sono le telecamere, recita davanti ad un pubblico pieno di 'veline'".

Il tedesco "Bild", sotto alla foto di Barbara Montereale e della sua amica scattata nel bagno di palazzo Grazioli, titola: "Qui le ragazze si fanno belle per lui". Il giornale cita poi le dichiarazioni rese della Montereale sulle feste con "almeno 30 ragazze nella villa di Berlusconi".

"Die Welt", sempre in Germania, punta sulle perplessità sollevate sulla vicenda dal mondo cattolico: "La chiesa pretende chiarezza da Berlusconi". Il giornalista riferisce di voci che ci sono levate dagli ambienti della chiesa, per criticare "la vita sentimentale e sessuale di Berlusconi". E conclude citando l'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che "al premier ha consigliato, in una lettera pubblica, di non scusarsi con nessuno, ma di smetterla con le sue teorie del complotto" e di dimettersi per andare a nuove elezioni.
(m.p.)

(23 giugno 2009)
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"Ciò che diceva Minzolini sul politico e il suo privato"
dal Blog (su Repubblica): Scene Digitali di Vittorio Zombardino
23 giugno 2009


Ieri il direttore del Tg1 si è deciso a render conto ai suoi ascoltatori del silenzio tenuto dalla sua testata sui casi in cui è coinvolto il presidente del Consiglio. Qui la sua dichiarazione video (qui per iscritto) dove ci dice che “in questa storia piena di allusioni non c’è ancora una notizia“, le notizie essendo ciò che i giornali debbono scrivere o trasmettere (a dire il vero ci sono testimoni e prove, ma lasciamo perdere, quello che conta qui sono le parole del direttore).

Oggi, linkatissimo in rete, esce questo post con questa sua dichiarazione del 29 ottobre 1994. Per chi volesse leggere l’integrale, con altre parole di saggezza, cliccare qui, è un pezzo di… Repubblica.

“Le smentite a ripetizione rivelano solo che abbiamo una classe politica nuova che non ha ancora assimilato il fatto che un politico è un uomo pubblico in ogni momento della sua giornata e che deve comportarsi e parlare come tale. […] Quattro anni fa, e cioè in tempi non sospetti, scrissi che la nomina di Giampaolo Sodano alla Rai nasceva dai salotti di Gbr, la televisione di Anja Pieroni. Oggi penso che se noi avessimo raccontato di più la vita privata dei leader politici forse non saremmo arrivati a tangentopoli, forse li avremmo costretti a cambiare oppure ad andarsene. Non è stato un buon servizio per il paese il nostro fair play: abbiamo semplicemente peccato di ipocrisia. Di Anja Pieroni sapevamo tutto da sempre e non era solo un personaggio della vita intima di Craxi. La distinzione fra pubblico e privato è manichea: ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico”
p.s.

si chiama “crowdsourcing”, quando l’attenzione e l’occhio della rete segnala ai media perle che erano andate smarrite.

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