il cappello
Sono due settimane che ho preparato un post per parlare di un certo argomento.
Argomento emerso in me da una motivazione.
Motivazione che a sua volta mi fece prendere la decisione di postare un racconto non mio.
Il post e il racconto a cui mi riferisco è: "Racconto di un uomo".
Sono due settimane che rimando, anche se non voglio rinunciare. Ieri ho ripreso in mano il post che qui segue "Dangerous Liaisons", ho cercato di immergermici di nuovo, di rendere migliore il contenuto, ora lo posto.
L'argomento, per come lo tratto, probabilmente non è esaustivo nel suo intento, il fatto è che, seppure ho desiderio di parlarne, mi rendo conto che urto contro dei limiti umani, che non sono per forza malafede! Forse più "malavoglia" e pigrizia, a volte il sentirsi sopraffatti dall'impotenza a cambiare... E se non è sensazione di impotenza, è una mancanza di desiderio: un non credere alle possibilità.
In ogni caso, ciò che ho da dire è che la mia scelta di postare quel racconto è scaturita da una sorta di ribellione interiore ad un certo modo di fare.
L'irritazione mi portava alla conclusione che in fondo è "meglio parlarne che restare in silenzio"!
A questo argomento mi fa piacere collegare anche un post di Sara Sidle su "Un Caffettino Caldo", la cui pubblicazione è precedente all'irritazione e decisione di postare "Racconto di un uomo", ma che, con il suo contenuto e i relativi commenti, amplia la visuale di questo discorso.
Il presente post fa da cappello a "Dangerous Liaisons", che segue.
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