10 giugno 2009

Fiducia, fiducia! ...L'INFORMAZIONE E LA GUERRA ALLA MAFIA

La legge del bavaglio

Articolo da La Repubblica, di GIUSEPPE D'AVANZO

L'agenda delle priorità di Silvio Berlusconi continua ad essere ad personam. Quindi, che la ricreazione continui, con buona pace di Emma Marcegaglia. Sostegno alle imprese e a chi perde il lavoro? Possono attendere. Per la bisogna sono sufficienti, al premier, un paio di bubbole nel tempio di cartapesta di Porta a porta (4 giugno): "Oggi non c'è nessuno che perdendo il lavoro non venga aiutato dallo Stato. C'è la cassa integrazione per i precari, così come per i lavoratori a progetto".

Il Cavaliere diventa meno fantasioso quando si muove nel suo interesse. Teme le intercettazioni (non si sa mai, con quel che combina al telefono) e paventa le cronache come il diavolo l'acqua santa. Si muove con molta concretezza, in questi casi. Prima notizia post-elettorale, dunque: il governo impone la fiducia alla Camera e oggi sarà legge il disegno che diminuisce l'efficacia delle investigazioni, cancella il dovere della cronaca, distrugge il diritto del cittadino di essere informato. Con buona pace (anche qui) della sicurezza dei cittadini di un Paese che forma il 10 per cento del prodotto interno lordo nelle pieghe del crimine, le investigazioni ne usciranno assottigliate, impoverite.

L'ascolto telefonico, ambientale, telematico da mezzo di ricerca della prova si trasforma in strumento di completamento e rafforzamento di una prova già acquisita. Un optional, per capirci. Un rosario di adempimenti, motivazioni, decisioni collegiali e nuovi carichi di lavoro diventeranno sabbia in un motore già arrugginito avvicinando la machina iustitiae al limite di saturazione che decreta l'impossibilità di celebrare il processo, un processo (appare sempre di più questo il cinico obiettivo "riformatore" del governo). Ancora. Soffocare in sessanta giorni il limite temporale degli ascolti (un'ulteriore stretta: si era parlato di tre mesi) "vanifica gli sforzi investigativi delle forze dell'ordine e degli uffici di procura", come inutilmente ha avvertito il Consiglio superiore della magistratura.

Sistemata in questo modo l'attività d'indagine, il lavoro non poteva dirsi finito se anche l'informazione, il diritto/dovere di cronaca, non avesse pagato il suo prezzo. Con un tratto di penna la nuova legge estende il regime che oggi regola gli atti giudiziari coperti dal segreto anche agli atti non più coperti dal segreto "fino alla conclusioni delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare". Prima di questo limite "sarà vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, della documentazione e degli atti delle conversazioni telefoniche anche se non più coperti dal segreto".

Si potrà dire che si indaga su una clinica privata abitata da medici ossessionati dal denaro che operano i pazienti anche se non è necessario. Non si potrà dire qual è quell'inferno dei vivi e quanti e quali pasticci hanno organizzato accordandosi al telefono. Lo si potrà fare soltanto a udienza preliminare conclusa (forse). Con i tempi attuali della giustizia italiana dopo quattro o sei anni. In alcuni patologici casi, dopo dieci.

Addio al giornalismo come servizio al lettore e all'opinione pubblica. Addio alle cronache che consentono di osservare da vicino come funzionano i poteri, lo Stato, i controlli, le autorità, la società. È vero, in alcuni casi l'ostinazione a raccontare le opacità del potere ha convinto il giornalismo ad andare oltre i confini del codice penale violando il segreto. È il suo mestiere, in fondo, perché la libertà di stampa è nata nell'interesse dei governati e non dei governanti e quindi non c'è nessuna ragione decorosa per non pubblicare documenti che raccontano alla pubblica opinione - ricordate un governatore della Banca d'Italia? - come un'autorità di vigilanza protegge (o non protegge) il risparmio e il mercato.

Naturalmente violare la legge, anche se in nome di un dovere professionale, significa accettarne le conseguenze. È proprio sulle conseguenze di violazioni (finora comunemente accettate) che la legge del governo lascia cadere un maglio sulla libertà di stampa. I cronisti che violeranno la consegna del silenzio saranno sospesi per tre mesi dall'Ordine dei giornalisti (sarà questa la vera punizione) e subiranno una condanna penale da sei mesi a tre anni di carcere (che potrà trasformarsi in sanzione pecuniaria, però). Ma non è questo che conta davvero, mi pare. Che volete che sia una multa, se si è fatto un lavoro decente?

La trovata del governo che cambia radicalmente le regole del gioco è un'altra. È la punizione economica inflitta all'editore che, per ogni "omesso controllo", potrà subire una sanzione pecuniaria (incarognita nell'ultimo testo) da 64.500 a 465mila euro. Come dire che a chi non tiene la bocca cucita su quel che sa - e che i lettori dovrebbero sapere - costerà milioni di euro all'anno la violazione della "consegna del silenzio", cifre ragguardevoli e, in molti casi, insostenibili per un settore che non è in buona salute.

L'innovazione legislativa - l'abbiamo già scritto - sposta in modo subdolo e decisivo la linea del conflitto. Era esterna e impegnava alla luce del sole la redazione, l'autorità giudiziaria, i lettori. Diventa interna e vede a confronto, in una stanza chiusa, le redazioni e le proprietà editoriali. La trovata trasferisce il conflitto nel giornale. L'editore ha ora un suo interesse autonomo a far sì che il giornale non pubblichi più quelle cronache. Si portano così le proprietà a intervenire direttamente nei contenuti del lavoro redazionale. Le si sollecita, volente o nolente, a occuparsi della materia informativa vera e propria, sindacando gli atti dei giornalisti. Il governo, nel progetto inviato al Parlamento, pretende addirittura che l'editore debba adottare "misure idonee a favorire lo svolgimento dell'attività giornalistica nel rispetto della legge e a scoprire ed a eliminare tempestivamente situazioni di rischio". È evidente che solo attraverso un controllo continuativo e molto interno dell'attività giornalistica è possibile "scoprire ed eliminare tempestivamente situazioni di rischio". Di fatto, l'editore viene invitato a entrare nel lavoro giornalistico e a esprimere un sindacato a propria tutela.

Ecco dunque i frutti intossicati della legge che oggi sarà approvata, senza alcuna discussione, a Montecitorio: la magistratura avrà meno strumenti per proteggere il Paese dal crimine e gli individui dall'insicurezza quotidiana; si castigano i giornalisti che non tengono il becco chiuso anche se sanno come vanno le cose; si punisce l'editore spingendolo a mettere le mani nella fattura del giornale. E quel che conta di più, voi - cari lettori - non conoscerete più (se non a babbo morto) le storie che spiegano il Paese, i comportamenti degli uomini che lo governano, i dispositivi che decidono delle vostre stesse vite. Sono le nuove regole di una "ricreazione" che non finisce mai.

(10 giugno 2009)
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Pd, Udc e Idv insieme contestano il modo con cui viene imposto il ddl
L'Anm attacca il provvedimento: "E' un gravissimo colpo alle attività di indagine"

Le opposizioni si rivolgono a Napolitano
"Confidiamo nel suo intervento per restituire pienezza di contenuti democratici al dibattito parlamentare"


Intercettazioni, scontro sulla fiducia Le opposizioni si rivolgono a Napolitano

ROMA - Oggi la Camera vota la fiducia al ddl intercettazioni ed è scontro con l'opposizione che, unita, scrive al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Pd, Udc e Idv insieme contestano il ricorso al voto di fiducia, con cui viene imposto il ddl intercettazioni, metodo che compromette pericolosamente l'equilibrio fra governo e maggioranza e fra maggioranza e opposizione, e denunciano il contenuto di una proposta che nel merito - con l'introduzione degli evidenti indizi di colpevolezza - pregiudica il contrasto alla criminalità e compromette il ruolo della libera stampa. "Confidiamo, signor presidente - conclude la lettera firmata dal capogruppo del Pd, Antonello Soro, dal vicepresidente dei deputati Udc, Michele Vietti, e dal capogruppo Idv, Massimo Donadi - nel suo intervento, nelle forme che riterrà opportune, per restituire pienezza di contenuti democratici al dibattito parlamentare sulle leggi". Il "dubbio legittimo è che il governo usi impropriamente l'istituto della fiducia come strumento di controllo della propria 'amplissima maggioranza'", denunciano i ancora i rappresentanti dell'opposizione nella lettera a Napolitano.

Sulle intercettazioni piovono le critiche anche della magistratura: il segretario nazionale dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Cascini, denuncia: il ddl contiene "clamorosi errori tecnici" . Il "problema di fondo è la filosofia del provvedimento" che "limita drasticamente per le forze dell'ordine e della magistratura la possibilità di utilizzare le intercettazioni telefoniche come strumento di indagine. E' un gravissimo colpo alle attività di indagine".

"Per la riconoscibilità dell'associazione mafiosa, le intercettazioni sono importanti. Bisogna stare attenti a dire 'ma tanto per le indagini sulla mafia rimangono', perché a volte si risale all'associazione mafiosa partendo da altri tipi di indagine, da reati minori". Lo ha detto il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, nel corso della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i risultati dell'operazione sulle infiltrazioni camorristiche in Toscana, che ha portato a otto arresti, 18 denunce e sequestri di beni per 20 milioni di euro.

"Le intercettazioni sono importanti - ha ribadito Quattrocchi - perché l'associazione mafiosa in molti casi non è immediatamente riconoscibile. Spesso si parte da reati minori e poi si risale all'associazione mafiosa. Se in futuro non saranno più consentite intercettazioni per reati fine, non si riuscirà più a risalire alle strutture associative di tipo mafioso".

(10 giugno 2009)
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Il patron di Sky replica alle accuse del premier sulle critiche per il caso Noemi

"Non controllo il direttore del Times, e poi le foto le ha pubblicate El Pais"
Murdoch risponde a Berlusconi: "Non istigo i miei giornali contro di lui"

Murdoch risponde a Berlusconi

L'intervista a Rupert Murdoch
Qualche giorno fa il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi aveva adombrato la possibilità che dietro le insistenti critiche di alcuni giornali britannici - Times e Sunday Times in testa - ci fosse un complotto orchestrato dal suo concorrente numero uno in campo televisivo, il proprietario di Sky Rupert Murdoch.

Oggi Murdoch risponde così: accuse "senza senso". Intervistato da Fox (un'altra sua televisione), il tycoon australiano ribatte e rivanga vecchie ruggini: "Ci sono stati molti commenti, mesi fa, quando lui (Berlusconi, ndr) abbassò le tasse per tutte le imprese tranne che per le televisioni satellitari, che invece raddoppiarono. E' la competizione. Noi in quel caso non abbiamo fatto rappresaglia, non abbiamo detto niente". Oggi il fronte dello scontro tra i due giganti della televisione si sposta su un caso che tocca personalmente Berlusconi, e Murdoch risponde così: "Non controllo quello che il direttore del Times dice a Londra, o quel che dice l'Economist, che pure ha attaccato Berlusconi, dicendo che è stata una disgrazia che fosse primo ministro negli ultimi cinque anni. E così il New York Times - e dio sa se io qualche influenza lì...". Ma Berlusconi sostiene che il Times di Londra ci ha messo un surplus di cattiveria, insiste l'intervistatore. Murdoch ribatte: "E qui sbaglia. Che dire del Pais, il più grande giornale spagnolo (non di proprietà di Murdoch, ndr), che ha pubblicato sue foto così imbarazzanti". Foto della "festa con minorenni", dice il giornalista. E Murdoch corregge, sorridendo: "Feste, feste".

(10 giugno 2009)

IL VIDEO DELL'INTERVISTA A MURDOCH

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Posso suggerire altre fonti di informazione?...il foglio...libero...liberazione...il mess..il tempo..il secolo...il resto del c....la stampa...il corriere...l'osservatore r...famiglia crist..
Te prego ...basta co Repubblica!!!!bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!

Anonimo ha detto...

ehm...scusa...ero io eh!...il Barone!

danDapit ha detto...

Anonimo Caro, anche se non me lo dicevi che eri tu, l'avevo capito!
Hai una "firma" inconfondibile!
Fra l'altro hai scritto "Il Resto del C...", e seppure gli altri anche siano abbreviati, fra i tanti di destra, vaticani e nazionali, solo tu potevi menzionare quello, col "Carlino"! ;-D
...comunque le mie fonti sono anche Jose Saramago, L'Espresso, il Coriere della Sera, l'Independent, El Pais, Financial Times, il Time,... quindi spazio...TESSSSOROOOOO!!!
^_^