18 giugno 2009

L'Italia, l'USO/ "profitto" della Donna, e il Maschio Italiano. Alias: la nostra Res Publica

L'utilizzatore finale
di GIUSEPPE D'AVANZO


UNA vita disordinata spinge sempre di più e sempre più in basso la leadership di Silvio Berlusconi. In un tunnel da cui il premier non riesce a venir fuori con decoro.
Nel caleidoscopio delle verità rovesciate le ugole obbedienti accennano al consueto e oggi inefficace gioco mimetico. Creano "in vitro" un nuovo "caso" nella speranza che possa oscurare la realtà. S'inventano così artificialmente un "affare D'Alema" per alzare il polverone che confonda la vista.
Complice il telegiornale più visto della Rai che, con la nuova direzione di un dipendente di Berlusconi, ha sostituito alle pulsioni gregarie di sempre una funzione più schiettamente servile.

Dicono i corifei e il Tg1: è stato lui, D'Alema, a parlare di possibili "scosse" in arrivo per il governo, come sapeva dell'inchiesta di Bari? Il ragionamento di D'Alema era con tutta evidenza soltanto politico. Chiunque peraltro avrebbe potuto cogliere lo stato di incertezza e vulnerabilità in cui è precipitata la leadership di Berlusconi che vede diminuire la fiducia che lo circonda a petto del maggiore consenso che raccoglie non lui personalmente - come ci ha abituato da quindici anni a questa parte - ma l'offerta politica della destra.

Legittimo attendersi che quel nuovo equilibrio - inatteso fino a sette settimane fa, fino alla sua visita a Casoria - avrebbe prodotto ai vertici di quel campo un disordine, quindi un riassestamento. In una formula, sussulti, tensioni, una nuova stabilità che avrebbe ridimensionato il gusto del plebiscito, un cesarismo amorfo che, come è stato scritto qui, ha creduto di sostituire "lo Stato con un uomo, il governo con il comando, la politica con il potere assoluto e carismatico".

Era questa idea di politica, questa fenomenologia del potere che, suggeriva D'Alema, riceverà presto delle "scosse" e gli esiti potrebbero essere drammatici.

Vediamo come questa storia trasmuta nella propaganda che manipola e distrae, ora che salta fuori come a Palazzo Grazioli, dove garrisce al vento il tricolore degli edifici di Stato, siano invitate per le cene e le feste di Berlusconi donne a pagamento, prostitute. Le maschere salmodiano la solita litania: l'opposizione, e il suo leader, più le immarcescibili toghe rosse di Magistratura democratica aggrediscono ancora il presidente del Consiglio. Ma è così?

I fatti fluttuano soltanto se la memoria deperisce. Se si ha a mente che è stato il ministro Raffaele Fitto, per primo, a suggerire che Berlusconi poteva essere coinvolto a Bari in un'inchiesta giudiziaria, si può concludere che non D'Alema, ma il governo sapeva del pericolo che incombeva sul premier e oggi lo rovescia in arma contro l'opposizione e, quel che conta di più, in nebbia per abbuiare quel che tutti hanno dinanzi agli occhi: Berlusconi è pericolosamente - per il Paese, per il governo, per le istituzioni, per i nostri alleati - vulnerabile. Le sue abitudini di vita e ossessioni personali (qual è il suo stato di salute?) lo espongono a pressioni e tensioni. A ricatti che il capo del governo è ormai palesemente incapace di prevedere e controllare, come ha fatto sempre in passato immaginando per se stesso un'eterna impunità.

È soltanto malinconico il tentativo del presidente del Consiglio e degli obbedienti corifei di liquidare questo affare come "spazzatura", come violazione della privacy presidenziale. Se il presidente riceve prostitute nelle sue residenze private diventate sedi del governo (è così per Villa Certosa e Palazzo Grazioli), la faccenda è pubblica, il "caso" è politico. Non lo si può più nascondere sotto il tappeto come fosse trascurabile polvere fino a quando ci sarà un giornalismo in grado di informare con decenza il Paese. Di raccontare che la vulnerabilità di Berlusconi è ormai una questione che interpella la credibilità delle istituzioni e minaccia la sicurezza nazionale.

Quante sono le ragazze che possono umiliare pubblicamente il capo del governo? Dove finiscono o dove possono finire le informazioni - e magari le registrazioni e le immagini - in loro possesso?

Da sette settimane (e a tre dal G8) non accade altro che un lento e progressivo disvelamento della vita disordinata del premier e della sua fragilità privata che si fa debolezza e indegnità della sfera pubblica. La festa di Casoria; le rivelazioni degli incontri con Noemi allora minorenne che lo costringono a mentire in tv; i book fotografici che gli vengono consegnati per scegliere i "volti angelici"; la cerchia di prosseneti che gli riempie palazzi e ville di donne a pagamento; migliaia di foto che lo ritraggono, solo, circondato da decine di ragazze di volta in volta diverse; i ricordi imbarazzati e imbarazzanti di capi di Stato che gli hanno fatto visita.

E ora, svelata dal Corriere della Sera, anche la confessione di una donna che è stata pagata per una cena e per una notte con in più la promessa di una candidatura alle Europee e poi in consiglio comunale. La storia può essere liquidata, come fa l'avvocato Ghedini, dicendo Berlusconi comunque non colpevole e in ogni caso soltanto "utilizzatore finale" come se una donna fosse sempre e soltanto un corpo e mai una persona?

Che cosa deve ancora accadere perché la politica, a cominciare da chi ha sempre sostenuto la leadership di Berlusconi, prenda atto che il capo del governo è vittima soltanto di se stesso? Che il suo silenzio non potrà durare in eterno? Che presto il capo del governo, trasformatosi in una sola notte da cigno in anatra zoppa, non è più la soluzione della crisi italiana, ma un problema in più per il Paese. Forse, il dilemma più grave e più drammatico se non si riuscirà a evitare che la crisi personale di una leadership divenga la tragedia di una nazione.

(18 giugno 2009) La Repubblica
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17 giu 2009 - L’utilizzatore finale
da WWWomen BLOG (su La Repubblica) - di Cinzia Sasso


Quando ce ne sarà abbastanza per dire basta a tutto questo? L’ultima novità che riguarda Berlusconi non è tanto l’intervista della ragazza di Bari che dice di essere stata caricata su un aereo, scaricata in un hotel di extralusso, poi trasportata a Palazzo Grazioli dentro una macchina con i vetri oscurati per essere messa a disposizione del premier. La peggiore novità sono le parole del suo fido avvovcato, Nicolò Ghedini: con il suo linguaggio da azzeccagarbugli mette le mani avanti e dice che “ancorché fossero vere le indicazioni di questa ragazza, che vere non sono, il premier sarebbe l’utilizzatore finale e quindi mai penalmente perseguibile”. L’utilizzatore finale.
La prima a indignarsi pubblicamente e a chiedere un minimo di rispetto per le donne, è stata Vittoria Franco, del Pd: “Ormai le donne, negli ambienti che frequenta Berlusconi sono diventate oggetti d’uso. E coloro che ne fanno uso, ovviamente, sono utilizzatori”.
Non c’è niente di nuovo, perché il pensiero di chi è arrivato a dire che Eluana Englaro avrebbe potuto essere un contenitore di figli, era già apparso in tutta la sua bassezza. C’è solo da chiedersi: ma le donne del Pdl, santo cielo, non riscono ad avere un sussulto di dignità?

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Una mail che mi è giunta e posto qui, sul mio blog.

Un appello alle donne

Una firma,
contro l'uso e il costume dell'attuale immagine femminile, che sovverte i reali VALORI della vita.
Principi basilari da trasmettere, con cui la Società cresce e si forma.

Mentre a scuola e in famiglia, genitori sensati, maestri e professori sensibili, tentano in tutti i modi di arginare la deriva che travolge in un gorgo di banalità, volgarità, malgusto, esibizione gratuita del corpo, i ragazzi sin dalla soglia della pubertà, ecco che il sistema mediatico ripropone ossessivamente l'immagine del corpo femminile come pura merce in vendita su ogni cartellone pubblicitario, ogni spot televisivo, ogni trailer cinematografico.

Siamo donne impegnate in diversi campi, ricopriamo diversi ruoli, siamo diverse per età, stili di vita, storie personali: siamo però fortemente determinate a difendere la nostra dignità e il nostro posto nella società italiana, ottenuto a prezzo di un impegno costante nel sostenere le pari opportunità nel lavoro, nella famiglia, nella politca, nelle istituzioni.
La donna é ridotta, ancora una volta, al solo corpo, a merce televisiva, a spot pubblicitario per un posto in prima fila ovunque possano essere esibite (e dominate) da uomini spregiudicati, arroganti, portatori di una immagine scadente della femminilità.
Nell'attuale società italiana questa immagine della donna sta occupando uno spazio insopportabile attraverso i mass media: chiediamo rispetto per un'identità di genere troppo spesso cinicamente ignorata o calpestata, verità, silenzio.

Elisabetta Bolondi

Se condividete questo appello, andate sul sito
www.monnaelisa.it:
potete firmarlo e speriamo di essere in tante.

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Il nuovo filone
Il pm ha interrogato altre tre ragazze
La D’Addario ha consegnato i nastri e il video degli incontri con il premier


Ci sono almeno tre ragazze che hanno confermato di aver preso soldi per partecipare alle feste a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa. Due sono state interrogate dal pubblico ministero a Bari, l’altra a Roma. Hanno raccontato i dettagli, tanto che una di loro ha chiesto e ottenuto il permesso di poter andare all’estero «per un po’» sostenendo di «temere per la mia sicurezza». Anche Patrizia D’Addario è stata ascoltata per oltre cinque ore dal magistrato Pino Scelsi.
La candidata alle elezioni comunali con la lista «La Pu­glia prima di tutto», che ha rivelato le due serate che avrebbe trascorso con il pre­mier nella residenza capitoli­na, ha poi depositato le regi­strazioni audio dei suoi in­contri e un video dove lei stessa si sarebbe ripresa con un telefonino. «L’ho fatto— ha fatto mettere a verbale— perché così nessuno potrà smentire che sono stata lì».

Tarantini e le squillo
A gestire le ragazze sareb­be stato Giampaolo Taranti­ni, l’imprenditore pugliese di 35 anni titolare insieme al fratello Claudio, 40 anni, di un’azienda — la Tecnohospi­tal — che si occupa di tecno­logie ospedaliere. Per questo è stato iscritto nel registro degli indagati per induzione alla prostituzione e la scorsa settimana è stato interroga­to alla presenza di un avvoca­to. Sono gli stessi vertici del­la Procura di Bari a confer­mare che «è in corso un’in­dagine su questo reato in luoghi esclusivi di Roma e della Sardegna», nata da al­cune conversazioni telefoni­che durante le quali lo stes­so Tarantini avrebbe trattato con le ragazze le trasferte e i compensi.
Non sapeva l’imprendito­re di essere finito sotto in­chiesta per associazione a de­linquere finalizzata alla cor­ruzione. Secondo l’ipotesi della Guardia di Finanza la sua azienda avrebbe versato laute mazzette per ottenere appalti nel settore sanitario. Un filone di questi accerta­menti ha coinvolto tre mesi fa anche l’allora assessore re­gionale alla Sanità Alberto Tedesco, che per questo si è dimesso dall’incarico. Parla­va al telefono con le ragazze Tarantini, ma anche con le persone dell’entourage del premier. E quando ha af­frontato l’argomento soldi, sono scattate le verifiche.

Il patto con Patrizia
È proprio Tarantini il me­diatore che avrebbe portato Patrizia D’Addario alle due feste con Berlusconi. Le era stato presentato da un ami­co comune che si chiama Max e le disse di chiamarsi Giampi. Di fronte al pubbli­co ministero la donna ha confermato che «per la pri­ma serata l’accordo prevede­va un versamento di 2.000 euro, ma ne ho presi soltan­to 1.000 perché non avevo accettato di rimanere. La se­conda volta — era la notte dell’elezione di Barack Oba­ma — sono rimasta e dun­que ho lasciato palazzo Gra­zioli la mattina successiva. Quando sono arrivata in al­bergo la mia amica che ave­va partecipato con me alla se­rata mi ha chiesto se avevo ricevuto la busta, ma io le ho risposto che non avevo rice­vuto nulla. Il mio obiettivo era ricevere un aiuto per por­tare avanti un progetto im­mobiliare e Berlusconi mi aveva assicurato che lo avrebbe fatto. Giampaolo mi disse che se lui aveva fatto una promessa, l’avrebbe ri­spettata ». Il racconto della D’Adda­rio sulle modalità degli in­contri coincide con quello verbalizzato dalle altre tre ra­gazze. Tutte avrebbero speci­ficato di essere state «contat­tate da Giampaolo che ci chiedeva se eravamo dispo­nibili a partire. Talvolta acca­deva poche ore prima e in quel caso i biglietti aerei era­no prepagati». Le verifiche della procura riguardano adesso gli spostamenti suc­cessivi. Le testimoni avreb­bero infatti riferito che le modalità concordate preve­devano che, una volta giun­te a Roma, loro arrivassero in taxi fino all’albergo indica­to e da lì dovevano attende­re l’autista di Giampaolo che le prelevava e le portava a pa­lazzo Grazioli. «Poco prima dell’arrivo — ha sottolinea­to Patrizia —, ci facevano ti­rare su i finestrini che erano sempre oscurati. Quando ar­rivavamo negli hotel ci veni­va detto come dovevamo ve­stirci: abiti eleganti e poco trucco».

Registrazioni e video
La candidata alle comuna­li ha depositato nella segrete­ria del pubblico ministero cinque o sei cassette audio e un video che la ritrae davan­ti a uno specchio e poi mo­stra una camera da letto. In un fotogramma c’è una cor­nice con una foto di Veroni­ca Lario. Il magistrato dovrà adesso verificare l’attendibi­lità di questo materiale con una perizia che accerti se la voce incisa sul nastro è dav­vero quella del premier e se gli ambienti sono effettiva­mente interni a Palazzo Gra­zioli.
La decisione di convocare le ragazze in Procura è stata presa dopo aver ascoltato le intercettazioni telefoniche di Tarantini. Dopo aver ver­balizzato la loro versione, so­no stati programmati nuovi interrogatori per le prossi­me settimane. Nella lista del pubblico ministero ci sareb­bero diversi nomi: altre gio­vani che sarebbero state con­tattate dall’imprenditore e persone che potrebbero aver avuto un ruolo in questa vi­cenda. L’elenco comprende i collaboratori dello stesso Ta­rantini, ma anche i politici che avrebbero deciso di met­tere la D’Addario in lista per le comunali. Lei ha specifica­to che non le fu mai propo­sto di andare a Villa Certosa, in Sardegna, «però Giampao­lo mi disse che c’era la possi­bilità di andare in vacanza al­l’estero, mi pare alle Bermu­da ». Altre si sarebbero inve­ce accordate per partecipare a feste nella residenza presi­denziale di Porto Rotondo.

Fiorenza Sarzanini - Corriere della Sera
18 giugno 2009
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Il promoter di Patrizia D'Addario, tra barche e feste del premier
Un "principino" della sanità, con case in Puglia, Sardegna e Roma

Tarantini, il piccolo re
appalti facili e ragazze


di PAOLO BERIZZI

ROMA - Gianpaolo Tarantini è a Roma per "impegni di lavoro". Il giro delle sue attività, da un paio d'anni, ha come fulcro la capitale. E' qui che il giovane imprenditore barese, 34 anni, moglie e due figlie, l'ultima nata un mese fa, vive da lunedì a venerdì. Bella casa nel centro storico, agenda fitta di appuntamenti: colazioni e cene di lavoro, contatti, un'intensa attività di pubbliche relazioni (rapporti politici bipartisan) che - riferisce chi ne ha seguito il cammino professionale - negli ultimi due anni lo hanno catapultato in pianta più o meno stabile nel "giro che conta". Lo stesso Tato Greco, ex Udc, nipote di Antonio Matarrese, parla di lui come di "un mio amico", ricordando che: "Non è stato Giampaolo a presentarmi la D'Addario, lei era già in lista, io ho inserito un'altra persona indicatami da lui".

Anche ieri, nonostante il terremoto giudiziario e mediatico che lo ha investito, Tarantini non si è allontanato dal suo ufficio. Il primo appuntamento alle 8, l'ultimo alle 20, telefonico, con i suoi avvocati, Nicola Quaranta e Nico D'Ascola.

Lo raggiungiamo telefonicamente alle sette della sera. Gli chiediamo delle intercettazioni che lo riguardano, delle donne che - stando all'inchiesta della Guardia di Finanza di Bari - avrebbe pagato invitandole a partecipare a feste e incontri organizzati da Silvio Berlusconi. "Non voglio dire nulla, per il momento. Scriva semplicemente che l'imprenditore Gianpaolo Tarantini non ha niente da dire su questa vicenda".

Proprio niente? C'è anche una ragazza, Patrizia D'Addario, che fa il suo nome: la indica come colui che l'avrebbe ricevuta a Roma e, pattuito un compenso di 2mila euro, poi corrisposto per la sola metà, l'avrebbe portata a assieme a altre due ragazze a palazzo Grazioli. "Guardi, io non voglio parlare per una questione di privacy. Sia mia sia di chi è stato tirato in ballo in questa storia. Sono faccende talmente delicate che... ".

Più di una fonte, sia pugliese che romana, conferma la vicinanza di Tarantini al presidente del Consiglio. Lui non conferma né smentisce. "Sono uno che ha sempre amato la riservatezza, ho sempre vissuto e lavorato nell'ombra e non ho nessun piacere che si parli di me pubblicamente".

Uomo spigliato e intraprendente, battuta pronta, a suo agio tra feste - ne ha sempre organizzate molte e ben frequentate - e cene di gala sbriciolate tra Porto Rotondo, dove tre anni fa ha acquistato una casa non distante da Villa Certosa e la lussuosa dimora di Giovinazzo, a nord di Bari, tre piani pieni di opere d'arte, personale di servizio filippino. Uno stile di vita "alto" quello di Tarantini, grazie soprattutto, almeno all'inizio, all'azienda di famiglia - la Tecnohospital, tecnologie ospedaliere - ereditata dal padre assieme al fratello Claudio e della quale risulta socio fino al 2008.

Gli affari, gli affetti, le amicizie gravitano tra Bari, Roma e la Costa Smeralda. Ma il giovane imprenditore sempre in abito blu e camicia bianca o azzurra, cravatta quasi mai, l'Audi con autista, la Smart, la barca, ha allargato i suoi confini. La polizia tributaria associa il suo nome a diverse società con sede in Italia e all'estero.

Un principino della sanità. Con interessi che spaziano anche in altri settori. Dopo il master in scienze industriali a indirizzo marketing all'università svizzera di Herisan, Tarantini è amministratore, dal 2000 al 2007, di Tarmedica snc. Stesso incarico riveste, dal 2002 al 2008, in Tecnohospital (l'azienda di famiglia) e in Global System Hospital, società delle quali è socio così come in Self, distribuzione giornali (attività cessata) e in Prod. Eco, energia da fonti rinnovabili. Ha sede in Lussemburgo la Fulgor investiment, società che controlla SMA spa, nata nel gruppo Finmeccanica e ora punta di diamante del gruppo Intini leader nel campo della tutela del territorio, dell'ambiente e della meteorologia (numerosi i contratti con la Protezione civile). Anche qui Tarantini risulta socio. Dal Lussemburgo a Mosca, sede della Fisiokom, colosso delle forniture ospedaliere. Il ruolo, in questo caso, è di consulente. Idem per la Flexotec ltb di Londra, attiva nell'assistenza e nella comunicazione per il gruppo Finmeccanica.

Chiediamo conto a Tarantini delle sue partecipazioni e dei suoi incarichi, di una galassia che - a guardare gli accertamenti degli investigatori - sembra abbracciare un arco geografico e economico affatto trascurabile per uno che ha poco più di trent'anni. "Non so nemmeno cosa siano queste società - è la risposta secca - . Non ho mai avuto né ho nessun ruolo in queste società".
L'imprenditore nega anche di avere mai ricevuto incarichi, contratti o commesse dalla Protezione civile. "Assolutamente no".

Alle otto di sera Tarantini dice che coi suoi avvocati deve ancora incontrarsi. Aggiunge che "quando si saranno calmate le acque magari potrò parlare e spiegare meglio". Ma il tono e le parole sono quelle di chi sa che questa storia potrebbe essere solo all'inizio.

(18 giugno 2009) la Repubblica
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L'indagine sulle ragazze pagate per le feste a casa Berlusconi

Chi è la D'Addario: vita spericolata tra magia e night club
Patrizia e le agendine sui viaggi a Roma
"Sono stata da lui con un'amica modella"


di CARLO BONINI

BARI - Chi è Patrizia D'Addario? E racconta il vero sulle due serate che nell'ottobre e nel novembre del 2008 l'avrebbero vista professionista pagata nei saloni di Palazzo Grazioli? Un racconto, si scopre ora, che aveva cominciato a condividere con un amico due mesi fa. Con parole - ricorda lui, chiedendo l'anonimato - che suonavano così: "Lo sai che sono stata a casa di Berlusconi con un'amica modella?".

In attesa del riscontro investigativo di un'istruttoria ai suoi primi passi che di ragazze, con Patrizia, ne conta cinque, c'è una sola strada. Incrociare il suo racconto di oggi con la parabola di una vita complicata che, nel tempo, ha lasciato tracce nelle stanze della questura, negli uffici della Procura della Repubblica, nei salottini del "Gorgeous", negli studi di posa fotografica, nelle strade delle periferie di san Girolamo e Carbonara.

Perché c'è un prima che forse spiega il dopo: i 2000 euro pattuiti a Roma all'hotel de Russie con l'imprenditore Gianpaolo Tarantini "per una notte con il premier"; la improbabile candidatura proposta da Tato Greco nella lista "La Puglia prima di tutto" di Raffaele Fitto; la decisione di "registrare tutto" di quei due viaggi a Roma prima di rovesciare il tavolo per non aver ottenuto quel che aveva chiesto. "Lo sblocco di una licenza per edificare un residence" sui terreni di proprietà della famiglia.

Raccontano dunque che quando, a 14 anni, Patrizia, nata il 17 febbraio del 1967 a Bari, lascia la casa dei suoi genitori e dei suoi due fratelli (ne perderà uno), in testa ha due passioni. L'uomo che ha deciso di seguire e la magia. Del primo si libera presto. Della seconda, a quanto pare, no. Ai suoi amici, nel tempo, racconta di aver lavorato con David Copperfield (famoso illusionista) e il mago Alexander. I suoi abiti virano regolarmente sul nero. E il suo modo di misurare gli altri e quel che le accade ha sempre un fondo di misterico.

Qualcuno la prende per una sbandata. Anche perché la sua vita, quando di anni ne ha 31, si complica. Ha una figlia da un imprenditore da cui presto si separa. Una bimba che oggi ha 11 anni e vive con lei e la nonna. E che con lei condivide il momento forse più doloroso della sua esistenza. Patrizia è diventata infatti la compagna di un tipo che, al quartiere san Girolamo, conoscono come "Spaghetto". Fa il movimento terra nei cantieri edili. E fa dell'altro. Patrizia ha la forza di denunciarlo, farlo arrestare e condannare per sfruttamento della prostituzione (l'uomo sarà rimesso in libertà con l'indulto). Ed è qui - raccontano oggi nelle stanze della Questura e negli uffici della Procura - che qualcosa o, forse, molto, cambia.

Patrizia comincia a frequentare la "Bari che conta". "Escort" senza mistero di esserlo, dicono di lei in modo spiccio. La si vede spesso al "Gorgeous", il locale notturno il cui proprietario, Roberto Trione, è amico personale di Raffaele Fitto. Fa qualche apparizione su "Telenorba". Si propone a "Tele Bari". Racconta agli amici di aver girato degli spot per la "Coca Cola", tanto che, per un periodo, si fa chiamare "Coca". Di fatto si sceglie anche un nome d'arte: Patrizia Brummel e con questo appare in un calendario e nei book che mette insieme negli studi di alcune agenzie fotografiche in città.

E' un glamour di provincia il suo, che sogna altri palcoscenici. Appare come presentatrice in una serata benefica del 2006 sul palco di villa Romanizzi Carducci. E, per un periodo, risulta socia amministratrice della "Stadium Pictures", società in nome collettivo che ha come ragione sociale "Produzioni cinematografiche e video" e che verrà messa in liquidazione e cancellata dal registro delle imprese il 28 aprile del 2000.

Ma è anche un glamour che si sposa a un'ossessione personale, coltivata - a quel che raccontano magistrati e poliziotti che con lei hanno avuto a che fare prima di questa vicenda - con precisione maniacale: annotare quotidianamente ogni dettaglio della sua giornata, dei suoi incontri, dei suoi colloqui. La prova se ne ha due anni fa, 2007. Viene trovato il cadavere di Marisa Scopece, una giovane prostituta di cui Patrizia è amica. Lei si presenterà al magistrato con quattro pagine di appunti manoscritti in cui sono ricostruiti gli ultimi giorni della ragazza.

Non deve sorprendere, allora, che Patrizia, oggi, conservi le ricevute dei biglietti aerei dei due voli per Roma che, ad ottobre e novembre dello scorso anno, l'avrebbero portata a Roma per il "lavoro" a Palazzo Grazioli. Né che annoti i nomi delle ragazze che con lei avrebbero condiviso quell'esperienza (una sarebbe un'"amica modella"). O quelli dei due hotel dove soggiorna per l'occasione: il "Valadier" e un albergo in via Margutta.

Né dovrebbe sorprendere lì dove racconta di "avere la registrazione dei due incontri" con il presidente del Consiglio (audio o video, non è chiaro). "Perché - riferisce una fonte in Questura - quello era il sistema che usava. Documentava tutto. Sempre. Qualcuno sostiene girasse con una piccola telecamera nella borsa. Anche quando, e accadeva spesso, veniva per denunciare soprusi di cui sarebbe stata vittima". L'ultima volta, il 15 maggio, per "uno strano furto in casa". Dopo aver accettato la candidatura alle comunali con la lista "La Puglia prima di tutto".

(18 giugno 2009)

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E IL CERCHIO SI CHIUDE!
un articolo della fine di maggio:

ROTTO L' INCANTESIMO DEL NUOVO DON RODRIGO
Repubblica — 25 maggio 2009


FORSE ora la smetterà d' insistere sulla propria esuberanza sessuale, sulle belle signore da palpare anche tra le macerie del terremoto e sulle veline che purtroppo non sempre può portarsi dietro.
A quasi 73 anni d' età, Silvio Berlusconi si trova per la prima volta in vita sua a fare davvero i conti con l' universo femminile così come lui l' ha fantasticato, fino a permearne la cultura popolare di massa di questo paese. Lui, per definizione il più amato dalle donne, sente che qualcosa sta incrinandosi nel suo antiquato rapporto con loro.
Le telefonate notturne a una ragazzina, irrompendo con la sproporzione del suo potere - come un don Rodrigo del Duemila - dentro quella vita che ne uscirà sconvolta.
E poi il jet privato che le trasporta a gruppi in Sardegna per fare da ornamento alle feste del signore e dei suoi bravi. Ricompensate con monili ma soprattutto con aspettative di carriera, di sistemazione.

L' immaginario cui lo stesso Berlusconi ha sempre alluso nei suoi discorsi pubblici è in fondo quello di un' Italietta anni Cinquanta, la stagione della sua gioventù: vitelloni e case d' appuntamento; conquista e sottomissione; il corpo femminile come meta ossessiva; la complicità maschile nell' avventura come primo distintivo di potere.

Nel mezzo secolo che intercorre fra le "quindicine" nei casini e l' uso improprio dei "book" fotografici di Emilio Fede, riconosciamo una generazione di italiani poco evoluta, grossolana nell' esercizio del potere.

Di recente Lorella Zanardo e Marco Maldi Chindemi hanno riunito in un documentario di 25 minuti le modalità ordinarie con cui il corpo femminile viene presentato ogni giorno e a ogni ora dalle nostre televisioni, con una ripetitiva estetica da strip club che le differenzia dalle altre televisioni occidentali non perché altrove manchino esempi simili, ma perché da nessuna parte si tratta come da noi dell' unico modello femminile proposto in tv.

La visione di questa sequenza di immagini e dialoghi è davvero impressionante (consiglio di scaricarla da www.ilcorpodelledonne.com).

Viene da pensare che nell' Italia clericale del "si fa ma non si dice" l' unico passo avanti compiuto nella rappresentazione della donna sia stato di tipo tecnologico: plastificazione dei corpi, annullamento dei volti e con essi delle personalità, fino a esasperare il ruolo subalterno, spesso umiliante, destinato nella vetrina popolare quotidiana alla figura femminile senza cervello.

Cosce da marchiare come prosciutti negli spettacoli di prima serata, con risate di sottofondo e senza rivolta alcuna delle professioniste, neppure quando uno dopo l' altro si sono susseguiti gli scandali tipicamente italiani denominati Vallettopoli.
In tale contesto ha prosperato il mito del leader sciupafemmine, invidiabile anche per questo. Fiducioso di godere della complicità maschile, ma anche della rassegnata subalternità di coloro fra le donne che non possano aspirare a farsi desiderare come veline.

Tale è stata finora l' assuefazione a un modello unico femminile - parossistico e come tale improponibile negli Stati Uniti, in Francia, nel Regno Unito, in Germania, in Spagna - da far sembrare audacissima la denuncia del "velinismo politico" quando l' ha proposta su "FareFuturo" la professoressa Sofia Ventura.
Come se la rappresentazione degradante della donna nella cultura di massa non avesse niente a che fare con la cronica limitazione italiana nell' accesso di personalità femminili a incarichi di vertice.
Una strozzatura che paghiamo perfino in termini di crescita economica, oltre che civile. Così le ormai numerose indiscrezioni sugli "spettacolini" imbanditi nelle residenze private di Berlusconi in stile harem - mai smentite, sempre censurate dalle tv di regime - confermano la gravità della denuncia di Veronica Lario: «Figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica».
Una sistematica offesa alla dignità della donna italiana resa possibile dal fatto che «per una strana alchimia il paese tutto concede e tutto giustifica al suo imperatore».

Logica vorrebbe che dopo le ripetute menzogne sulla vicenda di Noemi Letizia tale indulgenza venga meno. La cultura misogina di cui è intriso il padrone d'Italia- ma insieme a lui vasti settori della società - risulta anacronistica e quindi destinata a andare in crisi.
Si rivela inadeguata al governo di una nazione moderna. Convinto di poter dominare dall' alto, con l' aiuto dei suoi bravi mediatici, anche una realtà divenuta plateale, l' anziano don Rodrigo del Duemila per la prima volta rischia di inciampare sul terreno che gli è più congeniale: l'onnipotenza seduttiva, la cavalcata del desiderio.
L' incantesimo si è rotto, non a caso, per opera di una donna.


GAD LERNER



2 commenti:

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

Perche non:)